VIMINALE (Viminalis collis)
Il Viminale ha sempre costituito, almeno in parte, un'accessione del Quirinale pur essendone distinto; esso si può considerare, rispetto a questo, come l'Esquilino nei confronti del Palatino, e cioè come il suburbio del primitivo suo centro. Il suo nome si fa derivare da antiche selve di vimini, delle quali sarebbe stato coperto: tali condizioni naturali e altre avrebbero trovato religiosa espressione in un Deus Viminus o Iupiter Viminus, antichissima divinità del colle, e forse anche in un Dio Verminus, attestato dall'iscrizione di un'ara del sec. II a. C. trovata a Via Volturno, divinità ignota, ma che sembra avere con le precedenti, almeno nel nome, una certa analogia.
Anche il Viminale forma, come il Quirinale e l'Esquilino, un contrafforte dell'altipiano proteso tra l'Aniene e il Tevere; esso tuttavia non giungeva ad affacciarsi direttamente sulla pianura tiberina: è, invece, su i tre lati, settentrionale, occidentale e meridionale, limitato da profonde incisioni: la valle detta di Quirino, che lo separa a nord dal Quirinale lungo l'attuale linea di Via Nazionale fin quasi a Via Firenze; la valle Suburana, nel suo pendio occidentale, con la vera e propria Subura maior e minor; nel pendio meridionale poi, il Vicus Patricius (Via Leonina-Via Urbana) che lo separa dalla quota del Cispio dell'Esquilino. Le punte a sperone che, alla divergenza delle valli suddette dovettero caratterizzare il Quirinale, l'Esquilino, e, principalmente, l'estremo occidentale del Viminale, dovettero suggerire la strana denominazione di Carinae al primo inizio della valle Suburana e a Marziale quella di fauces data all'ingresso, nel Clivus Suburanus, del più popolare e malfamato quartiere di Roma.
Etnicamente e politicamente, il Viminale dovette far parte del nucleo sabino del Quirinale. È infatti al pari di questo denominato "collis" e del pari fu incluso nella IV regione serviana e, nel riordinamento augusteo, nella VI.
Ma le antichissime mura che, precedentemente alla più ampia duplice cinta che ora s'identifica rispettivamente nella vera cinta serviana e in quella del sec. IV, fin qui presunta dell'epoca regia, dovettero probabilmente recingere il Quirinale, non recinsero certo il Viminale che entrò a far parte dell'organismo urbano solo nella fase già progredita di unificazione dei due nuclei palatino e collino, costituenti quel che ora gli storici chiamano più o meno propriamente la "Città di Tazio" e che precede la "Città delle IV Regioni" di Servio Tullio.
Che il Viminale, precedentemente, potesse avere un suo proprio luogo forte in contrapposizione a quelli dell'Esquilino o a complemento di quello del Quirinale, può darsi, ma non ne è giunta notizia, né indizio veruno. Forse, come per il Quirinale, il presumibile tracciato di una più antica e ristretta linea difensiva potrebbe esserci rappresentato dalla dislocazione dei sacelli e dalla processione degli Argei, ma nessun sacello troviamo ricordato sul Viminale e nessun punto di riferimento ad esso nella processione. La fortificazione, pertanto, topograficamente certa del Viminale va riferita al famoso aggere detto di Servio, nel tratto compreso tra la Porta Collina e la Porta Viminale, tra questa e la Porta Esquilina, lungo la linea approssimativa Via Goito-Volturno-Marsala. Il vero e proprio quartiere del Viminale, nel periodo di sua formazione e di sua evoluzione, ci appare più propriamente compreso nel grande V costituito dalle branche divergenti del Vicus Longus e del Vicus Patricius distaccantisi da un medesimo punto, l'Argiletum, al suo inizio presso le Carinae: Solo in progresso di tempo il quartiere si ampliò fino agli estremi, costituiti dalle Porte Collina a Via Goito e Viminale presso la Via Marsala.
Alla duplice fase del suo sviluppo lungo la duplice direttiva, indicata da quelle due grandi arterie, corrisponde quanto sappiamo della topografia del Viminale, più intensa sui due versanti settentrionale e meridionale e verso l'estremo occidentale, con caratteristiche analoghe, per disposizione degli edifici su terrazze digradanti verso le valli e per l'allinearsi di essi ai fianchi di una linea crinale, nonché per il ceto prevalente, il patrizio, a quelle che si osservano per il Quirinale. La via, che segue la cresta del colle in analogia all'Alta Semita, fu riconosciuta negli scavi per la costruzione del teatro già Costanzi ora dell'Ópera (Not. scavi, 1879, p. 331); il carattere prevalentemente signorile delle abitazioni è riflesso nel nome stesso di Vicus Patricius.
Scarsa notizia abbiamo di culti e di templi particolarmente importanti per il Viminale: oltre al culto di Vimino e all'ara di Vermino non abbiamo ricordo che di un antico sacello di Nenia, quale particolarmente proprio del Viminale e, solo in epoca imperiale, di sacelli o lararî privati, tra i quali, notevolissimo, quello sacro a Luperco nella casa di Crepereio Rogato scoperto nei pressi della chiesa di S. Eufemia in Via Urbana.
Un tempio di Silvano, riferito dal Marliano al colle Viminale nella regione di S. Agata, corrisponde a un sacello realmente riconosciuto nei lavori di fondazione della Banca d'Italia, ma non già sul Viminale, bensì sulle pendici del Quirinale.
Di edifici notevoli sul colle, con nomi e attribuzioni di ben varia attendibilità, si ricordano un Palatium Decii, un Lavacrum Agrippinae, le Thermae Olympiadis e le Termae Novati in Vico Patricio. Di questi edifici sono certi solo le Terme di Novato e il Lavacrum Agrippinae, questo ultimo riconosciuto per il rinvenimento di fistule acquarie, recanti quel nome, in una vigna contigua al monastero di S. Lorenzo in Panisperna.
Il Palatium Decii corrisponde a un gruppo di rovine, certo di vasto edificio, ricordate da P. Sante Bartoli e da Flaminio Vacca presso S. Lorenzo in Panisperna e battezzato col nome di Decio in base a un passo dei Mirabilia, che ricollegano la leggenda del martirio di S. Lorenzo a quel luogo e propriamente alle immaginarie Thermae Olympiadis, ma esistite. La supposta esistenza di queste è derivata da un'interpolazione degli atti del martirio di S. Lorenzo, nella quale ha certo influito la vicinanza delle Terme di Novato ricordate dal Liber Pontificalis in rapporto alla chiesa di S. Pudenziana.
Con questi ricordi si passa dal Viminale classico a quello medievale, del quale il monumento più notevole è certamente la chiesa e il titulus Pudentis, uno dei più antichi della Roma cristiana e certamente sorto nell'ambito di un antico edificio di carattere termale, le Terme di Novato. Sono connessi alla ricostruzione di questa chiesa i ricordi di grandi lavori fatti nel sec. V dal prete titolare Ilicio, che congiunse con un portico, certamente lungo il Vicus Patricius, il titolo con la chiesa di S. Lorenzo in Fonte, nella quale è da credere si possa riconoscere il primo nucleo della localizzazione in questo colle delle memorie e delle leggende relative al martirio di S. Lorenzo. Gli edifici del prete Ilicio, secondo una probabile ipotesi, sarebbero raffiggurati nel musaico stesso di S. Pudenziana e presi a prestito per la raffigurazione in esso della Gerusalemme celeste e terrestre. Se così fosse, noi potremmo vedere rappresentato nel musaico il fianco meridionale del colle Viminale lungo il Vicus Patricius, così come, tenendo presente la natura già detta del colle digradante a terrazze, è facile immaginarlo.
Nel Medioevo il Viminale mantenne il carattere di quartiere annesso al Quirinale, formando, con parte dell'antica sottostante Subura, il rione Monti, il cui carattere battagliero degli abitanti e antagonistico di altri quartieri dell'Urbe ci riporta ai classici ricordi dei contrasti religiosi per il sacrificio dell'Equus October connessi alla Torre Mamilia e alla Subura. Anche i suoi feudatarî principali, forse i Crescenzî, connessi soprattutto al Campus S. Agathae (S. Agata dei Goti) e al Puteo Probe, si rivelano tra i più turbolenti tra la turbolenta nobiltà romana: a loro e ai nobili detti "de Subura" si ricollegano le origini, nel vicinissimo Quirinale, della maggior fortezza della Roma medievale, la Turris Militiarum, e il complesso sistema di torri costituenti il vasto campo trincerato detto Torrecchiano o delle Milizie.
La topografia del Viminale ha certamente subito grandi alterazioni fin dall'antichità, nel suo estremo orientale, con la costruzione delle immense Terme di Diocleziano, che inclusero e assorbirono in sé numerosi edifici precedenti riconosciuti in occasione di lavori e di scavi; più numerose alterazioni, dopo il lungo abbandono periferico di questa come di ogni altra parte del vasto altipiano, le subì con i grandi lavori sistini e l'apertura della Via Panisperna destinata a congiungere la Basilica Liberiana al Foro Traiano; infine, più recentemente con l'apertura della Via Cavour, specie nel tratto corrispondente alle antiche Carinae e con l'erezione del Ministero degl'interni. Tuttavia, in alcune sue parti immediatamente prossime al Foro di Augusto e lungo i pendii vicini alla chiesa dei Goti, mantiene molto della sua antica caratteristica. La linea dell'antico Vicus Patricius, come in antico, risale la valle con le vie degli Zingari-Leonina-Urbana, fiancheggiata ancora dalle più antiche memorie del colle: S. Pudenziana con le annesse Terme di Novato; S. Lorenzo in Panisperna, S. Ippolito, ecc., che ne compendiano l'antichissima storia e le vicende molteplici.
Bibl.: H. Jordan e C. Huelsen, Topogr. der Stadt Rom, I, iii, Berlino 1907; R. Lanciani, Storia degli scavi, Roma 1902-12, passim; G. Giovannoni, C. Cecchelli, ecc., S. Agata dei Goti, ivi 1924; M. Marchetti, Un manoscritto inedito riguardante la topografia di Roma, in Boll. comm. arch. com., 1914; G. Marchetti Longhi, Castra Praetoria, in Capitolium, 1934; R. Paribeni, Le terme di Diocleziano e il Museo Naz. Rom., 2ª ed., Roma 1933. - Per S. Pudenziana, cfr. A. Petrignani, La basil. di S. Pudenziana in Roma, 1934.