VIENNA
(ted. Wien; lat. Vindobona; Vindomina; Wenia nei docc. medievali)
Capitale dell'Austria, situata all'estremità nord del Wiener Becken, nel punto in cui questo s'incunea tra il Wiener Wald e il Danubio.
Poiché il tratto di Danubio compreso tra Klosterneuburg e Hainburg (Austria Inferiore) era una delle parti più minacciate dell'Impero romano, accanto a Carnuntum (od. Bruck an der Leitha), nell'Austria Inferiore, venne fondata Vindobona, come secondo campo militare e sede di guarnigione di primaria importanza della Pannonia occidentale. Caratterizzato dall'impianto consueto, il castrum fu orientato in maniera tale da svolgersi lungo il corso del Danubio (od. Donaukanal) ed è ancora possibile individuarne il tracciato nella rete stradale della città (Graben, Naglergasse, Tiefer Graben). Intorno all'accampamento si trovavano canabae, ovvero insediamenti costituiti da persone legate per motivi personali o economici ai soldati, e cimiteri, dei quali si individuano tracce nell'area di Freyung e di Michaelerplatz, mentre i civili risiedevano nella zona dell'attuale 3° distretto.
Le guerre contro i Germani, del tardo sec. 3°, misero in crisi Vindobona, nella quale si verificò anche una riduzione della popolazione civile, che si ritrasse nell'accampamento ancora in parte fortificato; all'inizio del sec. 5° è attestato il passaggio dei Vandali, degli Ostrogoti e dei Visigoti attraverso la Pannonia; nel 433 la provincia fu conquistata dagli Unni.
Dopo l'incendio dell'intero accampamento alla fine dell'epoca romana la ricostruzione riprese nell'area dello Hoher Markt, Sterngasse, dove vennero definiti nuovi allineamenti. Nel 551 la città è citata come Vindomina (Giordane, De origine actibusque Getarum); al tardo sec. 6° risale l'invasione degli Avari - ritrovamenti sono stati individuati a Simmering nell'11° distretto, a Liesing nel 23° e a Mödling, in Austria Inferiore -, che dovettero convivere con gli Slavi, la cui presenza è attestata dai toponimi. Dopo le guerre degli Avari (791-799) V. fu compresa nella marca di confine carolingia e nella diocesi di missione di Salisburgo. È possibile che le chiese di St. Peter, St. Ruprecht, e di St. Maria am Gestade (denominazione del sec. 19°) siano state fondate nel primo quarto del 9° secolo. Poco dopo il 900 la parte sudorientale della marca carolingia cadde in mano agli Ungari, nell'881 viene per la prima volta citata la forma medievale del nome di V. - 'ad Uueniam', ovvero presso Wenia, il torrente nei boschi (Annales Salisburgenses; Admont, Stiftsbibl., 718) -, senza che sussista un qualsiasi legame etimologico con il nome dell'accampamento romano. Tra il 907 e il 991 l'area di V. restò, anche dopo la battaglia di Lechfeld (955), ancora sotto il controllo degli Ungari. Nel sec. 11° sorse il primo insediamento nei sobborghi, probabilmente in funzione difensiva contro gli Ungari, a O dell'antico accampamento romano, cui se ne aggiunsero di nuovi intorno a V. su aree di proprietà di istituzioni religiose, amministrati da balivi. Le tre chiese di età carolingia di V. dovettero sopravvivere alle guerre contro gli Ungari; la sede del parroco era sicuramente St. Ruprecht, certamente già inserito nella rete delle parrocchie della diocesi di Passau.Nel 976 i Babenberg, nella persona del margravio Leopoldo I (976-994), vennero investiti della marca orientale dall'imperatore Ottone II (973-983), ma dovettero conquistarsi soltanto gradualmente l'area loro affidata, spostando la residenza mano a mano a valle lungo il Danubio: nel 991 essi superarono la cintura del Wienerwald, al 1002 risalgono i loro primi possedimenti a V. e, dall'inizio del sec. 12°, i loro feudatari scacciarono i balivi dell'abbazia di Göttweig dalla valle del fiume Wien. Intorno al 1130 gli stessi Babenberg entrarono a V.; la residenza del margravio Leopoldo III il Santo (1095-1136) si trovava a Klosterneuburg. Con il contratto di permuta di Mautern (Austria Inferiore), del 1137, nel quale V. viene per la prima volta citata come civitas (Urkundenbuch, 1950, nr. 11), il margravio Leopoldo IV (1136-1141) sottopose St. Peter, insieme alle altre chiese dipendenti, alla parrocchia di V.: si trattava sicuramente di St. Ruprecht (l'edificio pervenuto venne eretto nel 1130-1140 e la torre sopraelevata intorno al 1160-1170) e i diritti parrocchiali dovettero essere esercitati, a partire forse dal 1106, da parte del signore locale. In cambio il margravio ottenne una vigna e la metà dei beni parrocchiali di V. senza il Rossmarkt, a E davanti alle mura della città, nel quale venne immediatamente intrapresa - sicuramente per iniziativa del vescovo di Passau - la costruzione di St. Stephan (St. Stephan I), che fu consacrato, benché portato a termine solo nel 1170 ca., dal vescovo Reinebertus di Passau nel 1147.
L'edificio aveva dimensioni monumentali (lunghezza m 83) e seguiva il duomo di Passau tanto nella dedicazione quanto nella tipologia: corpo longitudinale basilicale, transetto, quadrato del coro e abside, portale con atrio aperto, due torri occidentali, il piano terreno delle quali - nella loro forma sopraelevata risalgono al sec. 13° - è l'unica parte conservata di St. Stephan I; esse vengono definite come "zwey Henrician. alten Thürmen" (Fuhrmann, 1766, p. 65), forse in relazione con il margravio Enrico II Jasomirgott (1141-1177), mentre la denominazione di Heidentürme ('torri dei pagani') fu data in seguito, in riferimento ai Turchi. Prima del 1155 la parrocchia di V. venne trasferita a St. Stephan.Negli anni quaranta e all'inizio degli anni cinquanta del sec. 12° non sembra che il signore locale avesse commissionato opere a V., poiché egli era impegnato nella lotta tra i Guelfi e gli Svevi: il margravio Leopoldo IV nel 1139 ebbe in feudo il ducato di Baviera, dapprima guelfo. Dopo la riconciliazione dell'imperatore Federico I Barbarossa (1155-1190) con i Guelfi, nel 1156 questi diede la Baviera a Enrico il Leone, duca di Sassonia (m. nel 1195). Enrico II Jasomirgott spostò la propria residenza a V. e, all'esterno dell'area fino allora dominata da Passau, fece erigere un palazzo, Am Hof ('presso la corte'), sul luogo dell'od. chiesa Am Hof e, nel 1155, sullo Steinfeld, davanti alla cinta muraria romana (1° distretto, Freyung, Schottengasse), un monastero; la chiesa era una basilica a pilastri in sistema alternato, interamente voltata, a tre navate, con transetto, incrocio, quadrato di coro e abside semicircolare, Westwerk con tribuna, torre di incrocio, priva di torri occidentali e si legava, dal punto di vista tipologico, alla abbaziale di Klosterneuburg. Nella tipologia e nella decorazione pittorica policroma della chiesa si manifestava l'ambizione politica dei duchi, imparentati con i Salii, gli Svevi e con la casa imperiale di Bisanzio.Per risarcire i Babenberg della rinuncia alla Baviera, l'imperatore Federico I Barbarossa elevò l'Austria al rango di ducato e investì Enrico II Jasomirgott e la consorte Teodora Comnena (m. nel 1184) del ducato d'Austria (privilegium minus, del 1156). Nel 1158 Enrico II concesse il proprio monastero privato ai monaci 'scozzesi', provenienti dallo Schottenkloster di St. Jakob a Ratisbona; la consacrazione della chiesa, sicuramente terminata già dal 1190 ca., fu effettuata dal vescovo Wolfger di Passau nel 1200.Nella seconda metà del sec. 12°, grazie alla sua posizione favorevole sul Danubio e all'acquisizione della Stiria (1192), V. divenne un punto nevralgico del commercio e un centro di cultura: nel 1172 è definita civitas metropolitana (Brucher, 1990). Alla fine del sec. 12° l'insediamento, che nel frattempo si era ampliato, venne circondato da una nuova cinta muraria, finanziata tramite il riscatto pagato per il re d'Inghilterra Riccardo I detto Cuor di Leone (m. nel 1199), e il duca Leopoldo VI il Glorioso (1198-1230) concesse a V. uno statuto autonomo, con l'introduzione di un Consiglio cittadino; V. venne definita civitas metropolitana, quae maior est in terra (Brucher, 1990). Leopoldo VI chiamò a V. l'Ordine teutonico, gli Ospedalieri di s. Giovanni di Gerusalemme, i Frati Minori e i Domenicani. Intorno al 1220 venne eretta la chiesa di St. Michael, quale seconda parrocchia di V.; l'edificio, concluso prima del 1252, per la commistione di forme tardoromaniche e protogotiche, sia nell'architettura sia nella decorazione architettonica, va annoverato tra le espressioni della Leopoldinische Sondergotik (Brucher, 1990), il cui capolavoro è la Capella speciosa di Klosterneuburg, fatta erigere come cappella palatina all'epoca di Leopoldo VI il Glorioso da maestranze francesi e consacrata nel 1222. Il tentativo di Leopoldo VI di istituire a V. una sede vescovile territoriale si scontrò con la rigida posizione da parte di Passau. Nel 1225 la figlia del duca, Margherita di Babenberg (m. nel 1266) sposò in prime nozze Enrico VII, re di Sicilia e futuro re di Germania (m. nel 1242).A causa del duca Federico II il Bellicoso (1230-1246) l'Austria, e quindi anche V., attraversarono un periodo di instabilità politica; dopo la rottura con l'imperatore Federico II di Svevia (1220-1250), il duca perse intere regioni del paese e l'imperatore - revocatogli il feudo imperiale - all'inizio del 1237 entrò a V., dove tenne una dieta, eleggendo Corrado IV (m. nel 1254) re di Germania e innalzando V. al rango di libera città dell'impero. È possibile che risalga a questo periodo anche l'inizio della costruzione del nuovo castello, lo Schweizerhof della Hofburg (m 5055 ca.), con impianto a quattro ali intorno a una corte quadrata e quattro torri angolari. La scuola presso St. Stephan ottenne privilegi imperiali ed è forse dovuto a un'iniziativa degli Svevi l'ampliamento di St. Stephan (St. Stephan II), comprendente l'edificazione del Riesentor (Ristür 'porta principale'), dell'atrio, della tribuna occidentale e delle due Heidentürme, che riutilizzarono il piano terreno delle torri di St. Stephan I. Nel Riesentor i pilastri degli stipiti, le colonnine e gli archivolti si dissolvono visivamente all'interno dell'ornamentazione architettonica 'normanna', diffusa intorno alla prima metà del sec. 13° in Baviera, in Moravia (per es. abbaziale benedettina di Třebíč, del 1230 ca.), in Ungheria (per es. abbaziale benedettina di Ják, ante 1241) e in Austria. I busti di apostoli al di sopra delle figure e dei simboli zoomorfi, collocati come in un fregio sui capitelli, ricordano la Gnadenpforte ('portale della Grazie') del duomo di Bamberga, ma vanno comunque ricondotti a Třebíč; dal punto di vista stilistico il timpano, nel quale è raffigurata l'Ascensione di Cristo, il Secundus adventus, rinvia all'ambito veneziano. Con l'inserimento della tribuna occidentale, St. Stephan acquistò il carattere di chiesa privata dei sovrani. Successivamente alla partenza di Federico II di Svevia da V., nell'aprile del 1237, Federico II il Bellicoso entrò in città, alla fine del 1239, dopo sei mesi di assedio, e nel 1240 riottenne il proprio feudo. È a partire da questo momento che egli dovette probabilmente portare avanti il progetto dell'ampliamento di St. Stephan, II, nell'architettura del quale, rispetto alla Leopoldinische Sondergotik, la Bauplastik 'normanna' conferisce all'architettura un carattere retrospettivo.Con la morte del duca Federico II il Litigioso, avvenuta in battaglia contro gli Ungheresi presso Wiener Neustadt, nel 1246 si estinse la discendenza maschile della famiglia dei Babenberg; Gertrude, nipote dell'ultimo duca, e Margherita, sorella del duca, erano per diritto pretendenti alla successione in Austria; Margherita, documentata nel 1246 come heres legitima (Brucher, 1990), come tale appare forse rappresentata nel 1246, o poco dopo, in un affresco nella tribuna occidentale della chiesa di St. Stephan insieme al figlio Federico. Il principe ereditario Přemysl Ottocaro II di Boemia (1253-1278), figlio del re Venceslao I (1228-1253), nel 1251 si trasferì a V., sposando nel 1252 Margherita di Babenberg e, dopo la morte del padre, ottenne la corona di Boemia. Ottocaro II dovette continuare a promuovere il cantiere di St. Stephan II, consacrata nel 1263, probabilmente proseguendo anche la costruzione del nuovo castello, forse iniziato sotto l'imperatore Federico II di Svevia, a partire dal 1275. Nel 1262 Ottocaro II (nonostante la separazione da Margherita nel 1261) venne formalmente investito dal re di Germania Riccardo di Cornovaglia (1257-1272) del feudo delle regioni di Boemia e Austria; nel 1269 acquisì temporaneamente la Carinzia e la Craina. Dopo l'elezione di Rodolfo I d'Asburgo (m. nel 1291) a re di Germania, nel 1273, Ottocaro II rifiutò di riconoscerlo e di ricevere da lui l'investitura feudale. Tra marzo e aprile del 1276 i due terzi di V. furono devastati dalle fiamme e, poco dopo, Ottocaro II pose la pietra di fondazione per la nuova chiesa dei Frati Minori - la precedente era stata distrutta nell'incendio -, dove è sepolto il suo cuore. L'esercito imperiale guidato da Rodolfo I d'Asburgo nell'autunno del 1276 costrinse V. alla resa per fame; il tentativo di Ottocaro II di salvare la situazione sul campo di battaglia fallì: egli cadde il 26 agosto 1278 nella battaglia di Dürnkrut e Jedenspeigen (Austria Inferiore), dalla quale l'esercito imperiale uscì vincitore. Le terre ritornate in tal modo all'impero vennero date in feudo nel 1283 da Rodolfo I d'Asburgo al figlio Alberto I (1283-1308).La presa del potere da parte degli Asburgo determinò un cambiamento sostanziale nelle arti figurative e nell'architettura. A V. giunsero architetti, scultori, pittori, orafi provenienti dall'Occidente, dalla Baviera e dalla Svevia a N del lago di Costanza, dalla Francia e dall'Inghilterra e, successivamente, dall'Italia. Gli Asburgo si riallacciarono ai Babenberg, ampliando i loro edifici e accogliendo tale dinastia nel loro albero genealogico. Nel 1280 ca. il duca Alberto I dalla domus ducis (Am Hof) si trasferì nella Neue Burg. Nel nono decennio del sec. 13° nei pressi dell'antica residenza dovette svilupparsi un quartiere ebraico: la schola iudeorum (con una sinagoga) esisteva già nel 1204 (od. Seitenstettengasse, 2).Alberto I, dal 1298 re di Germania, fece ampliare nel 1304 - in vista della sperata istituzione di una diocesi locale - St. Stephan (St. Stephan III); la parrocchiale ricevette un coro 'a sala' con tre distinti cori allungati, che rispondevano a diverse esigenze: quello settentrionale (Frauenchor) apparteneva alla parrocchia, quello meridionale era riservato alle sepolture e quello maggiore, dedicato a s. Stefano, era destinato al costituendo Capitolo del duomo. Nel 1320-1330 il coro venne decorato da figure appoggiate alle colonne, con la partecipazione di scultori di Ratisbona; la consacrazione del coro albertino avvenne nel 1340, all'epoca del duca Alberto II lo Sciancato (1330-1358).Il duca Federico I il Bello (1309-1330; Federico III come anti-re tedesco dal 1314 al 1322, riconosciuto dal 1325 come co-re) accolse in città gli Agostiniani; la costruzione della chiesa e del monastero presso il nuovo castello - di cui sono state ritrovate fondazioni in Augustinerstrasse, 3 - ebbe inizio a partire dal 1330. Tra il 1316 e il 1328 venne edificata la cappella dedicata a s. Ludovico, nella chiesa dei Frati Minori di V., che fu aggiunta come una terza navata sul lato nord del corpo longitudinale a due navate: il portale (od. portale nord della chiesa) presenta nel timpano la Vergine con il Bambino e angeli e con la coppia dei fondatori, Federico il Bello e la consorte Elisabetta (Isabella) di Aragona, opera di uno scultore di Ratisbona, del 1325-1328 circa. Alberto II lo Sciancato, che dovette sostenere l'ampliamento, è raffigurato nel timpano del portale occidentale, nella Crocifissione di Cristo, realizzato intorno al 1340, che presenta forti influssi francesi. Il completo programma del portale - il primo a V. con statue-colonna - deve essere ricondotto all'iniziativa di Alberto II. Forse intorno al 1350 poté essere installata, al di sopra della divisione fra coro e navate (Lettner) una monumentale croce - nel sec. 19° a Wimpassing nel Burgenland, dal 1938 in St. Stephan, scomparsa nell'incendio del 1945 -, forse eseguita a Salisburgo intorno al 1260, che seguiva la tipologia della croce dipinta.Nel 1330 ca. l'ambone dell'abbazia di Klosterneuburg, opera di Nicola di Verdun, del 1181, venne trasformato a V. in un altare a sportelli: furono realizzati un nuovo nucleo di legno e i lati posteriori dipinti dell'altare e vennero completate le parti in smalto da pittori e da orafi altorenani, influenzati dalla Francia settentrionale e dall'Inghilterra. Uno scultore svevo del lago di Costanza (forse attivo a V.), influenzato dalla mistica, realizzò intorno al 1335 un altare in legno per St. Stephan, conservato in stato frammentario (Vienna, Dom-und Diözesanmus.; Historisches Mus.), da identificare probabilmente con quello del Corpus Domini, donato dal parroco Heinrich di Lucerna nel 1334, il quale prima di diventare parroco di V. era stato canonico a Costanza. In una bottega tessile viennese Alberto II lo Sciancato fece realizzare nel 1340-1345 l'antependium, oggi perduto, per la certosa di Gaming, nell'Austria Inferiore, e quello per il monastero di Königsfelden, in Argovia (Berna, Bernisches Historisches Mus.), che segnano l'inizio di un'arte di corte sviluppatasi alla metà del secolo.All'epoca dell'ambizioso duca Rodolfo IV d'Asburgo il Fondatore (1358-1365) risalgono la fondazione di un Capitolo del duomo nel 1358, il privilegium maius - ovvero un falso documentario finalizzato a elevare l'Austria al rango di arciducato (1360) -, la conquista del Tirolo nel 1364 e la fondazione dell'Università di V. nel 1365; questo sovrano proseguì i lavori di costruzione di St. Stephan III, ampliando il corpo occidentale tramite cappelle su due livelli e avviando un progetto per due alte torri; quella meridionale fu fondata nel 1359. In vista della edificazione di un nuovo corpo longitudinale vennero costruiti due portali, il Brauttor ('portale della sposa', od. Bischofstor 'portale del vescovo') a N e lo Zwölfbotentor-Singertor ('portale dei dodici messaggeri') a S. La coppia ducale - Rodolfo IV, come arciduca, e Caterina di Boemia, figlia dell'imperatore Carlo IV di Lussemburgo - si trova rappresentata tra le statue-colonna di entrambi i portali, sui contrafforti angolari delle nuove cappelle e sul coperchio del sarcofago del monumento funebre (in origine collocato nel coro maggiore, ora nel coro nord), mentre statue dei loro genitori si trovano sulla torre meridionale, lo Hoher Turm. Le sculture vennero eseguite da entrambe le 'botteghe ducali' che erano costituite da scultori provenienti dalla chiesa dei Frati Minori a V., dai cantieri dei Parler a Norimberga e a Schwäbisch-Gmünd, così come dalla Francia settentrionale e forse dall'Inghilterra.Poco dopo la morte di Rodolfo IV (1365) fu probabilmente realizzato il suo ritratto (Vienna, Dom- und Diözesanmus.), di piccole dimensioni, che doveva essere esposto presso il monumento funebre dell''arciduca' nel coro mediano di St. Stephan e che costituisce il primo ritratto autonomo conservato della pittura tedesca, nel quale si vedevano nuovamente espresse le ambizioni che erano emerse dal privilegium maius; dal punto di vista stilistico l'opera dipende dalla pittura boema (Karlštejn, castello, affreschi). Tra il 1380 e l'inizio del sec. 15° le 'botteghe ducali' eseguirono le vetrate di entrambe le doppie cappelle (Vienna, Historisches Mus.).
Vanno attribuiti all'architetto ducale Michael Knab, a partire dal 1398, la torre - terminata nel 1428 - di St. Maria am Gestade e il corpo longitudinale - completato nel 1414 -, dove compare la prima volta a reticolo dell'Austria, basata sul modello dei costoloni paralleli di Peter Parler nel duomo di S. Vito a Praga; esternamente, sia il corpo longitudinale sia la torre presentano forme paragonabili a opere di oreficeria, la quale era a sua volta influenzata dall'architettura, come dimostra per es. l'ostensorio, forse realizzato a V. intorno al 1430, per una particola della Croce (Klosterneuburg, collegiata, Schatzkammer).Intorno al 1400 nel contrafforte destro, accanto al Singertor di St. Stephan, risulta attivo un pittore veronese o padovano della cerchia di Altichiero, autore di un ritratto del fondatore, realizzato a secco (Vienna, Historisches Mus.); allo stesso periodo risalgono i più antichi affreschi profani conservati nella città (Tuchlauben, 19).
Bibl.:
Fonti. - Giordane, De origine actibusque Getarum, a cura di T. Mommsen, in MGH. Auct. ant., V, 1, 1882, pp. 53-138; Urkundenbuch zur Geschichte der Babenberger in Österreich I, a cura di H. Fictenau, E. Zöllner, Wien 1950; P.M. Fuhrmann, Historische Beschreybung und kurz gefasste Nachricht von der römisch kaiserlichen und königlichen Residenzstadt Wien und ihren Vorstädten, Wien 1766.
Letteratura critica. - 1000 Jahre Babenberger in Österreich, cat., Lilienfeld 1976; R. Perger, W. Brauneis, Die mittelalterlichen Kirchen und Klöster Wiens, Wien-Hamburg 1977; Die Zeit der frühen Habsburger, cat., Neustadt 1979; Der Albrechtsaltar und sein Meister, a cura di F. Röhrig, Wien 1981; M. Zykan, Der Stephansdom, Wien-Hamburg 1981; E. Lanc, Wien und Niederösterreich (Corpus der mittelalterlichen Wandmalerein in Österreich, 1), Wien 1983; St. Michael, cat., Wien 1988; G. Brucher, Gotische Baukunst in Österreich, Salzburg-Wien 1990; Historischer Atlas von Wien, IV, Wien 1990; Historisches Lexikon Wien, a cura di F. Czeike, I-V, Wien 1992-1997; R. Koch, Bericht über die aktuelle Bauforschung an St. Stephan in Wien (1992-1994), AÖAW 131, 1995, pp. 285-305; M. Parucki, Die Wiener Minoritenkirche, Wien-Köln-Graz 1995; Awaren und Hunnen. Reitervölker aus dem Osten, cat., Halbturn 1996; M. Krieger, Zum Problem des Illusionismus im 14. und 15. Jahrhundert - ein Deutungsversuch, Pantheon 54, 1996, pp. 4-18; 850 Jahre St. Stephan, Symbole und Mitte Wiens, cat., Wien 1997; H. Friesinger, F. Krinzinger, Der römische Limes in Österreich, Wien 1997; R. Pohanka, Das römische Wien (Geschichte Wiens, 1), Wien 1997; Geschichte der Bildenden Kunst in Österreich, I, Das Früh- und Hochmittelalter, a cura di H. Fillitz, München 1998.M. Pippal