videosorveglianza
s. f. – Servizio di sorveglianza di un impianto, un edificio, ecc., assicurato da un sistema dotato di schermi video. In ambito residenziale, lo sviluppo della domotica consente l’integrazione dei sistemi di v. con altri sistemi di controllo remoto. L’impiego pervasivo di tali sistemi per soddisfare la domanda sociale di sicurezza solleva complesse questioni associate alla privacy. I tradizionali luoghi pubblici – strade, piazze, parchi, stazioni, aeroporti – vengono sempre più sottoposti a un controllo capillare e continuo, segnando così il passaggio da una sorveglianza mirata a una generalizzata. Si modifica pertanto la natura degli spazi pubblici, non più luoghi di libertà ma, al contrario, spazi dove non si avrebbe più la possibilità di invocare una ragionevole aspettativa di privacy. È la stessa logica che presiede alla conservazione per periodi sempre più lunghi di tutti i dati riguardanti il traffico telefonico, la posta elettronica, la navigazione su Internet. Per finalità diverse, e sempre nuove, si moltiplicano le occasioni e gli strumenti per il controllo delle persone sul territorio, per seguire i loro spostamenti, per localizzarle in qualsiasi momento. La v. si è fatta pervasiva, con l’argomento che in tal modo viene meglio garantita la sicurezza di tutti. Tale argomento è insieme vero e non vero, perché, per es., gli impianti di v. nei supermercati sono sempre più adoperati per finalità di controllo dei comportamenti dei consumatori e dei dipendenti, e non di sola sicurezza; inoltre molti studi dimostrano che ai decantati benefici in termini di maggiore sicurezza nelle aree videosorvegliate corrisponde uno spostamento della criminalità nelle aree vicine. Si assiste, in definitiva, a un’operazione di rimozione, attraverso la quale la politica si libera dell’impegno di analizzare la realtà. Un sistema di v. in un quartiere a rischio assolve dall’obbligo del confronto con i fattori costitutivi della situazione di rischio. Le videocamere in una scuola, per combattere episodi di vandalismo, possono indurre a liberare la scuola e la politica dall’obbligo di comprendere le cause di tali comportamenti. La v. non sempre ‘fa vedere’ la realtà, anzi, può oscurarla, offrendone una sola dimensione, spesso distorta. Rischia di tradurla soltanto nella dimensione dell’ordine pubblico, e così inevitabilmente attribuisce all’organizzazione pubblica i connotati di uno Stato di polizia, inducendo anche le organizzazioni private e i cittadini a divenire prigionieri della stessa logica.