D'ADAMO, Vincenzo
Figlio del marmoraro-scultore Carlo, nacque presumibilmente a Napoli intorno al 1720. Ebbe modo di assistere e collaborare alle opere realizzate dal padre, al servizio degli architetti D. A. Vaccaro, F. Sanfelice, M. Gioffredo, tra le quali vanno indicate quelle per il teatro S. Carlo, per il duomo di Napoli (in cui realizzò anche alcuni busti di Vescovi), per l'Arciconfraternita dei Pellegrini (stupefacente altare maggiore policromo con capricciose decorazioni in ottone dorato), per S. Gregorio Armeno (le mondane e leziose balaustratine). Avvalendosi, dunque, del lungo e proficuo tirocinio esercitato presso la bottega artigiana del padre e traendo profitto dagli eleganti stilemi che quest'ultimo mise in opera su disegni di geniali artisti, ben presto il D. si cimentò in opere di grande respiro ornamentale, nel manufatto marmoreo, che quasi sempre includevano pezzi di scultura e commessi.
Tra le opere napoletane documentalmente registrate, vanno indicate le seguenti: nel 1756, alcuni marmi ornamentali nella chiesa di S. Maria Donnaregina; nel 1760 lavora ad un altare nella Congregazione di S. Maria del Riposo; nel 1762 comincia il pavimento nella navata della chiesa di S. Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli (al quale lavora ancora nel 1766); nello stesso anno è impegnato alla realizzazione delle nuove cornici intorno ai quadri a S. Maria Donnaregina; nel 1763 lavora nel palazzo del principe Bartolomeo della Riccia a S. Biagio dei Librai, eseguendo i caminetti, le cornici alle porte ed altro, sotto la guida dell'ing. Felice Bottiglieri; nell'anno seguente, il 1764, lavora ad un altare nella chiesa di S. Pasquale a Chiaia; nel 1766 realizza targhe di marmo (con cartigli e fregi) per il casino all'Arenella di Gaetano Viva. Nel 1767 inizia due imprese di notevole importanza: l'assistenza allp collocazione dei marmi nella magnifica chiesa dell'Annunziata che Luigi Vanvitelli andava realizzando appunto nel 1767 e, contemporaneamente pone mano al raffinato rivestimento di marmi rosa e verde nel chiostrino antistante la chiesa trecentesca del monastero di S. Maria Donnaregina Vecchia. Questa impegnativa opera fu eseguita sul disegno fatto da un non ancora meglio identificato ingegnere Angelo Barone (del quale, comunque, parla il Chiarini, nelle Aggiunte al Celano, relativamente alla configurazione architettonica delle eleganti balaustratine della grande scala d'ingresso a S. Maria Donnaregina Nuova, realizzata più tardi, dopo il 1780: cfr. C. Celano, Notizie del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli... [1692], con agg. di G. B. Chiarini [1856-60], Napoli 1970, ad Indicem).
Nel chiostrino per S. Maria Donnaregina, il D. riesce ad ottenere un'opera compiuta di rivestimento marmoreo policromo, di inequivocabile impronta rococò (marmi bianchi, verdi, rosati e mischiati), sia per il delizioso manufatto delle cornici sia per il delicato e discreto uso dei colori, che fanno di questo complesso una delle migliori testimonianze del décor del terzo venticinquennio del sec. XVIII.
Il D., nel 1766, era ancora occupato al pavimento della navata di S. Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli. Un documento ci informa che egli aveva la bottega nel largo delle Pigne (attuale via Foria), dietro cui c'era anche la sua abitazione. Nel 1767 egli eseguì l'altare maggiore e il lavamano della sacrestia di S. Angelo a Segno, a via Tribunali. Nello stesso anno lavorò per la nuova ruota fatta nella grata del monastero del Divino Amore, sempre a Napoli, e nel 1768, per conto del duca di Termoli, realizzò diversi lavori; per lo stesso, dieci anni dopo, nel 1778, eseguirà tavolini di marmo e rimodernerà l'altare della sua cappella nel casino di Barra.
Nel 1776 realizzò due sontuose cappelle di marmo in S. Caterina da Siena a Cariati e, contemporaneamente, rivestì di marmi e mensole la facciata e la porteria del monastero del Divino Amore. Intensi dovettero essere i suoi rapporti con i grandi scultori operanti in quegli anni a Napoli. Ci è documentato un pagamento, effettuato da lui nel settembre del 1777, per un mezzo busto di S. Domenico col cane fattogli dal grande Sanmartino. Ma, d'altronde, quello dei marmorari e degli scultori era un lavoro che procedeva sempre a braccetto, essendo inscindibili le due attività, tanto che, a volte, gli scultori stessi erano maestri marmorari, come fu il caso di Lorenzo e D. A. Vaccaro nonché di Matteo Bottiglieri.
Nel 1778 il D. eseguì quattro camini con ornamenti di intaglio e di rilievo per il duca Gennaro Di Majo, nella sua villa-feudo di S. Pietro, a Scafati (vicino Napoli), oltre che un'impresa, costituita dai segni araldici della casa sormontati da una corona traforata con intagli di cartocci e altri ornamenti, per l'arco del portone del casato. Altra opera importante documentata (1784) fu il bellissimo altare maggiore di marmi policromi e sculture, commissionatogli dall'abate della chiesa parrocchiale di Castello di Cisterna (Nola), per il quale gli vennero pagati ben 1.200 ducati, e in cui mostra i segni peculiari di un ancora vivo spirito rococò.
La sua attività si concluse con un'opera veramente splendida: il rivestimento di marmi preziosi del presbiterio di S. Maria Reginacoeli (brecce di Sicilia, gialli di Siena, ecc.) i cui pagamenti ricevette sino al 1803, probabile anno della morte.
Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio stor. del Banco di Napoli, Banco di S. Maria del Popolo, matr. 1456, p. 201; 1541, p. 665; 1749, p. 9; 1851, p. 23; 1821, p. 221; 1833, p. 102; 1841, pp. 658, 659; 1849, p. 190; 1875, p. 119, 2111, pp. 28, 266; 2116, p. 38; 2143, p. 217; 2161, p. 239; 2175, p. 173; Banco dei poveri, matr. 1604, 1931; Banco del SS. Salvatore, matr. 1482, p. 443; 1505, p. 187; 1561, p. 186; 1573, p. 41; Banco della Pietà, matr. 2274, p. 2287; R. Napoletano, Notizie stor. di Castello di Cisterna, Napoli 1961, pp. 33 ss.; D. Demarco, Gl'investimenti delle istituz. religiose a Napoli: la ricostruzione della chiesa della S. Casa dell'Annunziata (1757-1781), in Wirtschafskrafte und Wirtschaftswege. Beiträge zur Wirtschaftsgeschichte, Nürnberg 1978, p. 731; R. Ruotolo, Documenti su ingegneri, pittori, marmorari..., in Le arti figurative a Napoli nel '700, Napoli 1979, p. 266; T. Fittipaldi, Scultura napol. del Settecento, Napoli 1980, pp. 168 ss.