VIENNA (XXXV, p. 317)
Negli anni precedenti la seconda Guerra mondiale la città non ha avuto un forte sviluppo edilizio: solo il quartiere Favoriten (X distr.) ha continuato ad ampliarsi in modo notevole con stabilimenti industriali, con edifici di deposito, con grandi case operaie lungo le pendici del Wiener Berg. Questa stazionarietà urbanistica trovava conferma nel censimento del 1939, che rilevò nell'area amministrativa della città (371 kmq.) 1.930.000 ab., dei quali 1.717.500 vivevano nell'agglomerato urbano (108 kmq.). Il resto abitava la fascia periferica (263 kmq.), occupata in gran parte da colture agricole, associate ad un intenso allevamento.
La popolazione dell'agglomerato equivaleva in quell'anno al 27% di quella complessiva austriaca: com'è noto nessun'altra capitale ha una aliquota di popolazione così elevata nei riguardi del rispettivo paese. Ma Vienna figura anche tra le metropoli meno densamente abitate, in media 15.800 ab. kmq. Infatti, tra l'altro, vasti quartieri (ad es. Meidling, Hietzing, Rudolfsheim, Florisdorf) sono composti in gran parte di ville o di minuscoli stabili borghesi. Comunque i quartieri più densamente popolati erano, nel 1939, quelli tra le due cinte di viali del Ring e del Gurtel (Margareten, con 42.000 ab. a kmq., Josefstadt, Mariahilf, Neubau, ecc.). Viceversa l'antico nucleo di Vienna (I distr.) segna da alcuni lustri una diminuzione demografica molto forte (da 64.000 ab. nel 1870 a 33.000 nel 1939 e 26.855 nel 1945).
La guerra ha prodotto alla città devastazioni abbastanza vaste: circa il 21% degli edifici risultano in rovina o gravemente colpiti (per le opere d'interesse artistico vedi appresso). In buona parte questi danni furono dovuti ad incursioni aeree (circa 1/3 degli stabili industriali o di abitazione era impraticabile, nel 1945, nel quartiere industriale e ferroviario di Favoriten), ma anche agli aspri combattimenti dell'aprile 1945 (v. appresso), specie nei quartieri lungo il fronte di assalto e di penetrazione russo (p. es. Meidling e Margareten) e sui due lati del Canale del Danubio, ove i Tedeschi si erano asserragliati (Leopoldstadt ebbe 1200 edifici in rovina).
Secondo gli accordi di Potsdam, dell'agosto 1945, la città è stata ripartita in cinque zone di occupazione: internazionale, col vecchio nucleo urbano entro il Ring (I distr.); e quattro di alleate (quelle inglese e sovietica, comprendenti l'area a sud del fiume Vienna e ad est del Canale del Danubio, sono frazionate ciascuna in due tronchi che si alternano). Più particolari informazioni demografiche sopra le singole zone e i quartieri che esse abbracciano (cfr. le piante al vol. XXXV, pp. 318, 319) sono contenute nello specchio che segue.
Le rilevazioni demografiche svolte durante l'ultimo anno di guerra e immediatamente dopo la fine di questa, denunciano una grave diminuzione: nel 1944 si avevano (nell'agglomerato urbano) 1.325.767 ab., solo leggermente aumentati (a 1.375.184) nel 194.. Ma il debole incremento (3%) del primo anno dopo la guerra si concentra quasi tutto nei quartieri occupati dai Sovietici, in cui sono tornati circa 80.000 ab.; il quartiere internazionale e quelli sotto amministrazione anglo-americana avevano nel 1945 una popolazione ancora più bassa (5% in meno) che l'anno precedente. La tendenza verso il ristabilimento demografico che la zona sovietica dimostra va spiegata con le condizioni sociali della popolazione che vi abita, in gran parte operaia. Sfollate da Vienna durante il periodo più duro della guerra, le famiglie operaie sono adesso rifluite in gran parte verso la città, nella speranza di trovare qualche occupazione. Viceversa Ie famiglie prevalentemente borghesi, domiciliate prima della guerra nei quartieri ora sotto amministrazione anglo-americana e francese sono rimaste nelle valli tirolesi o nella regione salisburghese (ora sotto amministrazione delle potenze occidentali) dove erano sfollate: di norma solo l'elemento maschile ha riguadagnato la città per riprendere le sue precedenti attività.
Scaduta dal suo rango di grande città politica dopo la prima Guerra mondiale, Vienna aveva conservato comunque una funzione commerciale di notevole valore, come centro di attrazione del medio bacino danubiano. Ora, la mancata soluzione di problemi (che solo in parte sono nazionali) creati dalla vittoria alleata nell'amministrazione quadruplice sia del suo agglomerato, sia della repubblica austriaca, e di conseguenza la deviazione - anche temporanea - di molte correnti di traffico, hanno avuto, un riflesso sopra la sua vitalità, oggi alquanto depotenziata.
Danni di guerra ai monumenti. - Gravi sono i danni che la guerra ha arrecato ai monumenti artistici della città. Tra gli edifici religiosi maggiormente colpiti sono la chiesa di S. Stefano, di cui crollarono le vòlte del coro principale e del coro laterale meridionale e andarono distrutti dalle fiamme l'intero tetto, il coro in legno (1476-86) di stile gotico seriore, l'oratorio imperiale (1647-48) ed altre opere d'arte; la cappella di S. Gennaro (già Villa Harrach, rimaneggiata nel 1730-35 da J. L. v. Hildebrandt) che ha avuto completamente demoliti le vòlte e il tetto; la chiesa di S. Leopoldo (1722-24, distruzione della cupola e della cuspide della torre); la chiesa dei Francescani (1603-11); la chiesa dei Gesuiti (1386-1405 e 1607-10; distruzione parziale dell'affresco di Maulpertsch e danni ai costoloni gotici delle vòlte della navata centrale); la cappella del Salvatore (1300 e 1452-57; distruzione del tetto e danno alle vòlte); il convento dei Piaristi (iniziato nel 1698) e quello dei Salesiani (1717-30).
Più lungo è il doloroso elenco degli edifici profani gravemente danneggiati: l'Albertina (totale distruzione dell'angolo verso la Albrechtsrampe e di 36 interni); il Belvedere superiore e quello inferiore, costruito da J. L. von Hildebrandt; la Cancelleria di corte boema, costluita nel 1708-14 su progetto di J. B. Fischer von Erlach; l'Arsenale, costruito nel sec. XVI e rimaneggiato nel 1731-32; la Cancelleria, progettata da J. L. von Hildebrandt; il Burgtheater e l'Opera di stato, nei quali i danni sono particolarmente estesi; il Parlamento; numerosi palazzi (del principe Eugenio di Savoia, costruito dal Fischer von Erlach e dal Hildebrandt; del principe Liechtenstein; i palazzi Modena, Palffy, Schwarzenberg); i castelli Hetzendorf (1694, con rimaneggiamenti del sec. XVIII), Hirschstetten (1713-24) e il Castello di Schönbrunn, che ha avuto distrutta, tra altri danni, una parte del piano superiore dell'edificio centrale.
Storia. - Nel periodo immediatamente successivo all'Anschluss si conservarono a Vienna gli organi amministrativi centrali, che ereditarono le mansioni del vecchio governo federale. Ma già era in corso la politica di assorbimento nel Reich. Il 22 maggio 1938, con la suddivisione della Ostmark in Gaue, Vienna divenne un Gau germanico; la legge del 20 gennaio 1940 coronò l'opera, cancellando le ultime tracce di un'amministrazione centrale austriaca. La direzione del Gau viennese passò dall'austriaco Globocnigg al tedesco J. Bürckel: funzionari tedeschi sostituirono gli elementi locali. Il borgomastro Neubacher, che aveva cercato di difendere il peculiare carattere della città, venne sacrificato alla politica di centralizzazione di Bürckel, che interpretava le intenzioni di Hitler. Né l'indirizzo mutò con la sostituzione di Bürckel, come Gauleiter, con Baldur von Schirach (settembre 1940). Qualche residuo dell'antica importanza internazionale sopravvisse negli incontri diplomatici di cui Vienna fu teatro, come fra Ciano e Ribbentrop per la controversia magiaro-romena (incontro del Belvedere, agosto 1940).
Inoltre la politica nazionalsocialista feriva il sentimento cattolico della popolazione. A pochi mesi dall'Anschluss, l'arcivescovo di Vienna, cardinale Innitzer, veniva fatto segno a manifestazioni ostili, e l'arcivescovado veniva invaso dai dimostranti, che defenestravano un sacerdote (ottobre 1938). Seguivano l'abolizione dei conventi e la soppressione delle organizzazioni cattoliche. Intanto si organizzava l'opposizione marxista, che aveva le sue roccaforti nei sobborghi industriali di Florisdorf, nel quartiere proletario di Ottakring, e nel complesso degli edifici popolari detto Casa di Marx. Durante la guerra, la crescente rigidezza del regime nazista acuì l'innata ostilità dei Viennesi verso i germanici.
I bombardamenti aerei si fecero particolarmente gravi specialmente quando (marzo 1945) i Sovietici raggiunsero la frontiera austriaca. Più a nord, sul Neutra, le truppe tedesche sbarravano loro il passo; ma la loro resistenza fu superata il 2 aprile e le varie colonne si avvicinarono concentricamente su Vienna, dove i Tedeschi intendevano resistere ad oltranza. Il 6 la città fu investita; si combatté nei sobborghi; l'8 furono occupate Alt- e Neu-Kettenhof e la lotta si estese nel centro ad opera delle truppe del maresciallo Tolbuchin, penetrate dal lato sud. Il 13 aprile 1945 la difesa cessò.
Vienna fu restituita alla dignità di capitale con la proclamazione del governo provvisorio (29 aprile 1945). A borgomastro della città liberata venne eletto il gen. Korner, che nel 1918 era stato l'organizzatore della Guardia Rossa (Roter Schutzbund) istituita dopo la caduta della monarchia per la tutela dell'ordine e del nuovo regime dal ministro socialdemocratico della Guerra, Julius Deutsch. Le elezioni del 25 novembre segnarono il ritorno alla normalità politica. Ma la vita economica risentì crudelmente delle conseguenze della guerra: l'opera di ricostruzione si svolge faticosamente, appoggiandosi soprattutto agli aiuti esterni, che il governo austriaco si è assicurato con l'adesione al piano Marshall.
Il circolo di Vienna.
L'indirizzo filosofico noto con questo nome costituisce lo sviluppo moderno dell'empiriocriticismo di E. Mach, R. Avenarius e J. Petzoldt. Ha però subìto anche altre influenze: in particolare quella del logicismo di B. Russell e del formalismo di D. Hilbert, oltre all'influenza delle teorie fisiche di A. Einstein, W. Heisenberg, ecc.
Porta il nome "circolo di Vienna" perché ebbe il suo centro in questa città, dapprima sotto la forma di seminario filosofico di Moritz Schlick (1882-1936), il quale insegnava dal 1922 in quell'università, poi, dal 1929, sotto la forma di "Società Ernst Mach" o "Wiener Kreis". Non fu tuttavia una scuola chiusa, sotto la direzione di un determinato maestro; costituì piuttosto un indirizzo assai largo di pensiero, cui aderirono o si affiancarono molti valenti pensatori, sia filosofi, sia scienziati. Ciò che li univa era l'interesse per l'analisi critica del valore conoscitivo delle scienze, e l'impostazione logico-sintattica di tale analisi sulla traccia segnata dall'importante opera Tractatus Logico-Philosophicus (1922) di L. Wittgenstein. A questo genere di problemi venne, per l'appunto, dedicato il congresso für Erkenntnislehre der exakten Wissenschaften, organizzato dai seguaci del Wiener Kreis a Praga nel settembre 1929, congresso che contribuì a far sorgere un larghissimo interesse intorno al nuovo indirizzo.
Nel medesimo anno iniziò le sue pubblicazioni la rivista Erkenntnis che fu l'organo ufficiale del Circolo di Vienna. Essa proseguiva gli Annalen der Philosophie, che era stata la rivista di Petzoldt. Ne furono direttori: Hans Reichenbach, allora professore a Berlino, e Rudolf Carnap, professore all'università tedesca di Praga. Sempre nel 1929 venne fondata, presso l'editore Springer di Vienna, la collezione Schriften zur wissenschaftlichen Weltauffassung, diietta da Moritz Schlick e da Philipp Frank, che raccolse molte fra le più importanti opere della scuola.
Fra il 1929 e il 1938 si ebbero varî altri congressi dei seguaci e fiancheggiatori del Circolo di vienna: a Königsberg (1930), di nuovo a Praga (1934), a Parigi (1935), a Copenaghen (1936), di nuovo a Parigi (1937), a Cambridge (1938). L'invasione nazista dell'Austria e della Cecoslovacchia e poi lo scoppio della seconda Guerra mondiale costrinsero il Circolo di Vienna ad emigrare dall'Europa in America. Anche la rivista Erkenntnis cessò nel 1938 le sue pubblicazioni. In America l'indirizzo di pensiero, fino allora sostenuto dal Circolo di Vienna, subì alcune profonde trasformazioni, abbandonando in parte l'eccessivo formalismo logico delle sue ricerche, sotto l'influenza delle correnti pragmatistiche americane. Dalla fusione del Circolo di Vienna con altre correnti affini, europee ed americane, è sorta in questi ultimi anni la cosiddetta "scuola di Chicago" diretta, oltreché da Reichenbach e Carnap, dall'americano Charles Morris; la sua pubblicazione più significativa è la Encyclopedia of unified sciences, in due volumi di dieci fascicoli ciascuno, cui hanno contribuito tutti i migliori studiosi del nuovo indirizzo.
Bibl.: L. Geymonat, Studi per un nuovo razionalismo, Torino 1945; R. von Mises, Kleines Lehrbuch des Positivismus, Vienna 1939; C. Morris, Logical Positivism, Pragmatism and Scientific Empiricism, Parigi 1937; O. Neurath, Le développement du cercle de Vienne et l'avenir de l'empirisme logique, ivi 1935; G. Preti, Il neopositivismo del circolo di Vienna, in Studi filosofici, 1942; J. R. Weinberg, An examination of logical Positivism, Londra 1936.