Borghini, Vincenzio Maria
Filologo e storico, nato a Firenze nel 1515 e ivi morto nel 1580. L’interesse di B. per M. va collocato nell’ambito dei suoi studi linguistici. Come si ricava da un elenco aggiunto ai suoi Ricordi, al momento di trasferirsi da Firenze all’abbazia di S. Fiore d’Arezzo (era sacerdote), B. portò con sé molti libri tra i quali i Discorsi e le Istorie fiorentine (i titoli machiavelliani, trattandosi di un autore all’Indice, furono poi depennati e in un successivo trasferimento B. preferì abbandonare i libri di M.). Ci sono giunti abbozzi di vari lessici redatti da B., tra cui uno (Q, 11, X, 137) comprendente voci di M., che figura anche nella lista degli scrittori considerati buoni (Q, 11, X, 86). Invece, il giudizio limitativo sulla lingua di M., per B. non all’altezza di quella di Giovanni Boccaccio, che si legge nella lettera a Lodovico Martelli del 15 dicembre 1571, va spiegato molto probabilmente come pretesto per sottrarsi all’incarico di curarne un’edizione ‘rassettata’ (ossia, emendata e censurata). In un’altra lettera coeva a Martelli, dove ribadisce la sua indisponibilità a ‘racconciarne’ le opere, B. difende M. dalla cattiva fama in cui era precipitato, giustificando la sua licenziosità con i tempi in cui egli viveva, più liberi e inclini alla burla. Al di là della contesa stilistica con Boccaccio, l’interesse per M. è legato all’uso di genuine voci fiorentine (come esempio possiamo ricordare l’attenzione riservata al modo di dire, attestato in Clizia III vii, «questa non è nuova da calze»: Scritti inediti o rari sulla lingua, a cura di J.R. Woodhause, 1971, pp. 169-70).
Negli studi machiavelliani il nome di B. si lega alla discussione sulla attribuzione a M. del Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua. Il coinvolgimento di B. nella querelle si deve a Mario Martelli, che, basandosi sull’affinità tra alcune osservazioni linguistiche di B. e il Dialogo, ha ipotizzato che questo sia nato come rimaneggiamento di uno scritto di B., operato da un oscuro letterato, Castravilla (→), che avrebbe creato un falso machiavelliano per dileggiare gli accademici fiorentini. Secondo Ornella Castellani Pollidori le coincidenze possono essere spiegate più semplicemente presumendo che B. conoscesse lo scritto machiavelliano, di cui del resto ci è giunta una copia parziale di mano del suo amico Baccio Valori.
Il fatto che B. non citi mai l’operetta sarebbe imputabile al suo status ecclesiastico, che gli impediva di nominare un autore proibito. Di recente Castellani Pollidori (2008) è intervenuta nuovamente fornendo una congettura sulla tradizione testuale del Dialogo che vede B. nel ruolo di copista: alla luce di alcune allusioni contenute in due lettere scritte da Baccio Valori nel 1574 e nel 1576, la studiosa ha ipotizzato che B. in quegli anni fosse impegnato nella trascrizione del Dialogo, per la quale poteva disporre, dopo averlo tanto ricercato, di un manoscritto integro ottenuto dai discendenti di Carlo Lenzoni.
Bibliografia: Scritti inediti o rari sulla lingua, a cura di J.R. Woodhouse, Bologna 1971.
Per gli studi critici si vedano: G. Folena, Borghini Vincenzio Maria, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 12° vol., Roma 1971, ad vocem; M. Pozzi, Il pensiero linguistico di Vincenzio Borghini e Il Borghini e la lingua del Decameron, in Id., Lingua e cultura del Cinquecento, Padova 1975, pp. 91-222 e 223-55; O. Castellani Pollidori, Niccolò Machiavelli e il Dialogo intorno alla nostra lingua, Firenze 1978; M. Martelli, Una giarda fiorentina: il Dialogo della lingua attribuito a Niccolò Machiavelli, Roma 1978; M. Martelli, Paralipomeni alla Giarda: venti tesi sul Dialogo della lingua, «Filologia e critica», 1979, 4, pp. 212-79; O. Castellani Pollidori, Nuove riflessioni sul Discorso o Dialogo intorno alla nostra lingua di Niccolò Machiavelli, Roma 1981; O. Castellani Pollidori, Dal carteggio Borghini-Valori un possibile spiraglio sulla tradizione testuale del Dialogo di Niccolò Machiavelli, «Studi linguistici italiani», 2008, 34, 2, pp. 161-74.