Price, Vincent (propr. Vincent Leonard Jr)
Attore teatrale e cinematografico statunitense, nato a St. Louis il 27 maggio 1911 e morto a Los Angeles il 25 ottobre 1993. L'aspetto distinto e la dizione perfetta lo portarono a impersonare prevalentemente esteti tormentati o ambigui gentiluomini dai modi raffinati e dal fascino sinistro. La sua recitazione era improntata, persino nelle vicende più melodrammatiche e nei personaggi più estremi, a una grande eleganza e a una sottile ironia, fondate su una solida preparazione culturale, rara tra gli attori di Hollywood. Comparve in film dei generi più diversi, ma il suo nome rimane legato agli horror diretti da Roger Corman, che ne fecero una delle principali icone di tale filone cinematografico.
Figlio di un industriale, studiò storia dell'arte alla Yale University (1929-1933) e al Courtauld Institute di Londra (1933-1935). Iniziò quindi in Inghilterra la carriera di attore teatrale, che proseguì a New York. Nel 1938 esordì nel cinema: prima la Universal Pictures e poi la 20th Century-Fox gli fecero interpretare, in ruoli secondari, essenzialmente figure di aristocratici. Una delle poche eccezioni fu il suo primo film da protagonista, The invisible man returns (1940; Il ritorno dell'uomo invisibile) di Joe May. Ma nello stesso anno, insoddisfatto delle parti assegnategli, ritornò al teatro. Riprese l'attività cinematografica solo nel 1943, quando ottenne di poter finalmente interpretare ruoli più variegati e più degni del suo talento: quello di uno spietato giudice in The song of Bernadette (1943; Bernadette) di Henry King e di un mellifluo playboy in Laura (1944; Vertigine) di Otto Preminger. Di nuovo protagonista in Dragonwyck (1946; Il castello di Dragonwyck) di Joseph L. Mankiewicz e in Shock (1946) di Alfred Werker, vi impersonò un gelido assassino e uno scienziato pazzo, anticipando per certi aspetti i suoi futuri horror. La Universal (a cui tornò nel 1947) e la RKO (dal 1951) lo confinarono di nuovo in ruoli di contorno e in opere di livello inferiore rispetto a quelle interpretate nel periodo precedente. Vanno tuttavia ricordati il machiavellico cardinale Richelieu di The three musketeers (1948; I tre moschettieri) di George Sidney, e il megalomane latifondista di The baron of Arizona (1950; Il barone dell'Arizona) di Samuel Fuller, uno dei pochi film di cui fu protagonista. Dal 1953 lavorò come attore freelance, alternando il cinema al teatro e alla televisione. Nello stesso anno fu protagonista del suo primo autentico horror, House of wax (La maschera di cera) di André De Toth, un film in 3D: vestito di nero e con il mantello svolazzante, inaugurò l'immagine che lo avrebbe reso familiare al pubblico. Seguì, a un livello inferiore, The mad magician (1954; Il mostro delle nebbie) di John Brahm. Negli anni successivi P. tornò però, nuovamente in parti secondarie, ad altri generi, dal noir (While the city sleeps, 1956, Quando la città dorme, di Fritz Lang) al kolossal biblico (The ten commandments, 1956, I dieci comandamenti, di Cecil B. DeMille). Fu soltanto nel 1958 che iniziò la sua vera carriera nell'horror, prima da comprimario in The fly (L'esperimento del dottor K.) di Kurt Neumann, e poi da protagonista in una nutrita schiera di film tra i quali spiccano quelli di William Castle, House on haunted hill (1958; La casa dei fantasmi) e soprattutto il suggestivo The tingler (1959; Il mostro di sangue).
La vera svolta fu tuttavia rappresentata dall'incontro con Corman, con cui girò House of Usher (1960; I vivi e i morti), The pit and the pendulum (1961; Il pozzo e il pendolo), Tales of terror (1962; I racconti del terrore), The raven (1963; I maghi del terrore), The haunted palace (1963; La città dei mostri), The masque of the red death (La maschera della morte rossa) e The tomb of Ligeia (La tomba di Ligeia) entrambi del 1964. Vi interpretò personaggi dalla personalità complessa, in preda a impulsi contraddittori che spesso li portano alla pazzia; essi appaiono più degni di pietà che di orrore, perché condizionati da un destino cui non possono in alcun modo sfuggire.
Se il sodalizio con Corman procurò a P. notevole fama, lo confinò però nella gabbia dell'horror e dei generi affini, come la fantascienza, il fantastico o la black comedy. Così anche in seguito interpretò soprattutto film di questo tipo, quasi tutti di modesto livello, eccezion fatta per alcune opere che rappresentano singolari commistioni dell'horror con altri filoni: la fantascienza, in The last man on the Earth (1964; L'ultimo uomo della Terra) di Sidney Salkow e Ubaldo Ragona; il film storico, in Witchfinder general (1968; Il grande inquisitore) di Michael Reeves, in cui P. fornì quella che è considerata da molti la sua migliore interpretazione; la commedia, in The comedy of terrors (1964; Il clan del terrore) di Jacques Tourneur, The abominable dr. Phibes (1971; L'abominevole dr. Phibes) e Doctor Phibes rises again (1972; Frustrazione) diretti da Robert Fuest, e Theatre of blood (1973; Oscar insanguinato) di Douglas Hickox. Dopo il 1973 P. si dedicò soprattutto alla televisione, e le sue apparizioni cinematografiche si fecero rare. Ne vanno ricordate almeno tre, sia per la loro qualità sia per il loro carattere autobiografico: il parodistico House of the long shadows (1982; La casa delle ombre lunghe) di Peter Walker, che riunì intorno a P. altre grandi figure dell'horror; The whales of August (1987; Le balene d'agosto) di Lindsay Anderson, malinconico apologo sulla vecchiaia; e la fiaba gotica Edward scissorhands (1990; Edward mani di forbice) di Tim Burton, che nel 1982 gli aveva dedicato un commosso omaggio con il cortometraggio Vincent. Fu questo l'ultimo film dell'attore, che nella parte di un creatore di mostri prossimo alla morte sembrò evocare la propria carriera come anche la propria vita.
P. fu un importante collezionista d'arte e un grande esperto di pittura e di poesia, argomenti cui dedicò diversi libri; ne scrisse anche uno sull'horror (Monsters, 1981), insieme al figlio Vincent, e due di carattere autobiografico (I like what I know: a visual autobiography, 1959; Vincent Price, his movies, his plays, his life, 1978).
J.R. Parish, S. Whitney, Vincent Price unmasked, New York 1974.
I.F. McAsh, The films of Vincent Price, Bembridge 1977.
Vincent Price, actor and art collector, ed. R.A. Lopez, A. Curl, Riverside (CA) 1982.
L.C. Williams, The complete films of Vincent Price, Seacaucus (NJ) 1995.
Vincent Price, ed. G.J. e S. Shvela, Baltimore 1998.
V. Price, Vincent Price: a daughter's biography, New York 1999.
R. Zion, Die Kontinuität des Bösen: Vincent Price in seinen Filmen, München 2000.