ZA′VADA, Vilém
Poeta cèco, nato a Moravská Ostrava il 22 maggio 1905.
Esordì nell'ambito della scuola poetistica, anche se già il suo primo volume di versi, Panichida ("Requiem", 1927), è impregnato d'un senso tragico che contrasta con le gaie pantomime di Nezval. La poesia di Z. ha gli stessi caratteri di quella di Halas. Tanto in Panichida che nelle successive raccolte Siréna (1932), Cesta pěšsky ("Il viaggio a piedi", 1937), Hradní věž ("La torre del castello", 1940), lo sfondo è sempre Ostrava, terra povera e triste, centro carbonifero. Il cielo pesante e fumoso di Ostrava copre d'un grezzo colore di cenere i versi. Il mondo è paragonato a una enorme miniera, e Ostrava diventa l'universo, rivestito di muffa, solcato da cave e cunicoli, arroventato dal bagliore di altiforni. In poesie imbevute di veleno e scosse da un parossismo febbrile Z. allinea cortei di spettri e di incubi. Come Halas, egli si spinge a un grottesco d'una terribilità monumentale, corrugato da smorfie di sarcasmo. Lo stesso tono pervade la raccolta Povstání z mrtvých ("Resurrezione", 1946), mentre in Polní hvítí ("Fiori di campo", 1955) ricorrono immagini più serene.