Korda, Vincent
Nome d'arte di Vince Kellner, scenografo cinematografico ungherese, naturalizzato britannico, nato a Turpásztó il 22 giugno 1897 e morto a Londra il 5 gennaio 1979. L'abilità tecnica, unita a un mondo immaginario ricco di spunti 'fantastici' e al tempo stesso solidamente ancorato alla tradizione figurativa mitteleuropea, lo portarono a confrontarsi con il genere storico ma anche con la commedia sofisticata e con ambientazioni futuristiche. Creò un proficuo sodalizio artistico con i fratelli Alexander e Zoltan, entrambi registi: la complementarità di intenti dei tre fratelli si legge in ogni loro opera, e la tendenza alla spettacolarità di Alexander o le fantasie esotiche di Zoltan trovarono in Vincent un interprete unico e di grande efficacia. Ottenne nel 1941 un Oscar per The thief of Bagdad (1940; Il ladro di Bagdad) di Ludwig Berger, Michael Powell, Tim Whelan e i non accreditati Alexander e Zoltan Korda e tre nominations.
Studiò arte e disegno industriale a Budapest (1910-1912) e pittura e disegno (1912-1915) nella 'colonia di artisti' di Kecskemét, sotto la direzione di B. Iványi-Grünewald. Dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale, dal 1919 al 1925 studiò pittura a Vienna, a Firenze e a Parigi, e quindi lavorò come pittore e scenografo teatrale in Ungheria. Entrò nel mondo del cinema nel 1931, quando fu chiamato in Francia da Alexander per lavorare come scenografo, a fianco del tedesco Alfred Junge, nel suo Marius. Seguì poi il fratello in Inghilterra, dove partecipò alla fondazione della London Film Productions. In The private life of Henry VIII (1933; Le sei mogli di Enrico VIII) di Alexander, Vincent ottenne un grande successo proprio grazie alla capacità di comprendere visivamente le intenzioni del fratello, per il quale ricreò ambienti spettacolari, sebbene con mezzi relativamente limitati, spesso ispirandosi alla sua precedente attività teatrale. Dopo Catherine the Great (1934; La grande Caterina) di Paul Czinner, nel quale la tendenza al barocchismo non gli impedì di effettuare una corretta ricostruzione storica, in Things to come (1936; Vita futura o Nel 2000 guerra o pace?), prima prova di William C. Menzies nella regia, K. operò un interessante esperimento di scenografia futuristica, ricca di riferimenti a W. Gropius e a Le Corbusier. Lavorò ancora con Alexander in altri film, tra i quali spicca Rembrandt (1936; L'arte e gli amori di Rembrandt), il cui risultato scenografico deve molto agli effetti luministici di Georges Périnal. La sua opera migliore fu però The thief of Bagdad, per il quale ebbe a disposizione un budget più alto rispetto ai film precedenti. Ciò gli consentì di sbizzarrirsi in un tripudio di fantastiche invenzioni: dal gigantesco genio in bottiglia alla collezione di giocattoli meccanici del sultano, il tutto reso ancora più affascinate dall'utilizzo del Technicolor. Successivamente ottenne una nomination all'Oscar per la fastosa ed elegante ambientazione di That Hamilton woman noto anche come Lady Hamilton (1941; Lady Hamilton o Il grande ammiraglio)interpretato da Vivien Leigh e diretto dal fratello Alexander.
Anche la collaborazione con Zoltan portò a brillanti risultati: dopo alcuni film di avventure esotiche (Sanders of the river, 1935, Bozambo; Elephant boy, 1937, La danza degli elefanti, diretto insieme a Robert J. Flaherty; The drum, 1938, Il principe Azim; The four feathers, 1939, Le quattro piume), ottenne infatti un'altra nomination per Jungle book (1942; Il libro della giungla), nel quale la sua vena fantastica e la tendenza all'esotismo del fratello lo aiutarono a costruire una singolare atmosfera di favola. Lavorò inoltre con Julien Duvivier in Lydia (1941) e con Ernst Lubitsch in To be or not to be (1942; Vogliamo vivere). In The third man (1949; Il terzo uomo) di Carol Reed abbandonò i barocchismi e si confrontò con le atmosfere del noir, proponendo il paesaggio urbano di una Vienna postbellica in termini surreali e vagamente sospesi. In Summertime, noto anche come Summer madness (1955; Tempo d'estate) di David Lean, il suo impegno si concentrò soprattutto nell'evidenziare pittoreschi angoli di Venezia e nel sottolineare, con uno sguardo mitteleuropeo, una particolare poesia nella descrizione degli interni. Nel 1963 ottenne un'altra nomination (insieme a Ted Haworth e Léon Barsacq) per il film bellico collettivo The longest day (1962; Il giorno più lungo) di Andrew Marton, Ken Annakin, Bernhard Wicki e Gerd Oswald.
Nel 1979 il figlio Michael, noto scrittore, ha pubblicato una storia dei tre fratelli Korda, dal titolo Charmed lives: a family romance.
K. Telepy, Korda Vince, Pusztazámor 2000.