ARMANI, Vincenza
Nacque nella prima metà del sec. XVI a Venezia di famiglia trentina (il D'Ancona la ritiene figlia d'arte, facendola discendere dalla nota famiglia di comici D'Armano).
Cosa eccezionale per una comica, ebbe una ricca educazione, ma le sue doti non furono esclusivamente femminili, poiché, sempre a detta del suo ardente ammiratore, Adriano Valerini, fu "retore insigne, musica sublime, ...da se componeva i madrigali e li musicava e li cantava; suonatrice soavissima di vari strumenti, scultrice in cera valentissima, faconda e profonda parlatrice, e comica eccellentissima". Già a quindici anni possedeva perfettamente la lingua latina oltre all'italiana, e il suo debutto a Modena fu talmente eccezionale da lasciare l'uditorio, composto in massima parte da "letterati di grido", completamente sbalordito. In seguito, "l'Accademia degli Intronati di Siena disse più volte che quella donna riusciva meglio assai parlando all'improvviso, che i più consumati autori scrivendo pensatamente".
Da due lettere del Rogna, segretario del duca di Mantova, datate 6 e 11 luglio 1567, si apprende che la città di Mantova era divisa in due partiti: uno per la compagnia dell'A., l'altro per quella della celebre comica Flaminia. Le due lettere sono ricchissime di particolari riguardanti le scene e i costumi delle rappresentazioni.
Il 15 luglio 1567 la compagnia dell'A. si spostò a Ferrara, mentre da una lettera di Baldassarre De Preti al castellano di Mantova risulta che le due attrici rivali il 26 apr. 1568 recitarono nella stessa compagnia. È ricordata anche una recita dell'A. nella "villeggiatura" della Montalta, il 4 ag. 1568. Probabilmente si tratta dell'ultima sua recita: da una lettera del 15 settembre, indirizzata da un certo Gandolfo al duca di Mantova, appare infatti che l'A. era stata "atosegata in Cremona", l'11 sett. 1568. Si suppone che l'A. fosse stata "atosegata" per vendetta, da un amante respinto; di fatto si sa con certezza che l'A. concedeva le sue grazie al compagno di scena Adriano Valerini, nobile dottore veronese, solitamente amico e compagno delle più note attrici (per l'A. aveva abbandonato la celebre Lidia da Bagnacavallo).
Sulle qualità artistiche dell'A., riferisce il Valerini che "recitava ...in tre stili differenti: in commedia, in tragedia, e in pastorale". Nelle pastorali "da lei prima introdotte in scena", nelle quali sembra mostrasse eccezionale abilità, inseriva macchinosi intermedi in cui sosteneva le parti di Minerva, Mercurio, Venere e Apollo; in esse recitava nel ruolo di Clori, mentre nelle commedie amatorie si faceva di solito chiamare Lidia.
Sempre il Valerini dà un elenco delle città visitate dalla compagnia dell'A., nelle quali "si sparava l'artiglieria per l'allegrezza della sua giunta, o del suo ritorno". L'A. fu dunque in vario tempo a Firenze, Siena, Lucca, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, Parma, Piacenza, Pavia e Cremona dove, come si è detto, morì.
Amata per la sua bellezza da uno dei principi Gonzaga, fu celebrata in sonetti laudativi da molti poeti del tempo, come Giovanni Saravalle, Giacomo Mocenigo, Giovanni Acciaiuoli, G. B. Gozzi, e in raccolte poetiche delle Accademie degli Intronati, degli Ortolani, ecc., oltre allo stesso Valerini.
Dell'A. restano alcune rime di circostanza (Della divina signora V. A. all'ecc. sig. duca di Mantova, stanze; A madonna Lucrezia d'Este; All'ecc. sig. duca di Ferrara, ecc.),madrigali e canzoni pubblicati dal Valerini. Fra queste si distingue "una lirica dalle linee mosse e pur composte... calda di affetto e pur semplice, armonica e pacata nel giro grazioso delle sue strofe", che esce fuori dal quadro convenzionale del gusto petrarchesco del tempo. Il Croce, che la commentò finemente, propende per un'attribuzione al Valerini piuttosto che all'Armani.
Fonti e Bibl.: Orazione d'Adriano Valerini veronese con morte della divina signora V. A., comica eccellentissima. Et alcune rime dell'istesso, e d'altri autori in lode della medesima. Con alquante leggiadre e belle composizioni di detta signora Vincenza,Verona s. d. [ma 1570]; T. Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo,Venezia 1589, p. 783; F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani, I, Padova 1782, pp. 50-64; A. Bartoli, Scenari inediti della commedia dell'arte,Firenze 1880, pp. CXVIII-CXXI; A. D'Ancona, Origini del teatro italiano, II, Torino 1891, pp. 450 ss., 461; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 202-211; B. Croce, V. A. e Adriano Valerini,in Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento, II,Bari 1945, pp. 170-181; I. Sanesi, La commedia, I,Milano 1954, pp. 496, 516, 580; Enciclopedia dello Spettacolo, I,coll. 916 s.