BENINI, Vincenzo
Nacque a Cologna Veneta, nel Vicentino, il 24 maggio 1713, da Vincenzo, speziale, e da Francesca Rossi. Nel 1730 iniziò gli studi di medicina addottorandosi nel 1734. Ma si sentiva maggiormente portato alle discipline umanistiche, e tali interessi lo posero a contatto con alcuni fra i più dotti professori dell'Ateneo patavino, quali il latinista Giannantonio Volpi e il celebre Iacopo Facciolati; né gli mancò l'amicizia e l'affettuosa guida di ingegni ancor più aperti e illuminati, come il Morgagni e il Maffei, nelle cui case egli fu ascoltatore di dotte dispute.
Appena ventenne, faceva parte di parecchie Accademie: quella dei Riposti della città natia, cui era stato già aggregato il 7 nov. 1732, degli Eccitati di Este e di quella assai illustre dei Concordi di Rovigo; il 7 ag. 1742 veniva accolto nella Società Albrizziana. Ritornato a Cologna Veneta vi esercitò la professione di medico, non trascurando tuttavia i prediletti studi letterari. Su invito del Facciolati e sotto gli auspici del patrizio Lauro Querini, si dispose 'al volgarizzamento della Syphilis del Fracastoro. Ne nacque la bella traduzione che apparve per la prima volta nel volume Hieronymi Fracastorii veronensis, Adami Fumani canonici veronensis, Nicolai Archii comitis carminum editio II (Patavii, J- Cominus, 1739, II, App., pp. 1-50)
Gli editori avevano all'ultimo momento preferito la versione del B. a quella del medico vicentino Sebastiano Degli Antoni, che ebbe a dolersene e polemizzò pubblicamente, sebbene indirettamente, con una Risposta a una inventata Lettera critica. Il B. subito compose un'Anticritica, ma il buon senso ebbe il sopravvento sulle velieità pedantesche, e lo scritto rimase inedito fra le sue carte. Certo la sua traduzione non ne aveva bisogno: elegante, niente affatto leziosa, sobria e chiara, essa si avvaleva inoltre di un corredo di note che rivelavano tutta la lunga meditazione del B. sul testo del suo autore, oltre a una indubbia preparazione scientifica di fronte ai problemi dinterpretazione strettamente tecnica di molti passi del poemetto del Fracastoro. Merítata e lunga perciò la fortuna della traduzione, che va dall'edizione più comunemente nota, uscita a Bologna per Lelio Della Volpe nel 1765 (Della sifilide ovvero del morbo gallico di Girolamo Fracastoro libri III volgarizzati da V. B. colognese a cui, oltre il testo latino, si aggiungono alcune annotazioni), alle due ristampe milanesi del 1813 e 1825 per la Società tipografica dei classici italiani.
Dopo alcuni anni di silenziosa operosità, rotta solo, a quanto ci risulta, da un sonetto d'occasione pubblicato in una Raccolta di componimenti poetici degli Accademici Concordi di Rovigo (Padova 1742, p. XXXI), il B. dava alle stampe a Padova nel 1745, per la Stamperia del Seminario, delle pregevoli Annotazioni sopra la coltivazione di Luigi Alamanni, dedicate a Vincenzo Querini.
Dopo il matrimonio con Virginia Licini, celebrato attorno al 1750, dalla quale ebbe in seguito parecchi figli, e dopo la pubblicazione di alcune annotazioni latine all'opera di Celso nel volume A. Cornelius Celsus et Q. Serenus Samonicus de medicina (Patavii, J. Cominus, 1750, vol. II), il B. iniziò nel 1757 una nuova attività di tipografo ed editore.
L'11 febbraio di quell'anno inviava una supplica a Venezia, appoggiandola al patrizio e suo protettore Vincenzo Querini. Il governo della Serenissima dapprima oppose resistenza al progetto, ma con l'appoggio d'un altro protettore, Agostino Mocenigo, lo scopo di aprire una stamperia a Cologna fu raggiunto. L'intenzione del B. nell'inaugurare la sua attività era quella di pubblicare classici latini e italiani annotati e curati da lui stesso, e bene lo rappresentava in questa sua aspirazione il motto che egli aveva scelto per le edizioni: "Iuvat integros accedere fontes".
Presiedendo direttamente alle stampe, fece uscire nel 1760 il primo volumetto, comprendente i versi latini di Giovanni Cotta, da lui annotati e illustrati con la vita dell'autore; nel 1761 stampò la rara operetta Walafridi Fuldensis hortulus, da lui prefata e in parte annotata; nel 1762 fece uscire le Rime de' due Buonaccorsi da Montemagno, e nello stesso anno quella che rimane sul piano tipografico l'impresa sua di maggiore impegno, lo Ius municipale Coloniense, dal B. amorevolmente curato e illustrato. L'impresa si rivelava però assai meno lucrosa di quanto egli avesse sperato, e si trovava ormai in condizioni finanziarie piuttosto precarie dopo il limitato esito delle prime pubblicazioni: ce lo attesta una sua supplica rivolta ai magistrati veneziani già nel 1761. Nel marzo del 1763 dovette rinunciare alla condotta medica urbana per assumere quella del territorio, più faticosa ma più redditizia. Per la tipografia andava intanto preparando un'edizione degli epigrammi di Catullo, aiutato anche dal figlio Gianvincenzo, allora studente a Padova, e procedeva contemporaneamente alla raccolta degli scritti del colognese Giampietro Crasso, vescovo di Viterbo, nonché al commento dei frammenti medici di Antonio Musa.
Tutti questi propositi vennero frustrati da una grave malattia, che a soli cinquantun anni, il 24 nov. 1764, portò il B. alla tomba. Il figlio Gianvincenzo prese la sua eredità nella condotta medica, ma della piccola tipografia di Cologna non si ebbe più segno di vita.
Fonti e Bibl.: Le carte personali dei B. a Venezia e a Cologna sono per la maggior parte indicate e utilizzate da G. Cardo, V. B., medico, filosofo, letterato, poeta e stampatore del sec. XVIII. Commemorazione, Venezia 1895, al quale rimandiamo direttamente, e che riproduce inoltre alcuni dei documenti di maggior rilievo; alle indicazioni in esso contenute aggiungeremo un sonetto inedito del B. conservato nella Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia, ms. Correr 990, c. 25, e cinque sue lettere a Giovanni Brunacci dei 1745 nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, ms. Ital., Cl. X, cod. CLVII (6953), cc. 228-40. Parecchie fonti contemporanee fanno onorevole cenno di lui: Caius Valerius Catullus et in eum Io. Antonii Vulpii novus commentarius, Patavii 1737, p. 62; S. Maffei. Osservazioni letterarie... di continuazione al giornale de' letterati d'Italia, V, Verona 1737, p. 239; G. M. Mazzuchelli, Vita di Luigi Alamanni, in L. Alamanni, La coltivazione, Verona 1745, p. 56; Nova acta eruditorum, Lipsia 1745, p. 461; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni Poesia, IV, Bologna 1750, p. 87; Novelle della repubblica letteraria, Venezia 1751, p. 109; S. A. Propertii er in eum... Io. A. Vulpii animadversiones, Patavii 1755, pp. non num. alla fine del t. II (un sonetto del B. al Volpi); G. Volpi, La libreria de' Volpi e la Stamperia Cominiana, illustrate con utili e curiose annotazioni, Padova 1756, p. 196; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 855; La Minerva, o sia nuovo giornale de' letterati d'Italia, Venezia 1762, pp. 113 ss.; Biblioteca moderna, ovvero estratti di libri nuovi e memorie storico-letterarie. III, Venezia, 12 genn. 1765, p. 15 (una necrologia del B.); Antonii Musae qui Augusti Caesaris medicus fuit fragmenta quae exstant. Collegit... Prefatus est... Florianus Caldani, Bassani 1800 (il Caldani vi appose un De vita et scriptis Vincentii Benini Coloniensis e stampò le sue note al Musa).
Cfr. ancora: G. Moschini, Della letteratura veneziana: dal sec. XVIII fino a' nostri giorni, I, Venezia 1806, p. 209; A. Lombardi, Storia della letter. ital. nel sec. XVIII, III, Modena 1830, p. 242; G. Dandolo, La caduta di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni. Appendice, Venezia 1857, p. 114; G. Natali, Il Settecento, Milano 1944, pp. 227. 249.