Vincent, François, Paul… et les autres
(Francia/Italia 1974, Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre, colore, 118m); regia: Claude Sautet; produzione: Raymond Danon per Lira/Praesident; soggetto: dal romanzo La grande marrade di Claude Néron; sceneggiatura: Jean-Loup Dabadie, Claude Néron, Claude Sautet; fotografia: Jean Boffety; montaggio: Jacqueline Thiédot; scenografia: Théo Meurisse; costumi: Georgette Fillon; musica: Philippe Sarde.
Vincent, Paul e François sono amici dai tempi della giovinezza e ora, ultracinquantenni e con famiglia, continuano a frequentarsi e a riproporre gli stessi rituali fatti di scherzi, di pranzi domenicali, di incontri al bar, di allegria. Ma tale serenità è solo apparente. Vincent, padrone di una fabbrica di laminati, non si è mai rassegnato alla fine del rapporto con la moglie Catherine e vive senza convinzione una storia d'amore con Marie, molto più giovane di lui, da cui viene abbandonato per scarsa partecipazione emotiva alla loro relazione. François, affermato medico che ha appena aperto una clinica privata, assiste impotente allo spegnersi del suo matrimonio con Lucie, a causa del proprio progressivo disinteresse per tutto e per tutti, amici e famiglia compresi. Paul, noto giornalista, trascorre le notti alla macchina da scrivere nel tentativo di portare a termine un romanzo che continua a sfuggirgli. 'Gli altri' condividono la vita di Vincent, François e Paul: sono Jean, promessa della boxe ma operaio nella fabbrica di Vincent, sposato con Colette che aspetta un bambino; Jacques, appena giunto a Parigi per un nuovo lavoro; Clovis, che ha aperto un bistrot assieme alla moglie, e altri ancora. All'improvviso le cose sembrano precipitare. Vincent, che deve trovare entro un paio di giorni un'enorme somma per evitare il fallimento, viene salvato dall'intervento di Catherine e di suo padre, che gli presta i soldi necessari a superare la crisi, mentre François, che avrebbe potuto aiutarlo, trova una scusa per non farlo. Ma l'aver dovuto vendere la fabbrica per i troppi debiti, e la notizia che Catherine dovrà partire e stare a lungo lontana dalla Francia, provocano a Vincent un attacco cardiaco. Gli amici, vecchi e nuovi, gli si stringono attorno. Poi tutti assieme, compreso il ristabilito Vincent, si recano a vedere l'incontro che Jean, con molto coraggio e un po' di fortuna, riesce a vincere: e proprio questa vittoria sembra costituire una svolta nella vita del gruppo di amici. Vincent va a lavorare da Armand, un altro piccolo imprenditore a cui ha fatto dei favori in passato, e per di più ritrova Marie, pronta a riprendere la relazione interrotta, anche se lui non fa che pensare a Catherine; François viene abbandonato dalla moglie, che si è innamorata di Jacques; Paul persiste ostinatamente nei suoi sforzi per portare a termine il romanzo che ha in mente; Jean, resosi conto che la boxe non fa per lui, decide di lasciar perdere lo sport per andare a Bordeaux a seguire un corso di specializzazione. L'ultima inquadratura dissolve sui tre amici, un po' più vecchi e meno sicuri, intenti ai soliti giochi, alle solite parole.
Claude Sautet, il ressemeleur, il risuolatore. Così amava definirsi lui stesso alludendo al lavoro che l'aveva reso famoso non agli occhi del grande pubblico ma all'interno della professione: quello di rimettere in sesto sceneggiature che facevano acqua e bisognose di ritocchi. L'aspetto che maggiormente colpisce nei film di Sautet è in effetti la grande cura del ritmo, dell'armonia narrativa, della credibilità dei personaggi e dell'ambiente. "La sceneggiatura è come la musica ‒ afferma ‒ in cui c'è un certo tipo di armonia, di accordo o di ritmo iniziale che fa sì che, qualunque sia il percorso, sia una logica sotterranea quella che impone la materia finale". L'attenzione alla sceneggiatura diventa per Sautet momento imprescindibile di ogni suo film, anche in considerazione del fatto che il regista predilige storie corali, ama occuparsi di gruppi di persone (come in Vincent, François, Paul…et les autres o in Mado, 1976) o di personaggi il cui legame con l'ambiente è strettissimo (Les choses de la vie ‒ L'amante, 1970, César et Rosalie ‒ È simpatico, ma gli romperei il muso, 1972, Garçon!, 1983). L'incontro, o lo scontro, tra ambiente e individuo è l'occasione di un'indagine lucida sui disagi della società francese degli ultimi decenni. Se da una parte Sautet è attento ad analizzare i meccanismi sociali che regolano la vita della borghesia, dall'altra ne approfitta per verificare le possibilità di adeguamento fra tensioni individuali e indicazioni sociali. La crisi del borghese nasce nel momento in cui il sociale non è più in grado di mantenere le promesse e ciò che era stato sacrificato ritorna imperiosamente a reclamare i suoi diritti. Vincent, Paul e François hanno sacrificato tutto al lavoro e al successo, perdendo o dimenticando una parte di se stessi, mentre Jean, che rifiuta una carriera pur promettente, sembra assecondare la propria vocazione originaria che promette al massimo una vita tranquilla senza sfarzi o visibilità sociale.
I film di Sautet, e questo in particolare, uno dei migliori, raccontano in realtà il faticoso recupero di una perdita e quindi di una identità, che il regista segue con precisione e senza concessioni, grazie a una macchina da presa che rifiuta ogni orpello e ogni tentazione per timore di perdere di vista il proprio obiettivo. Una preoccupazione di realismo che Sautet eredita da Renoir e da Becker e che trasmette con grande sensibilità e maestria ai propri attori, alcuni dei quali veri amici più volte interpreti dei suoi film (Romy Schneider, Michel Piccoli, Yves Montand), e capaci di contribuire in maniera decisiva al loro felice esito.
Interpreti e personaggi: Yves Montand (Vincent), Michel Piccoli (François), Serge Reggiani (Paul), Gérard Depardieu (Jean), Stéphane Audran (Catherine), Antonella Lualdi (Giulia), Umberto Orsini (Jacques), Marie Dubois (Lucie), Ludmilla Mikael (Marie), Catherine Allégret (Colette), Betty Beckers (Myriam), Yves Gabrielli (Michel), Jean Capel (Jamain), Mohamed Galoul (Joe Catano), Jacques Richard (Armand), David Tonelli (Marco), Nicolas Vogel (Clovis), Jean-Denis Robert (Pierre), Myriam Boyer (Laurence), Daniel Lecourtois (Georges), Pierre Maguelon (Farina), Maurice Auzel (Simon), Maurice Travail (contabile), Jean Lagache (aiutante di Becaru), Marcel Portier (padre di Jean), Ermanno Casanova (padrone del ristorante).
G. Allombert, Vincent, François, Paul et les autres, in "La revue du cinéma", n. 287, septembre 1974.
M. Sineux, Tu disais la banlieue…, in "Positif", n. 163, novembre 1974.
G. Légrand, Sans mépriser personne, in "Positif", n. 163, novembre 1974.
C. Beylie, Vincent, François, Paul… et les autres, in "Écran", n. 30, novembre 1974.
J.-P. Oudart, Travail, famille et P.M.E., in "Cahiers du cinéma", n. 254-255, décembre 1974-janvier 1975.
R. Escobar, Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre, in "Cineforum", n. 146, agosto 1975.
M. McCreadie, Vincent, François, Paul and the Others, in "Films in review", n. 6, June-July 1976.
Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 153, décembre 1974.