DATTOLI, Vincenzo
Nacque a Foggia il 17 ott. 1831 da Nicola e da Antonia De Meo.
Intrapresi gli studi nella sua citta, si dedicò ben presto allo studio del disegno, frequentando la scuola di pittura del Montagnani e dimostrando precocemente le sue tendenze artisti che. All'età di diciassette anni decise di partire, di nascosto dalla famiglia, per Roma per approfondire le sue conoscenze, ma venne fermato a Cassino e condotto a casa. Finalmente i genitori, convinti del suo talento, gli permisero di recarsi a Napoli per compiere gli studi regolari presso l'accademia di belle arti, dove ebbe come insegnante, in questo primo periodo, D. Morelli. Dopo pochi anni, per l'avvenuta morte del padre, fu costretto a ritornare a casa, ma egli si rivolse all'Amministrazione provinciale della sua città, facendole dono di una sua grande tela (eseguita nel 1857), raffigurante la personificazione della Provincia di Foggia, e chiedendo aiuti per potersi recare a studiare a Roma (simboleggiata sullo sfondo del quadro dalla cupola di S. Pietro). Ottenne così una pensione di quattro anni.
Il primo successo lo ebbe all'Esposizione napoletana del 1859 con il Masamello (poi presentato a Milano nel 1864; oggi non reperibile).
Il Gentile (1930) avvicina il Masaniello a un quadro precedente di S. Altamura, La morte di un crociato, riconoscendovi gli stessi intenti rivoluzionari e antiborbonici. Da un punto di vista tecnico-formale il quadro rivela un allontanamento deciso dall'accademismo, anticipando la prossima conversione del D. al colorismo morelliano.
Alla stessa esposizione presentò altri tre quadri con notevole successo: S. Paolo che approda all'isola di Malta (Dalbono, 1859. p. 22), La preghiera del mattino (Ibid.; Filinto Santoro, 1859) e Assalto a una fortezza (conosciuto anche come Giacomo da Thiene pianta il glorioso vessillo sulla torre vicentina; attualmente conservato presso l'Avvocatura dello Stato di Napoli). Per quest'ultima tela il Dalbono (1859, pp. 20 s.) annovera il D. tra i migliori pittori di battaglia italiani, apprezzando la spontaneità dei gesti dei protagonisti, pur osservando nel colore e nel disegno una "scolpita tendenza al francesismo che il pittore smetterà di certo, quando fatto padrone della sua tavolozza e guardato il vero più per studio che non per effetto, darà saggi degni di succedere al presente, pel quale meritò l'encomio dei visitatori di queste artistiche sale!".
Nel 1861, terminato il pensionato di Roma, il D. si trasferì a Firenze, dove trascorse circa dieci anni, eseguendo vari dipinti, prevalentemente di soggetto storico. Alla prima Esposizione nazionale della città (1861) presentò la tela Muzio Attendolo Sforza strappa gli stendardi all'alfiere aragonese, acquistata dal re e collocata negli appartamenti reali della Meridiana di palazzo Pitti (Romanticismo storico, 1973). Facendo riferimento all'Esposizione e a questo quadro, Lubrano Celentano (1912) annovera il D. fra gli "innovatori" della scuola napoletana, assieme al Morelli, al Vertunni, all'Altamura, al Celentano.
Del 1862 è il quadro Assedio di San Germano da parte degli Angioini, facente parte di un gruppo di pitture "dal colore acceso e di una teatralità impetuosa" (Romanticismo storico, 1971 p. 36) di evidente derivazione dalla scuola napoletana. E, ancora, l'anno successivo espose alla Società promotrice di belle arti di Torino la grande tela Ilprincipe di Salerno fatto prigioniero da Ruggiero dell'Oria [de Lauria], acquistata dal ministero della Pubblica Istruzione per il Museo civico della città (dove si trova) e, alla Mostra di Brera, Lorenzino dei Medici che medita la morte del duca Alessandro. Nel 1867 espose a Milano Ilritorno di Dante dopo la battaglia di Campaldino, (esposta nel 1868 a Berlino).
Nel 1871 a Roma "cominciò per lui un secondo periodo di vita artistica, nel quale si propose di dipingere le passioni predominanti della società moderna per cooperare in piccola parte al di lei benessere, ed in cui dovette lottare contro molti accaniti nemici ed oppositori": (così il De Gubernatis, 1906); ma in realtà, anche solo a scorrere i titoli ricorrenti nella sua produzione, sempre molto fertile, non sembra che il D. si sia discostato dalla tematica usuale del tempo, oscillando fra i soggetti storico-letterari con risvolto patriottico (Oreste che ammazza Egisto; Samuele che ungere David; Gli Angioini che sforzano la postierla di San Gennaro; La confessione di Cavour con padre Giacomo, ecc.) e quelli di genere, forse appena sfiorati da una vaga intonazione sociale (I beoni; Il gioco delle carte; Il gioco dei ragazzi alla Villa Borghese; La ricreazione; Alla balaustra di Villa Borghese, ed altri ancora).
Tra il 1873 e il 1874 il D. espose ancora a Brera: Triste ora; La suora di carità; Oh, quanta gente! (acquistato dalla Casa reale); Amore e dubbio; Scena di famiglia. All'Esposizione nazionale di Napoli del 1877 espose Un giorno di vacanza; Il mezzogiorno di Roma, e Senza di lui morire (che nel catalogo, p. 63 è detto di proprietà del re d'Italia). Nel Museo di Capodimonte di Napoli (uffici della Sovrintendenza ai beni artistici e storici della Campania) si conserva il quadro Fuga di Bianca Cappello.
La sua produzione fu notevole; molte sue tele furono acquistate dal mercante d'arte D'Atri, che ne vendette anche all'estero.
Non è sostenuta da documenti la notizia, ripetuta in molti repertori, secondo la quale il D. nel 1891 si recò a Londra invitato da lord Wiphesbaden per eseguire alcuni affreschi per la villa di questo e che, ammalatosi, fu costretto a ritornare in patria.Morì a Roma il 16 febbr. 1899, mentre stava dipingendo la tela La plebe che insorge, destinata all'Esposizione di Parigi.
Fonti e Bibl.: Catal. delle opere di belle arti poste in mostra nel Real Museo Borbonico..., Napoli 1859, p. 15; G. Filinto Santoro, Giudizi estetici sopra le dipinture e le scult. della Esposiz. di belle arti. Napoli 1859, pp. 34 s.; C. T.Dalbono, Ultima mostra di belle arti in Napoli, Napoli 1859, pp. 20ss.; Catal. illustrativo delle opere di pittura nella Esposiz. ital. del 1861, Firenze 1861, p. 67; Relaz. sullo svolgimento delle tre arti... nelle prov. meridionali dal 1777fino al 1862, Napoli 1862, p. 45; Catal. dell'Esposiz. naz. di belle arti del 1877in Napoli, Napoli 1877, pp. 50, 54, 63;A. Alberti, Guida illustrativa del Real Museo di Capodimonte, Napoli 1878, p. 8; A.De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi..., Firenze 1906, p. 161;L. Callari, Storia dell'arte contemporanea, Roma 1909, p. 204; P.Lubrano Celentano, Esiste un'arte moderna in Italia?..., Milano 1912, P. mq;G. Valentini, V. D., in ArsetLabor (Foggia), 1916, n. 2; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Napoli 1920, pp. 70 s.; F. Gentile, Profili di artisti, in Raccolta di studi foggiani, Foggia 1930, pp. 87-94; G. Ceci, Bibliogr. per la storia delle arti figurative nell'Italia merid., Napoli 1937, p. 669; L. Mallé, I dipinti della Galleria d'arte moderna (catal.), Torino 1968, p. 122; Romanticismo storico (catal.), Firenze 1973, pp. 36 s., 67, 358 s.; Storia della pittura ital. del l'Ottocento, Milano 1975, II, p. 60; III, p. 218; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 419; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori... ital., IV, p. 119.