VIGLIARDI PARAVIA
– Il nome della famiglia torinese Vigliardi (poi dal 1892 Vigliardi Paravia) è legato a una delle più importanti case editrici italiane, fondata da Giovan Battista Paravia agli inizi del XIX secolo, e proseguita fino al 1850 dal figlio Giorgio. Nel 1850, alla morte di questi, la vedova Margherita Vigliardi affidò le sorti dell’azienda al giovane cugino Innocenzo Vigliardi, coadiuvato per la parte tipografica da Lorenzo Roux (1811-1878). Nato a Torino il 3 aprile 1822 da Andrea e Paola Vigliardi (omonima del marito), Innocenzo già da alcuni anni era a servizio nella bottega di Giorgio. Avviato da questi al lavoro editoriale, ben presto divenne il regista delle fortune della casa editrice.
I due soci non solo restarono fedeli all’intitolazione societaria G.B. Paravia e C., ma anche all’impostazione editoriale a sostegno delle riforme scolastiche tracciata in precedenza dal Paravia. Fiore all’occhiello del catalogo dei primi anni Cinquanta furono la collana di classici latini e greci diretta da Tommaso Vallauri e la rivista magistrale L’Istitutore, animata da Domenico Berti e Niccolò Tommaseo, accanto a cui si moltiplicò una ricca manualistica per i vari tipi di scuole. I due soci – prudentemente – si dedicarono tuttavia anche alla stampa, almeno fino agli inizi degli anni Sessanta, di scritti di circostanza e testi religiosi.
Nonostante la serrata concorrenza della Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco sorta nel 1853 – che sottrasse buona parte del mercato librario relativo alla scuola elementare – l’impresa paraviana spinta soprattutto da Innocenzo riuscì a consolidarsi grazie ai profitti assicurati dalla produzione per l’istruzione secondaria e dalla pubblicazione di saggi pedagogici.
Al momento dell’unificazione la casa editrice subalpina fu pronta a sfruttare l’ampliamento del mercato. La batteria dei testi messi a punto per la realtà piemontese (abbecedari, grammatiche, libretti di aritmetica, libri per le scuole secondarie, edizioni di classici) costituì la base su cui si costruì la sua rapida affermazione a livello nazionale.
Nel 1860 fu acquistata a Milano la libreria di Carlo Branca per garantire una presenza sulla piazza lombarda. Quattro anni più tardi, con il trasferimento della capitale a Firenze, fu aperta una libreria anche in quella città. Quando Firenze, a sua volta, cedette il titolo a Roma, nella nuova capitale la ditta Paravia inaugurò subito una libreria succursale. Più tardi vennero aperti depositi e poi altre librerie anche a Napoli e a Palermo, realizzando in tal modo una rete a livello nazionale che consentì una rapida e efficace distribuzione dei libri e il diretto controllo del mercato.
Il disegno imprenditoriale paraviano si sviluppò anche in altre direzioni. Nel 1873 fu acquistata la storica Stamperia Reale, provvedendola di nuovi macchinari. I testi scolastici si arricchirono in tal modo di belle illustrazioni senza aumento di prezzo: ciò fu possibile grazie alle alte tirature e all’avanzata tecnologia della stamperia.
Diventato nel 1876 unico responsabile della casa editrice in seguito alla decisione di Roux di avviare un’attività editoriale in proprio, Vigliardi diede, inoltre, forte impulso alla produzione e alla vendita di materiale didattico (quadri murali, alfabetieri e pallottolieri, celebri globi terrestri) e di carte e atlanti geografici, consolidando gradualmente un settore che per almeno un secolo avrebbe poi costituito uno dei capisaldi più fruttiferi della casa editrice.
Decisiva fu, infine, la scelta di fare della G.B. Paravia e C. un’impresa di respiro nazionale non solo sul piano distributivo, ma anche in termini di collaborazioni (tra gli altri Aristide Gabelli, Emanuele Latino De Natali, Adolfo Pick, Felice Valletti, Giacomo Veniali) e di scelte editoriali, con la pubblicazione di giornali scolastici non più solo piemontesi come Il Nuovo educatore (1881-1905) e L’Educazione dei bambini (1889-1918), entrambi con sede a Roma, e la Gazzetta scolastica per i maestri del Sud, con redazione a Napoli.
Nel 1888 Vigliardi (che con r.d. 7 febbraio 1892 fu autorizzato ad aggiungere al suo nome anche quello di Paravia) lasciò l’azienda ai figli frutto del matrimonio contratto nel 1845 con Anna Casella, affidando a ciascuno uno specifico compito: Carlo e Giacinto assunsero la conduzione dell’azienda; Lorenzo e Vincenzo si occuparono delle succursali di Roma, Napoli e Milano e Firenze; Giuseppe si occupò della Stamperia Reale. Al momento della scomparsa di Innocenzo avvenuta a Torino il 14 dicembre 1896, l’azienda di famiglia era messa in assoluta sicurezza.
Toccò soprattutto a Carlo (1845-1919), che il padre aveva inviato a studiare all’estero per farne un editore esperto, e a Giuseppe (1857-1922), grande cultore dell’arte tipografica, reggere le sorti dell’azienda di famiglia nel trentennio compreso tra il 1888 e il 1920. Lorenzo (1855-1919) si fece carico, a sua volta, di tenere vivi i contatti con gli ambienti politici romani e in specie con il ministero della Pubblica Istruzione.
I ricchi cataloghi paraviani ci restituiscono l’immagine di un’azienda florida e ai vertici non solo dell’editoria specializzata, ma da annoverare tra le case editrici più importanti d’Italia. Il notevole incremento degli scolari e degli studenti secondari tra i due secoli rappresentò un fattore importante per l’incremento dei profitti. Gli elenchi ministeriali relativi alle adozioni nei primi anni del Novecento documentano posizioni apicali sia nel campo dell’istruzione elementare (assieme a Bemporad, Sandron e Trevisini) sia in quello delle scuole secondarie (a fianco di Albrighi & Segati, Sansoni e Sandron).
Tra i due secoli i Vigliardi Paravia perseguirono il consolidamento dell’azienda attraverso tre principali linee d’azione: il rafforzamento (già avviato da Innocenzo) della struttura editoriale con l’acquisizione di marchi minori (la libreria fiorentina di Telemaco Giani, la libreria Roux di Napoli, le case editrici torinesi Tarizzo e Unione dei Maestri e altre ancora); la creazione di una rete di alleanze sul piano distributivo (con Albrighi & Segati e Sandron); il potenziamento della capacità produttiva dell’ex Stamperia Reale con il costante rinnovamento delle macchine tipografiche.
Fu arricchito il catalogo sul versante della narrativa (con un’attenzione preferenziale per quella destinata all’infanzia) e rinnovata la scuderia degli autori, reclutando firme assai note del mondo culturale italiano: Fausto Saverio De Dominicis, Luigi Credaro e Giuseppe Lombardo Radice (pedagogia); Giuseppe Cesare Molineri ed Enrico Mestica (letteratura italiana), Giuseppe Campanini e Giuseppe Carboni (autori del celebre dizionario, per il latino), Piero Gribaudi (geografia), Antonio Ambrosini, Alfredo Firrao, Guiscardo Grammatica e Alceste Zani (manualistica elementare), Ida Baccini, Emilio Salgari, Giovanni Faldella, Anna Vertua Gentile, Augusto Vittorio Vecchi (narrativa).
Venuti a mancare nell’immediato primo dopoguerra Carlo e Lorenzo, e ritiratisi dall’attività Giuseppe e Giacinto (l’altro fratello, Vincenzo, era scomparso già nel 1908), l’azienda passò nelle mani operative di Innocenzo jr (1869-1942, figlio di secondo letto di Innocenzo sr). Nel maggio del 1920 la casa editrice torinese si costituì in società anonima. Il riassetto societario, in analogia ad altre analoghe iniziative intraprese in quegli anni in campo editoriale (Zanichelli, Mondadori, Bemporad, Treves), fu legato non solo a ragioni economiche contingenti dovute all’esigenza di disporre di capitali maggiori per superare la crisi degli anni di guerra, ma anche per reggere la concorrenza dei marchi maggiori ormai nettamente orientati verso una dimensione industriale.
La famiglia Vigliardi Paravia, pur dividendo la proprietà con altri finanziatori, conservò intatta la responsabilità editoriale, con l’ininterrotta presenza ai vertici della società di Innocenzo jr dal 1922 al 1942, affiancato dal nipote Tancredi (1884-1969), figlio di Carlo e di Lidia Mangardi, sempre più assorbito nell’impresa di famiglia e destinato a sua volta a segnare un lungo tratto della storia della casa editrice torinese.
Negli anni compresi tra le due guerre si verificarono alcuni significativi aggiustamenti dell’attività della G.B. Paravia e C. La prima fu legata proprio al nuovo assetto proprietario: le relazioni stabilite con gli investitori impegnati nell’editoria (rappresentati da imprenditori e banchieri come Giovanni Beltrami, Luigi Della Torre, Eugenio Rignano) ampliarono l’area degli interessi dei Vigliardi Paravia con il loro diretto (anche se parziale) coinvolgimento in altre imprese editoriali (come, ad esempio, la partecipazione al salvataggio negli anni Trenta della casa editrice di Angelo Fortunato Formìggini).
Non meno rilevante fu la decisione nel 1926 di abbandonare l’attività tipografica con la cessione dello stabilimento ex Stamperia Reale, per concentrare ogni sforzo in quello editoriale. Questo passaggio fu accompagnato dalla costruzione di una nuova sede della casa editrice situata in Borgo San Paolo (inaugurata nel 1928) nella quale fu trasferita tutta l’azienda.
Questi cambiamenti coincisero con l’ampia revisione del catalogo in seguito alla riforma scolastica del 1923, evento che impegnò la redazione della casa editrice per almeno un decennio, rese necessario il reclutamento di nuovi autori e soprattutto richiese notevoli investimenti economici. Le severe critiche espresse dalla commissione presieduta da Lombardo Radice creata per assicurare piena coerenza tra i programmi per la scuola elementare del 1923 su numerosi testi paraviani e l’ingresso in questo particolare segmento del mercato di nuovi editori molto intraprendenti e quasi aggressivi (Mondadori, Vallecchi) furono probabilmente alcune delle ragioni che rallentarono l’impegno della casa editrice torinese nel settore primario.
Questa vicenda che avrebbe potuto avere ricadute negative (la G.B. Paravia e C. con Bemporad era da decenni ai vertici delle adozioni del libro scolastico elementare) produsse invece inaspettati risultati positivi. L’istituzione del libro unico di Stato (1929) mise infatti in difficoltà l’intero comparto, nonostante i provvedimenti compensativi adottati dal governo fascista per contenere i mancati introiti degli editori maggiori. La casa editrice torinese riuscì invece, più agevolmente di altri editori, a compensare la riduzione degli utili in seguito alla fine del libero mercato del libro per la scuola elementare.
Anche i Vigliardi Paravia si trovarono ovviamente a fare i conti con il fascismo. In tale delicato frangente Innocenzo jr e Tancredi Vigliardi Paravia si mossero essenzialmente su due piani. Come del resto accadde alla stragrande maggioranza degli editori italiani, non mancarono di stabilire ben presto diretti contatti con Benito Mussolini (più che con l’apparato fascista) e di celebrare il fascismo attraverso collane e opere di facile e larga divulgazione. La rivista Paraviana, pubblicata a scopi di propaganda libraria, dal 1921 al 1938 a sua volta fu tutt’altro che avara di apprezzamenti verso il regime.
Ma nel medesimo tempo essi non rinunziarono a difendere – fin quando e dove fu possibile – alcuni spazi di autonomia. Lo testimoniano la presenza ancora negli anni Trenta nel consiglio di amministrazione di personalità antifasciste (come il giurista Francesco Ruffini che sedette nel consiglio fino all’anno della scomparsa, 1934, e i già ricordati Della Torre e Rignano) e la persistenza in catalogo di collaboratori indipendenti come i pedagogisti Giovanni Calò e Lombardo Radice, il filosofo Zino Zini, il letterato Gustavo Balsamo Crivelli, la scrittrice Paola Lombroso Carrara.
Negli anni di guerra (1940-45) la casa editrice fu segnata da varie e dolorose vicende. Nel 1942 scomparve Innocenzo jr e Tancredi, già da tempo punto di riferimento delle scelte editoriali, assunse la piena responsabilità dell’impresa introducendo nella vita editoriale il figlio Carlo (1914-2006, consigliere di amministrazione dal 1936, poco più che ventenne).
L’esaurirsi della seconda generazione dei Vigliardi Paravia si accompagnò a una grave crisi produttiva dovuta non solo alle difficoltà generali della temperie bellica, ma soprattutto alle conseguenze di due bombardamenti che provocarono la distruzione della nuova sede della casa editrice e danneggiarono gravemente la storica libreria nel centro di Torino. Toccò a Tancredi, come presidente della società, e a Carlo, in qualità di direttore generale, accollarsi dapprima il compito della ripresa dell’attività produttiva in condizioni di provvisorietà e poi della ricostruzione materiale vera e propria.
Soltanto tra il 1950 e il 1951, dopo la dislocazione dell’attività produttiva in varie sedi provvisorie, la casa editrice torinese trovò stabile sistemazione in un nuovo stabilimento sito non lontano dall’edificio bombardato. Le linee editoriali perseguite da Tancredi e Carlo nel primo decennio postbellico si possono raccogliere nei seguenti punti: defascistizzazione del catalogo e edizioni ‘rinnovate e ampliate’ dei testi di maggior successo; promozione di una nuova generazione di autori; produzione di sussidi e materiali didattici; abbandono del mercato della scuola elementare come attività in proprio e partecipazione alla casa editrice Cetem specializzata nel settore del libro primario in partenariato con Mondadori e Principato.
In quegli anni la G.B. Paravia e C. gettò le basi della nuova moderna azienda, che continuò a operare, seguendo la propria vocazione, principalmente nel settore scolastico, avvalendosi tra gli anni Cinquanta e Settanta dell’apporto di alcuni autorevoli studiosi come Nicola Abbagnano (filosofia), Italo Lana (lingua latina), Luciano Anceschi (critica letteraria), Aldo Visalberghi (pedagogia), Tullio De Mauro (settore lessicografico).
Accanto al rinnovamento del catalogo (dovuto alla riforma della scuola media unica del 1962 e alla pubblicazione di testi basati sulla didattica come ricerca), l’impresa torinese cominciò a coltivare, nell’ambito dello storico impegno nel campo dei sussidi, l’allora nascente mondo degli ‘audiovisivi’ e poi della rivoluzione informatica. Grazie all’iniziativa dell’ultimo erede dei Vigliardi Paravia, Tancredi (n. 1948), figlio di Carlo, stabilì relazioni con la Philips prima e la Siemens poi, entrambe produttrici di hardware, dotandoli già allora di opportuni software, i quali, per le loro caratteristiche, costituivano prodotti tipicamente editoriali. Risale al 1984 la prima proposta alla scuola da parte della casa editrice di una vera e propria aula informatizzata.
All’inizio dell’anno 2000 i Vigliardi Paravia e gli altri azionisti minoritari procedettero alla fusione della G.B. Paravia e C. con le Edizioni scolastiche Bruno Mondadori. Si venne a costituire così la PBM (Paravia Bruno Mondadori Editori), la cui vita fu però di breve durata: già nel 2007, infatti, la nuova società venne assorbita nel colosso anglo-americano Pearson.
Dall’anno 2010 Tancredi Vigliardi Paravia ha ripreso l’attività editoriale scolastica in partenariato con l’editore fiorentino Giunti con la società Giunti-TVP editori.
Fonti e Bibl.: Documenti sull’attività tipografica e libraria della Paravia sono conservati in diversi fondi presso l’Archivio di Stato di Torino, specialmente fondo Tribunale di Torino, Atti di società, nonché nell’Archivio storico della Camera di Commercio di Torino, Registro Ditte; la corrispondenza con Mussolini a Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, ad nomen. Le carte di famiglia sono conservate a Torino presso la Fondazione Tancredi di Barolo. Cataloghi della casa editrice torinese sono raccolti in vari Cataloghi collettivi della libreria italiana curati dall’Associazione Tipografico-Libraria Italiana (1878, 1881, 1884, 1891) e dal’Associazione Italiana Editori (1948, 1955, 1959), in Giornale della libreria (1888-1968, nella forma di estratti) e nella rivista Paraviana (1921-1938).
Si veda inoltre G. Allievo, Della pedagogia in Italia dal 1846 al 1866, Milano 1867, pp. 18 s.; E.A. Bryant, Il nuovo chi s’aiuta..., Torino 1909, pp. 113-115; G. Bitelli, Il rinascimento pedagogico e didattico nel periodo risorgimentale piemontese e l’editore Paravia, Torino 1960; F. Pozzo, Emilio Salgari e l’editore Paravia, in Studi piemontesi, X (1981), 2, pp. 351-355; P. Casana Testore, La casa editrice Paravia. Due secoli di attività, Torino 1984; M. Catricalà, Le grammatiche scolastiche dell’italiano edite dal 1860 al 1918, Firenze 1991, pp. 39-40, 44-48; Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997, pp. 117, 142-144, 149, 160, 189 e passim; A. d’Orsi, La cultura a Torino tra le due guerre, Torino 2000, pp. 172 s., 325 s.; Storia degli editori italiani, a cura di N. Tranfaglia - A. Vittoria, Roma-Bari 2000, pp. 32, 69, 89, 93, 101, 210 s. e passim; G. Chiosso, Paravia G.B., casa editrice, in Teseo. Tipografi ed editori scolastico educativi dell’Ottocento, Milano 2003, pp. 425-430; F. Targhetta, La capitale dell’impero di carta. Editori per la scuola a Torino nella prima metà del Novecento, Torino 2007, pp. 3-90; G. Chiosso, Libri di scuola e mercato editoriale. Da primo Ottocento alla Riforma Gentile, Milano 2013, pp. 14, 16, 29, 33, 42-46, 52 s. e passim.