ŠKLOVSKIJ, Viktor Borisovič
(App. II, II, p. 842)
Prosatore e critico russo, morto a Mosca il 5 maggio 1984. Rientrato in URSS dopo la parentesi berlinese (1922-23), si stabilì a Mosca. Dal 1925 al 1941 si è occupato essenzialmente di cinema, sia come sceneggiatore (lavorò a fianco di A. Room, V. Pudovkin, L. Kulešov, S. Ejzenštejn, D. Vertov), sia in qualità di teorico, autore di numerose monografie, di interventi pubblicistici e di un manuale, Kak pisat' scenarii (1931, "Come scrivere sceneggiature"). Dopo un clamoroso articolo in cui dichiarava il definitivo superamento del formalismo (1930, Pamjatnik naučnoj ošibke, "Monumento a un errore scientifico") si dedicò, oltre che al cinema, alla letteratura per l'infanzia, al réportage giornalistico; scrisse, nel decennale della morte, un libro su V.V. Majakovskij (O Majakovskom, 1940; trad. it., Majakovskij, 1967), caratterizzato da una valutazione piuttosto ingenerosa del futurismo.
Dal 1945 al 1953, quasi dimenticato dal pubblico, malvisto per la sua abiura del formalismo, pubblicò un solo libro, O masterach starinnych (1951, "Sugli antichi artigiani"), una serie di novelle sugli artigiani di Tula, seguito nel 1953 da Zametki o proze russkich klassikov ("Note sulla prosa dei classici russi"), estremo ''omaggio'' a un'epoca in cui la ricerca letteraria doveva sottostare a condizionamenti pesanti. Dopo il 1956 ha inizio una nuova fase nella vita di Š., che torna alla teoria della letteratura con una lettura ormai liberata tanto dalle intemperanze del giovane formalista quanto dalle forzature ''sociologiche''. Fondendo ricordi personali, brani critici e pensieri in libertà, Š. crea un nuovo genere, quello del ''racconto critico'', in cui il confine tra saggistica e narrativa tende sempre più a scomparire.
Tra le opere di questo periodo ricordiamo: Za i protiv. Zametki o Dostoevskom (1957, "Pro e contro. Note su Dostoevskij"); Istoričeskie povesti i rasskazy (1958, "Novelle e racconti storici"); Chudožestvennaja proza (1959, "La prosa d'arte"; parzialmente tradotto come: Lettura del ''Decameron'', 1969); Tolstoj (1963; trad. it., 1978); Žyli-byli (1964; trad. it., C'era una volta, 1968); Za sorok let (1965, "In quarant'anni"); Povesti o proze (1966, "Racconti sulla prosa"); Tetiva. O neschodstve schodnogo (1970; trad. it., Simile e dissimile, 1982); Ejzenštein (1973; trad. it., Sua Maestà Ejzenstein, 1974); Energija zabluždenija. Kniga o sjužete (1981; trad. it., L'energia dell'errore, 1984). La riscoperta del formalismo russo in Italia ha portato nuova fama a Š., di cui sono stati tradotti, nel giro di pochi anni, saggi compresi in antologie di scritti formalisti o pubblicati su rivista, tra cui La mossa del cavallo (1967), Il punteggio d'Amburgo (1969), Teoria della prosa (1966 e 1976), Marco Polo (1972 e 1982).
Bibl.: C. Segre, Viktor Šklovskij o le strutture della pietà, in I segni e la critica. Tra strutturalismo e semiologia, Torino 1969; E.S. Levin, Viktor Šklovskij teorico del cinema, in Rassegna sovietica, 1 (1971); R. Sheldon, Viktor Sklovsky: an international bibliography, Ann Arbor 1977; D. Ferrari Bravo, La scienza letteraria sovietica in Italia. Saggio bibliografico 1960-77, in Strumenti critici, 36-37 (ottobre 1978); S. Vitale, Šklovskij. Un racconto critico, in Šklovskij. Testimone di un'epoca. Conversazioni con Serena Vitale, Roma 1979.