VILLANDRAUT
Centro della Francia occidentale (dip. Gironde), che deriva probabilmente il nome da quello del villaggio spagnolo di Villandrado, appannaggio del cadetto di Biscaglia Alonso Lopez, il cui figlio André accompagnò in Francia, intorno al 1200, Bianca di Castiglia e acquisì nella Guienna una signoria alla quale volle dare il proprio nome.
Una cinquantina di anni dopo il castello passò alla casa di Got, cui apparteneva il pontefice Clemente V (1305-1314), che emise diverse bolle papali in favore di quel feudo. Alla sua morte, avvenuta a Roquemaure (dip. Gard), lo stesso pontefice venne inumato nella chiesa collegiata di Uzeste, che aveva fatto costruire non lontano dal castello.Il castello di V. - fondato nel sec. 13° e ristrutturato all'epoca di Clemente V - si erge su una collina rocciosa in prossimità della sponda sinistra del fiume Ciron. Presenta la struttura regolare dei castelli di pianura: una pianta rettangolare con, agli angoli, quattro torri rotonde leggermente sporgenti; al centro della facciata sud è posto l'ingresso, fiancheggiato da due torri rotonde, delle stesse proporzioni di quelle angolari. Al centro della costruzione si apre una corte quasi quadrata, circondata su tre lati, escluso quello d'ingresso, dagli appartamenti.Il castello è chiuso da un vasto fossato lastricato che veniva riempito di acqua attinta da una sorgente che sgorgava a S-O; un canale sotterraneo portava le acque di scarico in un fossato che sfociava nel Ciron. Al castello si accedeva attraverso un ponte levatoio in legno, di cui si sono conservati i pilastri di sostegno originari. In vari punti delle murature del castello si ritrovano segni lapidari lasciati dalle maestranze.Delle sei torri originarie, cinque sono in buono stato di conservazione; la sesta, posta all'angolo sud-ovest, fu distrutta sino al livello del pavimento del primo piano alla fine del 16° secolo. Ognuna di esse era organizzata come un mastio e poteva quindi difendersi autonomamente.In ogni torre vi sono quattro sale sovrapposte: una bassa, o cantina, che si trova nella scarpa, un piano terreno e due superiori; esse erano coperte a volta, a eccezione di quella del secondo piano. La sala bassa serviva da magazzino o da riserva di viveri. Nel corridoio di accesso si trovavano, da un lato, una scala a chiocciola che saliva ai piani superiori e, dall'altro, un passaggio che portava alle latrine.Alla sommità delle cortine e delle torri è posto il cammino di ronda - difeso da un parapetto merlato -, il cui piano pavimentale è al livello del secondo piano delle torri. Le sale del piano terreno e dei piani superiori presentano una forma ottagonale. Quelle del piano terreno e del primo piano erano coperte da volte ogivali a otto nervature che ricadevano su mensole a forma di piramide rovesciata. Le sale del secondo piano (alte m 7 ca.) presentavano una struttura lignea che sorreggeva una copertura in tegole cave. Il cammino di ronda era ricavato tra il bordo della copertura e il parapetto. Le sale del piano terreno e del primo piano avevano un caminetto; tutte le sale delle torri al piano terreno e ai piani superiori erano dotate di latrine, situate in piccole bertesche aggettanti, poggiate su mensole. La difesa era affidata a feritoie di un solo tipo, consistenti in una croce patente (alta cm 160), i cui bracci misurano cm 35 di lunghezza. La maggior parte delle feritoie fu ingrandita in basso, quando l'arco e la balestra vennero sostituiti da armi da fuoco.Si sono conservati gli appartamenti a O e a E, mentre di quelli a N restano solo le fondamenta; essi avevano un primo piano dove si trovavano la sagrestia e la cappella del castello.
Le pareti delle sale delle torri e le volte erano intonacate e dipinte, come provano resti di pitture che simulano i giunti di un'apparecchiatura muraria in pietra e una decorazione a rose. Il pavimento era ricoperto da piastrelle di terracotta rossa, di forma diversa (rettangoli, quadrati, esagoni), mentre quello di una sala situata a N, probabilmente da identificare con la cappella, era ricoperto da piastrelle smaltate con motivi zoomorfi o geometrici di colore giallo.Nella sua fase conservata, il castello di V. è una delle più belle fortezze francesi del 14° secolo. Quasi intatto, presenta il duplice volto di una roccaforte e di una dimora signorile con vasti appartamenti, con il gusto dell'agio e del lusso che sembra prendere il sopravvento sulle necessità difensive. Clemente V trasformò infatti la struttura originaria facendo aprire finestre scolpite al primo piano, alternandole a feritoie; alcune porte furono ornate con un'elegante decorazione modanata e capitelli a motivi vegetali, che ancora sussistono al primo piano degli appartamenti a O.
Bibl.: J. Quicherat, Rodrigue de Villandrando, BEC, s. II, 6, 1844, 1, pp. 119-168; s.v. Château, in Viollet-le-Duc, III, 1858, pp. 140-193: 140; J. Quicherat, Vie de Rodrigue de Villandrando, Paris 1879, p. 4; L. Cadis, Le château de Villandraut, CAF 102, 1939, pp. 311-335; id., Le château de Villandraut, Paris 1942; J. Gardelles, Le château de Villandraut, CAF 145, 1987, pp. 363-373.F.A. Costantini