CHLEBNIKOV, Viktor (Velemir) Vladimirovič
Poeta russo, nato il 28 ottobre 1885 a Tundutovo, nel governatorato di Astrachan, morto a Santalovo (Novgorod), il 18 giugno 1922. Si trasferì nel 1908 a Pietroburgo, dove divenne guida dei cubofuturisti. D0po la rivoluzione, fu nel sud, a Baku, a Teherān, a Pjatigorsk.
Chlebnikov riprende le forme poetiche del sec. XVIII: la poesia anacreontica, l'idillio villereccio, ricollegandosi a Loomonosov e a Deržavin. Molti idillî di Chlebnikov (I figli della Lontra, La favola dell'età della pietra, Il crepuscolo di Atlantide, Chadži-Tarchan, ecc.) sono pervasi da un panteismo anticoslavo, da un'aria di incantesimi ed esorcismi. La rivoluzione, accolta come crollo del vecchio mondo e trionfo dei poveri sui ricchi, ispirò al poeta i poemi Ladomir, Zangezi, La notte prima dei Sovieti. Per il cubofuturismo grande significato ebbero le teorie linguistiche di Chlebnikov. Insieme con Kručenych, egli creò lo zaum, lingua transmentale, combinazione di radici e suffissi che, senza alterarne le regole e sulla base di analogie, introduceva nel russo nuove parole. Congetturò anche l'esistenza d'una "pre-lingua", rifacendosi alla teoria simbolistica della parola come segno magico, e per lunghi anni lavorò alla costruzione d'una lingua universale (che egli chiamava "stellare"), fondata sul valore simbolico delle lettere dell'alfabeto.