FERRERI, Vincenzo
Nacque a Perugia nel 1762, stando a quanto indicato nell'atto di morte; nei registri parrocchiali che lo menzionano l'anno di nascita oscilla invece tra il 1762 e 1764 (per i documenti cui si fa riferimento nel corso della voce cfr. Sica, 1989).
È documentato a Roma a partire dal 1785, quando risulta attivo Presso la scuola del nudo tenuta dall'Accademia di S. Luca, ove ottenne anche premi nell'ambito dei concorsi interni: nel marzo 1785 il I' premio della seconda classe; nel settembre 1786 il 2º premio della seconda classe; nel marzo 1787 il 1ºpremio della prima classe (presso l'Archivio sono conservati i disegni relativi). Le sue prime opere conosciute si trovano, comunque, a Perugia, in un piccolo oratorio annesso alla chiesa dei Ss. Andrea e Bernardino.
Per tale oratorio il F. eseguì nel I 790 due tele, ancora oggi poste sulla parete d'ingresso, raffiguranti S. Bernardino che ricusa la dignità cardinalizia e il vescovado di Siena e S. Andrea che abbraccia la croce. Gli altri dipinti dell'oratorio sono di Marcello Leopardi, del quale il F. fu probabilmente allievo. Gli stretti legami fra i due artisti risultano confermati dal fatto che nel 1796 il F. tenne a battesimo un figlio del Leopardi, a quel tempo residente a Roma.
Dal 1792 il F. visse stabilmente a Roma, ove ottenne, nello stesso anno, il 2º premio per la pittura in occasione del concorso Balestra con la tela Muzio Scevola che giura davanti al re Porsenna di vendicare la patria (Roma, Galleria dell'Accademia di S. Luca). Nel 1793 vinse un nuovo premio per un concorso bandito dall'Accademia di belle arti in Parma; il tema era il Sacrificio di Polissena (Galleria nazionale di Parma) e il dipinto suscitò l'approvazione di A. Canova. Per un decennio non si ha più alcuna notizia sull'attività artistica del pittore, fino a quando, nel 1812, venne incaricato di dipingere una tela, terminata nel 1813 e ora perduta, raffigurante un Gruppo di Amori con oggetti da toletta, destinata al gabinetto di toilette dell'imperatrice nel nuovo palazzo imperiale che Napoleone aveva fatto allestire al Quirinale. Per l'appartamento dell'imperatrice, inoltre, nel 1813 furono commissionati al F. quattro dipinti di soggetto sconosciuto, sulla cui esecuzione non si hanno ulteriori notizie (Natoli-Scarpati, 1989). In seguito alla decisione presa da Pio VII di dare una nuova decorazione alla cappella Paolina dello stesso palazzo del Quirinale, ridivenuto residenza papale, il F. dipinse a monocromo i Ss. Mattia e Paolo nel corso del 1818.
Dello stesso anno è un'altra importante commissione, la realizzazione ad affresco di una delle lunette nella Galleria Chiaramonti del Museo Vaticano: il F. eseguì L'emissione di leggi per la protezione delle antichità. Ancora nel 1818 portò a termine la XII (Gesù muore sulla Croce) delle 14 stazioni della Via Crucis, offerte da vari artisti alla chiesa di S. Andrea delle Fratte.
Per la beatificazione di Giambattista della Consolazione, celebrata solennemente in S. Pietro il 26 sett. 1819, il F. venne incaricato di realizzare vari dipinti che, insieme ad altre decorazioni, ornavano la basilica ed avevano la principale funzione di illustrare episodi salienti della vita del beato. Portò a termine lo stendardo raffigurante il Beato, un Miracolo da lui compiuto, due medaglioni con altri prodigi e l'ovale con il Beato in gloria (Diario di Roma, 28 sett. 1819). Nel corso del 1825 fu impegnato più volte nel compimento di tele analoghe in occasione di altre beatificazioni: il 23 maggio fu celebrata quella di frate Giuliano di S. Agostino, il 12 giugno fu la volta di Alfonso Rodriguez e il 19 giugno di Ippolito Galantini. Nelle due ultime occasioni i dipinti vennero eseguiti con la collaborazione di Angelo De Angelis. Due quadri relativi al Galantini - lo stendardo con il Beato e l'ovale raffigurante la sua Gloria - venneroriutilizzati nel gennaio 1826 nella chiesa di S. Maria del Pianto (Sica, 1989). I dipinti riguardanti il beato Giuliano furono poi probabilmente esposti nella chiesa di S. Venanzio de' Camerinesi in occasione delle celebrazioni in suo onore, svoltesi il 6, 7, 8 apr. 1826 (Diario di Roma, 12 apr. 1826). Nel dicembre di quello stesso anno il F. esegui un Sacro Cuore di Gesù per l'Oratorio del Caravita (Arch. d. Compagnia di Gesù, Caravita, GS 1989 E2z).
L'ultima notizia circa la sua attività è il restauro operato nel 1832 sugli affreschi di S. Stefano Rotondo (Buchowiecki, 1967, p. 953). Il F. morì a Roma nella notte tra il 7 e l'8 ott. 1837.
Bibl.: G. B. Rossi Scotti, Guida illustrata di Perugia, Perugia 1878, p. 87; L. Hautecoeur, L'Académie de Parme et ses concours à la fin du XVIIIe siècle, in Gazette des beaux-arts, II (1910), p. 162; G. Briganti, Il palazzo del Quirinale, Roma 1962, p. 34; W. Buchowiecki, Handbuch der Kirchen Roms, Wien 1967, I, p. 336; III, pp. 953, 980; D. Ternois, Napoléon et la décoration du palais impérial de Monte Cavallo en 1811-1813, in Revue de l'art, VII (1970), p. 80; U. Hiesinger, Canova and the frescoes of the Galleria Chiaramonti, in The Burlington Magazine, CXX (1978), p. 658; G. Allegri Tassoni, in L'arte a Parma dai Farnese ai Borbone, Parma 1979, p. 215; L'Accademia parmense di belle arti, a cura di M. Pellegri, Parma 1979, p. 37; Il palazzo del Quirinale. Il mondo artistico a Roma nel periodo napoleonico, a cura di M. Natoli-M. A. Scarpati, Roma 1989, I, p. 569; G. Sica, ibidem, II, p. 34 (con ulteriore bibl.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 473.