IROLLI, Vincenzo
Nacque a Napoli il 30 sett. 1860 da Luigi e da Clotilde Fedele. Tra il 1877 e il 1880 studiò presso l'Istituto di belle arti di Napoli, dove ebbe come maestri G. Toma, F. Maldarelli e lo scultore S. Lista. Nel 1877 all'Esposizione nazionale di Napoli rimase colpito dalla Processione del Corpus Domini di F.P. Michetti, che ebbe poi modo di conoscere, dai Parassiti di A. D'Orsi e dalle prime pitture di A. Mancini che in quella occasione esponeva Ama il prossimo tuo come te stesso e I figli di un operaio (Giannelli, p. 283; Manzi).
Nel 1879 l'I. partecipò per la prima volta alla XV Mostra della Società promotrice di Napoli esponendo Felice rimembranza, che gli valse il primo premio. Nel 1880 nella stessa sede presentò Sesto Tarquinio e L'attentato all'onore di Lucrezia, ancora inscrivibili nel filone di pittura storica di ispirazione morelliana; nel 1881, Una testa; nel 1883, uno Studio dal vero; nel 1885, le tre opere Per l'onomastico dello zio, Impressione del contrabbassista Franchi e Si diventa così. D. Morelli ebbe modo di notare in diverse occasioni e con particolare considerazione le prove ritrattistiche dell'I. - il ritratto di Raffaele Rizzo pittore del 1878 e i ritratti di Carmine Franchi e dell'Avvocato Monaci esposti ancora alla mostra della Società promotrice napoletana del 1886 -, rilevando in esse "certe particolarità di colorazione ardita nel ritrarre le figure, specie pel verde che metteva negli occhi" (Manzi, p. 15). A testimoniare la qualità di quella prima produzione ritrattistica - cui appartengono anche Uno studioso, che Manzi data al 1881 e il ritratto di Garibaldi Garani, pittore calabrese amico dell'I. - resta il ritratto di Francesco Netti, del 1884 (donato dall'autore a Netti: ripr. in Savoia, p. 209), che ben esemplifica le capacità dell'I. di cogliere carattere e individualità fisiognomica della figura attraverso una pennellata mossa, fluida e fibrosa nello stesso tempo, con locali addensamenti materici, esibendo una pittura disinvolta nel rapporto istituito tra figura e sfondo, vicina a prove consimili di Mancini e Michetti.
Tra il 1880 e il 1883 fu a Pavia per il servizio militare durante il quale riuscì comunque a dipingere: risale a questo periodo Povera madre, del 1882 (ripr. in Montanari). Nel 1883 presentò all'Esposizione di belle arti di Roma Capriccio. Nello stesso anno rientrò a Napoli, frequentando Michetti, G. Bovio, G.A. Sartorio. Nel 1884 fu presente all'Esposizione generale italiana di Torino con Amore e dovere e Maddalena moderna. Bovio, nella biografia del 1887, ricorda i preparativi per la partecipazione alla mostra dell'Accademia di Brera del 1886, ove l'I. espose Ritratto dell'autore, Rinascimento e Mio ideale. Quest'ultima opera, in cui l'autore si ritraeva "cadavere sotto coltre serica e fiori vivi", fu giudicata troppo filosofica da Bovio (Manzi, p. 16) che augurava la continuità di un diverso orientamento nella sua pittura, quale quello rivelato dai dipinti presentati all'Esposizione nazionale di Venezia del 1887: Dal vero, Chiaroscuro e Studio.
Tra il 1889 e il 1890 l'I. fu chiamato da A. Curri a prendere parte alla decorazione della birreria Gambrinus di Napoli, che vide impegnati i più affermati artisti dell'epoca, tra cui L. Postiglione, P. Scoppetta, E. Matania, V. Volpe, G. Esposito, G. Casciaro, V. Caprile, eseguendo il riquadro Piedigrotta. Nel 1890 divenne socio del Circolo artistico di Napoli.
Sempre sul finire degli anni Ottanta L'I. fu tra gli artisti che con maggiore convinzione si espressero attraverso quello che è stato definito un secondo realismo, insieme con Volpe, Caprile, R. Santoro, Esposito e P. Vetri.
L'I. raggiunse allora il successo dedicandosi soprattutto ad una pittura di genere ispirata a un gentile realismo domestico (Valente, 1993). Tale pittura era venuta sviluppandosi in seno alle mostre della Società promotrice di belle arti di Napoli, ove si delineò una tendenza che, iniziata negli anni Sessanta trovò più vasta diffusione nei decenni seguenti. Si trattava dell'affermazione di tematiche affini a quelle di A. Cefaly, M. Lenzi e A. Martelli, a loro volta indirizzati alla trattazione di argomenti realistici dalle composizioni di F. Palizzi, cui già era conferita una accentazione popolare.
L'I. descrisse interni rustici con figure di giovani mamme intente a cullare il proprio neonato o a sorvegliare il gioco o i compiti dei bambini, fanciulli ritratti nell'abbraccio con piccoli animali, giovani spose abbigliate per la cerimonia nuziale e ancora figure messe in posa accanto a un vario repertorio di oggetti da cucina, frutta, verdure, stoffe. Nel trattare questi soggetti l'artista seppe dar luogo a brani di natura morta dalla rutilante vivacità cromatica, grazie a una tecnica pittorica abilissima nell'alternare effetti di minuta e puntuale verosimiglianza ottica con più libere deposizioni materiche di colore, in una fantasia di macchie e di contrasti luminosi, coniugando, secondo la sua personale inclinazione, costume napoletano e genere fiammingo. Si veda per esempio Focolare domestico (Napoli, collezione privata: ripr. in Valente, 1995). Come rilevato da Valente, la tecnica pittorica dell'I. in questo suo primo periodo consisteva nel sovrapporre a una prima stesura di colore scuro, che da sola avrebbe riempito l'immagine, tocchi più spessi di colore, attuando una diversificazione nel grado di finitezza dei particolari descritti. I visi e le parti scoperte del corpo umano erano gli elementi che l'artista raffigurava con più accurata e ben levigata compiutezza, spiccando così per solidità plastica e messa a fuoco del dettaglio nella complessa tessitura cromatica del dipinto, come esemplificato da Il bacio della mamma e Idillio (entrambi in collezione privata) e dalla Bella lavandaia della Galleria d'arte Vittoria Colonna a Napoli (ripr. in Savoia, pp. 31, 43, 157). Gli abiti delle figure venivano descritti attraverso una pennellata maggiormente sfrangiata o dall'impasto infittito di grumi; mentre le nature morte acquisivano evidenza attraverso una pennellata sempre più mossa e sfaldata in virtù del potente effetto della luce sul colore (Valente, 1995, p. 397).
Tale formula pittorica, condensata spesse volte in tavolette che ritraevano prevalentemente soggetti graziosi e di maniera, venne esportata con successo a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento sui mercati di Parigi, Londra, Amburgo, Berlino.
Lo stesso I. ricordava per Manzi tale periodo come uno dei più gravosi della sua vita, in cui, spinto da necessità economiche, doveva produrre secondo precise richieste una pittura accattivante e gradevole. La critica complessiva dell'opera dell'I. è rimasta fortemente condizionata dalla sovrabbondanza di tale produzione; e negativa e deteriore è stata giudicata la "formula Irolli" nel passaggio tra Ottocento e Novecento, simbolo di un disimpegno morale e sociale dell'artista (Picone Petrusa; Fusco; Pinto). In queste ricostruzioni l'I. viene descritto come un attardato esponente del bozzettismo di fine Ottocento, dotato di un estro pittorico che lo portava a dar vita a "virtuosismi pseudoromantici", come per esempio nel dipinto Un letto di fiori (Napoli, collezione privata: Pinto; La pittura napoletana dell'Ottocento, fig. 227), artefice di "un'analisi del vero ormai scaduta in folklore", come in Volto di fanciulla (Napoli, collezione privata: Pinto).
Nell'arco del Novecento, invece, l'I. svilupperà un linguaggio pittorico più fluido e rapido nel concatenare impressioni di figure e cose, come in Interno con signora (Ischia, collezione privata: ripr. in Valente, 1995), prediligendo anche composizioni in cui la figura è collocata all'aperto, in stretta relazione con il circostante ambiente cittadino, come nel Ritratto di Ferdinando Russo (Napoli, Museo di S. Martino) o Piazza S. Marco del 1922 (Ibid., collezione privata: ripr. in Savoia, p. 159), o ancora Le regate dello stesso anno (Bologna, collezione L. Montanari: ripr. ibid., p. 109).
Il percorso espositivo dell'I. è stato integralmente ricostruito (Valente, 1992, p. 923; Savoia, p. 210), ma sono rari i casi in cui le opere esposte nel corso degli anni sono oggi identificabili con dipinti noti. Inoltre, la maggior parte di esse furono acquistate da collezionisti privati e ben poche, nella vasta produzione dell'artista, sono quelle che dispongono di collocazione e datazione certe (per un elenco delle opere conservate presso musei e gallerie nazionali in Italia e all'estero, per le schede tecniche e le riproduzioni si rinvia alla monografia di Savoia, frutto, tra l'altro, della consultazione a Bologna dell'archivio di L. Montanari, maggior collezionista e amico dell'I.).
Delle numerosissime mostre nazionali e internazionali alle quali l'I. prese parte vale la pena di citarne almeno alcune, privilegiando quelle in cui la sua opera ebbe riconoscimenti ufficiali o fu particolarmente apprezzata dalla critica e dal pubblico.
All'Esposizione della Società promotrice di Napoli del 1891 il suo quadro Primavera fu acquistato da Vittorio Emanuele III. Nel 1893 inviò a Roma La prediletta (già presentata all'Esposizione italo-americana per il VI centenario colombiano di Genova del 1892) e Cavalleria rusticana, premiata con una menzione onorevole e riproposta a Milano nel 1894 con Le prime mammole. Ancora nel 1894 a Berlino Il Natale a Napoli (illustrato in Moderne Kunst) fu venduto per l'ingente somma di 23.000 lire. Espose nel 1897 a Milano Sogno primaverile, che venne acquistato per il Museo di Mulhouse in Francia. All'Esposizione italiana di Londra del 1904 fu presente con Resurrecturus, esposto poi, nel 1905, al Salon parigino e alla Esposizione internazionale di Angers e, nel 1906, all'Esposizione nazionale di Milano. Al Salon d'automne del 1909 l'opera Spannocchiatrici venne acquistata dal Municipio di Parigi e ottenne la critica elogiativa di L. Talboum. Nel 1911 presentò all'Esposizione internazionale di Barcellona Sulla casa e In cucina, quest'ultima premiata con medaglia di bronzo. Nel 1913 a Napoli prese parte alla I Mostra dell'Italica Ars con Tramonto, Dalla mia terrazza, Acqua di maggio e Simplicity. Alla Primaverile fiorentina del 1922 inviò otto opere, fra cui Una pausa, Gesù morente, Paesaggio e Pesci. Sempre nel 1922 espose alla XIII Biennale di Venezia Pesci, L'inascoltato, L'invito e La trapunta. Nel 1924 presentò ancora a Venezia la tela Bandolo (collezione privata: ripr. in Savoia, p. 91). Nel 1930 tenne una personale a Roma, dove, tra le altre opere, figurarono Scampagnata, In attesa, che venne acquistato dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, Appena pescato, In salotto, Pesca abbondante e Terrazza al sole. Nel 1932 inviò alla mostra del Sindacato campano La vigilia del debutto e In attesa e partecipò, a Parigi, al Grand Prix des artistes indépendants con Piccolo pescatore e Sola a pregare. Nel 1933 si tenne una personale a Bari, cui fecero seguito, nel 1934, altre due personali nelle città di Bergamo e Trieste. Nel 1936 alla Mostra di arte sacra nella sala napoletana della Minerva presentò dieci opere di soggetto sacro: Pesca miracolosa, La lavanda dei piedi, La guarigione del cieco nato, La Deposizione, La comunione, Cristo alla tomba di Lazzaro, La Vergine in adorazione, La Madonna dell'aviazione, Il chierichetto in preghiera, La festa del Redentore, La festa del cieco nato; mentre nella sala di piazza della Minerva a Roma nello stesso anno espose l'Apparizione di Gesù agli apostoli. L'ultima esposizione cui prese parte fu la I Annuale nazionale del 1948 a Cava de' Tirreni, ove presentò La mancata refezione, Giovedì santo e Sole nelle tenebre.
L'I. morì a Napoli il 27 nov. 1949.
Fonti e Bibl.: G. Bovio, Pittura. A proposito di V. I., Napoli 1887; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli 1916, pp. 283-287; L. Montanari, Come vedo e come sento V. I., Bologna 1934; L. Manzi, I., Napoli 1955; I. Valente, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, pp. 871 s.; M.A. Picone Petrusa, L'arte nel Mezzogiorno d'Italia dall'Unità alla II guerra mondiale, in Storia del Mezzogiorno, XIV, a cura di G. Galasso - R. Romeo, Napoli 1991, pp. 182, 207; M.A. Fusco, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1992, I, pp. 583 s.; I. Valente, ibid., II, pp. 923 s.; La pittura napoletana dell'Ottocento, a cura di F.C. Greco, Napoli 1993, figg. 225-228; I. Valente, Le forme del reale…, ibid., p. 51; P. Palazzolo Olivares, ibid., pp. 133 s.; I. Valente, in F.C. Greco, La scena illustrata. Teatro, pittura e città a Napoli nell'Ottocento, Napoli 1995, pp. 396 s.; R. Pinto, La pittura napoletana.Storia delle opere e dei maestri dall'età antica ai nostri giorni, Napoli 1998, p. 470; V. I.: il pittore del sole, a cura di E. Savoia, Bologna 2002 (con bibl.).