CILENTO, Vincenzo
Nato il 1° dic. 1903 a Stigliano (Matera) da Giuseppe e Filomena Cavaliere, compì gli studi classici a Firenze, nel collegio "Alla Querce" retto dai padri barnabiti: li maturò la sua vocazione, che lo condusse all'ordinazione sacerdotale, come barnabita, il 18 dic. 1926. L'anno precedente, conclusi gli studi teologici, si era iscritto alla facoltà di filosofia dell'università di Napoli, dove il 18nov. 1930 conseguì, con lode, la laurea, discutendo una tesi su Lucien Laberthonnière, relatori A. Aliotta e A. Omodeo.
Alla scelta di quel tema aveva contribuito un suo incontro col Laberthonnière, al quale era stato presentato da un autorevole confratello, il padre Giovanni Semeria. Già nell'orientamento di studi segnato da questi nomi si manifesta l'indipendenza intellettuale del C., in coerenza con la sua profonda religiosità; e si intende come meditazioni sulla dottrina del Laberthonnière, affermante l'intrinsecità della fede, abbiano diretto l'interesse dello studioso verso il platonismo e i neoplatonici pagani e cristiani e in particolare verso il maggiore di essi, Plotino. Così in molti anni di intenso studio portò a termine la versione italiana delle Enneadi, dedicandovi le ore libere dal ministero sacerdotale e dall'insegnamento di discipline classiche e filosofiche professato dal 1930 nel napoletano istituto "Bianchi" dei barnabiti, nel quale dovette anche assumere, dal 1937, le funzioni di preside e di rettore del collegio.
Questa versione, fondata su un approfondito esame dei testo, più volte edito da dotti curatori ma non ancora sottoposto ad una sistematica e rigorosa critica della tradizione manoscritta, venne pubblicata, per iniziativa di B. Croce, nella collana dei "Filosofi antichi e medievali" dell'editore Laterza in Bari (in quattro volumi, tra il 1947 e il 1949); e fu preceduta dalla pubblicazione della versione della Vita di Plotino di Porfirio, a fronte del testo criticamente edito da G. Pugliese Carratelli (Napoli 1946). La versione delle Enneadi fu subito salutata come un contributo fliologito e filosofico di eccezionale valore, una penetrante interpretazione del testo plotiniano: dell'universale apprezzamento dell'opera del C. può valere come compendio la dedica apposta da due insigni studiosi di Plotino, Paul Henry e Hans-Rudolph Schwyzer, al secondo volume (1959) della loro esemplare edizione critica delle Enneadi: "Vincentio Cilento de Plotini textu ac doctrina optime merito". Quale impegno critico ed esegetico abbia accompagnato e seguito la versione del testo plotiniano, percorsa da un affiato poetico che rinnova quello quasi mantico che gli stessi discepoli di Plotino sentivano nelle lezioni del maestro, manifestano i numerosi saggi su temi di filosofia e di religione greca successivamente scritti dal C. e pubblicati dapprima in periodici (specialmente nella Parola del Passato: Contemplazione, 1946; Il dèmone, 1948; L'oracolo degli uomini, 1951; Una tragedia delfica: Ione di Euripide, 1953; Platone medievale e monastico, 1959; Psyché, 1961; La radice metafisica della libertà nell'antignosi plotiniana, 1963; Asclepio, 1966) e poi raccolti in volumi: Trasposizioni dell'Antico e Medioevo monastico e scolastico (Milano-Napoli 1961), Pygmalion (ibid. 1972), Saggi su Plotino (Milano 1973).
Dal 1949 al 1952 il C. fu professore incaricato di storia della filosofia antica presso la Scuola di perfezionamento in filologia classica nell'universita di Napoli; nel 1955 conseguì la libera docenza di quella disciplina; professore incaricato di storia della filosofia medievale nell'università di Napoli dal 1955, vinse nel 1963 il concorso per la cattedra di storia della filosofia antica nell'università di Bari; nel 1966 fu chiamato all'università di Napoli per occuparvi la cattedra allora istituita di religioni del mondo classico, e di tale insegnamento fu titolare fino al 1974, anno in cui fu collocato fuori ruolo. Al magistero barese e a quello napoletano corrispondono corsi di lezioni su Boezio (1956), Giovanni di Salisbury (1957), Alano di Lilla (1958), Goffredo di San Vittore (1959) e importanti e suggestive ricerche sulla vitalità del pensiero antico filosofico e religioso: nel 1957 apparve l'articolo Ellenismo nella Enciclopedia filosofica e nel 1960 la lezione su Mito e poesia nelle Enneadi di Plotino (in Les sources de Plotin, V, Genève), tenuta appunto nel 1957 nella ginevrina Fondation Hardt, nel corso del V Entretien su Les sources de Plotin; nel 1964 furono pubblicati i saggi su Parmenide in Plotino (in Giorn. critico della filos. ital., XLIV, pp. 194-203), e Per una ricostruzione di Posidonio (in Annali della facoltà di lettere e filos. dell'univ. di Bari, IX, pp. 51-75), nel 1966 La dimensione plotiniana del tempo e dell'eternità (in Atti del XX convegno del Centro di studi filosofici, Gallarate, 1964, Brescia, pp. 105-110) e nel 1970 la comunicazione presentata nel 1969 al Colloque international sur le néoplatonisme a Royaumont, su Stile e sentimento tragico nella filosofia di Plotino (in Actes du Colloque…, Paris, pp. 37-43). Le pagine sull'Esperienza religiosa di un filosofo greco (in Riv. di storia e letteratura religiosa, II [1966], pp. 405-426), su La mistica ellenica (in La mistica non cristiana, a cura di E. Ancilli, Brescia 1970, pp. 187-304) e sul Genio religioso di Plotino tra i misteri antichi e nuovi (in Filosofia, n.s., XXII [1971], pp. 149-164) attestano l'accentuato interesse del C. per le esperienze religiose dell'antichità, alle quali dedicò un volume dal significativo titolo Comprensione della religione antica (Napoli 1967), volto allo studio dei sentimento del sacro in espressioni cultuali e poetiche oltre che filosofiche: di questa inclinazione dell'autore è già indice un libro del 1962 su La diatriba isiaca e i dialoghi delfici di Plutarco (Firenze). Il libro Paideia antignostica (ibid. 1970) concerne un tema che è insieme religioso e filosofico, la confutazione operata da Plotino (e suddivisa da Porfirio in quattro trattati) di dottrine gnostiche che avevano conquistato anche alcuni dei discepoli del filosofo.
Giustamente è stato rilevato come nell'opera del C. sia prevalente il concetto di trasposizione (che ha suggerito il titolo della prima raccolta di saggi): definita dall'autore medesimo "operazione della mente che fa sua e attribuisce al presente una posizione che fu già del passato…, rinnovandola nell'adattarla a una situazione attuale e viva". È chiara, nella concezione della "rinascenza" del passato come rievocazione possibile soltanto "nella forma dei presente", la suggestione della filosofia crociana, particolarmente della dottrina della circolarità dei "distinti" e della connessa teoria della contemporaneità della storia; e difatti il C. ha costantemente dichiarato la sua ispirazione crociana, che egli ha fatto armonica con la sua religiosità.
Finissimo interprete di poesia e di musica, genuino poeta egli stesso (dei quale pochi carmi sono editi), il C. fu socio di due accademie napoletane, la Pontaniana e quella di scienze morali e politiche (dal 1952), e dell'Accademia nazionale dei Lincei (corrispondente dal 1950, nazionale dal 1968): presso quest'ultima organizzò nel 1970 un memorabile convegno internazionale sul tema "Plotino e il neoplatonismo in Oriente e in Occidente", e vi tenne la prolusione Presenza di Plotinonel mondo moderno (edita in Atti…, Roma 5-9 ott. 1970, Roma 1974, pp. 1329).
Colpito da un'infermità irreversibile nel 1973, si spense a Napoli il 7 febbr. 1980.
Fonti e Bibl.: Un catalogo cronologico degli scritti del C., redatto da E. Del Basso, si trova in appendice a G. Martano, V. C., Napoli 1982, pp. 25-37. La Del Basso ha inoltre pubblicato Translatio perennis. Figure e forme dell'"antico" nel pensiero di V. C., Napoli 1977, recensito da P. Piovani nella Nuova Antologia, settembre-dicembre 1977, pp. 315-317, e un saggio su "Antico" e "nuovo" nel pensiero di V. C., in Esperienze letterarie, IX (1984), n. 4, pp. 5-26.