GUARANA, Vincenzo
Figlio di Giacomo e Caterina Girelli, nacque a Venezia il 22 luglio 1742; padrino al battesimo, celebrato tre giorni più tardi nella chiesa di S. Tomà, fu il pittore F. Pasquetti (Guerriero).
Avviato alla pittura nella bottega del padre, con cui collaborò in più occasioni, il G. risulta essere iscritto alla fraglia dei pittori nel 1761 (Favaro). Il 27 ag. 1774 fu eletto membro dell'Accademia veneziana dopo aver vinto, insieme con G. Gobbis, il concorso bandito l'anno precedente (Fogolari). Fu designato presidente dell'Accademia nel 1799 e nel 1802 (Pavanello).
La produzione nota del G. è costituita soprattutto da dipinti di soggetto religioso e di storia. Il suo primo lavoro di cui si ha notizia, a parte la copia del soffitto di L. Dorigny con il Trionfo d'Ercole di palazzo Tron, eseguita nel 1766 in occasione della realizzazione da parte del padre della nuova decorazione ad affresco (Pavanello), fu il dipinto raffigurante La cattura di Sansone, presentato per la nomina ad accademico nel 1774 ed esposto poi in occasione della fiera della Sensa del 1777 (Fogolari).
Allo stesso anno risale il dipinto con Massinissa che invia il veleno a Sofonisba, che vinse il secondo premio al concorso bandito nel 1777 dall'Accademia di Parma. L'anno successivo presentò la Morte di Pallante figlio di Evandro, che vinse ancora il secondo premio; e nel concorso del 1781 ottenne la seconda corona con Enea ed Acate parlano con Venere (Allegri Tassoni). Il gusto per la composizione storica e per "un recitativo in senso accademizzante" (Pallucchini, p. 489) che caratterizza i dipinti, oggi alla Galleria nazionale di Parma, torna anche in un dipinto di tema religioso come S. Romualdo e l'imperatore Ottone, ora in deposito a Ca' Farsetti e un tempo nella chiesa di S. Michele in Isola (come indicato nell'edizione del 1792 della guida di Zanetti, che citava, inoltre, una sua "mezza figura di grandezza naturale di San Romualdo" conservata nell'annesso monastero).
Il G. collaborò con il padre (Moschini, 1808) nella realizzazione del ciclo di tele storiche in palazzo Barbarigo della Terrazza dedicate ai fasti familiari dei Barbarigo, complesso, databile probabilmente verso il 1780, che rivela la dominante presenza della sua mano (Pavanello).
Oltre ai due grandi dipinti, firmati, raffiguranti L'incoronazione del doge Marco Barbarigo e Il doge Agostino Barbarigo riceve da Caterina Cornaro la corona di Cipro, connotati dall'atteggiamento compassato e accademico delle figure, potrebbero infatti appartenere in prevalenza al giovane G. anche le due tele e le sopraporte ovali a monocromo con personificazioni allegoriche (ibid.).
Verosimilmente il G. prese parte ad altre imprese decorative paterne all'interno di palazzi veneziani.
Tra le opere del G. conservate a Venezia, registrate nella guida di Zanetti (1792), vi sono nella chiesa di S. Pantalon i pennacchi con gli apostoli Giovanni Evangelista, firmato e datato 1780, e Giacomo Maggiore nonché, probabilmente anch'esse appartenenti alla prima attività nota del pittore, la tela raffigurante Cristo e la Maddalena e la notevole Cena in Emmaus, costruita con un'enfasi ancora di gusto tardobarocco.
Nel 1780 (Guerriero) partecipò alla decorazione ad affresco del soffitto della chiesa di S. Tomà realizzando, attorno al Martirio di s. Tommaso dipinto dal padre, le sedici scene a monocromo raffiguranti allegorie di Virtù ed episodi della missione del santo (Zanetti), racchiuse entro le leggiadre cornici ideate dall'ornatista G. Moretti. Per la stessa chiesa, oltre a questi medaglioni a grisaille, lavoro evidentemente eseguito in veste di collaboratore e attingendo a piene mani dal repertorio figurativo del padre, il G. nel 1786, come informa l'anonimo compilatore del volume Della pittura veneziana (1797), firmò la pala raffigurante la Vergine col Bambino e i ss. Gaetano da Thiene e Girolamo Miani, opera di "eleganza un po' leziosa, che ancora rammenta le svenevolezze amigoniane" (Pallucchini, p. 489).
Ricordata per la prima volta da Moschini (1815) è la tela raffigurante il Cuore di Gesù in gloria con i ss. Rocco, Niccolò, Sebastiano e Luigi Gonzaga nella chiesa di S. Giuliano. Al 1792 risale invece la pala con S. Silvestro papa battezza Costantino per l'altare maggiore della parrocchiale di Selva del Montello (Federici), dove l'anno precedente il padre aveva affrescato il soffitto del coro e della navata.
Infine, all'ultima attività del G. appartiene la pala con l'Incredulità di s. Tommaso, firmata e datata "Vincentius Guarana 1813", collocata nella chiesa arcipretale di Colle Umberto (Treviso).
Altre opere del G. a Venezia, non rintracciate, sono registrate nell'edizione del 1792 della guida di Zanetti.
Il G. si cimentò anche nel campo della ritrattistica, come provano il Ritratto dei tre avogadori Giovanni Dolfin, Gaetano Minotto e Ludovico Angaran (Zanetti), conservato in palazzo ducale, e il Ritratto del procuratore Alvise Contarini, a figura intera, in palazzo Contarini dal Zaffo, probabilmente anteriore al 1783 (Pallucchini). In base alla regola secondo cui l'Accademia doveva avere i ritratti dei dogi sotto il governo dei quali era sorta e viveva, il G. dipinse il Ritratto di Ludovico Manin, eletto doge nel 1789 (Zanetti, 1792): l'opera è andata dispersa alla stesa maniera dell'Imperatore Francesco II d'Austria (Bassi).
Moschini (1808, p. 142) ricorda che a Treviso il G. restaurò l'"antica imagine di Maria", allora "scoperta nel Tempio della Madonna Grande", da cui trasse un disegno inciso nel 1795 da V. Giaconi.
Nel 1799 il G. risulta essere in cordiale rapporto, insieme con il padre, con il nobiluomo Zuan Domenico Almorò Tiepolo, dal quale era forse stato incaricato di eseguire alcuni affreschi per la propria residenza veneziana, come pure di redigere una stima dei quadri conservati nella villa a Dolo (Arbore Popescu).
Il G. morì a Venezia nel 1815.
Fonti e Bibl.: A.M. Zanetti, Della pittura veneziana…, Venezia 1792, pp. 633 s.; Id., Della pittura veneziana, I, Venezia 1797, p. 224; D.M. Federici, Memorie trevigiane, II, Treviso 1803, p. 133; G.A. Moschini, Della vita e delle opere del pittore Jacopo Guarana veneziano…, in Giorn. dell'italiana letteratura, XXII (1808), pp. 140, 142 s., 146 s.; Id., Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, I, pp. 522, 538; II, pp. 228, 247 s., 251, 398; E. Paoletti, Il fiore di Venezia, II, Venezia 1839, p. 164; III, ibid. 1840, p. 112; G. Fogolari, L'Accademia veneziana di pittura e scultura del Settecento, in L'Arte, XVI (1913), pp. 60, 62; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Milano 1926, ad ind.; E. Bassi, La R. Accademia di belle arti di Venezia, Firenze 1941, pp. 28, 34, 41, 75; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 106 s.; E. Favaro, L'arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, p. 160; G. Allegri Tassoni, L'Accademia parmense e i suoi concorsi, in L'arte a Parma dai Farnese ai Borboni (catal., Parma), Bologna 1979, pp. 206 n. 399, 208 n. 407; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, a cura di M. Lucco et al., II, Milano 1996, pp. 488-490; G. Delfini Filippi, in Interventi di restauro 1984-1993, Treviso 1997, pp. 25-27; A. Perissa Torrini, in Incontrarsi ad Emmaus (catal.), a cura di G. Mariani Canova et al., Padova 1997, p. 254 n. 55; G. Arbore Popescu (con la collaborazione di R. Cuttini), Riferimenti tiepoleschi nel palazzo Coccina-Tiepolo-Papadopoli e il restauro Guggenheim, in Giambattista Tiepolo nel terzo centenario della nascita. Atti del Convegno, Venezia… Parigi 1996, a cura di L. Puppi, I, Padova 1998, p. 378; S. Guerriero, Jacopo e V. Guarana nella chiesa di S. Tomà, in Arte veneta, 1998, n. 53, pp. 155, 159, 162; G. Pavanello, L'attività di Jacopo Guarana nei palazzi veneziani, in Riv. dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, s. 3, XXI (1998), pp. 198, 231-233; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, pp. 165 s.; Diz. encicl. Bolaffi, VI, p. 194; The Dictionary of art, XIII, London-New York 1996, p. 740.