EKELUND, Vilhelm
Poeta svedese, nato a Stehag il 14 ottobre 1880, morto nel 1930. Studiò a Lund e viaggiò a lungo in varî paesi d'Europa, anche in Italia. Appartenne in origine alla cosiddetta "Scuola della Scania", con tendenze verso una poesia d'ispirazione paesana, ma s'isolò presto in una sua posizione a parte. Era uno spirito contemplativo, delicato e sensibile, ma oscillante fra l'abbandono lirico al proprio sentimento e la riflessione critica. La sua poesia più viva è quella delle prime raccolte - Varbris (Brezza di primavera, 1900); Syner (Visioni, 1901); Melodier i Skymning (Melodie nel crepuscolo, 1902); Elegier (1903); In Candidum (1905); Dithyramber i Aftonglans (Ditirambi nello splendore pomeridiano, 1906) - dove, in una melodia verbale lenta e un poco monocorde ma di grande purità, s'esprime un sentimento della natura profondo e sognante. Più tardi invece le tendenze speculative dell'E. presero sempre più il sopravvento, conducendolo a filosofiche ed estetiche meditazioni culminanti in una mistica concezione del valore religioso della bellezza, alla quale sono dedicati numerosi volumi di saggi e aforismi (Böcker og Vandringar, "Libri e vagabondaggi", 1908; Antikt Ideal, "Ideale antico", 1909; Nordiskt och klassikt "Nordicità e classicità", 1914; Vera similia, 1916; ecc.). Per questa ricchezza di esperienza spirituale e per il vigile senso della forma (v. anche le traduzioni di liriche greche del volume Griekisk Bukett, 1906), pur vivendo in campagna malato e solitario, acquistò negli ultimi anni un crescente influsso su alcuni poeti della più recente generazione. Le poesie, comprese in parte anche quelle del secondo periodo, sono raccolte in Samlade Digter (3 voll., Stoccolma 1921).
Bibl.: F. Böök, Resa kring svenska Parnassen (Viaggio circolare per il Parnaso svedese), Stoccarda 1926.