LUCHINO (Lucchino, Lucrino), Vincenzo
Di origine bolognese (Ascarelli - Menato, p. 112) o bresciana (Sandal, p. 187), si ignora la data della sua nascita: fu attivo come editore e libraio a Roma e a Venezia nella seconda metà del XVI secolo.
Il suo nome emerge per la prima volta dai colophon e dai frontespizi di edizioni romane del 1552, stampate per i tipi dei fratelli Valerio e Luigi Dorico e della tipografia camerale di A. Blado. Nel panorama della tipografia romana egli mise la sua doppia attività di libraio ed editore al servizio delle esigenze della Chiesa nel pieno della temperie controriformistica. Nel 1554 si occupò della stampa delle prime edizioni gesuitiche; nel 1556 funse da intermediario per l'acquisto a Venezia di caratteri per la tipografia del Collegio romano; tra il 1558 e il 1565 fu libraio di fiducia dei gesuiti romani e della Biblioteca Vaticana. Dal 1555 al 1560 finanziò alcune edizioni stampate, per i tipi di G.M. Viotti, dalla tipografia romana di S. Brigida, creata per volontà dell'arcivescovo di Uppsala Olao Magno con l'intento di pubblicare opere miranti alla conversione della Svezia luterana e all'esaltazione del suo passato cattolico (Romani, 1998, pp. 35 s.).
Il L. estese i suoi interessi commerciali anche all'incisione calcografica, attività allora assai fiorente a Roma. Il suo nome compare - nella ricorrente formula "Romae / Vincentij Luchini / aereis formis / ad Peregrinum" - all'interno delle sottoscrizioni di varie carte geografiche, spesso mutuate da quelle di rinomati geografi, cartografi ed editori quali G. Gastaldi, G. Tschudi, P. Ligorio e V. Paletino. Alcune incisioni confluirono in importanti raccolte, tra le quali la Geografia. Tavole moderne di geografia de la maggior parte del mondo di diversi autori raccolte et messe secondo l'ordine di Tolomeo con i disegni di molte città e fortezze( (Roma s.d., ma non oltre il 1570), la cui ideazione è attribuibile ad A. Lafrery (Nordenskiöld) o, con minor probabilità, al nipote C. Duchetti (Destombes). Varie incisioni finanziate dal L. sono inoltre segnalate all'interno del quinto e sesto volume della composita raccolta cartografica intitolata Piante, et alzate di città e fortezze raccolte in Roma, con riferimento all'esemplare conservato presso la National Library of Malta. Alcune realizzazioni del L. figurano tra i modelli del ciclo pittorico della Galleria vaticana delle carte geografiche, e in particolare un'incisione raffigurante la Marca Anconitana (Romae, apud Vincentium Luchinum, 1564), riconosciuta come modello per il Picenum dipinto da E. Danti. Gli interessi imprenditoriali del L. non si limitarono all'editoria e al commercio librario: il 27 genn. 1559 certificò un'obbligazione per una partita di lana; il 15 dicembre dello stesso anno ottenne una privativa per la fabbricazione di una cartiera in Roma e l'acquisto degli stracci.
Nel 1561 il suo nome compare per la prima volta nel colophon di un'edizione veneziana, stampata per i tipi di N. Bevilacqua, ma le sue relazioni con l'ambiente veneto erano attive da tempo, forse già dal 1552 (Romani, 1998, p. 35). Tra il 1564 e il 1566 finanziò alcune edizioni per i tipi di G. Varisco e F. Rampazetto, mentre almeno al 1563 risalgono i rapporti romani con P. Manuzio. Per i tipi della Stamperia del Popolo Romano, diretta dal Manuzio, nel maggio-giugno di quell'anno il L. finanziò la stampa delle Fabulae centum ex antiquis auctoribus delectae tradotte in versi latini dall'umanista cremonese G. Faerno. L'edizione, impreziosita da pregevoli incisioni in rame e munita di un privilegio decennale del pontefice, fu particolarmente fortunata, come dimostrano le ristampe eseguite tra il 1564 e il 1565.
La sottoscrizione del L. figura per l'ultima volta sul frontespizio di un'edizione romana del 1567. Le sue attività continuarono tuttavia alacremente. Come si desume da una lettera inviata da P. Manuzio al figlio Aldo (8 maggio 1568), egli svolgeva per conto del Manuzio il ruolo di intermediario nel commercio dei libri tra Roma e Venezia, e nello stesso anno gli furono consegnati libri e figure in legno da parte degli eredi dello stampatore M. Sessa. Dal registro dei conti della Stamperia del Popolo Romano risulta che egli mantenne i rapporti con il Manuzio almeno sino al luglio 1569 (Barberi, 1942, p. 125). Continuò a condurre attività imprenditoriali di diversa natura: in un atto del2
maggio 1569 è nominato procuratore per la conduzione di un terreno boschivo; il 19 giugno seguente partecipò a una delle prime congregazioni generali della Compagnia dei Bresciani, confraternita fondata il 6 nov. 1569 in Roma dagli immigrati bresciani sotto la protezione del cardinale Gianfrancesco Gambara, con finalità religiose e di mutua assistenza.
Il L. morì probabilmente a Venezia tra il luglio 1569 e il maggio 1571, data di un documento notarile nel quale sono nominati la vedova e gli eredi (Marciani, p. 514).
Fonti e Bibl.: Lettere di Paolo Manuzio copiate sugli autografi esistenti nella Biblioteca Ambrosiana, Parigi 1834, pp. 118, 132; G.B. Beltrani, I diritti di proprietà sulle invenzioni meccaniche ed industriali introdotte nello Stato di Roma durante i secoli XVI e XVII, secondo documenti sincroni, in Arch. storico, artistico, archeologico e letterario della città e provincia di Roma, VI (1880), 4, p. 180; A.E. Nordenskiöld, Fac-simile-Atlas to the early history of cartography with reproductions of the most important maps printed in the XVth and XVIth centuries, Stockholm 1889, pp. 117-122; R.V. Tooley, Maps in Italian atlases of the sixteenth century, in Imago Mundi, III (1939), pp. 12-47; M. Destombes, Les cartes de Lafréri et assimilées (1532-1586) du Département des Estampes de la Bibliothèque Nationale, in Nouvelles de l'Estampe, VIII (1970), pp. 2 s.; V. Romani, Note e documenti sulla prima editoria gesuitica, in Arch. della Soc. romana di storia patria, CXVII (1994), pp. 189-192; A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del già Stato pontificio in Roma nei secoli XV, XVI e XVII(, Bologna 1886, p. 122; G. Fumagalli -
G. Belli, Catalogo delle edizioni romane di Antonio Blado asolano ed eredi, I, Roma 1891, pp. 61 s., 72; E. Re, Maestri di strada, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, XLIII (1920), pp. 76 s.; P. Romano, Strade e piazze di Roma, I, Roma 1939, p. 112; F. Barberi, Paolo Manuzio e la Stamperia del popolo romano (1561-1570) con documenti inediti, Roma 1942, pp. 42, 124 s.; C. Marciani, Editori, tipografi, librai veneti nel Regno di Napoli nel Cinquecento, in Studi veneziani, X (1968), p. 514; F. Ascarelli, Le cinquecentine romane. Censimento delle edizioni romane del XVI secolo possedute dalle biblioteche di Roma, Milano 1972, ad ind.; G.L. Masetti Zannini, Stampatori e librai a Roma nella seconda metà del Cinquecento, Roma 1980, pp. 21, 35, 102, 125 s., 160, 167-169, 182, 312; F. Barberi, I Dorico, tipografi a Roma nel Cinquecento (1526-1572), in Id., Tipografi romani del Cinquecento(, Firenze 1983, pp. 111-113; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento(, Milano 1986, I, pp. 337, 339, 429, 434; II, figg. 1047-1048, 1058; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, pp. 100, 112, 409 s.; Clavis typographorum librariorumque saeculi sedecimi, Aureliae Aquensis 1992, p. 397; R.W. Karrow, Mapmakers of the sixteenth century and their maps, Chicago 1993, ad ind.; A. Ganado, Description of a splendid collection of 950 maps and views of the sixteenth and seventeenth centuries at the National Library of Malta, in Proceedings of History Week 1992, Malta 1994, pp. 195, 201, 203, 207; E. Sandal, Cartai e stampatori nel Bresciano fra Quattro e Seicento, in A. Nuovo - E. Sandal, Il libro nell'Italia del Rinascimento, Brescia 1998, p. 187; V. Romani, Per la storia dell'editoria italiana del Cinquecento: le edizioni romane "in aedibus sanctae Brigidae" (1553-1557), in Rara Volumina, V (1998), pp. 29, 32, 34-36; EDIT 16. Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo.