Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il turismo rappresenta oggi un’attività centrale nella vita moderna e un’industria di primaria importanza per molti Paesi. Prima del XX secolo, sono poche le persone che possono viaggiare per diporto. La grande trasformazione nel mondo del turismo è degli anni Trenta, quando la maggior parte degli stipendiati dei Paesi europei comincia a godere del diritto alle ferie retribuite. Negli anni Sessanta il settore del turismo si espande e si caratterizza per un’elevata standardizzazione. Il successo del turismo balneare modifica le coste facendo sorgere ovunque villaggi-vacanza. Negli ultimi decenni si diffondono nuovi tipi di turismo, da quello nei parchi naturali a quello nei parchi di divertimento, dal turismo culturale a quello orientato al recupero del benessere, fino a un turismo più individuale ed esigente che cerca nuove forme di distinzione dalla massa.
Turismo d’élite e turismo di massa
Il turismo rappresenta oggi un’attività centrale nella vita moderna e un’industria di primaria importanza per molti Paesi. Prima del XX secolo, sono poche le persone che possono viaggiare per ragioni non strettamente legate al proprio lavoro o in gruppo per motivi religiosi e che si muovono per lo più da una dimora privata all’altra o anche, più recentemente, da un grande albergo all’altro lungo le vie di un turismo di eccellenza. Tale situazione rimane pressoché immutata fino alla crisi del 1929. È soprattutto l’aristocrazia che si sposta e, quando non domina più né la vita politica né quella economica, si dedica sempre più ai riti sociali e detta ancora a lungo le norme comportamentali del bel mondo e della buona società. Ai nuovi equilibri di potere gli aristocratici rispondono con la fuga dalla propria condizione, con il viaggio romantico verso orizzonti diversi o verso le vestigia del passato, oppure alla ricerca di case da gioco, per testimoniare lo spirito di classe e la distanza che li separa dagli altri. Il Grand Tour, da sempre appannaggio di questa classe sociale, si trasforma da esperienza didattica, basata sull’osservazione e lo studio di monumenti, manufatti e musei, in tour romantico. Assumono importanza primaria le esperienze private, le emozioni e la ricerca del bello, del sublime, dell’eccezionale. La borghesia benestante segue la scia segnata dagli aristocratici, poi, insieme con questi ultimi, dà vita a nuovi itinerari e a lunghe villeggiature.
All’inizio del XX secolo sono soprattutto il cuore dell’Europa e l’Europa meridionale ad attirare aristocratici e benestanti. Dagli Stati Uniti d’America e dalla Russia il flusso di forestieri è in continuo aumento. Comincia a farsi strada l’uso del velocipede e poi dell’automobile, che favorisce la nascita di appositi club. Le grandi guide, ricche di informazioni storiche e di notizie pratiche proliferano e alcune marche di pneumatici dedicano un settore alla pubblicazione di carte e guide autostradali in cui inseriscono, oltre ai consigli su ristoranti e alberghi, anche informazioni sulle officine di riparazione delle automobili. Qualche linea ferroviaria è nota per avere treni di gran lusso, ma soprattutto è rapido lo sviluppo, all’inizio del XX secolo, dei viaggi di piacere per mare, favorito anche dal fatto che le compagnie di navigazione cominciano a risentire del calo delle migrazioni verso l’America, e tentano di aprirsi a nuovi mercati.
Fino agli anni Trenta una clientela aristocratica o solo facoltosa conserva l’abitudine di trascorrere i mesi invernali in stazioni climatiche. Molti preferiscono stabilirsi sulla costa mediterranea, soprattutto da Rapallo fino a Marsiglia, dove una vita rutilante di impegni si svolge separata dalla gente del luogo. Si succedono feste, balli, ricevimenti, e, soprattutto per opera degli Inglesi, vengono codificati sempre nuovi sport, mentre artisti e scrittori scelgono di svernare nelle cittadine dell’entroterra provenzale o in piccoli porti. Gli Inglesi tendono a stabilirsi in luoghi originali, li consacrano mediante la presenza di personaggi di rango (a partire dai sovrani con le loro famiglie fino agli artisti e ai divi dello spettacolo) e, infine, li dismettono, quando col diffondersi della moda l’afflusso diventa tale da ridurre il prestigio del luogo stesso, dirigendosi verso mete sempre più lontane e, “scoprendo” le coste oceaniche o le isole mediterranee e infine l’Egitto. Alessandria, Il Cairo e Luxor diventano le residenze invernali preferite e le navi a vapore prendono a solcare il Nilo. Alle villeggiature estive balneari, si accompagnano sempre più frequentemente le escursioni, estive e poi anche invernali, sulle Alpi che conservano un carattere in complesso più elitario. L’alpinismo diventa un elemento di distinzione per alcune élite borghesi per le qualità di serietà e perseveranza, attenzione e solidarietà richieste a chi vuole sfidare la montagna. Un turismo multistagionale si sviluppa così in un complesso succedersi di stazioni e attrazioni.
La grande trasformazione nel mondo del turismo è degli anni Trenta, quando la maggior parte degli stipendiati dei Paesi europei comincia a godere del diritto alle ferie retribuite e la vacanza da tempo perso o utilizzato per il piacere individuale diventa una necessità riconosciuta e tutelata. Dall’inizio del Novecento si diffonde lo scoutismo, con l’intento di favorire i contatti tra i giovani di tutte le classi sociali, permette loro di recarsi anche all’estero pernottando in ostelli a basso costo. I primi centri di vacanza nascono in quegli anni soprattutto a opera di sindacati e cooperative, mentre le colonie estive per bambini bisognosi sono promosse sia dal mondo politico che da quello religioso. Tra gli anni Trenta e Sessanta anche le amministrazioni pubbliche e le grandi aziende creano e gestiscono i propri centri di vacanza.
Un ruolo fondamentale è svolto poi dall’aumento del reddito medio che si ha in Europa intorno agli anni Sessanta e, con esso, dalla diffusione dell’automobile come mezzo di trasporto familiare. Al seguito di quello estivo, che resta largamente predominante, comincia a generalizzarsi il turismo invernale (dopo il 1960 in ogni paese d’alta
montagna sorgono attrezzature sciistiche con moderni impianti di risalita). Ma solo in un secondo momento si cercherà di favorire lo scaglionamento delle ferie essenzialmente per incrementare ancora e razionalizzare l’industria turistica. Il turismo di massa determina profondi cambiamenti qualitativi. Tra gli elementi che lo contraddistinguono, oltre all’aumento del numero di turisti, si annoverano l’organizzazione collettiva dei viaggi e l’utilizzo di strutture ricettive comuni, come i villaggi turistici, la nascita di numerosi alberghi, pensioni e seconde case di stile uniforme, villette ed edifici divisi in appartamenti, che occupano soprattutto le coste, trasformandone il volto. Ancora agli Inglesi si deve l’invenzione del caravanning e del camping, un tipo di turismo mobile che però utilizza perlopiù strutture fisse per i pernottamenti. La vacanza diventa così un rito sempre più standardizzato. Il diffondersi dell’uso dell’aeroplano permette, prima ai più benestanti poi anche ai salariati, di visitare luoghi lontani; nasce così un turismo che si dirige verso Paesi extraeuropei, mentre cominciano ad affluire in Europa turisti provenienti dagli altri continenti, favorendo così la circolazione di modelli culturali diversi. In questo nuovo desiderio di spostamenti di ampio raggio la pubblicità gioca un ruolo di primo piano, offrendo immagini di paradisi lontani.
Nuove forme di turismo
Ma dagli anni Settanta in poi le richieste di una parte dell’utenza cominciano a farsi sempre più differenziate e da un prodotto standardizzato e preconfezionato si tende a passare a un “nuovo turismo” che presenta la caratteristica di essere individuale, segmentato, flessibile e su misura. La cultura finisce con l’occupare una posizione egemone nella scala dei valori e aumentano le presenze nelle città d’arte più rinomate, che cominciano ad avere seri problemi di superaffollamento, a cui rispondono con la pedonalizzazione e il divieto di circolazione delle automobili dei non residenti, con l’attuazione di una politica di grandi eventi, mostre e spettacoli, che scaglioni nel tempo il turismo, e perfino con l’adozione di biglietti d’ingresso agli spazi urbani con valore museale.
Gli Americani sono gli inventori di un altro tipo di vacanza, che rapidamente viene adottato in Europa: quella nei parchi naturali. Territori selvaggi, in precedenza disdegnati, diventano nuove mete turistiche. Ancora una volta è la classe medioalta che dà inizio al mutamento, ma questa volta esso diventa presto il portato di fasce sociali più ampie che trovano in un turismo poco costoso un’occasione di distinzione alla propria portata, fondata sulla valorizzazione e sulla difesa dell’ambiente. In America, a opera di Walt Disney, nasce anche il turismo nei parchi di divertimento, caratterizzati soprattutto dalla loro dimensione e dalla rilevanza degli investimenti necessari, che offrono pure attività sportive e sono destinati ai piccoli, ai quali si dedica negli ultimi decenni un’attenzione sempre più specifica, ma anche ai loro genitori e ai giovani in genere. I parchi archeologici e tecnologici, ma anche zoosafari e visite a luoghi colpiti da catastrofi, o che ospitano fenomeni naturali in atto – del resto ben note già da tempi antichi se si pensa alle scalate al Vesuvio o all’Etna –, hanno invece un’ambizione didattica che cresce con la convinzione che la scuola non sia più il luogo principale e sufficiente di istruzione. Ancora un altro genere di vacanza è quello che si prefigge la difesa e il recupero della salute e della bellezza, che riscopre le terme e incoraggia la creazione di strutture destinate alla cura del corpo e a trattamenti estetici. Diete dimagranti, massaggi e abbronzature artificiali – a differenza del tempo in cui il candore della pelle era considerato segno di distinzione, il corpo abbronzato diventa il corpo ideale – sono da un lato precondizioni per la vacanza e dall’altro occasioni di vacanza essi stessi.
Dal dopoguerra il settore turistico registra una crescita costante, anche se la crisi petrolifera e la guerra del Golfo segnano una battuta di arresto in questo come in altri settori. Ma se il turismo ha indubbi effetti positivi, economici e culturali, sia su coloro che si spostano sia su coloro che accolgono i turisti, esso può anche avere effetti negativi che oggi si vanno discutendo, sia per quanto riguarda la circolazione di malattie, sia per il diffondersi di sintomi riconosciuti come spie del disagio derivante dal confronto tra le aspettative e la realtà che il turista sperimenta, sia per la compromissione dell’ambiente da parte del turismo di massa che determina problemi per la conservazione della flora, della fauna e del paesaggio. Sempre aperta è poi la discussione se sia auspicabile o meno lo sviluppo del turismo come strategia economica per i Paesi in via di sviluppo. Non solo in quanto i proventi, per la presenza di gruppi transnazionali, possono risultare inferiori agli investimenti e, nel caso in cui il turismo incida troppo profondamente sul reddito nazionale, la sua eventuale improvvisa contrazione può generare gravi squilibri, ma anche perché l’impatto socio-culturale su comunità arretrate può comportare trasformazioni del sistema dei valori e dei comportamenti, senza provocare un aumento del capitale culturale a causa della scarsa specializzazione richiesta da molti impieghi connessi col turismo e della possibilità che esso favorisca atteggiamenti servili e comportamenti tipici delle “riserve etniche”.