CAMPEGGI, Vincenzo
Nacque a Bologna il 18 marzo 1517. Secondogenito del senatore Antonio Maria e di Lucrezia Guastavillani, fu avviato al mestiere delle armi. Nel 1544 partecipò con l'esercito imperiale alla campagna della Marna, che si concluse con la pace di Crépy. Nel 1547, dopo l'uccisione del duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese, papa Paolo III ordinò al C., che si trovava a Bologna, di recarsi con un contingente militare a Parma per difenderla da una probabile occupazione delle truppe del governatore di Milano, don Ferrante Gonzaga, che già si era insediato nel Piacentino. Mancano notizie sul C. per gli anni immediatamente successivi finché, morto il padre, il 23 nov. 1558 gli successe nella carica senatoria. Il prestigio di cui godeva la sua famiglia lo privilegiò nell'assegnazione degli incarichi cittadini politici e diplomatici negli anni successivi: fu quattro volte gonfaloniere di Giustizia e diverse volte ambasciatore a Roma.
Nel corso della prima ambasceria conferitagli nel 1561, il C. dovette interessarsi del progetto di Pio IV di imporre alla città di Bologna un sussidio finanziario straordinario; la cosa allarmò molto i Bolognesi che inviarono tre ambasciatori straordinari ad affiancare il C. nella delicata trattativa, la quale peraltro ebbe esito negativo. Forse in seguito a questo insuccesso il C., nel novembre del 1562, abbandonò Roma, ove in sua sostituzione fu inviato Camillo Paleotti.
A Bologna il C. rioccupò il suo posto nel Senato salvo brevi interruzioni a causa di nuove missioni diplomatiche presso la corte papale, nel 1570-1571 e nel 1572 in occasione dell'elezione del nuovo pontefice Gregorio XIII, il bolognese Ugo Boncompagni. La politica del C. fu assai diversa da quella del padre: mentre questi aveva favorito l'instaurazione del dominio pontificio a Bologna, il C. apparteneva ad una generazione sulla quale gravò pesantemente il processo di centralizzazione dello Stato pontificio che si operava in quegli anni. La politica del C. tese quindi costantemente alla salvaguardia dall'eccessivo fiscalismo pontificio, dall'accentramento dei poteri, dall'ingerenza della Curia romana nelle vicende politiche cittadine. Fu proprio in occasione di una grave divergenza sorta con il pontefice a causa dell'atteggiamento di alcuni prelati romani ed in particolare di alcuni familiari di Gregorio XIII, che fomentavano disordine in città per potere accusare il governatore bolognese di inettitudine, che il C. fu temporaneamente destituito dalla carica senatoria.
Nel giugno 1584 l'ambasciatore bolognese a Roma, Antonio Legnani, comunicò al Reggimento il disappunto manifestato da Gregorio XIII di fronte ad alcune allarmanti notizie che gli avevano segnalato a Bologna la presenza di numerose bande armate che operavano indisturbate creando una grave situazione di pericolo per l'ordine interno della città. Un'apposita commissione, della quale fu chiamato a far parte anche il C., inviò in breve tempo a Roma un memoriale nel quale i disordini erano fatti risalire alla protezione accordata ai facinorosi da Giacomo Boncompagni, figlio naturale del papa, e dai cardinali nepoti Filippo Boncompagni e Guastavillani. Questo atteggiamento, secondo i redattori del memoriale, tendeva a screditare presso il pontefice il governatore bolognese. La gravità della situazione era poi descritta come insostenibile per la ricomparsa a Bologna di gravi dissidi politici che coinvolgevano larghi strati della popolazione, tornata a dividersi nei vecchi partiti dei guelfi e dei ghibellini, così come succedeva in molte città della Romagna in quegli stessi anni. La commissione suggeriva perciò di aumentare i poteri del governatore impedendo in particolare le ingerenze dei familiari del papa.
La replica di Gregorio XIII fu assai dura. L'ambasciatore Legnani fu allontanato immediatamente dalla corte romana, e nel luglio del 1584 i senatori che maggiormente si erano esposti nell'accusa contro i familiari del pontefice, tra cui il C., furono sospesi dalla carica. Il grave provvedimento suscitò molte polemiche, tanto che il 18 apr. 1585 il cardinal legato G. B. Castagna reintegrò i senatori nel loro incarico, avendo ricevuto da Gregorio XIII, prima della sua morte, un breve che lo autorizzava ad agire in tal senso allorché lo avesse ritenuto opportuno.
Nel luglio del 1586 il C. fu nuovamente a Roma come ambasciatore residente. Le relazioni che egli inviò a Bologna testimoniano una serie di insuccessi diplomatici nei suoi tentativi di difendere gli ultimi margini di autonomia cittadina; il non aver saputo evitare l'invio a Bologna di Fabio Della Cornia, visitatore apostolico incaricato di controllare la pubblica amministrazione della città, fu per il C. motivo di profondo scoramento, tanto che chiese al Senato di essere sostituito nell'incarico. Tornato a Bologna all'inizio del 1588, il C. morì il 9 luglio di quello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. arcivescovile, Registro battesimale, 1516-1521, registro 7, c. 135v; Arch. di Stato di Bologna, Lettere del Senato all'ambasciatore, VIII, passim;XXI, XXII, a. 1584; Lettere dell'ambasciatore al Senato, anni 1561, 1586, 1587, passim;Ibid., Fondo Campeggi-Malvezzi, serie II, 168-415, fasc. 8: Convenzione tra i fratelli Campeggi;191/438, fasc. 54: Testamento di V. C.;Bologna, Biblioteca universitaria, ms. 770, vol. XVII: A. F. Ghiselli, Memorie antiche di Bologna, pp. 701-711; ms. 1816, fasc. 10; Atti civili relativi a V. C.;ms. 4207: L. Montefani-Caprara, Famiglie bolognesi, vol. 22, c. 108; Bologna, Bibl. comunale, ms. 650: Elenchi di militari bolognesi, p. 15; B. di Galeotti, Trattato degli uomini illustri di Bologna, Ferrara 1590, pp. 130, 132; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, II, p. 125; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 236; G. B. Guidicini, I riformatori dello stato di libertà della città di Bologna, I, Bologna 1876, p. 185; L. v.Pastor, Storia dei papi, VII, Roma 1928, p. 533.