NANNETTI, Vieri
– Nacque a Firenze il 5 agosto 1895 da Ranieri e da Zaira Evangelisti.
Di famiglia borghese, era pronipote del pittore Giovanni Fattori; la madre fu insegnante di lingua francese e collaboratrice di periodici letterari.
Interventista convinto, allo scoppio della guerra Nannetti si arruolò volontario negli alpini, ottenendo anche due ricompense al valore e rimanendo prigioniero nel 1917. Tra i firmatari del manifesto La scienza futurista, durante il conflitto collaborò con il periodico L’Italia futurista pubblicando «parole in libertà» (Piccoli posti; Quattro passi; [Ebbrezza] Nottambulo; Giardino pubblico; Fragilità) e vignette inviate dal fronte tra il 1916 e il 1917.
Dopo il congedo si laureò in scienze naturali e iniziò la carriera dell’insegnamento, che lo avrebbe portato, fra l’altro, a Pistoia, dove ebbe tra i suoi allievi Piero Bigongiari, e a Mantova. Nel 1919 partecipò con alcuni disegni, insieme al fratello Neri (1890-1962), alla Grande esposizione nazionale futurista (Milano, Palazzo Cova), ma superata ben presto l’adesione al futurismo, si dedicò quasi esclusivamente alla produzione letteraria, mettendo da parte l’impegno nel campo figurativo. Collaboratore di Solaria dal 1928, frequentò assiduamente insieme alla moglie Matilde Marchioni il caffè le Giubbe rosse e strinse amicizia con i principali animatori dello scenario letterario e culturale fiorentino, in particolare con Alberto Carocci, Alessandro Bonsanti, Elio Vittorini, Eugenio Montale, Arturo Loria.
Proprio per le edizioni di Solaria uscirono negli anni Trenta le sue prose: a Malseme (Firenze 1930), raccolta di racconti alcuni dei quali già editi, seguirono I nudisti di Monte Catterina (ibid. 1932), un «lungo racconto o favola» (come lo definì Vittorini nella sua recensione sul Bargello del 1933: cfr. Vittorini, 1997) incentrato sulle vicende di una comunità di nudisti guidati da un professore tedesco; e quindi nel 1934 il breve romanzo Sogno degli amanti in catene (imperniato, con divertita ironia, su un imbarazzante incidente che colpisce una coppia di innamorati). L’anno seguente diede alle stampe La guerra ritorna (ibid. 1935), testo nel quale, a distanza di venti anni, rievocò l’esperienza fondamentale della partecipazione al primo conflitto mondiale, non indulgendo tanto sul dettaglio cronachistico ma affidandosi piuttosto a una «leggerezza ironica e avventurosa» (Bàrberi Squarotti, 1996) per descrivere sentimenti e stati d’animo depositati nel ricordo e risvegliati dalla vista dei luoghi nei quali aveva vissuto gli eventi bellici.
In concomitanza con un progressivo distacco dagli ambienti intellettuali fiorentini, sancito anche dalla chiusura di Solaria, nel 1939 Nannetti chiese e ottenne di insegnare all’estero (sappiamo che fu a Bucarest e a Budapest). Tornato in Italia, proseguì l’attività didattica a Firenze presso il liceo Michelangiolo e nel contempo concentrò in massima parte i suoi interessi letterari nella produzione di versi, i cui primissimi frutti risalivano del resto già al 1912-15.
Pur essendo pronta per la pubblicazione già nel 1943 (per le edizioni della Cometa di Libero de Libero), la prima silloge poetica di Nannetti, intitolata Declamazione, uscì solamente nel 1946 a Venezia per i tipi di Neri Pozza. La raccolta, comprendente componimenti risalenti fino al 1934 e caratterizzata dal dialogo a distanza con l’ermetismo e dal confronto ravvicinato con il modello montaliano (ripreso con «inflessioni barocche»: Ramat, 1969, p. 193), inaugurò alcuni elementi precipui della poesia di Nannetti: alla tormentata dialettica interiore tra passività e azione, tra la disperazione e la difficile ricerca della salvezza in una dimensione trascendente, si associa un dettato lineare, sebbene talvolta impreziosito dall’inserzione di tessere auliche.
Avvicinatosi quindi al gruppo della rivista L’Ultima diretta da Adolfo Oxilia (alla quale collaborò dal 1948, pubblicando articoli e proponendo anche un frammento del romanzo inedito Temporale di ferragosto: cfr. L’Ultima, 1948, n. 29, pp. 24-28), fu contemporaneamente impegnato nella pubblicazione di manuali scientifici a uso scolastico (Quaderno di chimica, Firenze 1950, II ed. 1952; Quaderno di chimica e mineralogia. Ad uso dei licei classici e scientifici, ibid. 1954) e in traduzioni per la collana La natura e le sue meraviglie (che riproponeva in formato librario i documentari sulla natura e sugli animali prodotti da Walt Disney): ne derivarono le traduzioni di Deserto che vive (Firenze 1954, poi Milano 1963, con testi di Marcel Aymé, Louis Bromfield, Albert Camus, Julian Huxley, François Mauriac, André Maurois, Henry de Montherlant), Prateria che scompare di L. Bromfield (Firenze 1954, poi Milano 1963) e ancora La valle dei castori di G. Blond (Firenze 1956, poi Milano 1963), Il leone africano di J. D’Esme (Firenze 1956, poi Milano 1963), I segreti della vita: fiori api e formiche di J. Huxley (Firenze 1957, poi Milano 1960).
Nel 1954 pubblicò a Firenze le Poesie (con cui ottenne il premio Viareggio). Con questa silloge, suddivisa in cinque sezioni (oltre alla già edita Declamazione, Soste del malumore, 1948-50; Dimostrazione dell’autunno, 1952; Polifemo, maggio-giugno 1953; Varie, 1953), Nannetti proseguì lungo il solco già segnato da Declamazione, riprendendo e modulando, con maggiori escursioni tonali, il tema della profonda inquietudine e dei conflitti interiori (speranza/disillusione; certezza/dubbio; apparenza/sostanza ecc.), lasciando talvolta affiorare sullo sfondo la possibilità dello scioglimento e della soluzione del tormento esistenziale. Negli ultimi anni di vita, sospinto da una sempre più urgente interrogazione religiosa e metafisica del reale, lavorò all’ultima e più ambiziosa opera poetica, l’Apocalisse in barocco, edita a Firenze nel 1957 poco dopo la sua morte.
Approdo e culmine del percorso poetico e umano di Nannetti, l’Apocalisse in barocco, costruita sulla falsariga del testo giovanneo, con prevalenza di endecasillabi, si colloca in una prospettiva ormai palesemente sovrannaturale ed escatologica, in virtù della quale lo sguardo sulla morte e sulla fine del mondo si coniuga con la certezza della superiore riconciliazione nella trascendenza divina.
Morì a Firenze l’11 giugno 1957.
Il fratello maggiore Neri (Firenze 1890-1962) nei primi anni Venti aprì lo studio ‘Creazioni Nerino’per dedicarsi alla produzione pubblicitaria: bozzetti per réclame, cartelloni, calendari e cartoline.
Fonti e Bibl.: Documenti di varia natura (lettere, mss., disegni) sono conservati presso la Fondazione Primo Conti di Fiesole (Fondo Neri e Vieri Nannetti). P. Pancrazi, Romanzo nudista di V. N., in Id., Scrittori d’oggi, s. 3, Bari 1946, pp. 135-141; G. Natoli, Poesie di N., in Il Nuovo Corriere, 11 settembre 1954; A. La Penna, Un nuovo poeta laureato: V. N., in Il Ponte, XI (1955), pp. 70-76; J. Nicolas, L’oeuvre de V. N., in Revue des études italiennes, 1955, n. 1-2, pp. 59-78; La Fiera letteraria, 22 giugno 1958 (contiene: C. Betocchi, In memoria di V. N.Vita e moralità d’uno scrittore, pp. 1, 4; M. Luzi, Lettera, p. 3; G. Manzini, Prigioniero della propria nobiltà, p. 3; C. Bo, Noi ci illudiamo di seguire passo per passo il cammino degli altri, p. 3; L. Fallacara, Apocalisse in barocco, p. 3; A. Oxilia, Vieri: esile misura d’uomo, silenziosa presenza, p. 4; M. Gozzini, N., l’Ultima a Firenze, p. 5; A. Gatto, Breve scheda per la sua poesia, p. 5; G. Caproni, Nella sua poesia l’assillo di ritrovare la speranza, p. 5); L. Pignotti, N., in Paragone. Letteratura, IX (1958), 100, pp. 171-176; V. N., in L’Ultima, num. monografico, 1959, n. 91-92 (contiene: N.: un uomo, pp. 99-101; J. Nicolas, Ascensione del pensiero di V. N., pp. 102-124; D. Barsotti, Il poeta dell’attesa e della visione, pp. 125-146; A. Mordini, Architettura e poesia, pp. 147-152; F. Masini, La morte come giustizia, pp. 153-160; R. Sicuteri, Umanità e arte in «Poesie», pp. 161-168; L. Riondino, A V. N., p. 169; M. Tesi, A V. N., p. 170; M. Gozzini, Confessione necessaria, pp. 171-174; A. Oxilia, V. N. o della memoria, pp. 175-194; Pagine inedite (o quasi) di V. N.: V., posta di guerra, pp. 195-219; Appunti di prigionia, pp. 220-226; Le ore di Firenze, pp. 227-30; Ricordo di Fattori (cronaca e poesia), pp. 232-236; Bruno Rosai (sul volontarismo in arte), pp. 236-242); A. Frattini, Le Poesie di V. N., in Id., Poeti italiani tra primo e secondo Novecento, Milano 1967, pp. 256-260; S. Ramat, L’ermetismo, Firenze 1969, pp. 193, 271; P. Bigongiari, Prose per il Novecento, Firenze 1970, p. 95; M.C. Papini, N. poeta, in Studi urbinatidi storia, filosofia e letteratura, 1970, n. 1-2, pp. 264-304; Id., Inediti giovanili di V. N., in Forum Italicum, 1970, n. 3, pp. 392-99; Id., V. N.: Diario ritirata ottobre 1817, inL’Albero, 1970, n. 45; Dizionario generale degli autori contemporanei italiani, II, Firenze 1974, p. 890; S. Briosi, Il problema della letteratura in Solaria, Milano 1976, pp. 325 s.; S. Ramat, Storia della poesia italiana del Novecento, Milano 1976, p. 683; L’Italia futurista (1916-18), a cura di M.C. Papini, Roma 1977, ad ind.; G. Manacorda, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919-43, Roma 1980, pp. 178, 181, 209 s.; E. Bonora, Conversando con Montale, Milano 1983, pp. 16 s.; P.P. Carnaroli, Solaria 1926-34. Indice ragionato, presentazione di C. Bo, Firenze 1989, passim; S. Guarnieri, L’ultimo testimone. Storia di una società letteraria, Milano 1989, pp. 190-194; E. Vittorini, Letteratura arte società. Articoli e interventi 1926-37, a cura di R. Rodondi, Torino 1997, pp. 701 s. (da Il Bargello, V [1933], 3, p. 3); Futurismo e avanguardie. Documenti conservati dalla Fondazione Primo Conti di Fiesole. Inventario, a cura di P. Bagnoli - M. R. Gerini - G. Manghetti, Firenze-Milano 1992, pp. 315-330; G. Bàrberi Squarotti, Il secondo Ottocento e il Novecento, in Storia della civiltà letteraria italiana, V, 2, Torino 1996, pp. 1126-1128; L’archivio della Fondazione Primo Conti. Guida, premessa di G. Manghetti, Firenze 2007, pp. 36 s.; C. Francovich, Ricordo di V. N., in Id., Scritti sulla Resistenza (1954-80), a cura di M. Bianchi, Firenze 2007, pp. 36-39 (da Il Ponte, 1957, n. 6, pp. 991 s.).