ALBERTI, Vincenzo
Nacque a Benevento il 27 maggio 1867 da Giuseppe e da Adelaide Sifò. Compì con i fratelli Ugo, Francesco e Luigi, gli studi superiori in Svizzera, presso l'istituto "Baragiola", perché il padre intendeva assicurare ai suoi figli un'istruzione qualificata e una preparazione imprenditoriale da impiegare nell'azienda da lui creata.
Giuseppe era nato ad Arienzo San Felice (Caserta) nel 1833, ma presto si era trasferito a Benevento, terra pontificia, dove aveva aperto prima un caffè nella piazza principale e poi, incoraggiato dal successo negli affari, una trattoria e una drogheria. Nel 1860 diede inizio alla sua attività nel campo dei vini e dei liquori. La localizzazione dell'azienda in Benevento risultò assai felice, ed infatti egli si specializzò nell'acquisto di vini pugliesi di forte gradazione usati per il taglio con l'abbondante produzione locale che risentiva di un mercato limitatissimo. Il vino così ottenuto fu con grande abilità collocato nell'Italia settentrionale e soprattutto in Francia, dove in quegli anni i vigneti del sud erano stati distrutti dalla fillossera. Egli proseguì la manipolazione di liquori fino a quando la sua attenzione si soffermò su uno di essi, distillato di erbe e di droghe varie, preparato con zucchero e alcool di prima qualità, che in ossequio alla leggenda locale volle chiamare Strega. Verso il 1875, divenuti più difficoltosi i traffici internazionali, in particolare con la Francia, in seguito al mutato indirizzo di politica economica ormai marcatamente protezionista e, soprattutto, in seguito alla guerra commerciale con la Francia iniziata nel 1888, Giuseppe fu costretto a ridimensionare l'attività vinicola a favore di quella liquoristica, impiantando una grande distilleria di liquore Strega su un ampio terreno nei pressi della stazione di Benevento. Era appena agli inizi di questa trasformazione quando, nel 1894, morì improvvisamente.
A soli ventisette anni, quindi, l'A. prese la guida dell'azienda paterna e, favorito dalla ripresa del libero scambio (1896), riuscì ad imporre la Strega sui mercati esteri grazie a una sapiente organizzazione non solo produttiva ma anche commerciale. Infatti, fin dai primi anni del secolo, il fratello Francesco si trasferì a Milano (restandovi fino al 1928) per curare la promozione nazionale e internazionale del prodotto in quasi tutta l'Europa, in America e perfino in Estremo Oriente. Nel giro di pochi anni il fatturato si moltiplicò di sette-otto volte.
L'A. ottenne un significativo riconoscimento per l'attività dell'azienda con la nomina a cavaliere del lavoro nel 1904. Negli anni fino al primo conflitto mondiale egli consolidò il suo prestigio nel centro sannita partecipando attivamente alla vita della locale Camera di commercio (fino a divenirne presidente) e promuovendo con altri imprenditori il lancio poco felice della Banca commerciale beneventana, di cui fu anche presidente. Contemporaneamente allargò la propria sfera di interessi anche a Napoli, con la nomina a consigliere del Banco di Napoli di Miraglia, trasferendo con il fratello Ugo il domicilio nel capoluogo campano, più che altro per una scelta di carattere esistenziale, mentre gli altri fratelli Francesco e Luigi operavano rispettivamente a Milano e a Benevento.
Profondo conoscitore delle regole tecnico-organizzative per la produzione dei liquori, l'A. fu nominato per molti anni membro di giuria nelle maggiori esposizioni nazionali e internazionali (a Milano nel 1906, a Bruxelles nel 1910, a Torino nel 1911, a Genova nel 1916), anche perché ormai, data la notorietà acquisita, la Strega veniva presentata fuori concorso. Egli, sotto la spinta del figlio Gaetano, garantì anche la propria presenza alle manifestazioni politico-industriali negli anni Venti. La ditta Alberti risulta, per esempio, iscritta al noto I congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno (Napoli, ottobre 1925), per iniziativa del dinamico commissario governativo della Camera di commercio Biagio Borriello. Partecipò assiduamente alla Fiera campionaria di Napoli (1921-1925) ed alla Fiera di Milano, ottenendo il riconoscimento di "più illustre industriale del Sannio".
Le vicende belliche e il dopoguerra non costituirono una condizione favorevole all'ulteriore sviluppo della ditta, sia per il carattere voluttuario del prodotto, tra i primi a subire una flessione nel consumo delle famiglie nei periodi di crisi economica, sia, successivamente, per un rapporto non facile con il fascismo.
In effetti, il figlio primogenito dell'A., Gaetano, rompendo una tradizione familiare scarsamente incline alla partecipazione diretta alla vita politica, fin dal 1920 fu uno dei principali promotori e finanziatori del movimento fascista e della marcia su Roma (De Antonellis, pp. 39, 101) e amico del capo del fascismo napoletano, Aurelio Padovani. Il suo nome compare in un rapporto fiduciario, di probabile origine ministeriale, tra i sostenitori del leggendario moto separatista della repubblica partenopea del 1923 (De Ianni, p. 391). Nelle elezioni politiche del 6 apr. 1924 fu eletto deputato della lista nazionale quale rappresentante di Benevento.
Dal 1924 al 1929, l'impegno di Gaetano fu intenso e continuo, sottolineato non poco dalle cronache provinciali dei quotidiani (in particolare, Il Mezzogiorno); ma in prossimità del plebiscito del 1929 e della nomina dei rappresentanti alla Camera, egli, in contrasto con le autorità politiche locali, fu accusato di irregolarità amministrative e espulso dal Partito nazionale fascista (Arch. centr. dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, ad nomen).
Nonostante le sue insistenti richieste, Gaetano fu riammesso nei ranghi solo nel 1940 e di lì a poco entrò nei consigli di amministrazione di società non direttamente controllate dalla famiglia, quali la Del Gaizo s.p.a. (conserve alimentari, capitale sociale di L. 20.000.000), la Magazzini generali silos e frigoriferi meridionali s.a. (capitale sociale di L. 20.000.000), la Besana Emilio s.a. (esportazione, capitale sociale di L. 630.000).
Dopo il 1929 i rapporti con il fascismo furono mantenuti dal nipote, Giuseppe Alberti, che fu infatti nominato consigliere della Federazione nazionale fascista degli industriali di vini, liquori ed affini.
La società Alberti non fu certo favorita dalla politica autarchica, poco incline alle esportazioni. Né l'A. stesso godette grandissima considerazione da parte del regime, com'è dimostrato dall'assenza della sua biografia nelle principali pubblicazioni specialistiche degli anni Trenta o dallo scarso spazio riservatogli in quelle locali, rispetto a quello del periodo precedente l'emarginazione del figlio Gaetano.
La ditta Alberti visse comunque tra le due guerre mondiali importanti modificazioni giuridiche e produttive. Innanzitutto, nel 1926 fu trasformata in società anonima ed assunse la ragione sociale di Distilleria liquore Strega ditta Giuseppe Alberti, con l'A. a capo del consiglio d'amministrazione (la ditta aveva raggiunto nel 1935 un capitale sociale di L. 2.400.000). Quali consiglieri figuravano il fratello Luigi e i nipoti Giuseppe e Aldo, rispettivamente figli di Ugo e Francesco, nel frattempo deceduti. Sul finire degli anni Venti, alla produzione della Strega venne affiancato, come reparto della società di liquori, la produzione di un classico dolce locale, il torrone, nel fortunato tentativo di diversificare la produzione.
Nel 1942, con l'introduzione del nuovo codice civile, la società assunse la ragione sociale Strega Alberti Benevento e trasferì la sede sociale a Roma. Nel luglio 1943, lo stabilimento di Benevento fu gravemente danneggiato da un bombardamento anglo-americano; la ricostruzione e la ripresa produttiva del dopoguerra sarebbero state opera principalmente di Giuseppe Alberti. L'A., anziano e ben sostituito da figli e nipoti, andò progressivamente riducendo il suo impegno. Nel 1946 la divisione dolciaria venne resa autonoma attraverso la costituzione della Industria dolciaria Alberti s.p.a., che dal torrone avrebbe esteso il suo impegno al cioccolato e alle caramelle.
L'A. morì il 21 dic. 1949 a Napoli, dove aveva continuato ad abitare compiendo frequenti viaggi a Benevento, sede dello stabilimento della società della quale era ormai presidente onorario.
Fonti e Bibl.: Arch. centr. dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio ordinario, fasc. Alberti Gaetano, Alberti Ugo; Ibid., Presidenza del Consiglio dei ministri 1928-1930, 15/6079; Ibid., Direz. generale P. S., Affari gen. e ris., 1934, cat. 2B, b.5, fasc. Alberti Guido; Guida di Napoli 1915, Napoli 1915, p. 959; Atti del I congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, Napoli 1926, p. 56; Il Mezzogiorno, 27-28 apr. 1927; G. Loriga, Diz. industr. ital., Roma 1928, p. 246; G. A. Chiurco, Storia della rivoluz. fascista, Firenze 1929, ad nomen; Napoli e i napoletani, Napoli 1932, ad nomen; Annuar. degli insigniti di onoreficenze cavalleresche del Regno d'Italia, di ordini equestri pontifici, magistrali ed esteri, a cura di A. Cerreto, Milano 1934-1935, ad nomen; Napoli d'oro, Napoli 1935, p. 174; Napoli e i Napoletani 1942, p. 124; Chi è? Diz. biogr. degli Italiani d'oggi, Roma 1948, ad nomen; Roma, 22 dic. 1949; Risorgimento, 22 dic. 1949; Il Giornale, 22 dic. 1949; La Voce di Napoli, 24 dic. 1949; Artefici del lavoro italiano, Roma 1956, pp. 14 s.; R. Mele, L'industria manifatturiera in Campania. Analisi di struttura e annuario delle aziende, Napoli 1970, p. 228; G. De Antonellis, Napoli sotto il regime, Milano 1972, pp. 39, 81, 101; A. Zazo, Diz. bio-bibliogr. del Sannio, Napoli 1973, ad nomen; N. De Ianni, Operai e industriali a Napoli tra grande guerra e crisi mondiale 1915-1929, Genève 1984, p. 391. Il testo della testimonianza resa cortesemente dal dott. Franco Alberti il 7 marzo 1985, è conservato nell'archivio dell'Istituto campano per la storia della Resistenza di Napoli.