BINI, Vincenzo
Di famiglia patrizia assisiate, nacque a Lucca il 28 ag. 1775 da Pietro, allora giudice della Rota in quella Repubblica, e da Geltrude Cima. Entrato nell'Ordine benedettino cassinese, studiò nel monastero di S. Pietro in Perugia, dove professò il 29 ag. 1791, passando poi a perfezionarsi nelle sacre discipline presso il monastero di S. Paolo a Roma. Dal 1800 insegnò filosofia nell'università di Perugia, ove pubblicò nel 1815 un Corso elementare di lezioni logico-metafisico-morali.
L'opera è un "trattato ideologico-morale", com'egli la definisce, che, partendo da Locke e da Condillac e seguendo da presso soprattutto Destutt de Tracy e gli altri ideologi francesi, cerca di comporre l'empirismo e lo sperimentalismo filosofico di questi con le istanze metafisiche e morali del cristianesimo. Del de Tracy accoglie la genesi sensistica delle idee e la concezione fenomenistica del mondo esterno. Nell'analisi delle sensazioni esamina le ipotesi scientifiche del tempo riguardanti la fisiologia del sistema nervoso, e si mostra incline a spiegare il meccanismo di trasmissione degli impulsi sensoriali e la "corrispondenza fra l'anima e il corpo" con le teorie di Galvani e di Volta. Nonostante queste premesse sensistiche, egli si sforza di evitare l'approdo materialistico o agnostico cui era giunto il de Tracy: non accetta l'identificazione fra sentire e pensare (la memoria, il giudizio e la volontà non sono per lui riducibili al sentire) e conclude l'opera con la dimostrazione dell'immortalità dell'anima, della esistenza di Dio e della necessità della rivelazione. Dopo la pubblicazione poi del Traité de la volonté del de Tracy egli scrisse sull'Amico d'Italia (I [1822], pp. 33-57, 137-152, 233-256) una vivace confutazione del suo edonismo e determinismo morale, che nascevano dall'aver identificato il volere col sentire, riducendo la moralità alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri.
Nel 1821 il B. fu abate del monastero di S. Pietro in Perugia; nel 1825 si trasferì a Roma essendo stato eletto procuratore generale della sua congregazione, carica rinnovatagli in via eccezionale nel 1831 per altri sei anni; dallo stesso anno fu abate di S. Paolo a Roma. Tornato nel 1841 a Perugia come abate, morì in questa città nel 1843.
Altri scritti del B., oltre a quelli citati: Memorie istoriche della Perugina Università degli studj e dei suoi professori, Perugia 1816 (l'opera comprende i secc. XIII, XIV, XV: il II volume, che giungeva a tutto il sec. XVII, rimase inedito); Memorie storiche della S. Grotta e del Monastero di S. Benedetto sopra Subiaco, Roma 1840; Sulla Sacra Immagine di M. Vergine che si venera nella Chiesa abbaziale di Farfa, Roma 1840.
Fonti e Bibl.: G. C. (Giuseppe Compagnoni), rec. del Corso di V. B., in Biblioteca Italiana, I (1816), pp. 305-14; Destutt de Tracy,Elementi di ideologia, trad. di G. Compagnoni, I, Milano 1817, 1, pp. XXIX, XLIII-LII; D. Müller,Biografie autografe ed inedite di illustri ital. di questo secolo, Torino 1853, pp. 65 s.; G. Tennemann,Manuale della storia della filosofia, suppl. di B. Poli, III, Milano 1855, pp. 729, 731; B. Pergoli,Il Condillac in Italia, Faenza 1903, pp. 52-54 (recens. in La Critica, II [1904], p. 154); G. Capone Braga,La filosofia franc. e ital. del '700, Padova 1942, II, 2, pp. 90, 92 s., 109; G. Ermini,Storia dell'Università di Perugia, Bologna 1947, pp. II s, 477. 515, 579, 582 s., 683 e passim in bibliogr.; E. Garin,La filosofia, II, Milano 1947, p. 477, ora St. della filos. ital., Torino 1966, p. 1060; A. Viviani, in Encicl. filos., Firenze 1957,ad vocem; M. F. Sciacca,Il pens. ital. nell'età del Risorgimento, Milano 1963, p. 153.