Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Intorno alla metà del XIX secolo, Vienna conosce un complesso processo di trasformazione della propria immagine architettonica e della struttura urbana. Al trionfo dell’eclettismo storicistico sul piano del linguaggio architettonico si accompagna una nuova concezione dello spazio urbano, in cui la strada, e non più l’edificio singolo o la piazza, diviene l’elemento strutturante della spazialità metropolitana. Sul finire del secolo, Otto Wagner traccia il nuovo corso dell’architettura viennese, abbandonando l’uso degli stili storici per avvicinarsi al mondo formale della Secessione.
Gli edifici pubblici del Ring
La storia urbana ottocentesca di Vienna è condizionata dalla presenza delle mura. Ancora intorno a metà Ottocento, il tracciato settecentesco racchiude un’area comprendente alcuni sobborghi seicenteschi e il nucleo storico originale (Altstadt), stretto a sua volta dalle mura rinascimentali (1533); tra le due aree si era formata un’ampia fascia verde (Glacis). Nel 1858 la municipalità bandisce un concorso per la risistemazione di questa ampia zona inedificata, per trasformare la vecchia e aristocratica città in una moderna metropoli. Le idee dei vincitori, F. Stache, L. Föster, Eduard von der Nüll e August von Siccardsburg, vengono poi riorganizzate da una commissione governativa. Gran parte della superficie della nuova grande arteria anulare, la Ringstrasse, viene così destinata alle attrezzature collettive e rappresentative.
Aspirazioni rappresentative e preoccupazioni militari sono alla base del progetto per il Ring, e si concretizzano nel carattere monumentale della grande arteria e nel tracciato anulare di facile scorrimento. Lungo il nuovo viale predominano i simboli del potere costituzionale e della vita culturale, laddove la Innere Stadt – la vecchia città interna – viene individuata dai simboli del potere imperiale (la Hofburg, residenza barocca dell’imperatore, e i palazzi dell’aristocrazia) ed ecclesiastico (la cattedrale gotica di santo Stefano).
Tra il 1857 e il 1860, gli sforzi maggiori si concentrano sugli edifici monumentali e rappresentativi. L’architettura del Ring riflette infatti i canoni dell’eclettismo storicistico “tipologico” della seconda metà dell’Ottocento: a ogni destinazione funzionale corrisponde un particolare stile storico, giudicato adatto a quella tipologia. Il referente gotico, ad esempio, appare d’obbligo per la Votivkirche (1856-1879), luogo della fedeltà alla Chiesa del potere temporale; il Rathaus, costruito da Friederich Schmidt nel 1872-1873, è anch’esso concepito in stile gotico, come sembra convenire a un edificio amministrativo municipale, mentre il Burgtheater (1874-1888) di Gottfried Semper utilizza il linguaggio Barocco, adeguato al carattere festoso della sua destinazione. Il Rinascimento è il riferimento d’obbligo per l’edificio dell’università, tempio laico del sapere, realizzato tra il 1873 e il 1884 da Heinrich Ferstel.
L’edificio più imponente della Ringstrasse è quello del Parlamento, il Reichsrat (1874-1883), realizzato dal danese Theophil Hansen, autore anche del Musikverein, dell’Accademia di Belle Arti, della Borsa e della Scuola evangelica, tutti sulla Ringstrasse. Lo stile del Parlamento è il greco classico: la doppia rampa curvilinea d’accesso al maestoso pronao conferisce al complesso il carattere di una piccola acropoli.
Nel 1867 Ferstel e Hansen presentano i progetti per il Kunsthistorisches Museum e per il Naturhistorisches Museum, in cui le monumentali facciate sacrificano la funzionalità dell’edificio, suscitando le critiche dei membri del comitato governativo; l’incarico sarà allora affidato a Semper, abile nel conciliare le esigenze funzionali a quelle rappresentative.
L’edilizia residenziale del Ring
L’edilizia residenziale del Ring occupa una parte limitata rispetto a quella pubblica. La tipologia più diffusa è la casa ad appartamenti, alta da quattro a sei piani e comprendente un massimo di 16 appartamenti. Il modello formale di riferimento, il palazzo aristocratico barocco (Adelspalais), viene adattato alle esigenze della nuova borghesia cittadina e rinominato Mietpalast (palazzo d’affitto) o Wohn palast (casa ad appartamenti).
Se sul piano della distribuzione planimetrica il Mietpalast si compone di numerosi appartamenti, per quanto riguarda l’immagine esteriore fa riferimento alle dimore aristocratiche di un singolo nobile. Il piano terreno è spesso trattato a bugnato e ospita le attrezzature commerciali, mentre al piano nobile (Nobelstock) sono collocati diversi appartamenti.
La ricerca di un’immagine aristocratica – evidente nelle facciate monumentali, negli scaloni, nei vestiboli e nei saloni interni – sacrifica la comodità e impone la rinuncia a una funzionale distribuzione degli ambienti all’interno dell’appartamento.
Nel primo periodo della costruzione del Ring (1861-1865), la clientela di livello medio impone una certa uniformità classicheggiante delle facciate, mentre nella fase successiva (1868-1873) la diversificazione, che si manifesta all’esterno e all’interno, esalta la stratificazione sociale, come si può osservare nella Reichsratsstrasse.
I risultati più originali si ottengono sul piano della concezione urbanistica. Abbandonata la composizione barocca, che organizza lo spazio in funzione del singolo monumento tramite accorgimenti prospettici, i progettisti ottocenteschi della nuova Vienna fanno della strada l’elemento strutturante dello spazio urbano. Non più simmetrie, corrispondenze fra edifici e fuochi prospettici, ma la traiettoria del grande viale regola la costruzione di ogni singolo edificio.
Otto Wagner
All’inizio degli anni Ottanta, dopo un esordio da architetto storicista, Otto Wagner propone un nuovo orientamento all’architettura viennese ed europea contemporanea. Nella sede della Länderbank (1882-1884), egli semplifica la tipologia delle facciate ottocentesche di tipo rinascimentale, tradizionalmente organizzate su tre livelli (basamento, piano nobile e coronamento), accentuando l’orizzontalismo grazie a un originale uso del bugnato, mentre nel cortile interno elimina ogni accento decorativo per esaltare la “nudità” del muro.
Nelle due case costruite sulla Wienzeile tra il 1898 e il 1899, Wagner abbandona definitivamente il linguaggio storicista e utilizza in maniera chiara i nuovi materiali. La scansione verticale della facciata denuncia le diverse funzioni: botteghe e uffici ai piani inferiori, per i quali Wagner utilizza il ferro e il vetro, e appartamenti a quelli superiori, dove compaiono elementi decorativi. La marcata differenziazione esterna della casa sulla Wienzeile si smorza nella facciata della casa sulla strada laterale, declinata in tono più sommesso. Il passaggio fra le due facciate avviene tramite un raccordo curvo angolare che enfatizza la diversificazione in altezza delle funzioni. Con il passare degli anni lo stile moderno prende il sopravvento, sia negli edifici per uffici che in quelli per abitazioni.
Nel 1893, Otto Wagner vince il concorso indetto dalla municipalità di Vienna per la sistemazione urbanistica di una zona periferica, annessa alla città nel 1890. Contrariamente all’esperienza della Ringstrasse, infatti, questa volta l’attenzione degli amministratori non è rivolta esclusivamente agli aspetti estetici e rappresentativi, ma anche agli aspetti funzionali, e nel progetto presentato da Wagner i trasporti urbani costituiscono il fattore di sviluppo fondamentale.
Nelle prime stazioni della nuova rete metropolitana prevale ancora l’uso di materiali tradizionali (mattoni verniciati o intonacati, festoni, ghirlande e altri motivi decorativi per mascherare i nuovi materiali), mentre più tardi Wagner usa il ferro anche per le parti esterne delle stazioni.
L’architettura di Otto Wagner esprime la scelta di interpretare la strada come fattore strutturante della spazialità metropolitana, secondo le indicazioni degli architetti della Ringstrasse, mentre abbandona definitivamente gli stili storicistici, dando il via a quel processo di rinnovamento della cultura artistica viennese che culmina nella Secessione di Klimt, Moser, Joseph Maria Olbrich e Josef Hoffmann.