VIGEVANO (A. T., 24-25-26)
È la città più popolosa della Lomellina, in provincia di Pavia, situata sulla destra del Ticino, lungo una delle vie più frequentate tra Lombardia e Piemonte. Molto rapido ne è stato lo sviluppo moderno: Vigevano, che contava 17.673 ab. (nel comune) nel 1861, ne aveva 23.560 nel 1921, 30.583 venti anni dopo e 33.719 nel 1931, dei quali 25.051 nel centro urbano vero e proprio. Questo ha conservato ben riconoscibile la sua vecchia topografia, con le caratteristiche vie radiali, a decorso non esattamente rettilineo, che si dipartono dalla bellissima piazza ducale. L'aumento di popolazione verificatosi nell'ultimo cinquantennio sta in rapporto, più che con l'importanza del mercato agricolo, con la fortuna qui avuta dalle industrie (che occupano quasi 1/3 degli abitanti del comune); cospicue, fra queste, le tessili (filatura del cotone e maglierie; anche articoli di seta), il calzaturificio, le industrie metallurgiche e alimentari (caseificio). Vigevano, oltre che dalla ferrovia Milano-Alessandria, è servito da numerose linee automobilistiche.
Monumenti. - Ha rinomanza nell'arte soprattutto per le opere del periodo visconteo-sforzesco, le quali le diedero la superba configurazione architettonica e decorativa, che costituisce la caratteristica del centro, con il castello e la piazza.
Nel 1341 Luchino Visconti inizia la trasformazione dell'antico castello in residenza signorile: ne rimane la lunga e bella via coperta. Ma lo sviluppo, la struttura e la fastosità del castello, quali son narrati e s'intravvedono tuttora, si deve a Lodovico il Moro: con l'opera - secondo la tradizione confermata da indizî documentari - di Bramante. A questo, per l'esame stilistico, sarebbero da attribuire: il Palazzo delle dame, di poi rifatto; la loggia rimasta presso il Palazzo delle dame, la Loggia della falconiera; si potrebbe aggiungere la parte superiore della torre d'accesso, la quale si collega al rinnovamento edilizio che Lodovico il Moro, prima ancora d'essere duca, aveva iniziato in Vigevano, sua patria, con l'apertura (fra il 1492 e il 1494) della piazza come grandioso accesso al castello. Elegante e armonica nell'assieme, è, nei particolari, completo esempio dell'esuberanza policroma e dei mezzi decorativi proprî del tempo nel Milanese. Si fanno i nomi di Bramante e anche di Leonardo; ma l'opera loro si può ritenere d'ispirazione e di consulenza.
Un lato della piazza è occupato dal duomo: la facciata barocca fu disegnata nel 1680 dal vescovo spagnolo Juan Caramuel de Lobkowitz, ma il tempio, dedicato a S. Ambrogio, risale almeno alla metà del secolo XIV quando fu rifatto da Bartolino da Novara. Contiene pitture e sculture di maestri lombardi e piemontesi del Rinascimento. Nel tesoro, ricco di oreficerie, di corali miniati e di arredi, sono arazzi tessuti nel sec. XVI in Vigevano. Della fine del Trecento, pure per opera di Bartolino da Novara e rinnovate nel Quattrocento, sono le chiese di S. Francesco e di S. Pietro Martire. Notevoli sono anche: il campanile barocco della chiesa della Madonna della Neve, il palazzo del collegio Saporiti (arch. Moraglia, 1828), il signorile teatro Cagnoni (arch. Sala, 1873) e il monumento ai Caduti, del Bazzaro. Oltre a pitture e sculture dei secoli XV e XVI specialmente presso enti pubblici, Vigevano vanta opere d'arte d'autori moderni quali G.B. Garberini, l'Ottone, Luigi e Carlo Bocca.
A tre chilometri da Vigevano è la Villa Sforzesca, il cui disegno è attribuito con dubbio fondamento al Bramante, costruita per Lodovico il Moro verso il 1486 dall'ingegnere ducale Guglielmo da Camino. La villa è ricca di affreschi e di graffiti.
Storia. - Località in origine di non grande importanza nel pago di Viginticolumnae, primamente abitata dai Levi (donde secondo alcuni il nome di Vicus Laevorum) o Libui, acquistò un po' di importanza con la conquista dei Romani, che vi eressero un emporium fortificato, nei cui pressi si combatté la battaglia fra Annibale e Scipione, detta del Ticino. Crescendo di importanza per essere all'incrocio delle strade Pavia-Novara e Milano-Vercelli, divenne centro del pago, poi del comitato franco, detto di Bulgaria, tanto che nel sec. X vi fu trasportata anche la pieve e vi crebbe una chiesa collegiata; nel 1065 Enrico IV largiva al borgo un diploma d'immunità, forse primo avvio alla costituzione del comune. Non fu così potente politicamente, da potersi sottrarre all'alterna dominazione di Milano e di Pavia, che dal castello vigevanese potevano dominare i guadi del Ticino e buona parte della Lomellina. A seguito di un diploma di Federico Barbarossa (1154) che attribuiva Vigevano a Pavia, i Milanesi ne espugnarono il castello tre anni dopo, e poi ancora l'assediarono e presero nel 1201 e 1212, non riuscendo peraltro a un duraturo possesso, stante il favore imperiale verso Pavia, e solo dopo la morte di Federico II Vigevano divenne stabile possesso milanese, sotto la signoria dei Torriani, cui seguì quella viscontea, durante il cui dominio Luchino fece costruire un fortissimo castello, distrutto solo alla morte di Filippo Maria (1447), per ordine dei rettori della repubblica vigevanese, alleata dell'ambrosiana. Gian Galeazzo Visconti infeudò nel 1381 Vigevano alla madre Bianca di Savoia, ma lo rivendicò alla camera signorile dopo la morte di costei (1388).
In seguito all'estinzione della casa Visconti, Vigevano proclamò la repubblica, alleandosi con Milano, ma due anni dopo dovette subire un accanito assedio da parte di Francesco Sforza, cui dopo essersi data s'era ribellata: l'assalto portò a una onorevole capitolazione (5 giugno 1449). Durante la prima metà del sec. XVI, Vigevano passò alternativamente dai ducali ai Francesi, agl'imperiali e ai ducali, e il feudo che col titolo marchionale Ludovico XII aveva donato al suo maresciallo Gian Giacomo Trivulzio, venne confiscato e ridato a seconda del prevalere degli uni o degli altri. Soffrì danni ingentissimi durante le guerre manovrate fra il 1522 e il 1530 e dalle discordie intestine, fra guelfi (sforzeschi) e ghibellini (partigiani dei Francesi). Dopo la pace di Bologna, fu dichiarata città ed eretta sede episcopale. Per un secolo la pace non fu turbata, ma nel 1645 Vigevano fu occupata per la prima volta e per breve tempo da Tommaso di Savoia, durante i torbidi per la reggenza subalpina, e più tardi, pure per breve tempo, dai Francesi (1658); finalmente nel 1696 vi fu stipulato l'accordo fra Austria, Inghilterra e Savoia. Durante la guerra di successione spagnola, dopo la battaglia di Torino, Vigevano fu occupata dagli Alleati, rimanendo, però, all'Austria: solo con la pace di Aquisgrana Vigevano passò definitivamente al regno di Sardegna (1748), seguendo quindi, senza fatti notevoli, le sorti dell'intero Piemonte. Il 21 marzo 1849 presso Vigevano, alla Sforzesca, avvenne uno scontro fra Piemontesi e Austriaci, prodromo della battaglia di Novara.
Bibl.: P. Baffignandi Buccella, Memorie istoriche della città e contado di Vigevano, 1810; N. Colombo, Alla ricerca delle origini del nome di Vigevano, Novara 1899; A. Colombo, Bianca Visconti di Savoia e la sua signoria di Vigevano, in Boll. pavese di st. patr., I (1901); id., Vigevano e la repubblica ambrosiana, ibid., III (1903); id., Le origini del comune di Vigevano e i suoi diplomi imperiali, in Arch. stor. lomb., XLI (1914); F. Fossati, Rapporti fra una "terra" e i suoi signori, ibid., XLI (1914), id., Un problema di storia vigevanese, ibid., XLI (1914); A. Colombo, Vigevano e il comitato bulgariense, Vigevano 1914; id., La battaglia al Ticino e le vicende di un municipio romano, Milano 1921.
Per i monumenti: A. Colombo, La Piazza ducale detta del duomo in Vigevano e i suoi restauri, in L'Arte, V (1902), pp. 248-52; id., La fondazione della Villa Sforzesca, ecc., in Boll. st. bibl. subalpino, I, II, IV, VII; L. Beltrami, Indagini e documenti riguardanti la torre principale del Castello di Milano, Milano 1905 (cap. 4° e 5°); G. Barucci, il Castello di Vigevano nella storia e nell'arte, Torino 1909; E. Solmi, Leonardo da Vinci nel castello e nella Sforzesca di Vigevano, in Vigievanum, I (1911); A. Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico il Moro, I, Milano 1913, pp. 646-75; II, ivi 1915, pp. 158-74; C. Horst, Die Piazza von Vigevano, in Zeitschr. f. bild. Kunst, LXV (1931-32), App. pp. 1-2.