villa
È gallicismo presente solo nella Commedia e nel Fiore. Nella lingua del tempo è attestato con più accezioni: " campagna ", " territorio in campagna ", " piccolo centro rurale ", " località " e, per un probabile influsso del francese ville, " città ".
Non è sempre possibile dire con quale di queste accezioni D. lo usi di volta in volta (v. Parodi, Lingua 273-274). Vale certamente " campagna " nell'espressione l'uom de la villa, il contadino, ricorrente in un quadretto di chiara ispirazione agreste: Maggiore aperta molte volte impruna / con una forcatella di sue spine / l'uom de la villa quando l'uva imbruna (Pg IV 21). Al contrario, è sicuramente " città " nell'accenno a Firenze, la gran villa (If XXIII 95), e ad Atene, la villa / del cui nome ne' dèi fu tanta lite (Pg XV 97); parimenti non si può dubitare che indichi la " città " nei due esempi del Fiore: LXXII 10 E dàlle spazio [alla donna] di poter andare / colà dove le piace per la villa; CXXI 7 ma s'alla villa buon morsel s'arresta, / e' pur convien per forza ch' i' n'assaggi.
Ma già in Pg XVIII 83 quell'ombra gentil per cui si noma / Pietola più che villa mantovana, il valore del vocabolo è dubbio. I più, attenendosi alla chiosa di Benvenuto, spiegano: è più celebre della stessa città di Mantova. Casini-Barbi, anche in considerazione del fatto, segnalato anche da altri, che v., con il significato di " città ", è sempre unito all'articolo, si attengono alla spiegazione del Buti e dell'Anonimo, commentando " più che alcun altro villaggio mantovano ". In realtà, il termine è talmente ambiguo da giustificare sia l'incertezza del Grabher (" è più famosa che alcun'altra villa [città, villaggio, luogo] del Mantovano ") sia i tentativi compiuti dallo Steiner e dal Mattalia di proporre un'interpretazione del tutto diversa del controverso passo. Così, il primo commenta: " Ma forse è meglio intendere: per il quale Pietole è nominato per ben altro titolo che per essere una terra del Mantovano ". Ancor più complessa, e meno convincente, la spiegazione proposta dal secondo: " tanto è il prestigio e la fama che a Pietole son venuti dal fatto di esservi nato Virgilio che, volendo indicare quella località, è sufficiente dir ‛ Pietola ', senza bisogno di ulteriori indicazioni, come potrebbe essere questa: località del mantovano ".
Anche per gli altri esempi i commentatori o discordano fra loro o ammettono che non sia possibile identificare con sicurezza il valore del vocabolo. David l'arca traslatò di villa in villa (Pd XX 39), " di luogo in luogo o, alla francese, di città in città " (Mattalia); " dalla casa di Abinadab a quella di Obed-Edom Ghitteo... e infine a Gerusalemme " (Fallani); s. Benedetto distolse dal culto degl'idoli le ville circunstanti Montecassino (XXII 44), cioè " città e villaggi: gli abitanti della regione " (Mattalia); " borghi " (Sapegno); " le città " (Porena); il Veltro caccerà [la lupa] per ogne villa (If I 109), " per ogni località " (Mattalia); " città... oppure, genericamente, luogo " (Sapegno); " città " (Scartazzini-Vandelli); i Padovani innalzano argini lungo la Brenta, / per difender lor ville e lor castelli (XV 8), " località della campagna " (Mattalia), " città " (Sapegno, Chimenz). Si noti come l'espressione di quest'ultimo esempio era forse una formula tradizionale; lo lasciano supporre Folgore da San Gimignano, " Di giugno dovvi una montagnetta / ...con trenta ville e dodici castelli "; Il Milione, " Le ville e le castella hanno una grande abbondanza d'ogni buona cosa " (ediz. Olivieri, p. 35).