VIDIN (A. T., 81)
Capoluogo di okolja nell'oblast di Vratca, e una delle più antiche città della Bulgaria. L'insediamento deve la sua importanza all'ottima posizione strategica, su un'altura contornata da ogni parte da bassure facilmente inondabili con le acque del Danubio, che la bagna da oriente, e della Topolovica che la circonda da occidente a settentrione. La città, che è la più occidentale della Bulgaria, perdette molto del suo commercio con l'assegnazione alla Serbia (e poi alla Iugoslavia) della Kraina, della valle del Timok e della regione bagnata dalla Nišava. La popolazione è così cresciuta di poco nell'ultimo cinquantennio, passando da 13.714 ab. nel 1880 a 15.791 nel 1900, a 16.450 nel 1910, 17.481 nel 1920 e 18.507 nel 1926. Di questi, più di un migliaio sono Turchi, altrettanti Ebrei; numerosi anche gli Zigani. La ferrovia che unisce Vidin a Sofia trova a Calafat, sull'altra riva (romena) del Danubio, la sua continuazione verso Budapest. Poca importanza ha ormai, di contro a Lom, il porto fluviale.
Storia. - La città e piazzaforte medievale fu costruita sulle fondamenta del castrum Bononia, edificato dai Romani sulla stessa area, verso il sec. II o IV d. C. La rocca di Vidin ebbe una parte molto importante nella storia della Bulgaria. Servì via via di base d'operazione per i sovrani bulgari contro l'Ungheria e la Serbia, e per i re d'Ungheria contro la Bulgaria e la Turchia. Il nome Bdin (da Bononia, come il nome cèco Kolin, da Colonia) appare nella storia bulgara nel 963, allorquando il comes Sisman, voivoda della tribù macedo-bulgara dei Berziti, s'impadronisce della città, staccandola dai possedimenti di re Pietro I di Bulgaria (927-968) per annetterla al nuovo regno occidentale bulgaro da lui fondato quello stesso anno. La città cadde nelle mani dell'imperatore Basilio II Bulgaroctono nel 1002, dopo un assedio di 8 mesi. Il signore di Bisanzio ne fece riparare e ingrandire le fortificazioni e la piazzaforte servì da allora come la più importante posizione strategica dell'impero d'Oriente contro l'Ungheria e i Cumani. Fu riconquistata dai Bulgari alla fine del sec. XII. Verso la metà del sec. XIII gli Ungheresi vi posero il loro vassallo Rotislav col pomposo titolo di "Imperator Bulgarorum", che però non riuscì a sostenervisi a lungo. Durante le lotte tra i re di Ungheria e i sovrani bulgari, dopo cinque spedizioni durate dal 1260 al 1264 Stefano, principe reale dell'Ungheria (poi re, col nome di Stefano V) riuscì ad occupare la città, e il despota Jacob Svjatoslav, discendente dei principi russi di Kiev, ricevette l'investitura del principato di Vidin col titolo di "Imperator Bulgarorum" in quanto vassallo dell'Ungheria. Dopo l'assassinio di Svjatoslav (1277) a Trnovo, il principato passa al cumano Sisman che assume il titolo di "Dispoti Bulgariae et Dominus de Bigdino". Egli si libera quasi completamente dalla sovranità della Bulgaria, lotta contro la Serbia, stringe alleanza col principe tataro Nogaj, e allaccia relazioni amichevoli con la repubblica di Venezia. La signoria di Vidin s'estendeva allora al di là delle Porte di Ferro, sul Danubio, raggiungendo a ovest la linea di spartiacque dei fiumi Timok e Morava; a est giungeva fino al fiume Oescus (in bulgaro Iskar); il Danubio serviva di frontiera a nord. Verso la fine del sec. XIII Sisman è vinto e cacciato dai Serbi che occupano tutti i suoi territorî. Egli passa il Danubio e si rifugia presso i Tatari: qui riunisce delle truppe, ritorna, e riconquista i suoi stati (1292). Per vendicarsi dei Serbi, devasta i loro possedimenti fino a Hvostna e tenta d'impadronirsi di Pek, ai confini dell'Albania, con l'intenzione di saccheggiarne la ricchissima cattedrale. Sconfitto una seconda volta, ripiega sulla capitale alla quale il re di Serbia pone l'assedio. Vidin capitola, Sisman fugge. Conclusione imprevista: Sisman si riconcilia con il re Miljutin, che dà sua figlia in moglie a Michele Sismanič, principe ereditario di Vidin. Sisman, probabilmente vedovo, sposa la figlia del governatore serbo Dragosa e rientra in possesso dei suoi stati, ma con alcune limitazioni di sovranità a profitto del re di Serbia. Nel 1313 il principe di Vidin partecipò alla spedizione del re Uros II di Serbia, alleato dell'imperatore di Bisanzio Andronico I, contro i Turchi che avevano occupato Gallipoli (1311). Michele, che dal 1313 era "despota" di Vidin, fu proclamato re di Bulgaria nel 1325. Alla morte di Michele III (1330) il suo prossimo parente, Giovanni Alessandro, s'impadronisce del regno (1331). Il principato di Vidin, che dal 1330 era incorporato al regno, è ristabilito nel 1365 a profitto di Giovanni Sracimir, primogenito di Giovanni Alessandro. Ma egli fu tosto spodestato da Luigi d'Angiò re d'Ungheria. La quasi totalità della popolazione di Vidin e delle sue dipendenze apparteneva allora all'eresia catara o bogomiliana. Luigi d'Ungheria in 50 giorni fece battezzare, per forza, 200.000 abitanti.
A Vidin fu nominato come "capitaneus civitatis et districtus Budinensis regni nostri Bulgariae" il voivoda Dionigi di Transilvania. Nel 1369 il re di Bulgaria s'impadronì per qualche tempo della fortezza e inviò al supplizio cinque monaci francescani rimasti nella città. Poco tempo dopo Giovanni Sracimir vi ritornò come vassallo degli Ungheresi.
La diocesi di Vidin aveva appartenuto dal 1020 alla chiesa autocefala bulgara d'Ochrida (Macedonia) e sotto il regno degli Assenidi, al patriarca di Trnovo. La rivalità tra i fratelli-re spinse lo Sracimir a staccare l'arcivescovato di Vidin dal patriarcato bulgaro e a unirlo al patriarcato ecumenico greco di Costantinopoli. Nel 1393 il regno di Bulgaria fu definitivamente distrutto dai Turchi. Vidin riconobbe la sovranità del sultano e accolse una guarnigione turca. Nel 1396, all'avvicinarsi del re Sigismondo di Ungheria aiutato da un contingente di cavalieri francesi, lo Sracimir restituì la città con la sua guarnigione, all'armata cristiana, ma quest'ultima fu annientata davanti a Nicopolis da Bajazet, e 3000 prigionieri furono sgozzati davanti alla tenda del sultano. Lo Sracimir (che lo Schildberger chiama Herr Hanns von Boden) fu tuttavia risparmiato, forse a causa dei legami di parentela che univano la dinastia degli Osmanli a quella dei Sismanidi. Rimase ancora a Vidin fino al 1398, anno in cui partì per ignota destinazione, per ordine del sultano. Suo figlio Sracimir Costantino, partecipe del principato, fuggì prima in Ungheria, e in seguito passò nella Serbia, dove morì a Belgrado il 16 settembre 1422.
La città, ridotta a semplice pachalik (1396) prese il nome turco di Vidin, ma il nome "Bodon" e quello di "Terra cesaris Sysman" furono menzionati un'ultima volta nel trattato del 1° aprile 1519, fra il re Luigi di Ungheria-Boemia e il sultano Selim.
Bibl.: K. Iirecek, Knjažestvo Blgarija, Plovdiv 1899, ediz. bulg.; Istorija Bolgar, Odessa 1878, ediz. russa; P. Nikov, Histoire de la Principauté de Vidin, Sofia 1922; S. Mézan, Vidín, in Enciclopedia Universal illustrda europea-americana.