DI CHIARA, Vincenzo
Nacque a Napoli il 22 giugno 1864 da Francesco e da Carolina De Leva.
Nulla si conosce della sua formazione musicale, ma non è improbabile che come molti altri autori di canzoni napoletane del suo tempo, dopo una sommaria preparazione teorica, abbia proseguito gli studi da autodidatta, maturando la sua esperienza di compositore negli ambienti musicali della sua città, che alla fine dell'Ottocento aveva gradualmente assistito ad una straordinaria fioritura di musicisti e poeti, dal cui estro e dal felice connubio col canto popolare avrebbe preso vigore una tra le più felici stagioni della canzone partenopea. Fin da giovanissimo fu attratto dal mondo del café chantant, ove fece le sue prime esperienze artistiche venendo a contatto con un ambiente frequentato, oltre che da un pubblico familiare e spensierato, da poeti, musicisti ed editori di canzoni che fecero maturare in lui la decisione di dedicarsi totalmente all'attività musicale. Iniziò a comporre intorno al 1890, entrando in rapporti di amicizia con i maggiori esponenti del mondo della canzone, che probabilmente gli fornirono i modelli sui quali si sarebbe poi indirizzata la sua produzione artistica; suoi luoghi d'incontro e di lavoro furono il Gran Circo delle varietà, e, soprattutto, il prestigioso Salone Margherita ove si davano convegno i nomi più famosi della Napoli fin de siècle, tra cui i fratelli De Curtis, L. Denza, E. De Leva, S. Di Giacomo, R. Falvo, P. M. Costa.
Povera di avvenimenti fu l'esperienza biografica del D. che, dopo aver diviso parte della sua esistenza tra l'attività di bottegaio (gestiva un negozio di ferramenta) e quella di compositore, una volta deciso di dedicarsi esclusivamente alla musica, si trasferì a Pozzuoli e divenne uno dei principali collaboratori della casa editrice Bideri, presso la quale, legato da un contratto pluriennale, pubblicò la maggior parte della sua copiosa produzione, partecipando a tutte le edizioni di Piedigrotta in cui riportò i suoi successi più lusinghieri e duraturi. Nei primi anni della sua attività di musicista conobbe il giovanissimo Salvatore Gambardella che, divenuto commesso nella sua bottega di ferramenta ove nel 1893 scrisse la celeberrima 'O marenariello, condivise con lui l'interesse per la canzone napoletana esercitando probabilmente un influsso sul più anziano compositore, meno geniale anche se più ferrato sul piano tecnico.
Nel 1892 il D. iniziò la collaborazione con il Bideri pubblicando la canzone in dialetto napoletano 'Achitarrella (su testo di E. Minichini); nello stesso anno conobbe il poeta G. Capurro, sui versi del quale, sempre nel 1892 e presso l'editore Bideri, pubblicò 'Avongola, Cutignè, cutigni, cutignà e Povera guagliona; nel 1894, sempre su versi di Capurro, pubblicò presso l'editore Santojanni 'Etre chiuove, portata al successo dal tenore Eugenio Sapio. Seguirono vari successi, sempre su versi di Capurro, che contribuirono a consolidare la sua fama di musicista dalla vena facile ma incisiva.
Si ricordano in particolare: Guardanno 'o mare (1894), 'O parulaniello (1894), 'A tossa (1895), 'E cataplasme (1895), interpretata per la prima volta da Emilia Penco, vedette del teatro Giardino delle feste, Quanno ll'ommo va a marcià (1897), 'E zzite cuntignose (1898), portata al successo da Giuseppina Calligaris al Circo delle varietà. Collaborò poi con il poeta Pasquale Cinquegrana e volle affrontare anche composizioni di più ampio respiro scrivendo la feérie in quattordici scene Ventimila leghe intorno al globo (testo di A. Novelli, dal romanzo di J. Verne), che fu rappresentata con successo al teatro Alfieri di Torino nel maggio 1899.
Tuttavia il suo vero mondo era quello della canzone e, pur continuando a collaborare con Capurro e altri poeti, iniziò un fortunato sodalizio con Antonio Barbieri, un sensibile e versatile artista che contribuì al successo di molte canzoni. Dalla collaborazione con il Barbieri nacquero alcune tra le sue canzoni più fortunate che furono portate al successo da artisti come Elvira Donnarumma, Nicola Maldacea, B. Lescaut, Y. de Fleuriel, A. Faraone ed altri.
Tra le sue canzoni in dialetto, pubblicate tutte a Napoli, oltre che presso Bideri anche dalla Poliphon, da Santojanni, Gennarelli, Maddaloni, Santa Lucia e Zomack, si ricordano: Aggiùsaputo (1892, L. Fragna), Catarì (1892, G. Capurro), Dimme sì (1893, R. Cardone), Tuppete tuppete (1898, P. Cinquegrana), Votate 'a cca e girete 'a llà (1900, G. Capurro), Palomma mia! (1901, id.), Mariquita (1901, B. Cantalamessa), Fronne fronne (Piedigrotta 1902, P. Cinquegrana), Teniteme presente (1903, A. Barbieri), Rosa, Rusella (1904, P. Cinquegrana), Birbantella (1905, A. Barbieri), Tutta bella! (1905, id.), Nanninella (1906, id., lanciata da Elvira Donnarumma al teatro Eldorado), Gira ... (1906, A. Capurro), Ammore passato (1907, id.), Margarì duorme (1907, G. Casilli), Lucia (1907, id.), 'Acapa quanno 'a miette? (1908, G. Capurro), Mbraccia a me! (1908, A. Barbieri), Te si scurdato (1908, A. Califano), Bella mia! (1909, A. Barbieri), Ngiulinè (1909, id.), Strigne! Strigne! (1911, su suo testo), Rosa the! (1912, suo testo), 'Opputite immaginà (1917, A. Barbieri), Popolo pò (1917, E. Murolo, interpretata da E. Donnarumma al teatro Trianon e da I. Ailema al teatro Miramare), 'E ffeste 'e Napule (1918, id.), Che paraviso! (1922, R. Chiurazzi), infine in lingua la più celebre delle sue canzoni, La spagnola (1906) su versi probabilmente dello stesso Di Chiara.
Ispiratosi ai ritmi delle danze popolari partenopee, soprattutto alla tarantella, che più volte ripropose nelle sue composizioni, il D. fu musicista spontaneo e immediato e nelle sue canzoni, ove passionalità e ilare vivacità si alternano a momenti soffusi di sottile malinconia, espresse una sensibilità musicale libera da complicazioni intellettualistiche. Il suo mondo ideale fu quello della Napoli spensierata e godereccia, popolata da un pubblico in cerca di un divertimento immediato e proteso a raccogliere i richiami d'una realtà che vedeva nella bellezza muliebre il suo ideale più concreto. Evitò tuttavia le volgarità e le battute audaci a doppio senso, tipiche del caffè concerto, come dimostra la scelta dei testi poetici utilizzati per le sue melodie e soprattutto la più famosa delle sue canzoni, quella deliziosa Spagnola che, pur nella sottile maliziosità, si presenta come uno dei modelli più riusciti della canzone italiana del nuovo secolo; divenne rapidamente popolarissima ed entrò di diritto nel repertorio di tutte le vedettes del café-chantant, da Y. de Fleuriel, a M. Campi, a E. Donnarumma sino a Lina Cavalieri. Accanto a Ninì Tirabusciò (1911) e Lilì Kangy (1905) di S. Gambardella essa rappresentò in un certo senso il passaggio dalla canzone maliziosa tipica del nostrano café-chantant alla canzone sentimentale dalla musicalità carezzevole e di facile presa sul pubblico; nella sua semplice struttura melodica e ritmica si compendiano gli ingredienti tipici della canzone all'italiana: vivacità, sentimentalismo, languore, malinconia, amore per la vita, il tutto racchiuso entro una bonaria cornice popolaresca.
In realtà, come osserva Di Massa (1982), il D. fu musicista tipicamente popolare ed espresse la sua vera natura nelle spumeggianti canzoni in dialetto napoletano ove la voce del popolo si manifesta come espressione pungente, salace, spigliata d'una umanità variopinta che consuma la sua esistenza nei vicoli dei rioni di Napoli cogliendo le piccole gioie del vivere quotidiano.
Il D. morì a Bagnoli (Napoli) il 12 genn.1937.
Bibl.: S. Di Massa, La canzone napol. e i suoi rapporti col canto popolare, Napoli 1939, pp. 165, 167; V. Paliotti, La canzone napoletana ieri e oggi, Milano 1958, pp. 53, 60 ss., 70, 126; F. Petriccione, Piccola storia della canzone napol., Milano 1959, pp. 44, 51, 55, 61, 82, 85, 142;M. Vajro, Fascino delle canzoni napol., Napoli 1962, pp. 25, 198; E. De Mura, Enc. della canzone napol., Napoli 1969, I, pp. XXX, 12, 27, 70, 105, 118, 261 ss., 300, 432, 467, 483, 491; II, pp. 110, 343, 441; III, pp. 20, 48; S. Di Massa, Storia della canzone napol. dal '400 al '900, Napoli 1982, pp. 318, 320 s.; P. Gargano-G. Cesarini, La canzone napol., Milano 1984, pp. 31, 76, 88; G. Borgna, Storia della canzone ital., Bari 1985, p. 30; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 258; Enc. della musica Rizzoli Ricordi, II, p. 287.