ELENA, Vincenzo
Non si conoscono il luogo e la data di nascita né il nome dei genitori. Documentato come lavorante nella bottega dell'orafo bresciano Giovanni Tonoli nel 1777 (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, busta 3151), nel 1800 figura professore al liceo-accademia del dipartimento del Mella (Volta, 1987). In ottemperanza alla nuova normativa napoleonica stabilita col decreto del 25 dic. 1810, il 6 giugno 1811 notificò al podestà di Brescia di intendere lavorare oro e argento nel negozio in piazza Vecchia (attuale piazza Loggia) al n. 3502 (vicolo del Sole), adottando come simbolo del proprio marchio personale la mitria vescovile. Alle sue dipendenze era operoso il lavorante Giovanni Fioletti. Il figlio Francesco, che in data 30 maggio 1811 rese noto, in qualità di rappresentante della ditta, di voler continuare il commercio di lavori d'oro e d'argento (Arch. di Stato di Brescia, Arch. d. Comune di Brescia, rubr. XXXII 5/1A), subentrò nella conduzione della bottega alla morte dell'E., che documenti catastali suggerirebbero avvenuta nel 1826 (Ibid., Catasto antico, registro 233, f. 1441). La ditta Vincenzo Elena risulta nel 1838 iscritta tra i gioiellieri di Brescia (Ibid., Arch. d. Comune di Brescia, rubr. XXXII 5/1A).
L'attività dell'E. è discretamente documentata, sia da fonti archivistiche sia da un consistente numero di sue opere tuttora conservate, esclusivamente di destinazione ecclesiastica.
Negli anni 1787-88 e 1793 esegui per la pieve di Concesio (Brescia) una pisside e una croce (Guerini-Sabatti, 1982); nel 1794 per la chiesa parrocchiale di S. Benedetto di Pavone risultano fatture relative a un turibolo (Volta, 1984); nel 1797 e nel 1804 per il duomo nuovo di Brescia l'E. esegui opere di aggiustatura di sei candelieri solenni con secrete (Brescia, Archivio capitolare della cattedrale, Faldone 272, libro Elemosine Missarum contribuenda…); nel 1800 per S. Lorenzo di Verolanuova (Brescia) e per il duomo di Cremona candelieri di ottone argentato (Volta, 1987) e nel 1815 per la pieve di Bovegno un secchiello per l'acqua santa (cfr. Volta, 1985).
I manufatti d'uso liturgico a lui attribuibili con certezza sulla base della punzonatura impressavi lo rivelano orafo abile e raffinato, sensibile ai nuovi orientamenti del gusto neoclassico.
Il marchio distintivo della sua produzione anteriore al 1812 (anno dell'entrata in vigore della legislazione napoleonica), consistente nelle due lettere iniziali del nome e del cognome "VE" in incuso rettangolare, è stato riscontrato su varia suppellettile sacra di altissima qualità, in cui il consueto repertorio formale e decorativo tardobarocco è ancora ampiamente utilizzato ma con grande disinvoltura, libertà creativa e notevole abilità tecnica.
Sono esemplificativi a questo proposito pregevoli calici di S.Maria della Pace (Miceli-Perrone, 1981), di S.Lorenzo (1790; Vezzoli, 1964), di S. Alessandro (1813, con punzone di tolleranza napoleonico) in Brescia, e delle parrocchiali di Montichiari (1792) e di Gardone Valtrompia (1796, cfr. Esposizione…, 1904) nella provincia bresciana. Rientrano nelle tipologie consuete e assai diffuse in territorio bresciano, verso la fine del secolo, caratterizzate da superfici lisce percorse da nervature verticali e da eleganti profili mistilinei, il calice di S.Agata e la brocca e bacile eseguiti per S. Faustino Maggiore di Brescia (Massa, 1988). Suggestioni rococò, peraltro giustificate dal tipo di committenza fortemente conservatrice, sono presenti ancora in due cartegloria in S.Lorenzo in Verolanuova, in una corona argentea per la Vergine e nella coperta di messale in S. Maria Assunta di Gussago (Brescia. Massa, 1988). La presenza del suo marchio letterale documenta un suo intervento di "restauro" al celebre seicentesco reliquiario Gambara di S. Maria delle Grazie di Brescia come anche un suo intervento, ancora da precisare, sul calice donato dalla Comunità di Pontevico al santuario di S. Maria di Valverde di Rezzato (Brescia), opera attualmente in corso di studio (cfr. R. Massa, in Settecento lombardo [catal.], Milano 1991, p. 515).
Il nuovo marchio adottato dall'E. a partire dal 1812, caratterizzato dalle sue lettere iniziali e dalla mitria entro incuso circolare, contrassegna opere in cui più manifestamente si dichiara il nuovo orientamento in senso neoclassico: è il caso dell'ostensorio di S.Lorenzo di Verolanuova (Brescia; cfr. Massa, 1987), in cui l'E. soprattutto nel piede a campana e nel nodo a vaso sembrerebbe aver tratto più di uno stimolante suggerimento dall'ostensorio, realizzato a Parigi e recato in dono alla cattedrale di Brescia dal vescovo Gabrio Maria Nava nel 1811; della coppia di lampade e della rilegatura di messale conservati in S.Andrea ad Asola (Mantova). L'eccezionale calice in vermeil di S.Alessandro di Brescia, firmato "Vicentius Elena fecit 1824", segna in forme ormai mature e personalissime l'adesione dell'E. al gusto neoclassico: motivi e soluzioni compositive a lui particolarmente cari ricorrono nella sua ultima produzione, tradotti in forme raffinatissime, come nell'anfora con anse a meandro collegate da ghirlande, nelle nappe o fiocchi drappeggiati alternati a festoni (elementi questi prediletti dal primo neoclassicismo), nelle statuette a tutto tondo degli angeli.
Nella famiglia Elena si dedicarono all'attività orafa anche un Francesco di Giovanni (1787-1809), cugino di Francesco di Vincenzo (Archivio di Stato di Brescia, Anagrafe napoleonica, busta 68, f. 353), e un Vincenzo orefice, forse nipote dell'E., attivo a Brescia attorno al 1861 (Ibid., Arch. d. Comune di Brescia, rubr. XXXII 5/1A).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Provveditori in Zecca, busta 1351; Brescia, Archivio capitolare della cattedrale, Ex convento diS. Giuseppe, Faldone 272, libro Elemosine Missarum contribuenda…; Archiviodi Stato di Brescia , Arch. d. Comune di Brescia, rubr. XXXII 5/1A; Ibid., Anagrafe napoleonica, b. 69, f. 44v (Vincenzo e Francesco); b. 68, f. 353 (Francesco di Giovanni e Francesco di Vincenzo); Esposizione bresciana1904. Catalogo illustrato…, Brescia 1904, p. 87; Catalogo delle cose darte e d'antichità d'Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, p. 68; G. Vezzoli, L'oreficeria dei secc. XVII e XVIII, in Storia diBrescia, III, Brescia 1964, pp. 765, 776 n. 1; Mantova, Sovr. per i beni artist. e stor. delle provincie di Brescia Mantova e Cremona, Ufficio catalogo, schede mss. relative a S. Andrea di Asola, a cura di U. Bazzotti, 1980; A. Miceli-F. Perrone, Chiesa diS. Maria della Pace: oggetti sacri del XVIII secolo, in Le alternative del Barocco: architettura e condizione urbana a Brescia nella prima metà del Settecento (catal.), Brescia 1981, pp. 362 s.; S. Guerini- A. Sabatti, Documenti e regesti, in La pieve di Concesio, Brescia 1982, pp. 178, 180; V. Volta, S. Benedetto, parrocchiale, in Pavone: opere vicende territorio, Montichiari 1984, p. 220; Id., Bovegno di ValleTrompia, Bovegno 1985, p. 62 n. 207; R. Prestini, La chiesa di S. Alessandro in Brescia: storia ed arte, Brescia 1986, pp. 47, 50; V. Volta, Cronologia verolese: vecchia e nuova parrocchiale, in La basilica diVerolanuova, Brescia 1987, pp. 103-109; R. Massa, Orafi bresciani per S. Lorenzo, ibid., pp. 90, 96 s.; Id., Orafi e argentieri bresciani nei secc. XVIII e XIX, Brescia 1988, pp. 47, 56, 79, 90 s., 95, 146 s., 165.