vigere
Latinismo presente solo in Pd XXXI 79, nell'invocazione di D. a Beatrice: O donna in cui la mia speranza vige, / e che soffristi per la mia salute / in inferno lasciar le tue vestige.
Nel passo ove " fa l'autore orando a Beatrixe invocatione che li desogli l'anima dal corpo açò che romagna con lei in contempiatione " (Lana), la forma verbale è equivalente a un " vigorosa vive " (Tommaseo), riferito alla speranza, come notano antichi esegeti, parafrasando il passo come Benvenuto: " idest, viget circa bonum futurum, quia de praeterito tu liberasti me a poenis inferi ", o postillando il verbo, come il Vellutello: " vige, cioè dura e mantiensi, perché la teologia induce l'uomo a contemplare le cose diverse e la speranza, per lo suo mezzo, fa che si possano conseguire ".