FASOLO, Vincenzo
Nacque a Spalato, allora sotto dominio austriaco, il 5 luglio 1885, da Michelangelo e Andreina Allujevich. Il padre insegnò chimica in varie città italiane; quando morì la famiglia si stabilì a Roma (1900); il F. divenne cittadino italiano nel 1905. Nel 1909 si laureò in ingegneria civile presso la scuola d'applicazioni per ingegneri di Roma, avendo per maestri in particolare G. B. Milani e G. Giovannoni, con i quali in seguito collaborò e dai quali desunse un metodo storiografico di derivazione positivista e nel contempo una maniera progettuale visionaria, romanticamente inventiva sulla base di materiali stilistici della tradizione, enfatizzata dalla maestria scenografica e grafica.
Il disegno e la storia, nei loro rapporti con la composizione architettonica, costituiranno gli interessi peculiari dello studioso, del professionista e del docente che, benché amasse definirsi "professore di disegno", svolse attività molteplici ed incisive sia come accademico sia come organizzatore culturale presso l'università e numerosi istituti di cultura.
Nel 1911 si diplomò anche professore di disegno architettonico presso l'Accademia di belle arti di Roma e nel 1912 ebbe il diploma del corso di decorazione architettoniCa presso il Museo artistico industriale, sempre di Roma, nel quale insegnò per il biennio 1920-22. Dal 1909 al 1923 fu assistente presso la cattedra di architettura tecnica nella scuola di applicazioni per ingegneri; nel 1922 divenne libero docente in architettura generale, dal 1925 al 1961 fu professore ordinario della cattedra di storia e stili dell'architettura presso la nuova scuola superiore, poi facoltà, di architettura di Roma, della quale fu preside negli anni 1954-1960. Direttore dell'istituto di storia dell'architettura, nel 1959-60 fu anche direttore della Scuola di perfezionamento per lo studio dei monumenti.
Fece parte della Accademia dei Virtuosi al Pantheon e della Accademia Clementina; dal 1957 al 1959 fu presidente dell'Accademia nazionale di S. Luca. Dal 1948 fino al 1969 fu inoltre architetto della Fabbrica di S. Pietro.
Esordì nella professione di architetto all'inizio del primo decennio dei Novecento, quando l'ambiente romano, lontano dalle radicali innovazioni proposte dalle avanguardie storiche e caratterizzato dal classicismo professionale così come dal monumentalismo aulico statale, tentava qualche rinnovamento in una reinterpretazione "romantica" dello stilismo tradizionale: in termini di vitalità, spontaneità, individualità nell'imitazione dei modelli accademici, oppure in termini di maggiore articolazione dei modelli medesimi fino ad includervi la domesticità delle "architetture minori" oppure l'esaltazione del ruinismo e del pittoresco. Con tali premesse, si collocò entro il disegno culturale di Giovannoni, condividendone il metodo urbanistico "à la Sitte", in particolare la tecnica del "diradamento" piuttosto che dello "sventramento" edilizio, nonché il gusto per l'ambiente locale e, per la romanità in chiave romantica, di libera e sincretica rivisitazione.
Tra le molte opere realizzate e progettate, peraltro non ancora completamente riordinate dalla storiografia, le seguenti emergono per qualità intrinseca e per capacità di registrare le fasi evolutive del F., in un periodo che vide il passaggio dall'eclettismo stilistico ottocentesco al tentativo di una architettura di Stato fascista: la "casa delle civette", rifacimento del padiglione di villa Torlonia, Roma 1916-19 (al F. sono stati attribuiti anche i disegni delle vetrate del villino, cfr. Campitelli, 1992); la stele-ricordo ai caduti del quartiere Ludovisi sulla porta Pinciana, Roma 1921; il liceo "T. Mamiani" in viale delle Milizie, Roma 1924; gli edifici di abitazione per dipendenti comunali in via Gioberti e in via Conte Verde, Roma 1925-26; il palazzetto della Delegazione municipale di Ostia., Roma 1926; la caserma dei vigili del fuoco in via Marmorata, Roma 1926-28; la scuola elementare "Armando Diaz" in via Acireale, Roma 1928-30; la colonia marina "Vittorio Emanuele III" a Ostia Lido, Roma 1932; la scuola elementare "A. Cadlolo" in via della Rondinella, Roma 1932; il palazzo comunale e la sistemazione della piazza dei Signori a Zara, 1937; il ponte del foro Italico, ponte Duca d'Aosta, Roma 1936-39.
Alla città di Roma, con poche eccezioni, fu dedicata tutta l'attività del F., in momenti ed occasioni che è significativo registrare, per la sua partecipazione, personale e di gruppo, ad importanti vicende urbanistiche ed edilizie. Dal 1912 al 1936 fu capo dell'Ufficio progetti del Comune. Dal 1930 al 1936 fece parte della Commissione edilizia, del Comitato urbanistico e del Comitato vecchi rioni del governatorato.
Tra il 1922 e il 1934 fu tra i progettisti incaricati dal governatorato per un vasto programma 'di edifici scolastici, nel cui ambito realizzò, oltre ai già citati, le scuole "Giacomo Medici" in via Sforza, "Giuseppe Garibaldi" in via Mondovì, "Nicolò Tommaseo" in via Ostiense; secondo M. Piacentini (1952), anche il liceo "Virgilio" al lungotevere Tebaldi "con nuove tendenze" rispetto alle "forme tradizionali", gli edifici di porta Cavalleggeri e di Torpignattara. Fu tra gli architetti che il Comune di Roma affiancò ai tecnici della commissione incaricata il 12 luglio 1923 per la redazione della variante 1925-26 al piano regolatore (vi figuravano, tra gli altri, G. Giovannoni e M. Piacentini, che lodò gli studi del F. per alcune soluzioni particolari).
Fu più in generale ed in varie occasioni a fianco delle iniziative di Giovannoni, realizzando molti disegni progettuali: il progetto per il quartiere di piazza d'armi (commissione dell'Associazione artistica tra i cultori di architettura - con Giovannoni, Piacentini e altri -, 1914-15); la collaborazione a progetti di concorso per il prolungamento di via Marco Minghetti (1925); la ristrutturazione del foro Boario a piazza Bocca della Verità (con Giovannoni, 1926); lo studio per la via di comunicazione tra via Cavour e il Colosseo (1929; cfr. anche Fasolo, 1991, p. 94); la sistemazione dei muraglioni sulle sponde del Tevere sotto l'Aventino (1926); la sistemazione di piazza Campitelli con ricostruzione della chiesa di S. Rita (1938 c.).
Tale genere di attività progettuale architettonico-urbanistica relativa a Roma ebbe il suo momento culminante con la partecipazione al gruppo "La Burbera" (Giovannoni, A. Limongelli, G. Venturi, P. Aschieri, F. Giobbe, G. Boni, A. Foschini, E. Del Debbio, F. Nori), che presentò al congresso della Federazione internazionale delle abitazioni, nel 1929, un progetto di piano regolatore per Roma programmaticamente contrapposto all'altro del gruppo GUR (Gruppo urbanisti romani: Piacentini, L. Piccinato, G. Nicolosi, ecc.) in un momento di netta rottura tra ala accademica e punte moderniste.
Mentre queste ultime proponevano le nuove tecniche urbanistiche e puntavano su un modello alternativo di decentramento territoriale orientale della città, quella confermava la tradizione "romanista" con un piano fondato sulla riproduzione del centro-città mediante una piazza di incrocio cardo-decumano situata tra piazza Colonna e piazza di Spagna e realizzata mediante sventramenti e ricostruzioni scenograficamente titaniche, memori di quella tradizione di visitazione fantastico-visionaria che avev ' a visto all'opera già G. Calderini e A. Brasini, il quale, insieme con G. Bazzani, fu certo tra le fonti culturali e sentimentali del Fasolo.
La spaccatura allora registratasi determinò una sorta di distacco del F., il quale, avendo lavorato essenzialmente per la Municipalità e per le operazioni urbane nella linea del tradizionalismo romanista, e forse come marginalizzato in un'ala accademica non recuperabile dal nuovo modernismo moderato littorio-piacentiniano, non partecipò alle grandi operazioni urbane degli anni Trenta (Città universitaria, E 42, via Bissolati, ecc.) e non emerse nel maggiori concorsi cui partecipò (ricordiamo il palazzo Littorio, 1934, progetto prescelto per il secondo grado, cfr. Rass. di architettura, VI [1934], 12, p. 495; ministero degli Esteri alla Passeggiata archeologica, 1939).
Vanno segnalate ancora le seguenti opere del F.: targa commemorativa della breccia di porta Pia; centrale elettrica della Bonifica di Ongaro; villini Girelli sulla via Nomentana; quartiere di venti villini per la Cooperativa impiegati dello Stato in località "Montagnola" a Monte Sacro. cappelle Martoglio e Bettoia al Verano; altare nella cappella dell'Istituto delle suore missionarie zelatrici del S. Cuore in via G. Sommeille (1953-4; cfr. Archivio eredi Fasolo); tabernacolo del Ss. Sacramento nella chiesa di S. Saba; ristrutturazione del convento di S. Martino ai Monti, tutte a Roma; restauro del duomo di Acquapendente (con i figli Furio e Orseolo); nuovo duomo di Catanzaro; ricostruzione della torre civica di Faenza; colonna-ricordo di Gabriele D'Annunziq a Ronchi dei Legionari; nuova facciata della cattedrale di Farnese.
Fra le opere progettate (spesso per concorsi) e non realizzate: nuove terme di Roma (1925); monumento ossario nel cimitero di Roma; palazzo municipale di Padova (1922); monumento ai caduti per il palazzo del podestà di Bologna (1924), auditoriuni. di Roma; sistemazione del centro di Firenze (1952); borgata di Carnigliatello in Calabria (1953); chiese di Cristo Operaio a Trieste (1957) e di S. Giovanni a Bologna (1958); Coordinamento edilizia popolare (CEP) delle Barene di San Giuliano a Venezia-Mestre (1959); Biblioteca nazionale di Roma (1960); monumento ossario dei caduti italiani a Praga.
Più saltuario fu l'impegno del F. nel campo dell'urbanistica: del 1941 (cfr. L'Urbe, VI [1941], 2, pp. 16-24) è uno scritto, corredato da alcuni schizzi, dal titolo Strada Chiesa Nuova - ponte Mazzini, in cui proponeva una variante al tracciato piazza della Chiesa Nuova - ponte Mazzini del Piano regolatore del 1931, per attenuare il peso dell'intervento che prevedeva la demolizione di alcuni isolati (cfr. anche Fasolo, 1991, p. 94); del 1945 è il piano di ricostruzione e il piano regolatore di Faenza; nel 1952 vinse il secondo premio al concorso per il piano regolatore di Camigliatello; dal 1932 al 1937 fece parte della giuria per i piani regolatori di Perugia, Sabaudia, Pomezia, ecc.
Il F. fu ideatore della rivista Quaderni di architettura, il cui primo numero uscì nel luglio 1953 (vi compare un suo saggio dal titolo Un pittore-architetto: il Cigoli); nel 1961 la stessa rivista gli dedicò un volume, la "prima miscellanea di studi comparsa in Italia in onore di un professore della facoltà di architettura", come sottolinea G. De Angelis d'Ossat nella breve prefazione.
Interessato allo studio dell'architettura antica, strumento imprescindibile per "nuove creazioni", come asserisce nella pagina introduttiva alla Guida metodica per lo studio della storia dell'architettura (Roma 1954), il F. fu autore di numerosi scritti.
Si ricordano: La cappella Sforza di Michelangelo, in Architettura e arti decorative, III (1924), pp. 433-454; Disegni architettonici di Michelangelo, ibid., VI (1927), pp. 385, 401, 433, 454; Le forme architettoniche (con G. B. Milani), in tre volumi, Milano 1931-40; Urbanistica e architettura, in Roma, XVII (1939), pp. 172 s.; Roma nelle concezioni edilizie dell'Ottocento, ibid., XIX (1941), pp. 127-134; Il "Campo Marzio" di G. B. Piranesi, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, 1956, n. 15, pp. 1-14; Introduzione alla storia dell'architettura, Roma 1959; Michelagnolo architettor poeta, Genova 1965; Valore e limiti del concetto di ambiente negli sviluppi dell'architettura odierna, in Atti d. Congresso d. Società progresso delle scienze, Siena 1967.
Il F. morì a Roma il 6 nov. 1969.
Su iniziativa dell'Accademia di S. Luca fu allestita nel 1971 la mostra delle sue litografie di soggetto romano e veneziano (Roma, pal. Carpegna, marzo 1971), curata dal figlio Furio. Le litografie furono per lo più realizzate fra il 1965 e il 1969 nello studio del F. in via Margutta. Dopo alcune prove fatte fra il 1958 e il 1960, lasciata la presidenza della facoltà e l'insegnamento nel 1961, il F. si era dedicato infatti alla produzione disegnativa di soggetti romani e veneziani, attività che aveva preso nuovo vigore dopo il triste periodo (1962-64) successivo alla morte della moglie Olga.
I due figli del F., Furio (Roma, 15 genn. 1915 -ibid., 1º giugno 1987) e Orseolo (m. il 17 ag. 1987), furono entrambi architetti e docenti presso la facoltà di architettura. Furio vinse nel 1939 il 1º premio del concorso Lana dell'Accademia di S. Luca che dava diritto ad un pensionato triennale (titolo del concorso: Progetto di un "Istituto di Radiotecnica" dedicato a G. Marconi, cfr. Marconi - Cipriani -Valeriani, 1974, I, p. 68; II, p. 47). Insieme parteciparono nel 1941 al concorso per la Casa littoria di Verona (cfr. Architettura, XX [1941], p. 389) e nel 1942 al "concorso nazionale per... case del fascio in centri rurali e di confine..." (cfr. ibid., XXI [1942], pp. 302, 305), ottenendo il primo premio ex-aequo. Nello stesso anno Furio partecipò ad un concorso per progetti di scuole all'aperto (ibid., p. 373). Interessato anche allo studio dell'architettura antica, Furio lavorò alla sistemazione delle zone archeologiche del Museo di Palestrina. Oltre ai numerosi contributi sui Quaderni dell'Ist. di St. d. architettura, tra i suoi scritti si ricordano: Architetture mediterranee egee, Roma 1943; Le chiese di Roma nel '700, ibid. 1945; L'opera di Hieronimo e Carlo Rainaldi, ibid. s.d. [ma 1960]; L'architettura romana di Efeso, ibid. 1962; Durata dell'architettura, ibid. 1967.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio eredi Fasolo; Necr., in Il Tempo, 6 e 8 nov. 1969; V. Morpurgo, Gli edifici scolastici e la Minerva, in Architettura e arti decorative, I (1921), pp. 360 s., 370 s.; A. Maraini, L'architettura rustica alla cinquantennale romana, ibid., pp. 382, 385; M. P., Il concorso per il nuovo braccio del palazzo comunale di Padova, ibid., II (1922-23), pp. 487-95; Cinzio, Il concorso per il monumento ossario dei caduti romani da erigersi al Verano, ibid., pp. 246, 248-51; G. Venturi, I nuovi edifici scolastici del Municipio di Roma, ibid., III (1923-24), pp. 536-39, 543-48, 550, 555; G. Albini, Concorso per il monumento ai caduti di Bologna. Relaz. della giuria, ibid., pp. 559-561, 574 (progetto realizzato insieme con lo scultore E. Drei); Il concorso per la sistemazione dello sblocco del ponte Vittorio Emanuele, ibid., IV (1924-25), pp. 177, 180; R. Papini, Botteghe e vetrine di Roma, ibid., p. 523; C. Cecchetti, L'architettura della terza Biennale romana, ibid., pp. 529, 541; M. Piacentini, Le vicende edilizie di Roma dal 1870ad oggi, Roma 1952, pp. 102, 115, 116, 119, 163 e passim; G. Accasto - V. Fraticelli - R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale 1870-1970, Roma 1971, ad Indicem; P. Marconi-A. Cipriani-E. Valeriani, I disegni di architettura... dell'Accad. di S. Luca, Roma 1974, ad Indicem (anche per Furio); P. O. Rossi, Roma. Guida all'architettura moderna 1909-1984, Roma 1984, ad Indicem; I. de Guttry, Guida di Roma moderna dal 1870 ad oggi, Roma 1989, ad Indicem; V. Fasolo, L'attività di V. F., ingegnere e architetto, in La capitale a Roma. Città e arredo urbano 1870-1945 (catal.), Roma 1991, pp. 92-95; A Campitelli, Architettura ed arti decorative nella casina delle Civette di villa Torlonia, in Tra vetri e diamanti. La vetrata artistica a Roma 1912-1925 (catal.), Roma 1992, pp. 43-48, 50 s., 163 ss.; Diz. enc. di architettura e urbanistica, Roma 1968, II, p. 316 (anche per Furio).