VIGILANZIO
. Nato in Gallia, probabilmente non lungi da Tolosa, verso il 370; schiavo nei possedimenti di Sulpicio Severo, seppe elevarsi a poco a poco fino al sacerdozio. Prete a Calagurris, nell'Alta Garonna, fu in rapporto con Girolamo e Paolino di Nola. Colto e dotato di una certa larghezza di spirito, reagì istintivamente contro gli eccessi cui dava luogo in Gallia e in Spagna il culto dei martiri e l'ascetismo.
E difese il suo punto di vista anche per iscritto. Ma poiché nulla ci è rimasto di lui, è difficile dire fino a che punto si sia spinta questa sua opposizione. San Girolamo, che lo combatté aspramente, afferma (v. Epistole LXI e CIX e il violento libello Contra Vigilantium scritto da Girolamo nel 406 in una sola notte) che per V. il ritiro nella solitudine è un disertare i doveri della vita e che la continenza priva il paese di cittadini utili. V., sempre secondo S. Girolamo, negava che le anime dei giusti glorificati potessero entrare per qualche cosa nel destino spirituale dei viventi e che pertanto ogni pratica di culto prestata alle reliquie era da considerarsi idolatrica. Probabilmente S. Girolamo sarà stato portato a calcar la mano (l'accoglienza fatta alle idee di V. fu tutt'altro che sfavorevole anche da parte di alcuni vescovi) ma comunque non in modo tale da falsare l'atteggiamento sostanziale di V., atteggiamento che è signifi- cativo per intendere quale reazione abbia rappresentato l'ascetismo cristiano alla crisi di trasformazione e di sviluppo attraverso la quale il cristianesimo era passato nella prima metà del sec. IV.
Bibl.: A. Réville, Vigilance, Parigi 1902.