CERRI, Vincenzo
Figlio di Valentino e di Clotilde Pecori, nacque a Livorno nel 1833. Scultore, fu allievo dell'Accademia di Firenze. Nel 1856 concorse ai premi di emulazione nella sezione per lavori in creta e fu premiato per l'accademia del nudo. Al concorso triennale del 1858 (soggetto: Gesù Cristo che risuscita la figlia di Giairo)venne premiato per un bassorilievo in gesso contrassegnato "Chi non fa non falla". I giudizi degli accademici rispecchiano lo spirito dell'insegnamento qual era a pochi anni dalla morte di L. Bartolini. A. Costoli, che ne aveva ereditato la cattedra, lodava come "....vera e naturale... l'espressione della bambina... Il modo di piegare... vero e di stile ed il tutto... eseguito con verità ed intelligenza" (Firenze, Archivio d. Acc. di Belle Arti, Atti,Affari 1858, F. 47 B, ins. 74 C, n. 5 rosso).
A fronte di questa e di altre valutazioni positive, che apprezzavano nel C. la capacità di cogliere l'elemento naturale abbinandolo alle forme purificate ed armoniche o quella di esprimere il momento mistico del miracolo affermando una morale veritiera dei sentimenti religiosi primitivi, sta il giudizio nettamente negativo di G. Duprè: "...mediocre in composizione, meschina, fredda" (ibid.).
La carriera del C., così iniziata, lo portò ad una fama limitata. Nel 1867 la Zeitschrift für bild. Kunst (II, p. 50) dà notizia di un suo gruppo in marmo, Francesca da Rimini, esposto presso la Società d'incoraggiamento delle belle arti a Firenze. Nel 1868 (ibid., III, p. 126), il C., "...uno degli scultori migliori", esponeva, sempre a Firenze, un altro gruppo, Ilrapimento di Bianca Cappello. Nel 1867 il C. aveva terminato la statua di Cavour (Livorno, piazza Cavour; visto il bozzetto nel 1863, la poetessa Angelica Palli scrisse una poesia: Pera, 1906, p. 154), che venne pagata da privati e con denari raccolti in tredici tombole pubbliche (Piombanti, 1903; Gitt., 1906). Esposta al pubblico soltanto nel 1869 nello studio fiorentino di via S. Reparata, 48 (L'Arte in Italia, I [1869], p. 115; La Nazione, 15 marzo 1869; Gazzetta di Firenze, 21 sett. 1869), giunse a Livorno nell'ottobre di quell'anno (La Nazione, 23 ott. 1869) e fu donata dal comitato promotore al municipio che la lasciò in deposito fino al 1871.
Il C. volle dare al personaggio un'aria di naturalezza, cercando di evitare ogni atteggiamento retorico; riuscì comunque a ottenere la dignità sufficiente a soddisfare il rispetto della cittadinanza per Cavour. Tuttavia lo scultore non dovette essere soddisfatto del suo lavoro, dal momento che, a quanto si disse, avrebbe affermato di vergognarsi "...di aver fatto quel mucchio di panni sudici" (Pera, 1906, p. 153).
Successiva al Cavour è la sua statua di Gustavo Corridi (Livorno, parco di villa Fabbricotti, sede della Biblioteca Labronica), che fa in un primo momento collocata nella cappella di S. Edoardo (notizia fornita dall'ingegnere A. Simonini, Livorno) costruita nella tenuta di Collinaja, nel luogo dove il Corridi fu ammazzato nel 1867, in circostanze misteriose (necrologio in La Nazione, 28 marzo 1867). Il terzo lavoro importante del C. fu la statua di Monsignor Girolamo Gavi datata sul basamento 1873, che era collocata nella cattedrale di Livorno.
Danneggiata nel 1943 da un bombardamento che causò il crollo della cattedrale stessa, ora non è più reperibile, ma è visibile, senza testa, in una foto della Soprintendenza (notizia fornita dall'ingegner A. Simonini). Il personaggio era rappresentato seduto su una specie di sedia gestatoria posta su un basamento: il tutto era alto circa tre metri (notizie fornite da padre G. Spaggiari del convento di Montesenario).
Il C. fece anche vari monumenti funebri sempre per Livorno (cfr. le Guide). Il 28 ag. 1870 era stato nominato accademico onorario dell'Accademia di Belle Arti di Firenze (Atti del Collegio dei professori… anno 1892, Firenze 1893, p. 69). Era sposato con Ida Baccini. Morì a Livorno il 15 giugno 1903.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio d. Acc. di Belle Arti, Atti,Affari 1856, F. 45 B, ins. 72, nn. 3, 6 rosso; 1858, F. 47 B, ins. 74 A, n. 12 rosso, ins. 74 B, n. 6 rosso, ins. 74 C, nn. 2, 5 rosso; 1869, F. 60, ins. 48; 1871, F. 60, ins. 12, ins. 48; Monitore toscano, 4 ott. 1858, p. 34; Esposiz. nell'Acc. delle Belle Arti di Firenze, in Rivista di Firenze, II(1858-59), 3-4, p. 153; G. Piombanti, Guida storica ed artistica... di Livorno, Livorno 1873, pp. 461 s., 463; V. C., in La Cordelia, XXII (1903), 37, pp. 439 s. (necrologio scritto dalla moglie del C., Ida Baccini: dà l'elenco più completo dei lavori del C.); G. Piombanti, Guida stor. ed artistica della città… di Livorno, Livorno 1903, pp. 82 s., 172, 398, 399; F. Pera, Nuove biografie livornesi, s. 4, Siena 1906, pp. 150-155; Gitt [G. Targioni-Tozzetti], Su e giù per Livorno, Livorno 1906, pp. 18, 95, 140; P. Vigo, Livorno, Bergamo 1915, p. 98; Le cento città d'Italia illustrate. Livorno. Milano 1925, p. 9; G. Razzaguta, Virtù degli artisti labronici, Livorno 1943, pp. 18, 135; A. M. Bessone Aureli, Diz. degli scultori ed arch. ital., Città di Castello 1947, p. 149; V. Vanni, La cattedrale di Livorno e la sua ricostruz., in Riv. di Livorno, III(1953), 6, p. 332; P. Caprili, Vita scomoda... dei concittadini sul piedistallo, in La Canaviglia, II (1977), pp. 134 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 298 s.