CAPPONI, Vincenzio
Nacque a Firenze il 18 ott. 1605 dal marchese Bernardino e da Lisabetta Salviati, sorella di Filippo (le Notizie letterarie dell'Accademia Fiorentina, p.346, dicono Maria Salviati, ma, secondo il Salvini, Fasti, p. 491, l'indicazione è erronea).
Ancor molto giovane il padre gli consentì un lungo viaggio europeo, in Francia, nelle Fiandre, in Olanda, in Inghilterra. Tornato in patria, si recò a Roma nei primi anni (1623-24) del pontificato di Urbano VIII, amico di suo padre, il quale lo fece suo cameriere di onore conferendogli un lauto beneficio ecclesiastico. A Roma il C. frequentò i Lincei ed ebbe relazione più o meno stretta con alcuni dei maggiori rappresentanti del classicismo romano: Virginio Cesarini, Giovanni Ciampoli, Agostino Mascardi, aperti anche, almeno i primi due, a interessi scientifici che il C. condivideva. Il nome del C. appare più volte nel carteggio galileiano, in lettere di N. Cini e di G. G. Bouchard.
La morte del padre (dicembre 1639) lo costrinse a tornare a Firenze, ove dovette dedicarsi al risanamento del già ingente patrimonio paterno, gravemente scosso dal fallimento del banco fondato dal padre nel 1620, un mese dopo la morte dello stesso. Il C. poté ristabilire completamente la propria situazione economica solo nel 1648, quando sposò Lucrezia di Carlo Soderini, vedova del marchese Andrea della Stufa, dalla quale ebbe una figlia, Cassandra, sposa poi al marchese Francesco Riccardi. Un'altra figlia, maritata al marchese Orazio Capponi, è ricordata dalle Notizie letterarie dell'Accademia Fiorentina (p. 348). A Firenze il C. assunse ben presto uno spiccato rilievo nella vita intellettuale della città. Nel 1638 divenne console dell'Accademia Fiorentina, a cui era stato ammesso prima del 1626, e fu membro importante, col nome di Sollicito, della Crusca, della quale fu arciconsolo (1662), collaborando attivamente alla terza edizione del Vocabolario, uscita poi nel 1691, e partecipando intensamente alla vita dell'istituto. I discorsi su argomenti religiosi (Dio, l'anima, il mondo) da lui tenuti nell'Accademia furono raccolti nel 1684 insieme alle parafrasi poetiche dei Cantici (Trattati accademici e Parafrasi poetiche de' Cantici della Scrittura Sacra, Firenze 1684). Altre parafrasi erano apparse due anni prima (Parafrasi poetiche de' Salmi di Davide, Firenze 1682), mentre postume sono le Parafrasi poetiche degl'Inni del Breviario, tratte dal codice originale della Libreria Riccardiana, Firenze 1818.
Nelle parafrasi dei Salmi, che erano state composte e lette quasi tutte nella Crusca sin dal 1676, sono raccolti 150 salmi: in una dichiarazione finale è detto che l'autore ha seguito l'esposizione del Bellarmino. Le parafrasi - assai varie per struttura metrica - sono inevitabilmente stemperate, mancando quel naturale sforzo di penetrazione che la traduzione invece comporta, ma sono in genere dignitose e solenni e costituiscono una prova di quell'orientamento restauratore (sia sul piano etico-religioso sia su quello letterario) che caratterizza largamente la lirica, soprattutto toscana dell'ultimo Seicento. Alcune rime inedite sono nella Bibl. nazionale di Firenze (cod. 423); il Testamento di un bevitore èriportato da F. Palermo, Imanoscritti Palatini, II, Firenze 1860, pp. 150 s. Numerosi mss. del C. si conservano poi a Firenze nella Bibl. Riccardiana: oltre agli autografi delle parafrasi poetiche e dei trattati accademici (Mss. 1918, 2116, 2140, 2242), vanno segnalati uno Zibaldone di appunti (Mss.1183-1183bis), un resoconto dei Viaggi, con data del 1º luglio 1634 (Ms. 2063) e una disputa accademica (Difesa del Sollecito letta il dì 9 luglio 1664 contro l'accusa datagli dallo Smarrito, Ms. 2117, cc. 21-36).
Alcune cariche pubbliche gli vennero dal favore dei Medici: fu il primo senatore che Cosimo III nominasse salendo nel 1670 sul trono granducale (dignità di cui anche il padre era stato insignito); successivamente il granduca lo fece suo luogotenente nell'Accademia del Disegno: la famiglia aveva infatti, soprattutto per merito del nonno del C., Lodovico, una viva tradizione di mecenatismo artistico.
Un aspetto privato ma non meno importante degli interessi del C. fu la costituzione di una ricca biblioteca, con la raccolta di numerosi e rari manoscritti e libri, soprattutto opere storiche e testi di lingua del sec. XIV. Alla sua morte, avvenuta nel 1688 (il 28 ottobre, secondo il Salvini, Fasti, p. 497; in settembre, secondo altre fonti), la libreria passò (come tutto il patrimonio) alla figlia Cassandra, che la trasportò nel palazzo del marito, in via Larga, ad arricchirvi la preziosa biblioteca che già vi esisteva e che avrebbe poi costituito, quando nel 1818 fu acquistata dal governo granducale, la Biblioteca Riccardiana.
Fonti e Bibl.: G. Galilei, Opere (ed. naz.), XV, p. 76; XVII, pp. 298 s., 367; XVIII, pp. 45, 101 s.; XX, p. 410; I. Gaddi, Poemata, Patavii 1628, pp. 100 s. (un epigramma cui segue un distico di risposta del C.); F. L. del Migliore, Firenze città nobilissima, Firenze 1684, p. 390; Notizie letter. ed istoriche intorno agli uomini illustri della Accademia Fiorentina, Firenze 1700, pp. 346-49; A. M. Salvini, Prose toscane, Firenze 1715, pp. 28-44; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina, Firenze 1717, pp. 491-97; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 526 s.; G. M. Crescimbeni, Istoria della volgar poesia, V, Venezia 1730, p. 194; I. M. Paitoni, Biblioteca degli autori antichi greci e latini volgarizzati, Venezia 1774, V, pp. 83, 112; E. A. Cicogna, Delle Inscriz. veneziane, Venezia 1824-53, V-VI, ad Indices;G. Melzi, Dizion. di opere anonime, Milano 1848-59, II, p.79; A. Bulgarini, Notizie intorno alla R. Bibl. Riccardiana, Firenze 1872, pp. 5 s., 25; A. Neri, Alcune librerie in Firenze nel Seicento, in Rass. nazionale, marzo 1883, pp. 533 s.