FINESCHI, Vincenzio (al secolo Francesco Niccolò)
Nacque a Firenze, nel popolo di S. Felicita, l'8 nov. 1727 da Domenico e da Luisa Castellucci (Firenze, Arch. dell'Opera del duomo, Registri battesimali, Maschi, 1727, c. 34v), famiglia di modeste condizioni originaria del contado fiorentino. Entrò giovanissimo nell'Ordine domenicano, presso il convento di S. Maria Novella di Firenze (ove la sua presenza è documentata già il 22 ott. 1742). Dal 19 febbr. 1743 per il noviziato fu trasferito presso il convento di S. Spirito in Siena e vestì l'abito domenicano il 2 luglio 1743, assumendo il nome di Vincenzio Gaetano Francesco. Compiuto il noviziato il 2 luglio 1744 con la professione regolare, ritornò a S. Maria Novella, dove compì gli studi teologici conseguendo il grado di lettore. In questo convento trascorse gran parte della sua vita di studioso.
La precoce inclinazione agli studi e la passione erudita, che fecero di lui un tenace e agguerrito rappresentante della tradizione muratoriana in Toscana, emergono, tra l'altro, da una lettera a G.G. Bottari del 7 sett. 1756 (Roma, Bibl. Corsiniana. ms. 2035) e da una bella pagina autobiografica della piena maturità (V. Fineschi, Memorie ... uomini illustri, pp. IX s.).
La passione per la ricerca, l'impegno a rintracciare nella critica dei testi antichi l'origine di avvenimenti e istituzioni principalmente ecclesiastiche, fecero di lui una figura di rilievo nel mondo dell'erudizione fiorentina dopo la metà del secolo, in contatto con A.M. Biscioni, che fu tra i primi ad incoraggiarlo agli studi, con A.M. Bandini, bibliotecario della Marucelliana e poi della Laurenziana, con G. Lami, direttore delle fiorentine Novelle letterarie, con D.M. Manni e con l'abate L. Mehus, e in condizione di utilizzare al meglio la rete di conventi domenicani sparsi nella penisola per il reperimento di notizie e informazioni di carattere storico e antiquario. Il 13 nov. 1753 gli fu conferito l'incarico di soprintendente del "copioso archivio" di S. Maria Novella di Firenze, contenente più di un migliaio di pergamene e "più centinaia" di codici antichi (Arch. di Stato di Firenze, Conventi soppressi, 102, S. Maria Novella, 90, Ricordi del convento, 1556-1763, c. 273v); poté così collaborare al meglio - insieme col confratello G. Allegranza di Milano, con cui ebbe frequenti contatti epistolari - alla realizzazione degli Annali dell'Ordine domenicano (di cui uscì nel 1757 il primo volume), promossi fin dal secolo precedente e che conobbero nuovo impulso sotto i generalati di A. Brémond (1748-1755) e J.T. Boxadors (1756-1777). L'apporto, specifico del F. è stato anche di recente sottolineato (cfr. V.J. Koudelka, p. 103).
Nel 1756 una decisione del priore di S. Maria Novella lo privò per qualche tempo dell'incarico di archivista, vittima di accuse "frivole e non sufficienti" tendenti a presentarlo come "cervello torbido" e "religioso inquieto" turbatore della "pace del convento" (Roma, Bibl. Corsiniana, ms. Cors. 2035, lettera del 7 sett. 1756 a G.G. Bottari). Proprio nel Bottari - con cui collaborò all'edizione delle opere di D. Cavalca - e nel cardinale N. Corsini, oltre che nel confratello T.M. Mamachi, il F. trovò un sicuro presidio.
Il lavoro che egli si trovò allora a svolgere nel rintracciare, studiare e preparare i materiali per la storia dell'Ordine (si veda la lettera al Bottari del 22 marzo 1757, ibid., che registrava l'incarico di rivedere tutti gli archivi dei conventi di Firenze affidatogli direttamente dal Boxadors), ed i documenti che inviò a Roma, insieme con lettere di accompagnamento indirizzate al Bottari, al Mamachi, a V. Badetti, danno la misura dell'impegno di lavoro e dello scavo filologico compiuto: copie e regesti di documenti attestanti diritti e privilegi, testamenti e donazioni a favore dei domenicani, atti dei capitoli generali, atti notarili della fondazione di chiese, monasteri e conventi domenicani di Firenze e della Toscana, spogli e zibaldoni di notizie storiche tratti dalle principali biblioteche fiorentine, vite e scritti di religiosi domenicani, ecc.
La dedizione agli studi non gli impedì comunque di svolgere diversi incarichi all'interno del convento (prima del 1756 fu procuratore e il 14 maggio 1761 fu nominato sindaco per le riscossioni) e di adempiere alle proprie funzioni di religioso: dalla quaresima del 1757 i superiori gli affidarono l'incarico di predicare "tre volte la settimana". E alla cura d'anime, inerente alla carica di parroco della chiesa di S. Maria Novella, il F. dedicò particolare attenzione, come attesta l'impegno profuso nella preparazione catechistica dei fanciulli e nell'assistenza ai poveri e agli infermi.
Proprio l'impegno evangelico del F. è tuttavia alla base di una serie di episodi che lo posero in contrasto con le autorità ecclesiastiche all'interno e all'esterno del convento e che culminarono nella sua rimozione dall'incarico di parroco ad opera dell'arcivescovo di Firenze A. Martini, nel 1782.
Il senso della vicenda è forse da collegare ai conflitti - cui il F. fa esplicito riferimento - tra secolari e regolari per il controllo dell'organizzazione parrocchiale. Quel che è certo è che egli risulta in quegli anni in stretto rapporto con il giansenista S. de' Ricci, vescovo di Pistoia, dove si rifugiò per qualche tempo presso il convento di S. Domenico, sempre privo delle facoltà di confessare e predicare. Dopo la soppressione di questo convento (in rapida successione il governo granducale fece chiudere la maggior parte dei conventi domenicani in Toscana), egli fu a Pisa nel convento di S. Caterina; abolito anche questo, si rivolse al granduca per ottenere il rientro a Firenze. Il sostanziale assenso del granduca si scontrò però con la pertinace opposizione dell'arcivescovo Martini, che ottenne dalla R. Giurisdizione che fosse impedito al F. il ritorno nella capitale. Il F. si trasferì allora a Livorno, nel convento di S. Caterina, per passare poi a Pisa (1785) come privato regolare e quindi a San Gimignano, dove sussisteva uno dei tre conventi dell'Ordine sino ad allora risparmiati dalla razionalizzazione leopoldina. Nel 1787 il F. era di nuovo a S. Maria Novella, ma l'anno seguente era costretto a lasciare ancora una volta Firenze per le difficoltà incontrate nel convento, come spiegava in una lettera del 2 sett. 1788 al generale dell'Ordine (Roma, Arch. generale dei domenicani, XIII, 530: questa ed altre informazioni sono state gentilmente comunicate dal P. I. P. Grossi del convento di S. Maria Novella).
Parte degli ultimi anni del F. trascorsero nel convento di S. Maria al Sasso in Casentino, di cui fu priore nel 1790., 1792 e nel 1795, dimostrandosi sollecito e intelligente amministratore. Al F. si deve, tra l'altro, la costruzione del cimitero annesso al convento, benedetto il 2 nov. 1794, dove ancora oggi è rinvenibile una lapide commemorativa. Anche in questi anni non vennero comunque meno le cure erudite, come attestano le lettere tra il 1790 e il 1792 al Bandini, e le sue due ultime opere a stampa.
Tornato a Firenze dopo il 1795, fu di nuovo nel convento di S. Maria Novella, dove, il 16 luglio 1801 come "padre anziano", insieme con T. Buoninsegni e P. Gentili, venne incaricato di eleggere il nuovo vicario del convento.
Morì il 30 apr. 1803 a Firenze e fu sepolto nel camposanto di S. Domenico di Fiesole.
Sul piano culturale la figura del F. si segnala come quella di un notevole studioso. Dal principio degli anni Cinquanta all'inizio del nuovo secolo, il suo imponente lavoro erudito si concretizzò principalmente nella classificazione dei codici del convento e in una serie di scritti sulla storia della chiesa e del convento di S. Maria Novella. La nomina ad archivista (1753) si accompagnò all'incarico di riordinare i manoscritti della libreria, allora affidati alle cure del P. L. Gentili, che fu suo amico e lo spronò in questo senso. Il lavoro di descrizione di questo materiale, di cui dette notizia nelle Novelle letterarie (1756, coll. 753 ss.), lo portò a compilare un catalogo, distinto in due classi, dei 646 codici latini e italiani posseduti dalla biblioteca. Tra i più rari o di pregio egli ricorda il famoso Necrologio, con notizie risalenti al 1225, di cui oggi è edita la prima parte (cfr. S. Orlandi, Necrologio di S. Maria Novella, Firenze 1955), opere di classici latini, cronache, messali, testi di religiosi domenicani. Importanti sono soprattutto le opere del F. venute alla luce negli anni Ottanta e Novanta: le Memorie sopra il cimitero antico della chiesa S. Maria Novella di Firenze (Firenze 1787), le Memorie istoriche che possono servire alle vite degli uomini illustri del convento di S. Maria Novella di Firenze (ibid. 1790), di cui fu stampato solo il primo tomo (il secondo, tuttora manoscritto, è conservato alla Bibl. nazionale di Firenze, Conventi soppressi, ms. F.5.491); Il forestiero istruito in S. Maria Novella di Firenze (Firenze 1790), opera più volte ripubblicata sino ai giorni nostri (ibid. 1836; 1977) e che riassume quanto più analiticamente descritto nei due tomi rimasti manoscritti dei Monumenti della chiesa di S. Maria Novella (conservati, il primo presso l'Archivio dei convento, il secondo nel fondo Conventi soppressi della Bibl. nazionale di Firenze, ms. E.5.777).
Unitamente a un libro di Ricordanze del convento redatto dal F. medesimo per gli anni 1753-1763 (Archivio di Stato di Firenze, Conventi soppressi 102, S. Maria Novella 90, cc. 273v-337r), il complesso di questi documenti costituisce un riferimento di fondamentale rilievo per gli studi storico-artistici; essi infatti offrono accurate descrizioni anche di materiali e testimonianze andati dispersi dal periodo francese in poi (in particolare l'altare maggiore, con pale del Ghirlandaio nella cappella gentilizia dei Tornabuoni), nonché preziose descrizioni dei restauri effettuati in epoca coeva al Fineschi. Non minore importanza ha il Libro spoglio sopra la provenienza degli obblighi della nostra chiesa di S. Maria Novella fatto nell'anno 1790 da P. V. Fineschi (Firenze, Archivio del Convento di S. Maria Novella), raccolta manoscritta di legati laici ed ecclesiastici a favore dei convento, che costituisce una preziosa fonte per le vicende storiche e patrimoniali dell'istituto.
Il nome del F. resta oggi legato anche ad un'altra sua opera, la Istoria compendiata dì alcune antiche carestie e dovizie di grano occorse in Firenze cavata da un diario ms. in cartapecora del secolo XIV (Firenze 1767).
Il lavoro, dedicato al marchese A. Niccolini, Costituisce il compendio di un diario manoscritto, miniato, esistente allora nella libreria dei marchesi Tempi, dove il F. lo poté vedere, e donato a metà dell'Ottocento alla Biblioteca Laurenziana (ms. Tempiano 3), dal titolo Specchio umano, più noto come Il libro del biadaiolo, redatto da Domenico Lenzi (lo si veda in edizione critica, con ampia introduzione storica a cura di G. Pinto, Il libro del biadaiolo). Riassumendone il contenuto, comprendente i prezzi dei grani corsi sulla piazza di Firenze dal 1320 al 1335 e i regolamenti degli ufficiali del Biado per l'approvvigionamento cittadino, il F. lo arricchisce di "opportune e savissime annotazioni" (Targioni Tozzetti, Alimurgia, p. 273), tratte da memorie e cronache ricavate da codici e pergamene della Libreria di S. Maria Novella.
Il F. fu il primo ad occuparsi di questa fonte, che ha in seguito attirato l'attenzione di numerosi studiosi, da storici dell'arte - dal P. d'Ancona a P. Toesca a M. Salmi a F. Antal, che definisce il codice "il documento più importante della pittura borghese secolare a Firenze" - agli storici della lingua e della letteratura (cfr. V. Branca, Un biadaiolo lettore di Dante nei primi decenni del '300, in Rivista di cultura classica e medievale, VII [1965], pp. 200-215). E quasi tutti gli storici delle vicende economiche e sociali della Firenze medievale hanno fatto ricorso a questo testo: da E. Repetti a R. Caggese, da R. Davidsohn al Fiumi, sino, in tempi più recenti, a Ch.-M. de La Roncière. Uscita nel 1767, l'Istoria fu redatta durante la grave carestia che colpì allora la Toscana e tutto il bacino del Mediterraneo, alla quale il F. fa esplicito riferimento, accennando anche, in un'ottica di pieno e totale consenso, ai primi provvedimenti di liberalizzazione del mercato cerealicolo adottati da Pietro Leopoldo. Proprio questa convergenza con gli intenti riformatori del granduca, unitamente all'eccezionale valore della fonte, favorirono il ricorso al testo del F. da parte delle maggiori trattazioni liberiste sette-ottocentesche. L'immagine "liberista" dei F. così ha fatto velo su quella, più autentica, di amoroso ricercatore delle fortune tardomedievali del suo Ordine.
Oltre a quelle già citate, le opere edite del F. sono: Supplemento alla vita del card. Niccolò da Prato (di A.M. Bandini), Lucca 1758; Della festa e della processione del Corpus Domini in Firenze. Ragionamento storico, Firenze 1768; Notizie istoriche sopra la stamperia di Ripoli, le quali possono servire all'illustrazione della storia tipograficafiorentina, ibid. 1781; Saggio di un poema inedito intitolato Anima peregrina estratto da un codice di S. Maria Novella, ibid. 1782; Elogio di frá Bartolomeo da San Concordio, domenicano, in Memorie istoriche di più uomini illustri pisani, III, Pisa 1792, pp. 109 ss.; Elogio di frà Domenico da Peccioli, domenicano, ibid., IV, pp. 191 ss.; Compendio istorico sopra le ... immagini di Maria ss. che si venerano nella chiesa ... di S. Maria del Sasso in Casentino (Firenze 1792) e Notizie istorico-critiche riguardanti l'antica e miracolosa figura di Maria Vergine situata nella ven. chiesa pievaia di S. Andrea a Cercina (ibid. 1795).
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio del Convento di S. Maria Novella, Compendium Necrologii S. Mariae Novellae. 1783. Cum supplemento desumpto ex Chronicon aliisque probatis documentis. Scripsit P. L Aloysius M. Cingia, p. 37; Ibid., Libro dei consigli del convento di S. Maria Novella dall'anno 1780 fino all'anno 1838, p. 153; Ibid., Necrologio di S. Maria Novella, parte II, c. 149v; Ibid., Libro di ricordanze della sagrestia, segnato D, iniziato il 14 marzo 1756; Ibid., Libro dei consigli segnato B, c. 84v; Ibid., Libro di ricordanze del convento di S. Maria Novella segnato di lettera B principiato questo di primo novembre 1774 (si tratta dei ricordi di P. D.M. Forzini), pp. 186, 207, 274, 289, 291, 395; Ibid., Vestizioni e professioni segnato B (1713-1914), pp. 86, 91, 93-95 e passim; Ibid., G. Carobbi, Cronaca dei priori del venerabil convento e santuario di S. Maria del Sasso dell'Ordinè domenicano, presso Bibbiena (copia ms. dell'originale, esistente nel convento di S. Maria del Sasso), p. 54; Arch. di Stato di Firenze, Camera e auditore fiscale 2943 (anno 1782), ins. 309; Ibid., Conventi soppressi 102, S. Maria Novella, 90: Ricordi del convento 1556-1763, cc. 273v, 277r, 298v (per le cariche ricoperte dal F. tra il 1753 e il 1761); Ibid., Segreteria di gabinetto, f. 34, ins. 2; Ibid., Segreteria di Stato 992, prot. 18, n. 6; Firenze, Bibl. nazionale, Autografi Gonnelli, cart. 14, n. 249; Arch. di Stato di Siena, Patrimonio resti 2359, Libro dei consigli del convento di S. Spirito, 1705-1761, pp. 56 s. Lettere del F. sono rinvenibili in Arch. di Stato di Firenze, Archivio Ricci 87, cc. 4rv, 12r (lettere a S. de' Ricci, 19 maggio 1781 e 5 apr. 1782); Ibid., Carteggio Pelli Bencivenni 877, 1028, 1116, 1121; Firenze, Biblioteca Marucelliana, lettere ad A.M. Bandini, mss. BIII. 27.XII.22; 28.X-I-III.39 bis; 31.XLVI.28; 32. XLVII.35; Firenze, Bibl. Riccardiana, Ricc. 2725: 2 lettere a G. Lami; Pistoia, Bibl. Forteguerriana, ms. B.173: 4 lettere a B. Vitoni; Roma, Bibl. Corsiniana, Cors. 2018, cc. 48, 50, 52; 2035, cc. 2-64; 2045, C.2: lettere a G. Bottari. I materiali, con lettere di accompagnamento, inviati dal F. a Roma per la redazione degli Annali domenicani si trovano in: Roma, Arch. generale dell'Ordine dei domenicani, Fondo "Libri", Liber A, cc. 87-121v e passim; Liber F, pp. 1-20; Liber F, pp. 857-906; Liber AAA, parte prima, cc. 331-335v; Liber GGG, parte prima, cc. 38-42; Liber GGG, parte seconda, cc. 444-611; Liber LLL, parte prima, cc. 122-125, 140-154v; parte seconda, cc. 523 s., 577, 610-630v (cfr. V.J. Koudelka, Il fondo "Libri" nell'Archivio generale dell'Ordine domenicano, in Arch. fratrum praedicatorum, XXXVIII [1968], pp. 103, 107 s.; XXXIX [1969], pp. 182, 192, 196, 200 s., 210 s., 213 s.); Novelle letterarie, XVII (1756), coll. 753-760, 785-790, 801-806, 817-822; XVIII (1757), coll. 129-136; XXV (1764), coll. 705, 721, 737, 753; XXVIII (1767), col. 305; XXIX (1768), col. 353; n.s., X (1779), coll. 113-117, 129-133, 145-152; G. Targioni Tozzetti, Alimurgia o sia modo di render meno gravi le carestie proposto per sollievo dei poveri, Firenze 1767, I, p. 273; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana..., Firenze 1805, I, pp. 372-374; L. Dal Pane, La questione del commercio dei grani nel Settecento in Italia, Milano 1932, pp. 61, 66 s., 227; S. Orlandi, La Biblioteca di S. Maria Novella in Firenze dal sec. XIV al sec. XIX, Firenze 1952, pp. 14 s., 25, 84 s., 88 ss.; G. Pinto, Il libro del biadaiolo. Carestie e Annona a Firenze dalla metà del '200 al 1348, Firenze 1978, pp. 3 n., 4 n., 11 s. e n., 32 n., 154, 266 n.; B. Giordano, S. Maria del Sasso, Cortona 1984, pp. 140 s.; F. Venturi, Settecento riformatore, V, L'Italia dei lumi (1764-1790), Torino 1987, I, p. 414 n.