VILLARD de Honnecourt
Architetto e disegnatore attivo nel primo terzo del 13° secolo.
Di V. si conosce soltanto il Taccuino (Livre de portraiture, Parigi, BN, fr. 19093), una raccolta di pergamene di formato ridotto, della quale restano solo trentatré fogli (sessantasei pagine; cm 14-22,5). Sulla sua vita non si possiedono che alcune indicazioni, inserite nella stessa raccolta, scritta nel dialetto della Piccardia dove egli si firma come Wilars.
Il manoscritto venne notato nel 1825 da un erudito, André Pottier, in un fondo proveniente dall'abbazia di Saint-Germain-des-Prés. Quicherat lo esaminò e pubblicò un lungo articolo sul suo contenuto (Quicherat, 1849). Nel 1858 venne pubblicata una riproduzione, di formato pari all'originale (sessantaquattro pagine), accompagnata da note e da disegni supplementari, realizzata da un architetto dei Monuments historiques e pubblicata dopo la morte, (Lassus, Darcel, 1858). Successivamente molti eruditi, storici e architetti si interessarono al manoscritto e alcuni dei disegni in esso contenuti vennero più volte riprodotti e pubblicati, talvolta con errori, in numerosi articoli; Viollet-le-Duc (1854-1868), in particolare, citò frequentemente i disegni di Villard. Le opere sulla storia delle tecniche non mancano di fare allusione ad alcune delle macchine presentate da V. nel documento, che per il formato e la legatura - successiva - dei fogli fu definito Taccuino.Dopo quella già citata di Lassus e Darcel (1858) e quella di Willis (1859) di questi furono pubblicate altre edizioni in facsimile sia francesi (Omont, 1906; Bouvet, 1960), sia inglesi (Bowie, 1956; Boucher, 1979), sia tedesche (Hahnloser, 1935). Un'edizione divulgativa in francese (ErlandeBrandenburg, 1986) è stata tradotta in italiano (1987) e in spagnolo (1991). La più completa pubblicazione del manoscritto è costituita dalla menzionata edizione critica di Hahnloser (1935), secondo il quale questo manoscritto era un 'libro di bottega' o 'libro di cantiere' (Bauhuttenbuch), punto di vista che Shelby e Barnes (1988) hanno contribuito a fare abbandonare.
Benché non si conoscano né la vita di V. né la sua attività principale, è stato possibile individuare diciassette chiese attribuibili alla sua mano (Barnes, 1982). Sui muri della collegiata di Saint-Quentin, città vicina a Honnecourt, è stata ritrovata un'incisione che si avvicina al rosone disegnato da V. - ma più simile a quello realizzato per la cattedrale di Chartres che a quello del manoscritto - e più recentemente (Bechmann, 1996a; 1996b) è stato reperito uno schema, unico nel suo genere, corrispondente a un metodo di taglio della pietra, descritto da V. (c. 20v). È stata anche notata una profonda analogia tra gli alzati rilevati a Reims (c. 31v) e la disposizione interna della collegiata; ma nulla di ciò dimostra la partecipazione di V. alla costruzione della chiesa. L'epoca in cui egli visse, determinata con un'approssimazione di alcune decine di anni, è quella in cui in Normandia, nella Champagne, nell'Ile-de-France, in Piccardia e in Inghilterra si innalzavano le più belle cattedrali gotiche.È impossibile sapere se V. fosse nativo di Honnecourt, se ne fosse un abitante o se fosse un membro della comunità benedettina dell'abbazia che costituiva il centro di questo agglomerato. Dal manoscritto emerge che egli era esperto nella costruzione di edifici e di macchine, che aveva viaggiato in Francia e in altri paesi d'Europa, disegnando quanto gli apparisse interessante e utile ai progetti nei quali prestava la propria opera, come la cattedrale di Cambrai. Era attratto da tutto ciò che gli sembrava singolare, nuovo, non soltanto nel campo dell'architettura, della costruzione e dell'apparecchiatura delle chiese, ma anche in materia di dispositivi meccanici, di strumenti di cantiere e di macchine da assedio. Artista dotato per il disegno, evocava in schizzi vivaci anche personaggi della vita comune.V. riprodusse la torre ovest della cattedrale di Laon (c. 10r); disegnò un progetto di rosone - non realizzato - per il duomo di Losanna (c. 16) e un altro che ricorda quello della cattedrale di Chartres, ma dal quale differisce per diversi particolari. Rilevò l'alzato interno ed esterno delle cappelle absidali della cattedrale di Reims (cc. 30v, 31r, 32r), con dettagli tecnici relativi ai pilastri, ai montanti, alle nervature, indicando quanto potesse servire da modello alla cattedrale di Cambrai. Il suo manoscritto, nel quale si riscontra il primo esempio del termine 'ogiva', contiene anche studi di absidi di chiese, alcuni esattamente corrispondenti a edifici realizzati a Vaucelles (c. 17) e a Meaux (Saint-Etienne; c. 15), come pure uno schema di pianta di chiesa cistercense. Egli annotò di essere stato chiamato - con ogni probabilità come esperto - in Ungheria, dove appunto monaci cistercensi, giunti dalla Francia, avevano fondato diverse abbazie.Il manoscritto è composto da fogli di pergamena, sui quali V. lavorò in momenti diversi, da lui riuniti successivamente per formare un 'libro' dedicato ai suoi successori, cui addita i precetti in esso contenuti. Alcuni disegni sono stati attribuiti ad altri due autori, denominati Magister 2 e Magister 3, da esegeti che si sono basati su differenze nella grafia e nell'uso del latino.La decrittazione dei disegni tecnici (Bechmann, 1991), per molto tempo trascurati, negletti o mal compresi (Bechmann, 1996a; 1996b), ha dimostrato che i costruttori dell'epoca gotica possedevano conoscenze in materia di geometria e di stereotomia che spiegano come essi abbiano potuto costruire edifici di tale prestigio. In questo manoscritto si trovano le prime allusioni all'arte del tratto che, diffusa tra iniziati, non fu divulgata che a partire dal sec. 16° da de l'Orme (1568) e poi da Jousse (1642). Il tratto prefigura la geometria descrittiva e la stereotomia, che consentono la concezione e la precisa definizione lineare delle opere in legno e in pietra, cosa che ne rende possibile il taglio preliminare.In merito alle quattro pagine che rappresentano personaggi e animali, recanti schemi geometrici, l'autore, in due riprese, indica che si tratta di figure dell'art de géometrie, utili per lavorare. Si è creduto che questi schemi fossero destinati a facilitarne il disegno, ma è stato dimostrato (Bechmann, 1991) che, al contrario, queste figure - alcune evocano anche tradizioni persistite nel compagnonnage - servivano a ricordare figure geometriche o tracciati utilizzati nelle costruzioni, alla guisa delle denominazioni date alle costellazioni, per ritrovarle nel cielo, o delle denominazioni conferite alle figure di Euclide in alcuni trattati di geometria medievali, per facilitarne la memorizzazione (Beaujouan, Cattin, 1981).Il periodo di attività di V. si desume dai suoi disegni. Così la torre ovest della cattedrale di Laon fu iniziata nel 1180 e terminata nel 1215 (Hahnloser, 1935). I disegni di Reims corrispondono a un periodo che si situa tra il 1211 e il 1235. La chiesa di Meaux fu costruita tra il 1175 e il 1220 e quella di Vaucelles - gli scavi hanno comprovato l'esattezza del progetto di V. - venne iniziata nel 1140, terminata nel 1220 e consacrata nel 1235. La cattedrale di Losanna fu edificata tra il 1190 e il 1232. Della chiesa di Cambrai V. disegnò il coro (c. 14v) e annotò che quello era il piano dell'abside di Notre-Dame 'quale sorge da terra'; l'edificazione di questa chiesa, intrapresa nel primo quarto del sec. 13°, fu interrotta dal 1234 al 1239, mentre il coro fu consacrato nel 1251. Quindi l'attività di V. si colloca durante il primo terzo del sec. 13°.Nella dedica destinata a coloro cui lascia la propria opera, V. scrive che questa contiene numerose indicazioni utili in materia di opere di muratura e di carpenteria, nonché il metodo del disegno, il tratto, basato sulla geometria. Ma vi si trovano anche personaggi, scene tradizionali, animali, procedimenti utili agli agrimensori e ai costruttori, piante e alzati di parti di edifici, disegni di apparecchiature da cantiere, una macchina da assedio, una sega idraulica, una macchina per conficcare i pali, un sistema di trasmissione, un trabocchetto automatico, un dispositivo di sospensione, progetti di automi e di sistemazioni di chiese. Emerge l'intento enciclopedico nel campo della costruzione e dell'ingegneria. In tal modo V., tre secoli prima di Leonardo da Vinci, prefigurò il moderno ideale della diffusione del sapere, in contrasto con la tendenza a mantenere segrete le informazioni, prevalente tra i maestri-artigiani dell'epoca.
Bibl.:
Fonti. - P. de L'Orme, Les dix livres de l'architecture, Paris 1568; M. Jousse, Le secret d'architecture, La Flèche 1642.Edd. in facsimile. - J.B.A. Lassus, A. Darcel, Album de Villard de Honnecourt, architecte du XIIIe siècle, Paris 1858 (19762); R. Willis, Facsimile of the Sketch-Book of Villard de Honnecourt from J.B. Lassus, London 1859; H.A. Omont, Album de Villard de Honnecourt, architecte du XIIIe siècle, Paris 1906 (19313); H.R. Hahnloser, Villard de Honnecourt. Kritische Gesamtausgabe des Bauhüttenbuch ms. fr. 19093 der Pariser Nationalbibliotek, Wien 1935 (Graz 19722); T. Bowie, The Sketchbook of Villard de Honnecourt, Bloomington 1956 (19623); F. Bouvet, L'Album de Villard de Honnecourt, in La France glorieuse au Moyen-Age, Paris 1960; F. Boucher, The Lodgebook of Villard de Honnecourt, in Architector. The Lodge Books and Sketchbooks of Medieval Architects, New York 1979, pp. 15-193; A. Erlande-Brandenburg, Carnet de Villard de Honnecourt, Paris 1986 (19902; trad. it. Villard de Honnecourt, disegni, Milano 1987; trad. spagnola, Cuaderno de Villard de Honnecourt, 13° siglo, Madrid 1991).
Letteratura critica. - L. Quicherat, Notice sur l'album de Villard de Honnecourt, architecte du XIIIe siècle, RArch, s. I, 6, 1849, pp. 65-80, 164-188; G. Beaujouan, P. Cattin, Philippe Eléphant in Histoire littéraire de la France, XLI, Paris 1981, pp. 285-362. C.F. Barnes, Villard de Honnecourt, the Artist and his Drawings, a Critical Bibliography, Boston 1982; L.R. Shelby, C.F. Barnes, The Codicology of the Portfolio of Villard de Honnecourt, Scriptorium 42, 1988, pp. 20-48; R. Bechmann, Villard de Honnecourt. La pensée technique au XIIIe siècle et sa communication, Paris 1991 (19932), pp. 305-360; id., L'art du trait au XIIIe siècle, Arts et sciences au Moyen-Age, 1996a, pp. 36-45; id., Le trait retrouvé, Pour la science. Edition française du Scientific American, 1996b, 222, pp. 30-31.R. Bechmann