ALBRICI, Vincenzo
Compositore, organista e clavicembalista, nato a Roma, il 26 giugno 1631, dal cantante Domenico. Poco si sa intorno ai suoi studi musicali e alla sua formazione artistica. Secondo il Pitoni, fu alunno del collegio germanico "in tempo che tenevano li giovanetti soprani per imparare sotto la scuola di Giacomo Carissimi...". Si potrebbe cosi datare la sua frequenza al collegio dal 1640 al 1645. Da un riferimento ancora del Pitoni, sembra che, giovane, fosse già maestro di cappella alla Chiesa Nuova di Roma (da ritenersi negli anni 1658-60), ma non vi è prova di tale attività. Tuttavia è possibile rilevare dalle sue composizioni e dalla larga fama quanto lo spirito della scuola romana, cui egli appartenne, abbia determinato, nella sua arte, di purezza melodica, ma soprattutto di ricca architettura armonica.
Nel 1654 l'A. si recò a Dresda, alla corte del principe elettore di Sassonia Giovanni Giorgio I, dove la musica e i musicisti italiani erano eccellenti quanto numerosi. Alla morte di Giovanni Giorgio I (8 ott. 1656), l'A. era già maestro di cappella, insieme con H. Schiitz e G. A. Angelini-Bontempi. Benché prediletto dal nuovo principe elettore Giovanni Giorgio Il (al favore del quale certo contribuì la conversione dell'A. alla fede evangelica), egli non tardò ad abbandonare, nel 1658, la corte sassone. Venuto nuovamente in Italia, fece parte a Roma del circolo artistico-culturale della regina Cristina di Svezia, al cui seguito andò poi, nel 1660, a Stoccolma, dopo un breve soggiorno a Stralsunda. Nella tarda primavera del 1661, la regina si recò ad Amburgo, e probabilmente anche in questo viaggio l'A. la segui ed ebbe modo di far udire la sua musica. Di nuovo a Dresda nel febbraio del 1662, il principe Giovanni Giorgio Il gli manifestò la sua benevolenza facendo da padrino di battesimo, nella stessa casa dell'A., ad uno dei suoi figli. Tre mesi più tardi, sembra che, seguendo ancora la regina Cristina in uno dei suoi viaggi, l'A. avesse anche un brevissimo impiego come organista a Neuburg, alla corte del conte palatino Filippo Guglielmo dì Wittelsbach.
Nel 1663 egli chiese, ed ottenne nell'estate, un congedo per sé e per il fratello Bartolomeo (che da tempo aveva chiamato a Dresda ed era stato nominato organista di corte). Entrambi desiderosi di novità, si recarono a Londra, ove furono accolti come compositori di corte con ottimo stipendio, mantenendo tale impiego fino al marzo del 1667. In quello stesso anno, l'A., chiamato a Dresda da Giovanni Giorgio II, fu nuovamente nominato maestro di cappella con G. A. Angelini-Bontempi, un tempo suo rivale, ma poi piuttosto amico, e C. Pallavicini. Egli rimase alla corte sassone fino al 1672, godendo, unitamente alla famiglia, della stima del principe, ed ottenendone altri congedi. Dopo un viaggio a Berlino nel 1673 e in Francia (forse nel 1675), l'A. fu confermato maestro di cappella per la quarta volta nel 1676. Nella piena maturità artistica, le sue opere furono pari alla fama del suo insegnamento, ambito anche da valenti artisti, come per es. G. F. Alberti, già organista di Merseburg; suo allievo, e quasi figlio, fu J. B. Kuhnau, il quale dovette all'A., oltre alla sua formazione musicale, anche tutta la sua cultura. Nel 1680, morto Giovanni Giorgio II, l'A. abbandonò definitivamente il suo incarico a Dresda, per divenire, eletto a pieni voti dal Consiglio della città, organista della chiesa di S. Tommaso a Lipsia il 27 maggio 1681. Appena un anno dopo, egli si recava a Praga, dove, ritornato al cattolicesimo per la sollecitudine del figlio, fu nominato maestro di cappella alla chiesa di S. Agostino.
A Praga morì l'8 ag. 1696.
Della sua vastissima produzione, l'A. non diede quasi nulla alle stampe. In essa primeggia la musica sacra - in gran parte scritta per la corte sassone -, che, secondo il Furstenau, aveva innalzato l'A. "ai più puri compositori di chiesa di quel tempo".
Le altre opere di musica per strumenti e profana sono delineate da un nuovo senso del discorso strumentale, in cui il carattere sinfonico si unisce a una felice inventiva melodica. Molte delle composizioni dell'A., che si trovavano nell'Archivio della Cappella in Dresda, andarono perdute nel grande incendio del 1760; il Gerber supponeva, però, che numerose altre fossero a Praga. Le opere rimaste, tutte manoscritte - ad eccezione di due cantatine a una voce, Di Cupido che fugge e Ninfe vezzose, pubblicate nel 1679 a Londra nella raccolta Choice ayres & songs, The second Book... A. Godbid & J. Playford's (Londra, British Museum. Royal College of Music) - sono le seguenti: Messa a tre voci, con strumenti; Kyrie, Gloria e Credo in do maggiore da una Messa a cinque voci (2 soprani, alto, tenore e basso) con 2 violini, 2 viole da braccio (alto e tenore), oboe (fagotto), 4 trombe, timpani e organo; 19 Canti da chiesa in latino (Dresda, &ichsis che Lan desbibliothek); Te Deum a due cori, con orchestra (Vienna, Nationalbibliothek, e Darmstadt, Hessische Landes- und Hochschulbibliothek); Te Deum a cinque voci (due soprani, alto, tenore e basso), con 2 violini, 2 viole da braccio, 4 darmi (trombe), timpano e organo (Vienna, Nationalbibliothek, raccolta R.G. Kiesewetter); Te Deum a Otto voci, con 2 violini, 4 trombe, timpani e organo; 19 Cantate o Mottetti su testo latino per solo, coro e alcuni strumenti (Berlino, Deutsche Staatsbibliothek); Venfte omnes gentes (mottetto?), a due voci, con 2 violini (Darmstadt, Hessische Landes- und Hochschulbibliothek; Bitner indica: Venite omnes gentes 2 C.B. d. 2 V.); 39 Canti sacri, mottetti, salmi..., per voce sola e strumenti, in testo italiano e tedesco, fra i quali anche la preghiera Vader var (Pater noster) in lingua svedese, "la più importante composizione vocale in questa lingua", secondo il Grove (Uppsala, Universitetsbiblioteket, raccolta Duben); Cantate italiane profane, per soprano e basso continuo (questo ms. del XVII sec. è probabilmente autografo; Dresda, Sächsische Landesbibliothek); Dido ed Enea, cantata ad una voce con basso continuo (Parigi, Bibliothèque Nationale); Vo cercando la speranza e Manda i nobili allori, arie con basso continuo, nella raccolta Italian Songs and Duetts (trascritti da P. Reggio per Monsieur Didie in Londra 1681); Non sò se l'ho da dire, aria con basso continuo, nella raccolta Cantatas, arias... (Londra, British Museum); T'amo Lilla, cor mio e Mio cor non pensar più, ariette, nei codici Barberiniani latini 4156, 4163 (Biblioteca Apostolica Vaticana); Sinfonia a 6, primo tono, 1654, per un orchestra a doppio coro di 3 violini, 2 viole con tiorba, chitarra, spinetta, cembalo, basso primo coro e organo; Sinfonia a 4, 2 violini e due bassi; Sonata (lestiva) a 5 voci, 2 violini, 2 trombe, fagotto, basso e organo (Dresda, circa 1660; Uppsala, Universitetsbiblioteket). Di quest'ultima Sonata si ha un'edizione moderna a cura di A. Schering, in Geschichte der Musik in Beispielen, Leipzig 1931, n. 214, pp. 278 ss.
Bibl.: G.O. Pitoni, Notizia dei contrapuntisti, e compositori di musica dall'anno 1000 in sino all'anno 1700, ms. nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Rari - Cappella Giulia (1-2), 2, p.702; A. Rossi, Notizie di Mort'Alboddo, Senigallia 1694, p. 137; M. Fürstenau, Beiträge tur Geschichte dei Königlich-Sächsischen musikalischen Kapelle, Dresden 1849, pp. 76-77, 92, 97, 100; Id, Zur qeschichte der Musik und des Theaters am Hofe tu Dresden, I, Dresden 1861, op. II, 42-43, 138, 143-147; E. L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon dei Tonkunstler, I, Leipzig 1812, coll. 56-57; R. Eitner, Quellen-Lexikon dei Musiker, I, pp. 96-97; C. Schmidl, Diz:. universale dei musicisti, I, pp. 30-31, Supplemento, p. 15; Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 97; E. Schmitz, A. V., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, coll. 307-308 (con la completa bibliografia tedesca).