Buonanni, Vincenzo
, Scrittore (sec. XVI); autore di un Discorso sopra la prima cantica del divinissimo theologo Dante d'Alighieri del Bello nobilissimo fiorentino, intitolata Comedia, Firenze 1572 (Imprimatur del 15 ottobre). Altro di lui non resta, se non poche poesie volgari e latine (alcune nella raccolta per le Esequie del divino Michelangelo, Firenze 1564, e nel Tempio della divina signora donna Geronima d'Aragona, Padova 1568). Nulla si sa della vita. Il Discorso, dedicato a Francesco de' Medici, è preceduto da un madrigale in cui il B. ringrazia il teologo servita Iacopo dalla Pieve " che tutto rivedde ", e da tre epigrammi encomiastici latini di Bartolomeo Panciatichi, al quale nel 1576 lo stesso stampatore Sermartelli, o chi per esso, dedicò la prima edizione della Vita Nuova. Il Discorso si immagina tenuto al B. e a un amico suo, Cosimo Pasquali, da Piero Migliorotti. La finzione vale per le prime 19 e per le ultime 14 pagine.
Il corpo del Discorso è in realtà un'edizione dell'Inferno in cui, canto per canto, il testo è seguito da note. Non si tratta di un commento continuo: le note mirano a correggere e spiegare quei soli passi che il B. giudicava errati o male intesi. Evidente ovunque e sconcertante è la mancanza di ogni freno e giudizio nel correggere il testo e nell'interpretarlo. Non stupisce che il vecchio Lasca nelle sue rime si facesse beffa del B., e che il Salviati negli Avvertimenti del 1584 (III XIV) se ne spacciasse in breve demolendo una stravagante riforma ortografica (tz per z) proposta e applicata nel Discorso. Resta che fra il 1506 e il 1595 questa del B. è l'unica, benché parziale, edizione della Commedia apparsa a Firenze: non bastano gli errori a caratterizzarla. Già per la data essa si stacca dagli studi danteschi degli Accademici Fiorentini, Giambullari, Gelli e Varchi, poco prima e dopo la metà del secolo, e invece di giusta misura precede la polemica suscitata dal Castravilla e insomma appare inseparabile dagli studi danteschi, non soltanto fiorentini, del tardo Cinquecento, dal ritorno a D. perdiverse vie che caratterizza l'età del Tasso. Riferendosi al B. senza nominarlo, il Salviati lo definì " un moderno uomo molto intendente dell'antiche favelle ". Di fatto quel che subito colpisce nel Discorso è una familiarità coi testi greci eccezionale in quel genere letterario: onde, e non soltanto per la nuova moda, la discussione iniziale sulla Commedia in termini di poetica aristotelica e a paragone di Omero. E notevoli sono i richiami all'Orfeo e alle Stanze del Poliziano (pp. 92, 157, 172) in un commento che di regola esclude i moderni (come fonte storica è citato il Tarcagnota: pp. 107, 158). Della tradizionale polemica fiorentina contro il petrarchismo del Bembo e dei suoi seguaci non resta che un accenno al Casa non nominato (pp. 161-162). Anche l'assunto di una revisione del testo di D. sulla base della tradizione manoscritta, per sé e prescindendo dall'esecuzione, si spiega piuttosto con un indirizzo nuovo che con velleità precedenti: è sulla linea che porta all'edizione critica degli Accademici della Crusca nel 1595. Lo stesso dicasi del proposito, distorto al solito nell'esecuzione, di un recupero delle fonti storiche: onde i riferimenti (pp. 159, 184) ai Prioristi e agli atti della condanna di D. conservati nell'archivio della Parte guelfa. Manca affatto il recupero dell'antica lingua, tipico del Borghini, del Salviati e della Crusca. L'esegesi linguistica ancora è in funzione della lingua viva di Firenze con qualche rilievo interessante. Delle opere minori di D. il B. cita la Vita Nuova (pp. 13, 189), il Convivio (pp. 21, 22, 23, 78, 177) e la canzone E' m'incresce (p. 50). Anche cita (p. 168) La forte e nova, di Giudo Cavalcanti. Ancora ben viva è nel Discorso la discussione, tipicamente fiorentina, sulla struttura materiale dell'Inferno.
Bibl. - [I. Rilli], Notizie letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell'Accademia fiorentina, Firenze 1700, 77-80; G.M. Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, II IV, Brescia 1763, 2236-7; M. Barbi, Della fortuna di D. nel sec. XVI, Pisa 1890, 84-85, 121, 212-215; B. Migliorini, Lingua 372; Weinberg, History of literary criticism in the Italian Renaissance, Chicago 1961, 830-831; G., B. V., in Dizion. biogr. degli Italiani.