DE BARTHOLOMAEIS, Vincenzo
Nacque a Carapelle Calvisio (prov. dell'Aquila) l'8 genn. 1867, da Benedetto e da Serafina Zappi. Terminati gli studi secondari, si iscrisse all'università di Roma, e fu uno degli allievi prediletti di Emesto Monaci, al quale rimase sempre devotamente legato. Sulle orme del Monaci iniziò, quando era ancora studente, vaste indagini nelle biblioteche abruzzesi, alla ricerca di testi inediti o mal noti e di documenti inesplorati, raccogliendone i primi risultati nelle Ricerche abruzzesi, che consegnò nel 1888, appena ventunenne, all'Istituto storico italiano e che vide stampate l'anno dopo (in Bull. dell'Ist. stor. ital., VIII [1889], pp. 75-173), e pubblicando successivamente gli studi Di un codice senese di sacre rappresentazioni (in Rend. della R. Acc. dei Lincei, s. 4-, VI [1890], pp. 304-314). Una rappresentazione inedita dell'Apparizione ad Emmaus (ibid., cl. di scienze morali, stor. C filol., s. 5, 1 [1892], pp. 769-782) e Di alcune rappresentazioni' italiane (in Studi di filologia romanza, XVI [1893], pp. 161-245).
In questi lavori, ricchi di nuovi contributi, si delineavano già chiaramente due dei settori di ricerca, ereditati dal Monaci, che rimasero sempre al centro dell'attività del D.: l'antica letteratura abruzzese, che allora era in gran parte ancora da esplorare, e il teatro medievale. E in essi il D. rivelava anche in modo evidentissimo il suo vivo interesse per i testi inediti e per gli "scavi di biblioteca", che non venne mai meno e che lo rese, come ha scritto G. Contini, "uno tra i più fervidi e meritamente fortunati ricercatori che l'esempio di Ernesto Monaci abbia suscitato in Italia".A queste pubblicazioni il D., mentre iniziava in varie sedi (principalmente a Reggio Calabria, Foggia, Catania e Lodi) la sua carriera di insegnante, prima come professore "reggente", poi come titolare di lettere italiane negli istituti tecnici, fece seguire, allargando, con fervida e intensa operosità, il campo dei suoi studi, numerosi altri lavori, riguardanti quasi tutti la letteratura italiana antica: Antica leggenda verseggiata di s. Francesco d'Assisi (nella Miscellanea nuziale Rossi-Teiss, Bergamo 1897, pp. 207-216), Una rappresentazione ciclica bolognese del sec. XV (in Rendiconti della R. Accad. dei Lincei, cl. di scienze mor., stor. e filol., s. 53 VII [1898], pp. 175-181), La leggenda dei dieci comandamenti di Colo da Perosa (in Studi di filologia romanza, VIII [1901], pp. 125-147), Un frammento bergamasco e una novella del Decamerone (in Scritti vari di filologia dedicati a Ernesto Monaci, Roma 1901, pp. 103-116), l'edizione del Libro delle tre scritture e dei Volgari delle Vanità di Bonvesin da La Riva (Roma 1901; edizione che precedette di poco quella di L. Biadene e dette occasione a una vivace polemica), l'edizione delle Rime antiche senesi (in Miscellanea di letter. del Medio Evo, I, Roma 1902), e quella del Libro di Sydrac otrantino (in Archivio glottol. ital., XVI [1902], pp. 28-68); ai quali si aggiunsero alcune pubblicazioni di carattere linguistico, come i due ottimi spogli del Codex diplomaticus Cavensis e del Codex diplomaticus Caietanus (ibid., XV [1901], pp. 247-274, 327-362 e XVI [1902], pp. 9-27) e lo studio La lingua di un rifacimento chietino della o Fiorita di Armannino (in Zeitschrift für rom. Philologie XXIII [1899], pp. 117-134). Nel 1902 diede ai Rendiconti della R. Accademia dei Lincei (cl. di scienze mor., stor. e filol., s. 5, XI [1902], pp. 448-463) anche un contributo di filologiaprovenzale, Il testo provenzale del "Libre de la doctrina pueril".
Nel 1904 il D. (che già nel 1902 aveva ottenuto un giudizio assai favorevole nel concorso di storia comparata delle letterature neolatine bandito per l'università di Palermo, nel quale ebbe il secondo posto, dopo Nicola Zingarelli) conseguì la libera docenza presso l'università di Roma; e a partire dal 10 marzo 1905, essendo il De Lollis passato all'università di Roma, ebbe l'incarico di storia comparata delle letterature neolatine nell'università di Genova, che tenne fino al 1908. In questo periodo il D. si dedicò in modo particolare alla letteratura provenzale, pubblicando una serie di studi di notevole rilievo: Un sirventés historique d'Elias Cairel (in Annales du Midi, XVI [1904]) pp. 468-493), De Raimbaut et de Coine (in Romania, XXXIV [1905], pp. 44-54), Une nouvelle rédaction d'une poésie de Guilhem Montanhagol (in Annales du Midi, XVII [1905], pp. 71-74), La tenson de Taurel et de Falconet (ibid., XVIII [1906], pp. 172-195), Du róle et de l'origine de la tornade dans la poésie lyrique du moyen dge (ibid., XIX [1907], pp. 449-464).
Quest'ultimo saggio era particolarmente interessante, perché il D. dimostrò in esso che la tornada delle liriche trobadoriche ha la sua origine nelle formule conclusive delle epistole latine in versi dell'età carolina, passate poi alla poesia latina delle età successive, e mise pertanto in rilievo un sicuro legame tra la canzone trobadorica e la poesia latina medievale, concorrendo in tal modo a porre le basi dei nuovi indirizzi degli studi romanzi.
Continuò contemporaneamente a lavorare nel campo della letteratura italiana antica, e nel 1907 pubblicò nella collana "Fonti per la storia d'Italia" dell'Istituto storico italiano l'edizione, accompagnata da un ampio commento storico, della Cronaca aquilana rimata di Buccio di Ranallo (Roma 1907), che sostituiva quella del Muratori, e l'anno successivo l'edizione dei Cantari giullareschi sulla leggenda di s. Lorenzo (in Scritti di storia, di filologia e d'arte pubblicati per le nozze Fedele-De Fabritiis, Napoli 1908, pp. 347-361). Estese le sue ricerche anche alla lirica francese (cfr. Iltroviero Chardon de Croisilles, in Studi romanzi, IV [1906], pp. 261-297).
Nel 1908 il D., avendo vinto il concorso richiesto dalla facoltà di lettere di Bologna, venne nominato, a partire dal il, dicembre, straordinario di storia comparata delle letterature neolatine nell'università di Bologna (ottenendo poi l'ordinariato dal 1° dic. 1912); e fu a Bologna il primo titolare della disciplina, affidata precedentemente per incarico prima al Carducci, poi al Pascoli. Si iniziò cosi il suo insegnamento nell'ateneo bolognese, che durò ben ventinove anni. Fu questo il periodo culminante della sua attività scientifica; il periodo in cui, avendo la possibilità di dedicarsi più serenamente agli studi, poté approfondire e ampliare le sue precedenti ricerche, sistemare e sviluppare i risultati raggiunti in opere di vasta mole e volgere il suo sguardo ad altri temi e ad altri problemi.
Nei suoi primi anni bolognesi proseguì soprattutto le sue indagini sulla lirica trobadorica, con uno studio Su un presunto canzoniere provenzale di Roberto d'Angiò (in Mem. della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, cl. di scienze mor., s. 1, IV [1909-10], pp. 173-184), con una serie di contributi su Aimeric de Peguilhan, su Falquet de Romans, su Elias Cairel, sulle poesie provenzali relative a Federico II (ibid., VI [1911-12], pp. 69-124) e con l'ampio lavoro Avanzi di un canzoniere provenzale del secolo XIII (in Studi romanzi, XII [1915], pp. 139-186). Ad essi si affiancarono due edizioni di testi italiani inediti (Liriche antiche dell'Alta Italia, ibid., VIII [1912], pp. 219-238; Prose e rime aquilane del secolo XIV, in Bullettino della R. Deput. abruzzese di storia patria, s. 3, V [1914], pp. 7-76) e uno studio sul Ritmo volgare lucchese (in Studi romanzi, XII [1915], pp. 97-138). Nel 1920 pubblicò, nel volume dedicato dai discepoli e dalla Società filologica romana ad E. Monaci, un saggio sugli studi di filologia italiana del suo maestro (nel vol. Ernesto Monaci, Roma 1920, pp. 53-96). Preparava, intanto, due delle sue opere maggiori, che riguardano entrambe il teatro medievale - il settore della letteratura medievale italiana in cui il D. raggiunse i risultati più cospicui e di più vasta portata -, che videro insieme la luce a Bologna, nel 1924: Le origini della poesia drammatica italiana e Ilteatro abruzzese del Medio Evo.
La prima di tali opere, fondata su una ricchissima documentazione, ancor oggi pienamente valida, tracciava, discostandosi dalle conclusioni a cui era giunto il D'Ancona, una nuova sintesi delle vicende della poesia drammatica in Italia, partendo dai componimenti giullareschi e dai drammi liturgici latini, e giungendo fino agli ultimi sviluppi della sacra rappresentazione del sec. XV: un volume che costituisce ancor oggi il punto di partenza obbligatorio di ogni ricerca sull'argomento e che è senza dubbio l'opera più importante dei De Bartholomaeis. Di singolare importanza è pure la seconda opera (in collaborazione con L. Rivera), che offriva la raccolta completa dei testi drammatici abruzzesi.
Tre anni dopo apparve il volume Le carte di Giovanni Maria Barbieri nell'Archiginnasio di Bologna (Bologna 1927), fondamentale per la ricostruzione degli studi provenzali del Barbieri e in genere per la storia degli studi provenzali in Italia nel sec. XVI (e da tale fondo il D. trasse anche l'edizione di un lungo frammento inedito dell'Huon d'Auvergne: La discesa di Ugo d'Alvernia all'inferno secondo il frammento di Giovanni Maria Barbieri, in Mem. dell'Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, cl. di scienze mor., stor. e filol., s. 2, X [1925-26]; s. 3, 1-111 [1926-29], pp. 3-54).
Ai lavori derivati dall'esame delle carte del Barbieri il D. fece seguire un'altra copiosa serie di studi e contributi minori, che riguardano la giulleria medievale (Giullari farfemi, in Studi medievali, n.s., 1 [1928], pp. 37-47), testi italiani (1 due articoli apparsi nel Giorn. stor. della letter. it., XC [1927], pp. 197-204 e XCI [1928], pp. 67-76, sull'indovinello veronese - di cui il D. chiarì la vera natura - e lo studio Due testi latini e una versione ritmica italiana della "Visio Philberti", in Studi medievali, n. s., 1 [1928], pp. 288-309), testi francesi o franco-italiani (Ilsimbolo dei fiori e un miracolo della Vergine in versi anticofrancesi del cod. 379 di Montecassino, in Casinensia, Miscellanea di studi cassinesi pubblicati in occasione del XIV centenario della Badia di Montecassino, Montecassino 1929, II, pp. 337-364; Nuovi frammenti dell'Anseis de Carthage, in Atti dell'Accademia degli Arcadi, VII-VIII [1931] pp. 85-117) e testi provenzali (Peire Vidal "Pos ubert ai", in Studi medievali, n.s., II [1929], pp. 50-73; Iltrovatore Peire Bremon lo Tort, ibid., III [1930]), pp. 53-71; Sirventese anonimo per la doppia elezione a Re de' Romani nel 1257, ibid., IV [1931] pp. 54-66; Poesie indebitamente attribuite a Rambaldo di Vaqueiras, ibid, pp. 321-341): lavori che attestano ancora una volta la sua larghezza di interessi. Compilò anche numerose voci per l'Enciclopedia Italiana. alla quale collaborò fin dal primo volume.
Gli studi provenzali di questa serie si ricollegavano a un'altra opera di gran mole che il D. andava infaticabilmente preparando da lungo tempo: la vastissima raccolta delle Poesie provenzali storiche relative all'Italia, pubblicata a Roma nel 1931 in due volumi, nelle "Fonti per la storia d'Italia" dell'Istituto storico italiano: "opera poderosa" (così la giudicava Angelo Monteverdi nel necrologio in Cultura neolatina, 1953). preziosa soprattutto per il minuzioso e attento commento storico, preceduta da un'ampia introduzione (in parte anticipata, col titolo La poesia provenzale in Italia ne' secoli XII e XIII, nel vol. Provenza e Italia, Firenze 1930, pp. 377). Nella stessa collana - dopo due studi su Nicolò da Borbona (in Atti del 20 Convegno storico abruzzese-molisano, Casalbordino, 1933, 1, pp. 59-72, e in Bull. della R. Deput. abruzzese di storia patria, s. 4, IV [1934], pp. 7-36) usciva a Roma, nel 1935, l'edizione dei volgarizzamento in antico francese della Storia dei Normanni di Amato da Montecassino.
Il 27 maggio 1937 il D. tenne all'università di Bologna la sua ultima lezione su La canzone a ballo in Bologna al tempo di Dante (in Convivium, IX [1937], pp. 495-508), e a partire dal 10 novembre venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età; subito dopo, su proposta unanime della facoltà, venne nominato professore emerito. Il collocamento a riposo non interruppe però la sua fervida operosità scientifica. Pubblicò negli Studi medievali gli studi Ricerche intorno a Rinaldo e Iacopo d'Aquino (n. S.., X [1937], pp. 130-167; XIII [1939], pp. 102-132) e La "Giostra delle virtù e dei vizi" e la sua fonte (XV [1942], pp. 191-206), e nei Rend. delle sessioni della R. Accademia delle scienze d. Ist. di Bologna gli studi Un volgarizzamento abruzzese della postilla di Niccolò da Lira (classe di scienze mor., s. 4, III [1939-40], pp. 114-124) e Una canzone contro amore e il notaio Giacomo da Lentini (IV [1940-41], pp. 79-90).
E due anni dopo uscirono contemporgneamente, anche altri volum.: l'ampia raccolta di Laudi drammatiche e rappresentazioni sacre, in tre volumi (Firenze 1943). comprendente anche testi inediti, e il volume Primordi della lirica d'arte in Italia (Torino 1943), vasto quadro d'insieme che comprende sia la produzione in lingua provenzale sia quella in volgare italiano, considerate giustamente "parti di una medesima unità, inseparabili l'una dall'altra", "episodi di una medesima storia".
Una delle idee più feconde dell'opera - che tuttavia appare arretrata e sorpassataper quanto riguarda il problema della lingua dei poeti della scuola siciliana - è appunto l'affermazione dell'opportunità di tracciare parallelamente la storia della lirica composta in Italia in lingua provenzale e la storia della lirica italiana, mostrando come esse intreccino variamente le loro fila e si leghino l'una all'altra.
Nel 1949 il D. diede ai Rendiconti dell'Accademia dei Lincei - della quale era divenuto dal 1947 socio nazionale - la nota Rime antiche in un codice celestiniano (cl. di scienze mor., stor. e filol., s. 8, IV [1949], pp. 308-318) e nel 1950 pubblicò negli Studi medievali, di cui aveva assunto la condirezione, la nota Tiberto Galliziani da Pisa o Rinaldo d'Aquino? (n. s., XVI [1943-1950], pp. 261-264). L'ultima sua fatica fu la revisione delle bozze della seconda edizione delle Origini della poesia drammatica italiana, da parecchi anni consegnata alla S.E.I., che dovette sospenderne la pubblicazione a causa della guerra. L'opera uscì a Torino alla fine del 1952; pochi mesi dopo, il 27 giugno 1953, il D. morì a Milano, dove si era ultimamente trasferito.
Appartenne all'Accademia dei Lincei, all'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, all'Accademia degli Arcadi, alle accademie di Napoli e di Padova, e alle deputazioni di storia patria per gli Abruzzi, per le province di Romagna, per Napoli e per l'Umbria.
Bibl.: Commemorazioni di G. Contini, in Giornale storico della letteratura italiana, CXXX (1953), pp. 550-553; di A. Monteverdi, in Cult. neolatina, XIII (1953), pp. 258 s. (cfr. anche A. Monteverdi, Studi e saggi sulla letter. ital. dei primi secoli, Milano-Napoli 1954, p. 32); M. Boni, V. D., in Attì e mem. della Deput. di st. patria per le province di Romagna, n. s., VI 1954-55), pp. 225-231; 1 C. Garboli, V. D., in Enc. dello Spett., IV, Firenze 1957, coll. 277 s.; M. Boni, V. D., in Belfagor, XV (1960), pp. 567-583; Id., V. D., in 1 critici, 11, Milano 1969, pp. 1391-1407 (con bibl.); R. M. Ruggieri, La filologia romanza in Italia, Milano 1969, pp. 91, 93-98, 107, 110, 191 s., 315. Sugli studi del D. sul teatro cfr. inoltre P. Toschi, Le oriffini dei teatro italiano, Torino 1955, pp. 3 s. e passim.