GIUFFRIDA-RUGGERI, Vincenzo
Antropologo, nato a Catania il i° febbraio 1872, morto a Napoli il 21 dicembre 1921. Si laureò in medicina a Roma nel 1896 e iniziò la sua carriera scientifica nell'Istituto di Psichiatria di Reggio Emilia con ricerche craniologiche e statistiche aventi più o meno attinenze con la patologia. Ma ben presto passò a ricerche di antropologia normale intorno a popolazioni italiane attuali, a razze umane diverse e a popolazioni preistoriche. Nel 1900 divenne assistente all'Istituto di Antropologia di Roma, diretto da G. Sergi, ma in complesso subì scarsamente l'influenza del suo maestro, sia nei riguardi dell'applicazione dei metodi cranioscopici affermati dal Sergi, sia nella posizione generale rispetto ai massimi problemi antropologici. Oltre alle ricerche più speciali, egli s'interessò ai problemi di antropologia generale, come quelli sull'infantilismo, sui caratteri sessuali secondarî, sulla gerarchia dei caratteri, e dava la sua adesione al movimento neomonogenista, che si affermava in Germania in quel tempo. Nel 1907 saliva alla cattedra di antropologia dell'Università di Napoli, da dove iniziava una polemica, spesso assai vivace, in favore del neomonogenismo e in contraddittorio dapprima col Sergi e poi col Sera, rappresentanti rispettivamente dell'indirizzo poligenista e polifiletista.
Da questo punto anche la sua attività speciale di ricercatore si può dire rivolta soprattutto a fornire le prove dell'unità anatomica, fisiologica e psicologica degli uomini. Attento osservatore dei nuovi indirizzi di pensiero e di ricerca nel campo zoologico, accettò subito le nuove idee sul mutazionismo, sull'eredità mendeliana, sull'ologenesi, facendone applicazione nel suo libro: L'uomo attuale. Una specie collettiva (Milano 1911), che si può dire il suo migliore lavoro. In esso dava una nuova classificazione dell'Umanità, che, secondo lui, costituirebbe una specie collettiva in cui si potrebbero distinguere otto specie elementari. La distinzione di questi otto gruppi è ben fondata. Dopo quest'opera egli pubblicò molti lavori sull'antropologia speciale dell'Africa nord-orientale e mediterranea, sull'Asia, sull'Indonesia, in cui raccolse tutto il conosciuto in quadri sistematici ben tracciati. Poco prima di morire pubblicò il libro Sull'origine dell'uomo (Bologna 1921) in cui, in forma piuttosto polemica, espose le sue idee monogenistiche, del resto attenuate dalla concessione di cinque centri di specificazione umana dell'unico phylum preumano.