GENTILONI, Vincenzo
Nacque a Filottrano (Ancona), primogenito del conte Vincenzo Gaetano e di Eugenia Antonia Ripa, il 24 maggio 1812. La famiglia, di origine antica e nobile, era ascritta al patriziato di Macerata, Cingoli, Filottrano e Recanati.
Sulla scia della consolidata tradizione militare di famiglia, il G. non si applicò a studi regolari e preferì arruolarsi a diciotto anni nell'esercito pontificio. Nel 1837, nel pieno della prima guerra carlista in Spagna, decise di lasciare Roma e partì solo e senza raccomandazioni per la penisola iberica, per combattere in favore della causa "liberale" della regina Isabella II.
Il 14 ag. 1837 il G. si arruolò volontario nell'armata di Spagna del Nord, divisione ausiliare francese, reggimento lancieri polacchi, con il grado di maréchal de logis en chef in forza al primo squadrone, al servizio della regina Isabella. Da allora prese attivamente parte per un anno alle campagne di guerra, congedandosi dalla piazza di Pamplona il 10 ag. 1838, dopo essersi segnalato nella sanguinosa e sfortunata battaglia campale di Huesca, il 24 maggio 1838. Nonostante la provenienza straniera e la modestia del grado ricoperto, il G., mentre il suo squadrone veniva quasi completamente annientato, si segnalò tanto da essere nominato sul campo cavaliere del Merito militare di Isabella. Tornato a Filottrano, ricevette dopo qualche tempo una dichiarazione autentica dei suoi atti di eroismo e un diploma, a firma del viceré di Navarra, attestante il conferimento alla sua persona della croce di Isabella.
A Filottrano il G., oltre a ricoprire qualche carica pubblica minore, si dedicò agli studi più vari, interessandosi di lettere, filosofia, diritto e arte militare, e fu autore di ricerche che spaziavano dalla matematica all'agraria, alla storia del suo paese. Finalmente, nel 1848, allo scoppio della guerra d'indipendenza, istruì e armò a sue spese una compagnia di civici che condusse da Filottrano a Macerata, dove, all'inizio di aprile, si unì al corpo dei volontari che il 26 marzo si erano mossi da Roma agli ordini del generale A. Ferrari.
L'esercito pontificio arrivò in Veneto organizzato in due divisioni, una composta quasi esclusivamente di regolari sotto il comando del generale G. Durando, l'altra formata in sostanza di soli volontari e capitanata dal Ferrari. Al momento dello scontro sulle alture di Cornuda con gli Austriaci guidati dal generale L. Nugent si trovarono presenti soltanto le truppe di volontari e, nonostante la battaglia durasse circa undici ore e le richieste di aiuto rivolte al generale Durando si facessero sempre più pressanti, gli uomini agli ordini di quest'ultimo non arrivarono in tempo per sostenere il Ferrari e tentare di evitare la sconfitta. Le truppe in ritirata ripiegarono prima su Montebelluna e quindi su Treviso.
Nella battaglia dell'8 e 9 maggio a Cornuda il G. con quaranta dei suoi uomini riuscì a respingere un attacco di cento croati, come narrarono i giornali dell'epoca e come fu attestato dallo stesso generale Ferrari, il quale, a premio di tali prove di valore, lo promosse al grado di maggiore. Ciò non bastò a evitare che tra i reduci dello scontro montassero la ribellione e lo sdegno all'idea che non tutto il possibile fosse stato fatto da parte dei regolari per venire in loro sostegno: convinti di essere stati colpevolmente lasciati al loro destino, i volontari disertarono in numero rilevante.
Rimasto in forza in Veneto, il G. fu posto al comando del secondo battaglione della seconda legione civica romana. Mentre non si placava la polemica tra gli alti gradi delle due divisioni dell'esercito pontificio, la guerra continuò il suo corso portando il teatro delle operazioni a Vicenza. Attaccata dalle truppe austriache una prima volta il 23 maggio e una seconda il 25, la città subì l'assalto decisivo il 10 giugno 1848. Nello stesso giorno il G., colpito da una palla di cannone, perse la vita nella sua postazione sulle colline dette dei Monti Berici: il suo sacrificio aveva contribuito a rendere possibile la ritirata di parte delle truppe impegnate nella difesa.
Fonti e Bibl.: Il Contemporaneo (Roma), 16, 18 e 20 maggio 1848; Gazzetta di Roma, Roma 16 e 18 maggio, 30 giugno 1848; G.I. Montanari, Orazione nelle esequie rinnovate al conte V. G., Ancona 1848; M. Montecchi, Fatti e documenti riguardanti la divisione civica volontarj mobilizzata sotto gli ordini del generale Ferrari dalla partenza da Roma alla capitolazione di Vicenza, Roma 1848, pp. XV-XLV; L.C. Farini, Lo Stato romano dall'anno 1815 al 1850, II, Firenze 1853, p. 199; E. Bianchi, Commentario intorno alla vita del conte V. G., Cingoli 1869; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848, III, Milano 1880, p. 308; E. Ovidi, Roma e i romani nelle campagne del 1848-49 per l'indipendenza italiana, Roma-Torino 1903, pp. 45-51, 141-150; V.O. Gentiloni, In memoria di un prode. Appunti biografici del conte V. G.…, Roma 1910; P. Moderni, I romani del 1848-49, Roma 1911, ad indicem; A. Grossi Gondi, Il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, Roma 1927, p. 1; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, III, pp. 399 s.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s. v. Gentiloni, Vincenzo Gaetano (con ampie notizie sull'attività, soprattutto politica, della famiglia).