FELICE (Felici), Vincenzo
Il Campori (1873) lodice "di Massa", ma più probabilmente nacque a Roma, dal romano Andrea e da Marta Pagnoncella, nel 1657 circa, come si ricava da un documento del 1684in cui è detto di ventisette anni, "da molto tempo" attivo con il maestro D. Guidi (Bershad, 1976). A questo scultore fu legato sino al momento della morte di lui (1701), affiancandolo nell'esecuzione di varie opere, non precisate dalle fonti.
Il Pascoli ([1730], 1992, p. 349) afferma che il F. sposò l'unica figlia (Maria Maddalena) del suo maestro e che "dopo sua morte rimase nello studio", sito dietro via Giulia, verso il fiume, in luogo detto l'Armata. In realtà, lo studio e tutti gli altri beni del Guidi passarono alla figlia (Santa Maria Mannino, 1987, p. 210), che aveva nominato il F. suo procuratore (De Marchi, in Ghezzi, 1987, p. 114 n. 7). I due si sposarono il 14 sett. 1702 (Arch. di Stato di Roma, 30 notai capitolini, Not. L. A. Caiolus, Instrumentorum [indi Not. L. A. Caiolus, Instrum.], 26 genn. 1715, c. 103). La ragazza portò in dote l'uso dello studio di scultore, i quadri già di proprietà del padre ed altri beni di minore importanza per un valore stimato di 1000 scudi.
Nel 1702 il F. prestò alcuni dipinti, probabilmente parte di quelli che erano dote della moglie, per esporli ad una delle feste celebrate nella chiesa di S. Salvatore in Lauro (Ghezzi [1683-1725], 1987, p. 168). Tredici quadri della piccola collezione di Guidi furono successivamente venduti dallo scultore e i soldi reinvestiti in luoghi di Monte (Not. L. A. Caiolus, Instrum., 26 genn. 1715, cc. 103-107).
La prima opera autonoma nota del F. è la statua di Eliseo posta a lato dell'altare maggiore della chiesa di S. Maria in Traspontina, eseguita nel 1695 per 165 scudi, insieme con altre tre affidate a G. A. Lavaggi, M. Maglia, A. Rondoni. Nel documento di allogazione al Lavaggi e al F. fu chiesto di fare preliminarmente un modello in grande dell'opera, poiché evidentemente questi due artisti erano considerati meno esperti (Arch. di Stato di Roma, Carmelitani calzati di S. Maria inTranspontina, b. 9: A. Bevilacqua, Catalogodei benefattori 1754, c. 431, doc. parzialmente cit. in Catena, 1954). Laltare era stato progettato venti anni prima dall'architetto Carlo Fontana, che aveva previsto sin dall'inizio la presenza, sul muro divisorio tra il presbiterito ed il coro, di statue, prima realizzate in stucco da L. Retti, alle quali si sostituivano ora queste altre in marmo (Guerrieri Borsoi, 1990).
La statua di S. Filippo sulla facciata del duomo di Frascati (progettata da Girolamo Fontana, nipote di Carlo, ed eseguita tra il 1696 ed il 1701) dovrebbe essere stata eseguita dal F. intorno al 1701 (Hager, 1977; Razza, 1979).
Tra il 1702 e il 1703 realizzò la statua di S. Giovanni martire collocata nel braccio dritto di destra del colonnato di S. Pietro (Santa Maria Mannino, 1987, p. 122; e Append. docum., p. 293 n. 16) e quasi contemporaneamente quella di S. Francesco per la facciata di S. Silvestro in Capite, costruita su Progetto di D. De Rossi ed ultimata nel 1703 (GaynorToesca, 1963). Un'altra statua, rappresentante S. Calepodio, fuscolpita per la facciata di S. Maria in Trastevere tra il 1701 e il 1707 (Braham-Hager, 1977, p. 78), probabilmente intorno al 1702 (Petraroia, 1987). Ancora tra il 1703 ed il 1708 il F. realizzò un rilievo con l'Assunzione di Maria per la chiesa di S. Maria dell'Umiltà edificata da Carlo Fontana (Cicinelli, 1970; Braham-Hager, 1977, p. 86).
Probabilmente tra il 1706 e il 1709 eseguì stucchi, oggi perduti, nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a via Giulia, restaurata da Carlo Fontana (Braham-Hager, 1977, p. 73). Nel conto degli artisti da pagare nel 1706 il suo nome, infatti, non figura, mentre nel 1709 gli è riconosciuto un credito di 60 scudi che verrà effettivamente saldato solo il primo luglio 1712: è pagato per gli Angeli in atto di adorare la Croce (sopra l'altare maggiore) e "per aver fatto diversi modelli, tanto p[er] dett'altare tanto p[er] i due coretti" (Roma, Arch. storico del Vicariato, Arciconfraternita...). Non sono citati i bassorilievi della cappella di S. Francesco di Paola che, secondo il Deseine (1713), ripreso da Salerno (1973), sarebbero stati eseguiti dal F. e da G. Napolini, anche lui scolaro del Guidi. Il Napolini è pagato, nei libri contabili suindicati, per un importo maggiore rispetto al F., ma non è precisata la natura del suo intervento.
In questo primo decennio del Settecento il F. eseguì anche restauri alla statua di Paolo IV, sistemata nel 1708 in Campidoglio da C. Fontana, e alla base della colonna Antonina, affiancato da G. Napolini (Roma antica..., 1745, II, p. 67; Braham-Hager, 1977, p. 182). Con quest'ultimo scultore il F. aveva formato una sorta di sodalizio artistico e gli aveva subaffittato lo studio all'Armata con contratto stipulato il 2 nov. 1702 (Not. L. A. Caiolus, Instrum., 2 nov. 1702). Quando l'amico risultò moroso, gli intentò causa ottenendo la confisca cautelativa di parte dei suoi beni presenti nello studio; il Napolini concluse la vertenza con il tutore dell'erede, il 17 maggio 1715, impegnandosi a saldare il debito con piccole rate mensili (ibid., 17 maggio 1715).
Nel 1711 il F. scolpì due Delfini per la fontana nella piazza del Pantheon, affiancando lo scultore L. Ottoni (Marder, 1974). 1 due artisti eseguirono anche una statua ciascuno per la chiesa di S. Maria ad Martyres (il Pantheon), una S. Agnese il F. e una S. Anna Ottoni.
I due modelli erano conservati nella galleria del palazzo Vaticano su piedistalli con la data 1715 (Bibl. ap. Vaticana, Descrizione..., c. 1725-30, cc. 728v-729r: "Archetiipum/marmorei simulachri/ S. Agnetis Virg., et mart./ a Vincentio Felici elaborati/ et in Collegiata Ecclesia/ S. Maria ad Martijres/ collocato/ anno sal. MDCCXV"). Un acconto del 17 dic. 1714 di 100 scudi, per il modello e per la statua, è citato nell'inventario dei beni del F. (Not. L. A. Caiolus, Instrum., 24 genn. 1715, cc. 73v-74r).
La statua di S. Agnese è forse l'opera più elegante sopravvissuta del F., di lontana reminiscenza algardiana, mediata per il tramite del maestro Guidi, ma ingentilita da palesi grazie settecentesche.
Secondo Bershad (1970, p. 806 n. 13) il F. avrebbe completato il busto del Cardinale F. Albizzi, iniziato dal Guidi e rimasto tra i beni dello scultore alla sua morte. L'opera sarebbe poi stata inserita nel monumento funebre del porporato in S. Maria in Traspontina, ma tale ricostruzione dei fatti sembra contrastare con l'affermazione del Cracas del 26 maggio 1787 (n. 1294, p. 2; ricordata da Gigli, 1990), secondo cui l'opera fu fatta fare da un discendente del porporato, monsignor Francesco, utilizzando un busto proveniente dall'eredità del cardinale (morto nel 1684); si tratterebbe dunque di un'opera diversa da quella ancora nelle mani del Guidi nel 1701 (ma si veda anche la nota 10 di M. Pedroli in Pascoli, [1730], 1992, p. 352).
II F. morì a Roma il 9 genn. 1715; in tale giorno fu aperto il suo testamento depositato dal 24 ottobre precedente presso il notaio L. Caioli.
A tale data, già malato, aveva disposto che alla moglie spettasse la sola restituzione della dote e che crede universale fosse il figlio Pietro, posto sotto la tutela di Pier Vincenzo De Rossì, suo cognato. In caso di morte senza eredi del figlio, l'eredità sarebbe passata a sua sorella Elisabetta, vivente con la madre. Per se stesso disponeva la sepoltura nella chiesa di S. Maria del Pianto, essendo confratello della Compagnia ivi esistente. La parte più interessante del documento consiste in un elenco di opere presenti nello studio che l'artista dispone di vendere reinvestendo il ricavo in favore dell'erede. Enumera personalmente ventisei sculture, tra statue e bassorilievi, tutte di soggetto profano e prevalentemente di piccole dimensioni. Si tratta evidentemente di opere eseguite senza ordinazione e destinate al libero mercato che fanno comprendere come la nostra conoscenza del suo operato, basata sulle sole opere sacre ufficiali, sia del tutto parziale: Flora, a grandezza naturale; Venere batte Amore con delle rose;quattro busti grandi di Stagioni;quattro busti grandi di Imperatori; Andromeda legata allo scoglio, di 3palmi; Cleopatra seduta con l'aspide al seno, di 3palmi; Putto seduto che spenge una face, di 2palmi; Giovinetto alato addormentato, di 3 palmi; Bacco seduto, di 2palmi e mezzo; Amorino addormentato sulle spoglie di Ercole, di 2palmi; due rilievi con il Trionfo di Venere e il Trionfo di Galatea;quattro rilievi con Giochi diputti;due rilievi con la Fucina di Amore e la Fabbrica di dardi;due tondi con l'Amore celeste e l'Amore terreno.
All'elenco personalmente stilato dallo scultore (e firmato con il cognome "Felice") vanno poi aggiunti altri tre bassorilievi con S. Francesco ed angeli, Dafne e Cerere, nonché quaranta modelli di creta trovati nel suo studio in occasione dell'inventario dei beni (Not. L. A. Caiolus, Instrum.: genn. 1715, cc. 8-11[testamento], 24 genn. 1715, cc. 73-74, 81-82[inventario]). Filippo Aldrovandi Marescotti acquistò dagli eredi del F. i quattro busti rappresentanti le Stagioni, oltre a Venere che batte Amore con delle rose (lettera del 2 apr. 1715, in Correspondance..., 1893).
Come è stato evidenziato da Santa Maria Mannino (1987, p. 210), il F. non può essere confuso con l'omonimo pittore e mercante d'arte citato già come capo di una frequentata bottega in documenti del 1661 e del 1667
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. storico del Vicariato, Arciconfraternita dello Spirito Santo dei Napoletani, Libro mastro, busta 17, c. 145;Arch. di Stato di Roma, 30 notai capitolini, Not. L. A. Caiolus, Instrumentorum, 2 nov. 1702, c. 156; 9 genn. 1715, cc. 8-11; 24 genn. 1715, cc. 73 s., 81 s.; 26 genn. 1715, cc. 103-107, 134-136; 17 maggio 1715, cc. 570 s., 582;Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 14442: Descriz. del Palazzo Pontificio Vaticano (circa 1725-1730), cc. 728 s.;F. Posterla, Roma sacra e moderna, Roma 1707, pp. 113, 378;F. Descine, Rome moderne, Leyden 1713, II, p. 452; G. Ghezzi, Mostre di quadri a S. Salvatore in Lauro (1683-1725), a cura di G. De Marchi, Roma 1987, pp. 114, 168, 170;L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni (1730), ediz. critica dedicata a V. Martinelli, Perugia 1992, ad Indicem; Roma antica e moderna, Roma 1745, I, p. 176, II, pp. 19, 67, 152;F. Titi, Studio di pittura, scoltura et architettura nelle chiese di Roma (1674-1763), a cura di B. Contardi-S. Romano, Firenze 1987, ad Indicem;G. Campori, Mem. biografiche degli scultori... nativi di Carrara, Modena 1873, p. 90; Correspondance des directeurs de l'Académie de France à Rome..., IV, Paris 1893, p. 385 n. 1876; A.Riccoboni, Roma nell'arte, Roma 1942, p. 213; C.Catena, Traspontina. Guida storica e artistica, Roma 1954, p. 55; V. Bartoccetti, S. Maria ad Martyres, Roma 1958, p. 29;J. Gaynor-I. Toesca, S. Silvestro in Capite, Roma 1963, p. 75;D. L. Bershad, A series of papal busts by D. Guidi, in The Burlington Magaz., CXII (1970), p. 806;A. Cicinelli, S. Maria dell'Umiltà, Roma 1970, pp. 54 ss.; D. L. Bershad, D. Guidi, tesi dottor., Univers. Microfilms Internat., Ann Arbor, Mi., 1976, p. 16e passim;L. Salerno, in L. Salerno-L. Spezzaferro-M. Tafuri, Via Giulia, Roma 1973, p. 403;T. Marder, Piazza della Rotonda e la fontana del Pantheon: un rinnovamento urbanistico di Clemente XI, in Arte illustrata, VII (1974), pp. 314, 320;M. S. Weil, The history and decoration of the ponte S. Angelo, University Park, Pa - London 1974, p.150, n. 43;D. L. Bershad, Some new documents on the statues of D. Guidi and E. Ferrata in the Elizabeth chapel in the cathedral of Breslaw (now Wroclaw), in The Burlington Magazine, CXVIII (1976), p. 703; A. Braham-H. Hager, Carlo Fontana. The drawings at Windsor Castle, London 1977, pp. 73, 78, 86, 182;H. Hager, Girolamo Fontana e la facciata della cattedrale di S. Pietro a Frascati, in Commentari, XXVIII (1977), p. 285;L. Razza, La basilica cattedrale di Frascati, Frascati 1979, p. 120; P. Petraroia, in Le statue berniniane del colonnato di S. Pietro, a cura di V. Martinelli, Roma 1987, p. 242; P. Santa Maria Mannino, ibid., pp. 122, 210 s. (con ult. bibl.), e p. 293 n. 16; Le guide rionali di Roma, L. Gigli, Borgo, I, Roma 1990, p. 108; M. B. Guerrieri Borsoi, Glistucchi di S. Marta al Collegio Romano nell'attività di Leonardo Retti, in Boll. d'arte, LXXV (1990), pp. 104, 111; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 369.