VILLAFRANCA di Verona (A. T., 24-25-26)
Grosso paese della provincia di Verona, 16 km. a SO. da questa città, sulla via di Mantova, in zona pianeggiante, 54 m. s. m., in vista delle ultime colline dell'anfiteatro morenico del Garda, in una zona irrigata dal Tione e da altri canali. Essa prende nome dalle franchigie godute alla fine del sec. XII, quando era difesa con mura merlate e con torri, di cui alcune tuttora conservate. La pianta è rettangolare, con tre larghe vie rettilinee parallele alla ferrovia (tra cui principale il corso Vittorio Emanuele) fiancheggiate tutte da case, e da una via trasversale di fronte alla stazione. Un tempo capoluogo di distretto, Villafranca conta ora 4276 ab. Tra le industrie merita di essere ricordata quella della seta. Il comune si estende su 57,3 kmq., per la massima parte (50,4) occupati da terreni seminativi con piante legnose, suddivisi in parti eguali tra frumento, mais e prati artificiali. Gli abitanti sono aumentati da 8693 nel 1881 a 9635 nel 1901, 11.268 nel 1921 e 13.451 nel 1931. La grande maggioranza è dedita al lavoro dei campi; esistono 9 borgate minori (tra cui Dossobuono, 1475 ab.) e molte abitazioni sparse, nelle quali vivono 3700 persone.
Armistizio e Preliminari di Pace di Villafranca. - Armistizio e preliminari di pace, che posero fine alla seconda guerra per l'indipendenza italiana. Varî furono i motivi che indussero Napoleone III ad offrire all'Austria l'armistizio e la pace. Dopo le vittorie di Solferino e di S. Martino, dal punto di vista militare, si profilava una lunga guerra d'assedî nel quadrilatero (Mantova, Verona, Peschiera, Legnago), mentre la situazione diplomatica sempre più s'ingarbugliava ai danni della Francia e la soluzione naturale, che tendeva ad avere la questione italiana, urtava l'opinione pubblica francese. L'opinione pubblica germanica, fin dal principio della guerra, si era manifestata molto favorevole all'Austria, e il ministro degli Esteri prussiano Schleinitz, dopo la battaglia di Magenta, propose all'Austria la mediazione armata della Prussia, purché le fosse lasciata la direzione degli affari della Confederazione germanica. A Francesco Giuseppe non piacque la condizione, tuttavia la Prussia mobilitò, il 14 giugno 1859, 6 corpi d'armata, chiese alla Dieta germanica la formazione d'un corpo federale d'osservazione negli stati tedeschi del sud, e, il 24 giugno, propose alla Russia e all'Inghilterra di agire tutt'e tre come mediatrici tra le due parti belligeranti. Mentre i negoziati fra le tre potenze per la mediazione andavano per le lunghe, la mobilitazione delle truppe prussotedesche, per volere del principe reggente di Prussia Guglielmo, continuava alacremente, e, ai primi di luglio, ben 400.000 uomini erano sul Reno, pronti a marciare. La Russia aveva tenuto in freno la Prussia finché aveva potuto, ma cominciava ad allarmarsi degli sviluppi rivoluzionarî che avrebbe avuto la prosecuzione della guerra: la formazione della legione magiara, i rapporti franco-sardi con agitatori polacchi e ungheresi, i richiami al principio di nazionalità di Cavour e del principe Napoleone spiacevano a Pietroburgo. Tutto questo mentre l'opinione francese constatava gli sviluppi tendenzialmente unitarî che la guerra offriva, contro le previsioni di tutti, al problema italiano: invece di sostituire l'influenza francese all'austriaca si costruiva un grande stato ai confini della Francia. E di questa opinione non mancavano di farsi interpreti presso Napoleone III l'imperatrice Eugenia e il ministro degli Affari esteri, conte Walewski. Si aggiunga, infine, l'impressione penosa, che sull'animo filantropico di Napoleone III avevano prodotto i campi di battaglia coperti di cadaveri e si avrà il quadro complesso dei motivi che lo indussero a quella pace, che doveva fargli perdere presso gl'Italiani tante simpatie.
Il 6 luglio Napoleone III decise di offrire all'Austria un armistizione, informò il re di Sardegna Vittorio Emanuele II e affidò il compito di chiederlo al generale Fleury, latore di una sua lettera all'imperatore Francesco Giuseppe. La sera stessa del 6 la lettera fu consegnata. Francesco Giuseppe ci pensò su tutta la notte, accettò l'armistizio e propose Villafranca come luogo ove potessero riunirsi i rappresentanti dei tre eserciti belligeranti per fissarne le condizioni. A Villafranca l'8 luglio venne firmato l'armistizio, valevole fino al 15 agosto, dal maresciallo Vaillant e dal generale Martimprey per la Francia, dal generale Della Rocca per la Sardegna; dal barone Hess e dal conte Mensdorff-Pouilly per l'Austria. L'8 luglio stesso Napoleone III scrisse a Francesco Giuseppe che l'armistizio doveva essere una tappa per la pace, della quale avrebbe voluto fissare personalmente con lui le basi; Francesco Giuseppe rispose il giorno dopo di essere del medesimo avviso. Nella mattinata dell'11 i due imperatori ebbero un colloquio a Villafranca e fissarono i punti centrali dei preliminari di pace; nel pomeriggio in un altro colloquio tra Francesco Giuseppe e il principe Napoleone, inviato da Napoleone III, i preliminari furono meglio determinati; nella serata stessa ebbe luogo la firma.
Nei preliminari di pace si stabiliva che i due imperatori avrebbero favorito la creazione d'una confederazione italiana, della quale sarebbe stato posto a capo il Papa; che la Lombardia sarebbe stata ceduta dall'Austria alla Francia e da questa sarebbe stata rimessa al regno di Sardegna; che il Veneto, pur restando sotto la corona austriaca, avrebbe fatto parte della confederazione italiana; che il granduca di Toscana e il duca di Modena sarebbero tornati sui loro troni; che i due imperatori avrebbero consigliato di concerto le riforme da prendere per far sussistere il dominio temporale dei papi. Vittorio Emanuele II ratificò questi preliminari con la formula famosa en tout ce qui me concerne, che gli permise più tardi di procedere all'annessione dell'Italia centrale, senza venir meno giuridicamente ai preliminari di Villafranca.
Cavour tentò d'impedire i preliminari di pace, ebbe con Vittorio Emanuele II il "tempestosissimo" colloquio di Monzambano il 10 luglio, e si dimise nella notte dall'11 al 12 luglio. Ma se il nobile scatto abbellisce la figura morale del Cavour, se rappresentò l'espressione immediata, passionale, spontanea dell'anima italiana dinnanzi alla delusione subita, non ne rappresentò la vera grandezza, la quale si trasferì allora nel seno di tutta la classe dirigente italiana. Mentre il suo grande condottiero vacillava in un momento di sconforto e di disperazione, tutta la classe dirigente, formatasi nel decennio di preparazione sabauda (1849-1859), seppe reagire con spirito d'iniziativa, con abilità, con coraggio civile senza pari e capovolgere completamente la situazione in modo da rendere benefici i risultati di Villafranca che Cavour aveva temuto catastrofici e in modo da trasformare l'unità da dono d'un magnanimo monarca straniero in conquista ferma e consapevole d'un popolo.
Bibl.: Di carattere generale: F. Salata, Napoleone III e Francesco Giuseppe alla pace di Villafranca. Un carteggio inedito (quello tra i due imperatori), in Nuova Antologia, LVIII (1923), pp. 289-311; Germain Bapst, Der Friede von Villafranca, in Deutsche Revue, settembre-dicembre 1903 (un sunto in italiano, in Minerva, XXIII, nn. 39, 44, 45, 50 e 51 e XXIV, n. 1); D. Montini, La pace di Villafranca, Verona 1912; A. Stern, Geschichte Europas seit den Verträgen 1815 bis zum Frankfurter Frieden von 1871, VIII, Stoccarda e Berlino 1920, p. 350 segg. Per i nessi con le operazioni belliche: Campagne de l'Emp. Napoléon III en Italie, 1859, rédigée au dépôt de la guerre d'après les documents officiels étant directeur le gén. Blondel, Parigi 1862; Der Krieg in Italien 1859, Nach den Feld-Acten und anderen autentischen Quellen bearbeitet durch das Generalstabs-Bureau für Kriegsgeschichte des k. k. Kriegarchives, Vienna 1876; Comando del Corpo di Stato Maggiore: Ufficio storico, La guerra del 1859 per l'indipendenza d'Italia, I: Narrazione; II: Documenti, Roma 1912. Per la pubblicistica del tempo: cfr. specialmente, L. Debrauz, La paix de Villafranca et les confèrences de Zurich, Parigi 1859; trad. ital. Venezia 1860; O. Aligerti, Il mistero della pace di Villafranca spiegato. Il trattato di Zurigo, Torino 1859. Per Napoleone III a Villafranca, v. specialmente, P. De La Gorce, Histoire du second empire, III, Parigi 1896; A. Luzio, Profili biografici e bozzetti storici, Milano 1927. Per la politica prussiana, in particolar modo, H. Sybel, Die Begründung des deutschen Reiches durch Wilhelm I, II, 5ª ed., Monaco 1896; Die auswärtige Politik Preussens, 1858-71, I, novembre 1858-dicembre 1859, Oldemburgo 1933. Per la politica austriaca, H. Friedjung, Der Kampf um die Vorherrschaft in Deutschland 1859-66, I, Stoccarda 1900. Per Cavour, N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia, VIII, Napoli-Roma 1872; L. Chiala, Lettere edite ed inedite di Camillo Cavour, III, Torino 1884. Per il colloquio Cavour-Vittorio Emanuele II a Monzambano, le rivelazioni di C. Nigra, Giornale d'Italia, 4 luglio 1908. Per il ritiro di Cavour cfr. le sensazionali rivelazioni di E. C. Corti, Unter Zaren und gekrönten Frauen, Lipsia 1936.