CESATI, Vincenzo
Nacque a Milano il 24 maggio 1806 dal barone Massimiliano e dalla marchesa Barbara Durazzo di Genova; a quattordici anni entrò nel collegio Teresiano di Vienna per seguire prima gli studi letterari e scientifici, poi per affrontare quelli giuridici. Pur essendo già da giovane età incline alle scienze naturali e in particolare alla botanica - all'età di tredici anni aveva allestito un primo erbario -, il C. fu costretto a laurearsi in giurisprudenza, nel 1829, ma rinunciò a dedicarsi alla carriera diplomatica cui lo si voleva destinare.
Tornato a Milano, preferì entrare in uffici amministrativi che lo tennero occupato per un paio di decenni in varie città lombarde. Questi compiti gli permettevano di disporre di qualche ritaglio di tempo per dedicarsi agli studi prediletti e ad escursioni nelle valli e sulle montagne lombarde e del vicino Piemonte. Tenne per molto tempo riservata questa sua attività, fino al 1836, anno in cui uscirono quasi improvvisamente le sue prime pubblicazioni floristiche e micologiche. Ma dal 1832 si era associato a una schiera di giovani naturalisti che si proponevano di destare un movimento di ricerche sulla natura lombarda: G. Balsamo Crivelli, G. De Notaris, F. Pestalozza, cui si aggiunsero successivamente M. Rainer De Haarbach, A. De Bracht, C. Vittadini. L'attività del C., già intensa in fase di studi durante il periodo viennese, si accentuò in escursioni, in raccolte botaniche e anche conchigliologiche. Particolarmente vivace fu la sua attività di ricerca, nel Milanese, in Lomellina e nell'Oltrepò fra il 1830 e il 1835, allo Spluga, in Valsesia e nel Vercellese fra il 1834 e 1837, nel Comasco nel 1841 e 1842, nel Bresciano tra il 1843 e il 1847, ove fu ripresa più tardi. Al 1826, in particolare, risalgono gli studi crittogamici che gli furono soprattutto congeniali.
L'attività bresciana, particolarmente notevole, corrisponde al periodo di residenza in quella città come relatore della congregazione provinciale. Ebbe allora amico il micologo A. Venturi con cui restò in corrispondenza, e il botanico E. Zersi. Amministratore ineccepibile del governo austro-ungarico, nutriva tuttavia sentimenti liberali e patriottici; nel 1848, dopo la cacciata degli Austriaci, egli fu prefetto a Como, propugnatore di una resistenza a oltranza; il 5 agosto del medesimo anno, tornati gli Austriaci, il C. fu costretto ad abbandonare l'ufficio e a rifugiarsi in Svizzera prima e poi in Piemonte, a Vercelli. Nel 1854 fu incaricato dell'insegnamento della storia naturale, e nello stesso anno della direzione degli studi speciali del collegio nazionale, che da allora divenne istituto tecnico.
Vercelli divenne la sua seconda patria; sposò Antonia Frigerio, da cui ebbedue figli: Massimiliano, che divenne ufficiale d'ordinanza del re Umberto, e Rosa, che sposò il nobile architetto vercellese F. Mella Arborio. Gli anni di residenza a Vercelli furono fertili di ricerche e dedicati all'insegnamento; solo in età avanzata, nel 1868, vinse la cattedra di botanica dell'università di Napoli succedendo a G. Gasparrini ed assunse anche la direzione dell'Orto botanico Tenoreano. Tornò qualche volta al Nord per escursioni in Lombardia nel 1870, nel '73, nel '76, ma ormai il suo raggio d'azione era divenuto il Napoletano, l'Italia centromeridionale e, talora, insulare. Il C. fondò la sezione napoletana del Club alpino italiano, e all'insegnamento unì anche la ricerca crittogamologica arricchendo la propria produzione scientifica, diventata ormai molto nota in Europa, e partecipando autorevolmente ai congressi degli scienziati. Nell'81 si ammalò gravemente e dovette chiedere il collocamento a riposo, pur mantenendo la direzione dell'Orto botanico.
Morì il 13 febbr. 1883 a Vercelli.
L'opera scientifica del C. è principalmente dedicata a vari campi della crittogamologia, di cui fu un propulsore nel nostro paese e una notevole autorità anche in campo internazionale. Èimpossibile al riguardo disgiungerlo da G. De Notaris, col quale era legato da caldissima amicizia e intensa collaborazione: i due furono praticamente chiamati fondatori della crittogamologia in Italia. Mentre De Notaris si dedicava ai Muschi, il C. approfondì il campo micologico, in special modo dei Micromiceti. Fra il 1861 e il 1866 curava la pubblicazione dei Commentari della Società crittogamologica italiana. Buona parte dei suoi contributi sono apparsi in periodici scientifici stranieri anche perché mise sempre a disposizione le sue cognizioni ai colleghi stranieri. Il suo contributo alla conoscenza delle Sferiacee e a vari gruppi e generi di Ascomiceti è particolarmente noto negli ambienti della crittogamologia.
Si ricorda l'impulso dato dal C. alla conoscenza delle Crittogame perché se ne sentiva l'esigenza nel nostro paese, mentre un L. Rabenhorst, un Ch. Tulasne, un De Bary facevano vigorosamente avanzare le conoscenze specialmente micologiche nel resto d'Europa. Ma opera del C. degna di esser ricordata è anche quella in favore della flora vascolare italiana.
L'opera Stirpes Italicae, che descriveva sei specie nuove di piante italiane illustrata da lui stesso con finissima iconografia, è uno degli esempi più belli e irripetibili di disegno fitografico; le varie edizioni del Saggio sulla geografia botanica..., e altri numerosi contributi floristici sono valida preparazione alla grande impresa di una Flora italiana affrontata nel 1867 in collaborazione con G. Passerini e con G. Gibelli. Il Compendio della flora italiana corredato di pregevoli illustrazioni organografiche è rimasto incompiuto proprio per l'estensione del disegno e il dettaglio descrittivo che gli autori si erano proposti; se fosse stato portato a termine, avrebbe costituito un'opera monumentale e un grande salto di qualità nei confronti della precedente Flora di A. Bertoloni, quanto all'approfondimento descrittivo. In collaborazione con T. Caruel e Savi il C. distribuì anche una essiccata dal titolo Plantae Italiae Borealis di cui si ha notizia nel Bull. de la Soc. botan. de Franco, LI (1904), p. CXXV. Ma ben più ampio è stato il suo contributo a numerose collezioni essiccate di iniziativa italiana e straniera, ad es. in L. Rabenhorst, Die Algen Sachsens respective Mittel Europas e altre più note essiccate di Rabenhorst, alla Flora Italica Cryptogama exsiccata, ora distribuite in tutti i principali erbari del mondo.
Va ricordato del C. anche il contributo storico-biografico, rimasto frammentario, ma che faceva parte di un ben più vasto disegno della storia della botanica italiana (Cenni biografici di sei soci della Soc. ital. d. scienze detta dei XL, in Mem. d. Soc. it. d. sc. detta dei XL, s. 3, III [1879], pp. LXIX-CXVIII).Ma la produzione scientifica del C., dispersissima in numerose sedi, molto spesso in bollettini oggi difficilmente reperibili, e in appendice a opere altrui, copre anche altri campi: dalla flora esotica del Sudamerica, del Borneo, della Palestina alle Florule locali, alla patologia vegetale, alla fisiologia e alla morfologia vegetale, all'agricoltura, all'alpinismo, all'idrologia termale, a saggi critici vari, a recensioni, alla letteratura - fino a comprendere composizioni poetiche. Non pochi materiali crittogamologici inediti sono stati riscoperti e pubblicati postumi a cura di vari studiosi come C. Massa, T. Ferraris, U. Brizi: Reliquie cesatiane; I, U. Brizi, I muschi (in Ann. d. R. Ist. di bot. di Roma, V [1894], pp. 5-37); II, T. Ferraris, Primo elenco di funghi del Piemonte (ibid., IX [1902], pp. 187-220); III, C. Massa, Funghi del Piemonte, in Ann. di bot., X [1912], pp. 417-430.
Accademie italiane, come i Lincei, i Quaranta, e straniere ebbero il C. socio; due generi Cesatia, un genere Cesatiella e numerose specie vennero dedicate al suo nome. L'erbario Cesati è stato acquistato dall'istituto di botanica dell'università di Roma.
Tra le opere: Sulle ombrellifere della Flora elvetico-germanica e dell'Italia boreale coll'aggiunta di alcune specie recate dalla Grecia, Milano 1836; Cenni intorno all'Elenco delle piante della Provincia di Milano del ignor E. con aggiunta di altre 400 piante spontanee dell'Agro Mediolanense, Milano 1838; Stirpes Italicae rariores vel novae descriptionibus iconibusque illustratae (tre fascicoli con 28tavv. in fol. max.), Mediolani 1840-1844 (I, 1840; II, 1843; III, 1844); Saggio su la geografia botanica e su la flora della Lombardia, in C. Cattaneo, Notizie naturali e civilisu la Lombardia, Milano 1844, pp. 259-326 (riedito con variazioni in Giorn. d. I. R. Ist. lombardo di sc., lett. e arti, n. s., I [1847], pp. 488-518;col titolo Gestaltung und Verhältnisse der Pflanzenwelt in der Lombardei, in Linnaea, XXI [1848], pp. 1-63 e col titolo Die Pflanzenwelt imGebiete zwischen Tessin,dem Po,der Sesia und den Alpen,ibid., XXXII [1863], pp. 201-262 e 2 tavv.); Schema di classificazione degli Sferiacei aschigeni, in Commentari d. Soc. crittogamologica italiana, I (1863), 4, pp. 177-240; Compendio della flora italiana, Milano 1868-1901, in collab. con G. Passerini e G. Gibelli (morto il C. nel 1883, l'opera giunta al vol. XXX fu continuata dai collaboratori e conclusa da O. Mattirolo); Dei vantaggi che lo studio della botanica può ritrarre da una collezione di autografi, Napoli 1869.
Bibl.: Necrologi: Discorsi pronunziati sul feretro del barone V. C., Napoli 1883 (da G. Albini, P. Annovati, G. C. Geremicca Giordano, G. Guiscardi, G. A. Pasquale, E. Pontremoli, A. Roncali); O. Comes, in Atti d. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, III(1883), 2, pp. 1-8; C. Roumeguère, Hommage à la mémoire de M. le Baron Vincent de C., in Revue mycologique, XVIII (1883), pp. 5-13. V. inoltre: A. De Gubernatis, Diz. biogr., I, Firenze 1879, p. 280; Americ. Journ. of Science, 1884, n. 127, p. 243; G. Licopoli, Cenni biogr. intorno al bar. V. C., in Mem. d. Soc. italiana delle scienze detta dei XL, s. 3, VI (1887), pp. 1-9; F. Balsamo, Botanici e botanofili napoletani, in Bull. d. Orto botan. d. R. Univ. di Napoli, III (1913), pp. 41-44; E. Burnat, Botanistes qui ont contribué à faire connaître la flore des Alpes Maritimes, in Revuescientifique, Suppl. 1940-41, p. 35; P.Catalano, Storia dell'Orto botanico di Napoli, in Delpinoa, XI (1958), pp. 1-68.