CERAMI, Vincenzo
CERAMI, Vincenzo. - Nacque a Roma il 2 novembre 1940 da Aurelio, di origini siciliane, maresciallo dell’Aeronautica, e da Adalgisa Montella.
Ebbe un fratello maggiore, Giuseppe, e una sorella minore, Margherita. Un paio d’anni prima della sua nascita era venuto a mancare per malattia un fratello di nome Vincenzo. In ricordo del fratello prematuramente scomparso fu chiamato allo stesso modo.
Fino all’età di dieci anni abitò in via Benedetto Varchi 7, nel quartiere romano dell’Alberone, dove frequentò la scuola elementare Giuseppe Garibaldi di via Mondovì. In seguito a una difterite che gli causò una cecità temporanea, con la famiglia si trasferì a Ciampino, in provincia di Roma. Lì si iscrisse alla scuola media Francesco Petrarca. Dovendo ripetere il primo anno in conseguenza di problemi di salute, si ritrovò come professore di lettere Pier Paolo Pasolini, con il quale riuscì a superare la sua timidezza e a instaurare un dialogo in classe grazie alla scrittura dei temi liberi. Cresciuto in una casa con pochi libri, proprio tramite Pasolini scoprì la letteratura e iniziò a leggere autori classici e contemporanei, da Dante a Bertolucci, Caproni, Penna. Cominciò in quel periodo anche a scrivere le sue prime poesie, lette e corrette dal professore, per merito del quale comprese anche di avere una vocazione narrativa. Questo rapporto, nato tra i banchi di scuola e le partite di pallone, fu destinato a rafforzarsi e a durare fino alla scomparsa del poeta. La frequentazione con Pasolini continuò infatti sia durante gli anni del liceo – Cerami si iscrisse al liceo scientifico Plinio Seniore di Roma – sia durante quelli dell’Università, in cui fu studente della facoltà di Fisica presso La Sapienza, anche se interruppe gli studi prima di conseguire la laurea.
Durante il periodo universitario si avvicinò al teatro come aiuto regista per uno spettacolo del teatro Ateneo, che tuttavia non venne mai realizzato. Dopo quel primo tentativo, Pasolini gli propose di partecipare come assistente alla messa in scena di Santa Giovanna dei Macelli di Brecht – con protagonista Laura Betti –, ma anche questo spettacolo alla fine non vide la luce.
Fu quello il momento in cui Pasolini gli propose di seguirlo come assistente volontario per il film Il Vangelo secondo Matteo (1964), che segnò il suo primo incontro con il cinema, sebbene il suo lavoro consistesse per lo più nel fermare macchine e camion che si avvicinavano al set mentre si girava. A quella prima esperienza cinematografica fece seguito quella di assistente alla regia per i pasoliniani Uccellacci e uccellini (1966) e La terra vista dalla luna, un episodio del film collettivo Le streghe (1967).
Cerami si avvicinò invece alla sceneggiatura quando collaborò con Pasolini alla scrittura di Teorema (1968): raccoglieva con un registratore il testo che Pasolini gli dettava e poi lo trascriveva. Da quegli incontri-confronti apprese i segreti della scrittura cinematografica, iniziando così a scrivere delle sceneggiature proprie. Negli anni Sessanta per guadagnare faceva il ‘negro’– termine utilizzato per gli anonimi collaboratori dei grandi sceneggiatori –, scrivendo in particolare copioni per film di genere western. In seguito a queste esperienze e alla sua spiccata capacità e rapidità di scrittura, fu chiamato nel 1968 a New York per scrivere in poche settimane un film ambientato in Giappone. Dovette così partire per il Giappone per riadattare la sceneggiatura che aveva del tutto inventata nella prima stesura del testo.
Nel 1970 sposò l’attrice americana Mimsy Farmer, dalla cui unione quello stesso anno nacque la figlia Aisha.
Dopo il testo teatrale Le disgrazie del 1973, mai rappresentato, nel 1975 firmò per il teatro di Roma la riduzione teatrale del romanzo Il sipario ducale di Paolo Volponi (Verona 1976).
Considerandosi da sempre non uno sceneggiatore, ma un narratore, Cerami iniziò presto a scrivere racconti. Proprio da uno di quei racconti, che attirò l’attenzione di Pasolini, prese vita il suo primo romanzo, Un borghese piccolo piccolo.
Attraverso il mondo di un impiegato ministeriale che sta per andare in pensione, disposto a ogni compromesso pur di far assumere il figlio nello stesso posto di lavoro, Cerami getta il suo sguardo su una società opaca e crudele, di grigie esistenze sulle quali irromperà la tragedia. Lo stile che ha trovato è di «una lingua ‘schiacciata’ sui fatti, spietata com’è l’esistenza dei protagonisti», secondo le parole dello stesso autore. Il romanzo fu subito letto da Pasolini che sul Tempo del 23 dicembre 1973, segnalando opere di giovani scrittori, lo definì «un bellissimo romanzo neo-crepuscolare, atroce» (Pasolini, 1999, p. 1966). Dopo avergli suggerito qualche cambiamento, il poeta lo propose a Garzanti e avrebbe voluto scriverne la presentazione. Il romanzo uscì però presso l’editore solo nel 1976 (Milano) con la quarta di copertina a firma di Italo Calvino: «Questa presentazione al libro aveva promesso di scriverla Pier Paolo Pasolini: voleva essere lui a tenere a battesimo il primo romanzo del nuovo scrittore. Nessuno meglio di lui avrebbe saputo mettere in valore questo quadro d'una Roma feroce, quest'indagine molecolare d'un mondo in cui un processo d'omogeneizzazione sociale e culturale si compie in un deserto di valori. E nessuno meglio di lui avrebbe saputo dare una definizione esatta di questo stile diretto e spoglio, che non s'allontana mai dall'oggettività visuale e dalla soggettività elementare del personaggio, ma che ogni tanto s'allarga a evocare i colori e gli umori dell'aria e si carica di grumi espressivi inaspettati».
Accolto positivamente dalla critica, nel 1977 dal romanzo venne tratto un film con la regia di Mario Monicelli e l’interpretazione di Alberto Sordi.
Nel 1978 Cerami pubblicò il secondo romanzo, Amorosa presenza (Milano), un romanzo breve dal titolo ispirato a un saggio di Ernesto De Martino, la cui storia si sviluppa dentro lo spazio mitico dei fabliaux medievali. Visto il successo del primo romanzo, avrebbe potuto continuare su quella strada, scelse invece per la nuova opera una vena favolistica, altro aspetto importante della sua narrativa.
Dopo il primo romanzo vengono meno i piccoli borghesi, i personaggi così divisi sociologicamente, la descrizione netta delle classi sociali, perché è arrivato l’uomo massa, è arrivata l’omologazione su cui cade lo sguardo attento dello scrittore. Risale al 1981 il poema narrativo Addio Lenin (Milano): attraverso una festa di matrimonio dove sono sedute alla stessa tavola due generazioni diverse, dei genitori e dei figli, si rappresenta lo smarrimento della società in conseguenza della caduta di un mito, la frattura tra la cultura contadina e la nuova società consumistica.
Nello stesso anno Cerami pubblicò il romanzo Tutti cattivi (Milano), storia ambientata in un luna park con protagonisti Giustino, proprietario di giostre, e il suo microcosmo.
Nel 1981 nacque il figlio Matteo dall’unione con Graziella Chiarcossi, cugina di Pasolini, sposata in seconde nozze.
Nel 1983 fu la volta del romanzo di formazione Ragazzo di vetro (Milano), racconto dell’ultima vacanza di Stefano con i genitori, alle soglie dell’età adulta, al quale seguì nel 1988 La lepre (Milano), romanzo ambientato nello Stato pontificio in un’epoca non precisata, con l’invenzione di una vicenda storica senza alcun vincolo filologico, sebbene la trama s’immagini tolta da una cronaca dell’epoca: una storia d’amore tra una giovane prostituta, Bianca Maria, affetta da sifilide e ricoverata in un ex lebbrosario, e il suo medico, il protofisico Tommaso.
Gli anni Ottanta segnarono anche il ritorno al teatro. Per il gruppo fiorentino Pupi e fresedde Cerami firmò la commedia L’amore delle tre melarance (Fiesole 1985), la cui prima rappresentazione avvenne a Fiesole il 18 luglio 1984 per la regia di Angelo Savelli e con le musiche di Nicola Piovani. Nello stesso anno lavorò alcuni mesi in Francia per le compagnie Le Théâtre du Campagnol e Lo Teatre de la Carriera (Théâtre populaire occitan), scrivendo la commedia L’enclave des Papes per la regia di Jean-Claude Penchenat, esperienza per Cerami fondamentale non solo per l’approfondimento del linguaggio teatrale ma per il procedimento creativo in sé: partendo da un canovaccio appena abbozzato scrisse il testo direttamente sul palcoscenico con regista e attori.
Nel 1986 pubblicò presso la casa editrice Theoria un’altra commedia, Sua Maestà (Roma), storia di un re e del suo buffone naufragati su un’isola deserta, rappresentata lo stesso anno al Primo festival delle Ville Vesuviane a Ercolano per la regia di Luca De Fusco e con l’interpretazione di Mario Scaccia. Subito dopo Cerami lavorò a Casa fondata nel 1878, testo-esercizio scritto, sulla base di improvvisazioni teatrali, per gli allievi del Centro internazionale di drammaturgia di Fiesole. Dopo Le statue di ghiaccio, breve testo teatrale su San Francesco (1986), nel 1988 per il teatro del Buratto di Milano scrisse Hello George!, commedia su Gershwin e la sua musica.
Nel 1991 presso l’editore Einaudi uscì il libro di racconti lunghi intitolato L’ipocrita (Torino), mentre nel 1993 La gente (Torino), raccolta riveduta e corretta di racconti apparsi in precedenza su Il Messaggero: un’immersione nella vita quotidiana attraverso una folla indistinta che si muove freneticamente per la città tra manie, ossessioni e nevrosi, sotto un’apparente normalità. Cerami in quegli anni collaborava con il quotidiano e proprio presso la sede romana aveva svolto il praticantato per diventare giornalista: la tessera fu rilasciata dall’Ordine nel 1991. Negli anni scrisse anche per riviste e altri quotidiani come La Stampa e La Repubblica, dove curò una rubrica fissa sull’inserto settimanale Musica!.
All’attività giornalistica affiancò anche quella di docente presso università italiane ed estere, tenendo corsi di scrittura creativa. Frutto anche di quell’esperienza fu la pubblicazione nel 1996 di un ‘manuale’ di scrittura creativa intitolato Consigli a un giovane scrittore. Narrativa, cinema, teatro, radio, nel quale analizza la costruzione del racconto, della scena, del dialogo, con un capitolo conclusivo dedicato alla comicità, tutti linguaggi che aveva sperimentato nella sua ‘ossessione’ di raccontare storie intrecciando le diverse competenze del narrare (Milano; ripubblicato nel 2010 con l’aggiunta di un capitolo sul fumetto).
L’attenzione a una realtà contemporanea spietata, a fatti di cronaca, torna con Fattacci (Torino 1997), racconto di quattro celebri delitti italiani, mentre nel 2001 uscì il romanzo Fantasmi (Torino), diviso in quattro movimenti musicali con protagonista una donna immersa nella contemporaneità.
Sempre nel 2001 Cerami pubblicò anche il saggio La trascrizione dello sguardo a introduzione del volume Per il cinema che raccoglie soggetti e sceneggiature di Pasolini per la collana I Meridiani di Mondadori (Milano). Si era già occupato di Le ceneri di Gramsci (Torino 1996) e successivamente firmò la prefazione a Ragazzi di vita (Torino 2005). Negli anni Cerami scrisse diversi saggi, tra i quali uno dedicato a Giorgio Caproni, e fu autore di prefazioni e introduzioni a opere di Charles Dickens, Gérard de Nerval, Federigo Tozzi, George Sand, Ettore Petrolini, Hans Christian Andersen, Carlo Collodi.
Passato da Einaudi di nuovo a Garzanti nel 2002, Cerami ripubblicò in una collana personale, con le copertine illustrate da Danijel Žeželj, Un borghese piccolo piccolo. Apparvero inoltre la raccolta di scritti vari Pensieri così (Milano 2002) e i racconti La sindrome di Tourette (Milano 2005). Invece presso Mondadori pubblicò i romanzi L’incontro (Milano 2005) e Vite bugiarde. Romanzo d’appendice (Milano 2007). In quegli anni aveva sperimentato anche il racconto a fumetti, prima con la disegnatrice Silvia Ziche – Olimpo S.p.a. (Torino 2000) e Olimpo S.p.a. Caccia grossa (Torino 2002) –, poi con Milo Manara insieme al quale pubblicò nel 2009 Gli occhi di Pandora (Milano), già apparso in Francia due anni prima. L’ultima opera è una raccolta poetica, Alla luce del sole, edita nel 2013 nella collana Lo Specchio di Mondadori: «Scrivo ancora su cartapecora / ho bisogno d’olezzo di morte / per parlare della vita» (V. Cerami, Alla luce del sole, Milano 2013, p. 58).
La sua scrittura ha saputo sperimentare negli anni linguaggi diversi, così accanto alla narrativa e alla poesia ci sono stati sempre anche il teatro e il cinema. Dopo la scomparsa di Pasolini infatti Cerami collaborò a numerose sceneggiature: Casotto (1977), Il minestrone (1980), Mortacci (1988) e Vipera (2001) di Sergio Citti; Salto nel vuoto (1980) e Gli occhi, la bocca (1982) di Marco Bellocchio; Segreti segreti (1984) e I cammelli (1988) di Giuseppe Bertolucci; Pianoforte di Francesca Comencini (1984); Tutta colpa del paradiso (1985) e Stregati (1986) di Francesco Nuti; Uomo d’acqua dolce (1997), La fame e la sete (1999) e Il nostro matrimonio è in crisi (2002) di Antonio Albanese. Firmò con Gianni Amelio i film Colpire al cuore (1982, sceneggiatura pubblicata a Roma nel 1990), I ragazzi di via Panisperna (1987; Mantova 1996) e Porte aperte (1990), che nel 1991 ottenne la nomination all’Oscar come miglior film straniero.
Uno dei sodalizi più felici e longevi fu quello con Roberto Benigni: insieme a lui fu autore de Il piccolo diavolo (1988), Johnny Stecchino (1991; Roma-Napoli 1991), Il mostro (1994; Milano 1994) e La vita è bella (1997; Torino 1998), che, tra i numerosi riconoscimenti, ottenne anche tre premi Oscar.
È lo stesso Cerami a svelare l’elaborazione dell’opera a quattro mani nell’articolo Così lavoro con Benigni, apparso su La Repubblica il 7 settembre 2004: «Un occhio è attento all’impianto narrativo, sempre mobile, fino all’ultimo momento; l’altro è sul personaggio, che deve agire liberamente, senza mettersi al servizio della storia, proprio per evitare un appiattimento realistico sui fatti. E come figure di riferimento nello sviluppo del racconto sono necessarie le gag, le rotture linguistiche che sono il sale della comicità, e che per un nonnulla possono prendere sapore di beffa o sanguinare come una ferita». Il primo occhio è di Cerami, il secondo di Benigni.
Seguirono nel 2002 Pinocchio e nel 2005 La tigre e la neve (Torino 2006). Nel 2011 uscì nelle sale il film Tutti al mare, scritto da Cerami insieme al figlio Matteo, che ne curò anche la regia; mentre nel 2013 in Francia il film Belle du Seigneur, adattamento cinematografico di Cerami dal romanzo omonimo di Albert Cohen.
Oltre a quello con Roberto Benigni, un altro sodalizio importante per Cerami fu con il musicista Nicola Piovani. La prima esperienza di palcoscenico che fecero insieme risale al 1981, quando andò in scena a Creta un concerto di musica e poesia dal titolo Canti di scena. Scrissero poi insieme La Cantata del Fiore, la mitica storia di Eco e Narciso, composta e andata in scena nel 1988 (Milano 2002), e La Cantata del Buffo, storia del buffone Caramella, composta nel 1990 e andata in scena insieme alla Cantata del Fiore nel 1996. Seguì Il signor Novecento per la stagione 1992/1993 (Roma 1994).
Dal primo abbozzo dello spettacolo del 1981, a partire dal 1993 e per diversi anni Canti di scena fu ripreso con continue varianti e novità (Torino 1999), segnando un punto di svolta del lavoro di Cerami e Piovani: insieme al compositore l’autore entra direttamente in scena e diventa la voce narrante dello spettacolo. La narratività emotiva della parola cantata, la musicalità della parola recitata, la teatralità dello strumento che suona in scena sono, come spiega lo stesso Cerami, i tre poli espressivi su cui si fonda e si sviluppa questa forma di spettacolo. La collaborazione tra i due continuò con gli spettacoli nel 1994 Borderò, nel 1996 L’assassinio di Gonzago, nel 1997 La casa al mare, nel 1998 Romanzo musicale e La Pietà, Stabat Mater concertante per due voci femminili, voce recitante e orchestra, nel 2001 Concerto fotogramma. Nel 2002, nell’ambito del Festival della Letteratura di Mantova, andò in scena Lettere al metronomo, un epistolario in versi letto dall’autore, con le musiche di Piovani, la voce cantante della figlia Aisha e alle tastiere Aidan Zammit, mentre nel 2003 nell’isola greca di Delos fu rappresentata la cantata L’Isola della Luce, con musiche di Piovani e versi di Cerami. Nel 2004 fu la volta de Il comico e la spalla, tragicommedia di Cerami, di cui firmò la regia Jean-Claude Penchenat, con il commento musicale di Piovani. E ancora negli anni successivi i due artisti lavorarono insieme con gli spettacoli Concha Bonita, La Cantata dei Cent’anni, Made in Italy.
Autore di numerose altre opere teatrali rappresentate dagli anni Novanta con diversi registi – Teatro Excelsior nel 1993, Ring, Socrate con Gigi Proietti, Francesco, il musical nel 2000, Gli amici di Salamanca nel 2004, Italia mia nel 2009 –, a partire dal 1998 Cerami si dedicò anche alla lettura in pubblico del testo biblico L’Ecclesiaste – Qohélet –, nella versione di Guido Ceronetti, considerato il testo più importante della sua vita, di un’attualità drammatica. Nel 2007 scrisse il testo della canzone Anna Magnani, musicata da Carmen Consoli e presente nell’album Dormi amore, la situazione non è buona di Adriano Celentano, con il quale collaborò anche in altri progetti.
Nello stesso anno fu nominato Responsabile nazionale Cultura dal Segretario del Partito democratico Walter Veltroni, mentre nel 2009 divenne assessore alla cultura del Comune di Spoleto.
Nel 2010 presso l’Auditorium della Musica di Roma si tenne una rassegna antologica con quattro spettacoli scritti e interpretati da lui: Italia mia, Viaggio nel silenzio, la novità Una vita di parole e Lettere al metronomo. Nello stesso anno scrisse il testo in versi per il film commissionato dall’Onu, The Earth: Our Home, presentato in anteprima mondiale al Festival dei due mondi di Spoleto.
Scrittore a tutto tondo, con le sue parole in versi, in prosa, recitate, Cerami ha saputo raccontare l’Italia dal dopoguerra al nuovo millennio, indagando gli scarti delle culture e la conflittualità della sua epoca. Attento e acuto osservatore della realtà contemporanea, ha reso interessanti squarci, lacerti di vita, colta nelle sue convenzioni e contraddizioni, nelle sue angosce e nevrosi, le quali svelano tutta la problematicità dell’esistere.
Tra i vari riconoscimenti ricevuti, nel 2004, al palazzo del Quirinale, fu conferito allo scrittore il premio Vittorio De Sica; nel 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli consegnò la medaglia d’oro dedicata ai benemeriti della cultura e dell’arte. Nel 2006 l’Università di Pisa gli conferì la laurea honoris causa in Letterature e Filologie europee. Nel 2007 nella sala della Protomoteca del Palazzo Senatorio a Roma Cerami ottenne il premio Il Campidoglio, mentre nel 2013, poco prima della sua scomparsa, gli fu assegnato il David di Donatello alla Carriera.
Morì a Roma il 17 luglio 2013 dopo lunga malattia.
Fiabe di Roma e del Lazio, scelte da C. Gatto Trocchi e tradotte da V. Cerami, Milano 1985; L’ultimo addio, in Addii. Testi di congedo/Congedi nei testi, atti del convegno internazionale di Salerno, 12-14 maggio 1994, a cura di M. Di Maio - R. Fedi, Roma 1996, pp. 203-220; Manlio a Kyoto, in Micromega, 1996, n. 5, pp.155-162; Storia di altre storie, con F. Guccini, Casale Monferrato 2001; La Bella e la Bestia, in La Bella e la Bestia. Quindici metamorfosi di una fiaba, Roma 2002, pp. 279-314; Vincenzo Cerami racconta l’Odissea tradotta da Giovanna Bemporad, Torino 2003; Io ti amo, Mantova 2006; Vincenzo Cerami legge «Le mille e una notte», regia di V. Cerami, Roma 2007; La bella e la bestia e altri racconti, Milano 2012.
È in corso la pubblicazione di tutte le opere presso la casa editrice Garzanti.
carte di V. C. sono conservate a Roma, presso la Biblioteca nazionale centrale, donate dallo stesso autore, poi da Graziella Chiarcossi. Si tratta in particolare i manoscritti e dattiloscritti delle sue prime opere, tra le quali Un borghese piccolo piccolo, e la sceneggiatura di La vita è bella.
M. De Candia, V. C. dal cinema al teatro. Intervista, in Ridotto, 1985, nn. 1-2-3, pp. 26-32; Dizionario del cinema italiano. I film, Roma 1992-2014, passim; G. Meacci, Improvviso il Novecento. Pasolini professore, Roma 1999, pp. 23-60; P.P. Pasolini, [I giovani che scrivono] (1973), in Id., Descrizioni di descrizioni, Saggi sulla letteratura e sull’arte, a cura di W. Siti - S. De Laude, Milano 1999, t. II, pp. 1965-1970; W. Pedullà, Postavanguardia e sperimentalismo, in Sperimentalismo e tradizione del nuovo, Storia generale della letteratura italiana, diretta da N. Borsellino - W. Pedullà, Milano 1999, XII, pp. 398-402; F. La Porta, La nuova narrativa italiana: travestimenti e stili di fine secolo, Torino 1999, pp. 249-252; V. C. Le récit et la scène, a cura di B. Barbalato, Louvain-la-Neuve 2004; P. Berra, Domande a V. C., in L’immaginazione, 2005, n. 215, pp. 16-17; B. Barbalato, Sul palco c’è l’autore. Scrivere, filmare, interpretare: Carmelo Bene, Gianni Celati, Ascanio Celestini, V. C., Roberto De Simone, Mario Martone, Louvain-la-Neuve 2006; G. Nisini, V. C., sceneggiatura, in Saggi e dialoghi sul cinema, a cura di M.G. Di Monte - A. Barbuto - G. Nisini, Roma 2006, pp. 75-87; B. Barbalato, Sisifo felice. V. C., drammaturgo, Brussel 2009.